PDL 1536

FRONTESPIZIO

RELAZIONE

PROGETTO DI LEGGE
                        Articolo 1

XVIII LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

N. 1536

PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati
NESCI, ACUNZO, DAVIDE AIELLO, PIERA AIELLO, ASCARI, AZZOLINA, BALDINO, MASSIMO ENRICO BARONI, BELLA, BRESCIA, BRUNO, CAPPELLANI, CARBONARO, CASA, CASO, DADONE, FRATE, GALLO, LATTANZIO, MAMMÌ, MELICCHIO, MIGLIORINO, NITTI, PROVENZA, SARLI, SPORTIELLO, TESTAMENTO, VILLANI

Introduzione degli articoli 1-bis e 1-ter del decreto-legge 1° settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, concernenti l'insegnamento della storia del contrasto del fenomeno mafioso nelle scuole primarie e secondarie e l'istituzione del «Premio per il coraggio della verità»

Presentata il 23 gennaio 2019

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Onorevoli colleghi! – La conoscenza storica del fenomeno mafioso, dalle origini sino alle sue espressioni e articolazioni attuali, è essenziale per la formazione dei giovani nelle scuole italiane. Lo Stato si è dotato di un'ampia legislazione antimafia, in particolare attraverso l'emanazione del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159. Dal 1962 è stata inoltre istituita la Commissione bicamerale d'inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, nell'attuale legislatura «Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere». Alla luce della profonda eredità conoscitiva maturata dalle inchieste svolte, dunque, appare oggi imprescindibile approfondire la conoscenza storica del fenomeno mafioso per sostenere la formazione personale e sociale delle nuove e future generazioni.
Tale esigenza sorge, in modo particolare, dalla presa di coscienza della natura camaleontica delle organizzazioni mafiose, i cui paradigmi criminali si adattano velocemente ed efficacemente ai cambiamenti economici, politici e sociali in atto, sia a livello nazionale che europeo e internazionale.
In quanto realtà proteiformi, spesso le mafie riescono così a sostituirsi allo Stato nel soddisfacimento dei bisogni delle fasce più giovani e svantaggiate d'Italia.
È per tale motivo che l'adozione di un punto di osservazione specifico sugli ambienti giovanili risulta imprescindibilmente necessario.
In particolare, attraverso un'ottica primariamente preventiva, è urgente educare alla cultura democratica, veicolando una presa di coscienza collettiva sulla gravità e sulle caratteristiche del fenomeno mafioso. Il lavoro di prevenzione e quello culturale sono altresì determinanti per estirpare alla radice la cultura della violenza intimidatoria, estinguendone il fenomeno.
A tal fine, occorre offrire alle giovani generazioni l'esempio di modelli positivi, educando alla critica e all'autonomia di giudizio, per impedire che queste emulino comportamenti mafiosi che segnino negativamente il loro percorso di vita.
Inoltre, come dimostrato dall'ultimo Rapporto nazionale sulle prove Invalsi (2018), esiste una correlazione positiva tra le condizioni socio-economiche della famiglia di origine e gli effettivi livelli di apprendimento scolastico che il giovane raggiunge. La povertà educativa che da queste rilevazioni emerge pone in serio rischio quei minori che, a contatto con ambienti mafiosi, non sono messi nella condizione di sviluppare capacità di scelta consapevole e di discernimento.
Per questo motivo, il ruolo del sistema educativo e delle politiche pubbliche nel loro complesso è centrale nella lotta alla diffusione della cultura mafiosa nelle giovani generazioni. A tal fine, è dunque necessario potenziare l'offerta formativa nelle scuole attraverso una strategia che miri anche a ridurre progressivamente il fenomeno della dispersione scolastica, che costituisce una delle conseguenze principali della devianza educativa.
A tale riguardo, l'Italia si posiziona al quarto posto tra i Paesi dell'Unione europea in cui si rilevano i maggiori livelli di abbandono scolastico, dopo Spagna, Malta e Romania. Lontana dal target europeo del 10 per cento, il nostro Paese, attualmente, nonostante le considerevoli differenze a livello regionale, si attesta al 14 per cento per la quota di giovani che abbandonano prematuramente gli studi.
Inoltre, gli studenti nati negli anni 1990-2000 non conoscono, se non in maniera superficiale, lo sviluppo del fenomeno criminale mafioso negli anni e, dunque, faticano a delinearne l'evoluzione in un quadro oggettivo e informato. Non avendo vissuto in maniera cosciente le tensioni originate dalle stragi di Capaci, Palermo, Firenze e dalle tante altre che hanno funestato il nostro Paese, gli stessi ragazzi non dispongono degli strumenti necessari per interpretare il presente e per progettare il futuro in un'ottica di necessaria difesa della legalità e delle strutture di garanzia dello Stato.
Gli studenti della scuola primaria e secondaria non hanno ancora conosciuto in profondità l'opera, la testimonianza e la lezione morale di figure come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, per esempio. Al contrario, anche per l'affermarsi di una generale tendenza involontariamente celebrativa della potenza mafiosa, talvolta modelli come «il capo dei capi» si sono radicati a livello culturale; in taluni casi, purtroppo, perfino sotto una luce mitica.
Soprattutto nelle regioni meridionali, come dimostrano alcune inchieste della magistratura – per esempio, «Six Town», della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro – il «fascino» del boss ha determinato atteggiamenti emulativi e apologie dei reggitori di ’ndrine e dell'esperienza, dell'antropologia mafiosa.
La presente proposta di legge mira, quindi, a:

