PDL 1555

FRONTESPIZIO

RELAZIONE

PROGETTO DI LEGGE
                        Articolo 1

XVIII LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

N. 1555

PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati
LATTANZIO, DAVIDE AIELLO, ASCARI, CARBONARO,
FRATE, MELICCHIO, NITTI, TESTAMENTO, TUZI

Modifica al decreto-legge 1° settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, per l'introduzione di percorsi relativi alla prevenzione e al contrasto della criminalità mafiosa nell'ambito dell'insegnamento denominato «cittadinanza e Costituzione»

Presentata il 30 gennaio 2019

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Onorevoli Colleghi! – L'educazione e la conoscenza relative alle caratteristiche sociali, economiche e storiche del fenomeno mafioso e delle situazioni radicate nel nostro Paese che rappresentano una minaccia per la legalità costituiscono un punto essenziale nel cammino formativo dei nostri giovani, affinché assumano la lotta alle forme di criminalità organizzata e all'illegalità come un tratto caratteristico della loro personalità.
La scuola, in qualità di comunità di riferimento per i giovani, deve essere rafforzata come primo presidio territoriale ai fini del contrasto delle mafie e della diffusione del principio guida della legalità in tutte le sue forme. Laddove la criminalità organizzata continua a espandersi sul territorio, è necessario istituire sempre più presìdi sociali di contrasto: la scuola si presta a essere il primo di questi ed è il perfetto trait d'union tra la dimensione di azione locale diffusa e l'attività di livello istituzionale di contrasto della mafia e di promozione di un modello di sviluppo basato sulla legalità.
La previsione del Governo di potenziare gli strumenti normativi e amministrativi volti al contrasto della criminalità organizzata e delle loro reti di relazioni, l'attenzione al fenomeno della violenza nella rete internet e del cyberbullismo – soprattutto negli ambienti scolastici –, la volontà di mettere in atto una reale lotta alla corruzione – così radicata nel tessuto socio-economico del Paese – e la costruzione di un impianto stabile e solido di legalità come valore portante per la sicurezza e lo sviluppo della popolazione sono obiettivi raggiungibili solo con il rafforzamento culturale e critico delle giovani generazioni; ad esse deve essere trasmesso un messaggio esemplare e concreto di presa di coscienza che l'illegalità e la criminalità rappresentano «scorciatoie» inaccettabili e non convenienti, che non solo compromettono il proprio e altrui futuro, ma che hanno due soli sbocchi diretti: la morte violenta o il carcere.
In quanto presidio educativo fondamentale nonché «ascensore» sociale, la scuola permette, quindi, di trasmettere e di far conoscere a più livelli – in maniera completa e complessa – l'attività costante di lotta alla mafia: da un lato, infatti, può fornire la conoscenza dell'ampio lavoro e della proficua attività di legislazione antimafia a cui lo Stato ha dato origine; dall'altro è il luogo perfetto per informare su cosa sia e su cosa faccia l'attivismo sociale e diffuso in termini di lotta alla criminalità organizzata e di diffusione dell'applicazione del principio di legalità.
È necessario rimarcare il ruolo svolto dalla scuola e il significato dell'istruzione nella società ai fini della formazione della persona e del cittadino, suggerendo nel contempo anche le modalità di progettazione e pianificazione dell'offerta formativa: bisogna affermare, infatti, che tra le funzioni peculiari della scuola vi è quella di favorire l'autonomia di pensiero degli studenti per l'esercizio di una piena cittadinanza attiva e partecipazione.
Gli elementi citati sono, dunque, alla base della presente proposta di legge, che si prefigge di attivare, nelle scuole di ogni ordine e grado, percorsi – nel quadro delle discipline sociali – dedicati al contrasto della mafia e all'educazione alla legalità.
La scuola deve poter trasmettere alle future generazioni l'importanza della memoria e dell'impegno civile diffuso nella lotta alla mafia, operando, possibilmente, su tre livelli strategici e progressivi:

1) il primo livello prevede l'acquisizione della conoscenza di ciò che è stato fatto, ossia lo studio della storia dei movimenti antimafia e delle figure di rilievo nel contrasto delle organizzazioni mafiose, nonché l'approfondimento delle dinamiche storiche che hanno favorito la diffusione di una rete di illegalità;

2) successivamente è necessario analizzare la situazione attuale per capire quali siano le problematiche effettive e le azioni concrete degli attori istituzionali e no;

3) in ultimo, acquisite le necessarie informazioni e conoscenze, si passa a una fase propositiva finalizzata alla creazione di una forte volontà attiva, strategica e progettuale di contrasto reale della mafia nel quotidiano e di costruzione di un futuro sano, nel quadro della legalità.

Il menzionato percorso, quindi, deve essere inteso non solo come trasferimento di nozioni, ma anche come guida nel comportamento, per rendere i giovani un terreno sempre meno fertile per lo sfruttamento da parte della criminalità organizzata. Il magistrato Antonino Caponnetto, che nel 1984 dette vita al pool antimafia in cui operarono anche Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, affermava che la mafia teme più la scuola della giustizia; l'educazione è quindi da considerare alla base di un cambiamento radicale della società a discapito della proliferazione della criminalità organizzata e ha bisogno di una continua azione di valorizzazione al fine di permettere ai giovani di fare scelte autonome nel proprio vissuto reale, tali da portare avanti la propria personale guerra contro la mafia, con ampi risvolti sulla comunità.
Il percorso di contrasto della mafia e di educazione alla legalità si contestualizza, dunque, all'interno del quadro della disciplina scolastica «cittadinanza e Costituzione» – istituita dal decreto-legge 1° settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169 – e nata allo scopo di sviluppare in tutti gli studenti, dalla scuola primaria alle scuole secondarie di secondo grado, competenze e, quindi, comportamenti di «cittadinanza attiva» ispirati principalmente ai valori della responsabilità, della legalità, della partecipazione e della solidarietà.
La presente proposta di legge, pertanto, intende:

1) introdurre, nelle scuole di ogni ordine e grado, nell'area storico-sociale, percorsi dedicati alla prevenzione e al contrasto della criminalità mafiosa e all'educazione alla legalità, i cui contenuti prevedono sia una fase di apprendimento storico-analitico sia una fase più pratica e attiva;

2) inserire nei citati percorsi – principalmente nelle scuole secondarie di secondo grado – l'analisi e la conoscenza dell'attività e della normativa antimafia prodotta a livello istituzionale, così da colmare il vuoto informativo spesso esistente sull'attività dello Stato;

3) coinvolgere gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado in progetti nuovi o già consolidati, in collaborazione con i presìdi territoriali attivi nella lotta alla mafia operanti nelle realtà vicine e locali, insistendo sull'importanza della conoscenza del problema derivante dall'esistenza della mafia e della necessità della lotta contro ogni forma di organizzazione mafiosa, permettendo così alla scuola di diventare un ponte tra il piano teorico e il vissuto quotidiano.

Con tali premesse, la presente proposta di legge modifica l'articolo 1 del decreto-legge 1° settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, prevedendo l'inserimento nel quadro della disciplina «cittadinanza e Costituzione» di percorsi volti alla prevenzione e al contrasto di ogni forma di associazione mafiosa, come definita dall'articolo 416-bis, terzo comma, del codice penale.

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

1. Dopo il comma 1-bis dell'articolo 1 del decreto-legge 1°settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, è inserito il seguente:

«1-ter. Al fine di promuovere un approfondimento storico-sociale delle attività di contrasto della mafia, di sensibilizzare i giovani sulla normativa in materia e di diffondere la conoscenza delle buone pratiche di impegno civile, sono inoltre attivati percorsi volti alla prevenzione e al contrasto di ogni forma di associazione mafiosa, definita ai sensi dell'articolo 416-bis, terzo comma, del codice penale».

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