1) introdurre, nelle scuole primarie e secondarie, nell'area storico sociale, l'insegnamento della storia del contrasto del fenomeno mafioso, definendone i contenuti sulla base delle diverse forme di organizzazione criminale, che hanno trovato coraggiosa ed esemplare opposizione negli ambiti istituzionali, civili, dell'informazione, della pedagogia religiosa e del sapere;

2) accompagnare, al predetto insegnamento, lo studio dei princìpi e dei diritti fondamentali della Costituzione, sul presupposto che essa fornisca le direttrici per affrontare la crisi valoriale ed etica del presente, già rilevata da larga parte della dottrina giuridica, filosofica e pedagogica;

3) coinvolgere gli studenti in un percorso formativo di riflessione sulle cause, sulla portata e sull'attrattività del fenomeno mafioso nel suo complesso e fornire loro modelli di riferimento e di vita alternativi, quali le esperienze dell'antimafia, insistendo sull'importanza della conoscenza del problema e dell'elaborazione intellettuale e artistica quali strumenti più efficaci per l'affermazione della cultura dei diritti;

4) incentivare l'approfondimento e la creatività degli studenti con l'istituzione del «Premio per il coraggio della verità», che li abitui a guardare con altri occhi, a pensare che lo sforzo intellettuale per l'utile pubblico non sia inutile, a dare un significato e un senso al lavoro formativo su loro stessi e per loro stessi e per la comunità di appartenenza.

La presente proposta di legge, quindi, introducendo gli articoli 1-bis e 1-ter del decreto-legge 1° settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, prevede l'istituzione dell'insegnamento della storia del contrasto del fenomeno mafioso, relativo al complesso dell'impegno istituzionale, civile e religioso, contro ogni forma di associazione mafiosa, così come definita dall'articolo 416-bis, terzo comma, del codice penale.
Tale insegnamento è inserito nel monte ore complessivo previsto per le competenze relative all'area storico sociale di «Cittadinanza e Costituzione».
La proposta di legge prevede, inoltre, l'istituzione del «Premio per il coraggio della verità», che annualmente rende onore agli studenti che si siano distinti per la realizzazione di un'opera artistico-letteraria che testimoni l'impegno civile nella lotta alla mafia.
Il primo classificato, per le scuole italiane di ogni ordine e grado, individuato in base a criteri meritori definiti dal Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, riceve il Premio da parte del Presidente della Repubblica.

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

1. Dopo l'articolo 1 del decreto-legge 1° settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, sono inseriti i seguenti:

«Art. 1-bis. – (Istituzione dell'insegnamento della storia del contrasto del fenomeno mafioso)1. Al fine di promuovere la conoscenza del fenomeno mafioso, a decorrere dall'anno scolastico 2019/2020, nella scuola primaria e secondaria di primo e di secondo grado, è istituito l'insegnamento della storia del contrasto del fenomeno mafioso, relativo al complesso dell'impegno istituzionale, civile e religioso condotto contro ogni forma di associazione mafiosa, come definita dall'articolo 416-bis, terzo comma, del codice penale, nonché contro ogni altra associazione criminale similare, anche straniera.
2. L'insegnamento di cui al comma 1 del presente articolo è inserito nel monte ore complessivo previsto per le competenze relative all'area storico-sociale di “Cittadinanza e Costituzione”.
Art. 1-ter. – (Istituzione del “Premio per il coraggio della verità”) – 1. Al fine di promuovere la diffusione dell'insegnamento di cui all'articolo 1-bis, a partire dall'anno scolastico 2019/2020, è istituito, nelle scuole primarie e secondarie di primo e di secondo grado, il “Premio per il coraggio della verità”, di seguito denominato “Premio”, che è assegnato annualmente agli studenti più meritevoli che, nel corso dell'anno scolastico, si siano distinti per avere realizzato un'opera di carattere artistico-letterario che renda testimonianza dell'impegno nel contrasto del fenomeno mafioso.
2. Il Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca è individuato quale ente responsabile per la redazione del bando e per ogni altra formalità connessa al Premio, in particolare per quanto concerne la definizione dei criteri per l'attribuzione dello stesso.
3. I vincitori del Premio, distinti per scuola primaria, scuola secondaria di primo grado e scuola secondaria di secondo grado, partecipano alla cerimonia finale, celebrata nella data stabilita dal Dipartimento di cui al comma 2, e ricevono il Premio da parte del Presidente della Repubblica».

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