ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00115

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 372 del 15/07/2020
Abbinamenti
Atto 6/00113 abbinato in data 15/07/2020
Atto 6/00114 abbinato in data 15/07/2020
Firmatari
Primo firmatario: MOLINARI RICCARDO
Gruppo: LEGA - SALVINI PREMIER
Data firma: 15/07/2020
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
GELMINI MARIASTELLA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 15/07/2020
LOLLOBRIGIDA FRANCESCO FRATELLI D'ITALIA 15/07/2020
LUPI MAURIZIO MISTO-NOI CON L'ITALIA-USEI-CAMBIAMO!-ALLEANZA DI CENTRO 15/07/2020


Stato iter:
15/07/2020
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 15/07/2020
Resoconto AMENDOLA VINCENZO MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (AFFARI EUROPEI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 15/07/2020
Resoconto MAGI RICCARDO MISTO-CENTRO DEMOCRATICO-RADICALI ITALIANI-+EUROPA
Resoconto TASSO ANTONIO MISTO-MAIE - MOVIMENTO ASSOCIATIVO ITALIANI ALL'ESTERO
Resoconto ROSPI GIANLUCA MISTO-POPOLO PROTAGONISTA - ALTERNATIVA POPOLARE
Resoconto GEBHARD RENATE MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE
Resoconto LUPI MAURIZIO MISTO-NOI CON L'ITALIA-USEI-CAMBIAMO!-ALLEANZA DI CENTRO
Resoconto PALAZZOTTO ERASMO LIBERI E UGUALI
Resoconto COLANINNO MATTEO ITALIA VIVA
Resoconto MELONI GIORGIA FRATELLI D'ITALIA
Resoconto DE LUCA PIERO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto ROSSELLO CRISTINA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto BIANCHI MATTEO LUIGI LEGA - SALVINI PREMIER
Resoconto RICCIARDI RICCARDO MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 15/07/2020

NON ACCOLTO IL 15/07/2020

PARERE GOVERNO IL 15/07/2020

DISCUSSIONE IL 15/07/2020

RESPINTO IL 15/07/2020

CONCLUSO IL 15/07/2020

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00115
presentato da
MOLINARI Riccardo
testo di
Mercoledì 15 luglio 2020, seduta n. 372

   La Camera,
   premesso che:
    nel prossimo Consiglio europeo straordinario del 17-18 luglio, i leader dell'Unione europea discuteranno del Piano per la ripresa europea in risposta alla crisi COVID-19 e del bilancio a lungo termine (QFP) in versione rinnovata per il periodo 2021-2027;
    nel precedente Consiglio europeo del 19 giugno era stata avviata la discussione, senza approdare a decisioni condivise, sulla proposta presentata dalla Commissione europea il 27 maggio scorso relativa al Recovery Fund – ridenominato Next Generation Eu fund – dal valore complessivo di 750 miliardi di euro, di cui 500 miliardi in finanziamenti a fondo perduto e 250 miliardi in prestiti;
    sarebbe auspicabile che il Consiglio straordinario di luglio decidesse in modo rapido sui punti all'ordine del giorno, anche alla luce dello choc economico provocato dalla pandemia e delle ultime previsioni della Commissione europea, secondo cui il PIL dell'Unione europea si contrarrà dell'8,3 per cento nell'anno corrente (-0,9 punti percentuali rispetto alle stime di primavera) mentre quello della zona euro crollerà dell'8,7 per cento (-1 punto percentuale); mentre per l'Italia le previsioni della Commissione sono ancora peggiori: nel 2020 il PIL del nostro Paese crollerà dell'11,2 per cento e nessun altro Stato dell'Unione farà peggio di così;
    tuttavia, il negoziato sul nuovo strumento si presenta lungo, difficile e di esito incerto, per i numerosi passaggi procedurali che allungano i tempi di approvazione definitiva: i fondi del Next Generation Fund sarebbero disponibili solo a partire dal 2021, con uno scadenziario lungo che deve prima passare per le negoziazioni tra i vari Paesi europei, cui dovrà fare seguito la ratifica da parte dei parlamenti nazionali, niente affatto scontata, e ancora l'analisi dei programmi presentati dai governi e, infine, l'erogazione vera e propria che andrà avanti, secondo il piano indicato dalla Commissione, fino al 2026. Nel 2021, quindi, gli esborsi saranno pari soltanto al 5,9 per cento dell'intero pacchetto; per avere a disposizione le risorse del Next Generation Fund, dunque, bisognerà quindi aspettare anni, e potrebbe essere troppo tardi per l'Italia;
    inoltre, altri importanti nodi sono ancora da sciogliere: sul criterio di allocazione delle risorse del Fondo fra singoli Stati membri e sulle trattative connesse sul prossimo bilancio pluriennale;
    non è quindi possibile valutare con precisione la quota di risorse destinate all'Italia; la condizione per accedere agli stanziamenti, con relativo monitoraggio da parte della Commissione, consiste nel presentare progetti di spesa in linea sia con le raccomandazioni della Commissione agli Stati membri, sia con le politiche dell'Unione e il quadro delle priorità di impiego delle risorse nelle sfide strategiche della Unione europea già indicate, ossia investimenti sul Green deal, digitalizzazione e resilienza alle crisi naturali, con la previsione aggiuntiva di aiuti anche alle aziende in difficoltà e rilancio dell'economia;
    altro nodo da sciogliere è quello relativo al cosiddetto «bridge», le risorse da anticipare nel 2020 per le spese più urgenti nelle more della definitiva approvazione del Fondo europeo per la ripresa e del relativo nuovo QFP 2021-2027, per il quale si dovrà attendere almeno gennaio del 2021;
    per tutte le difficoltà sul negoziato per il Fondo per la ripresa, il quale potrebbe essere ridimensionato e diventare pienamente operativo non prima dell'inizio del 2021, è necessario che nel frattempo gli Stati membri, e in particolare l'Italia, valutino gli altri strumenti comuni già concordati in sede europea;
    da segnalare che il pacchetto di misure concordate dai leader europei a partire dal 23 aprile 2020, per un valore complessivo di 540 miliardi, comprende i seguenti pilastri finanziari: il Pandemic Crisis Support (Sostegno per la crisi pandemica), la nuova linea di credito dei Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) da utilizzare per coprire costi, spese e investimenti sanitari, diretti e indiretti, legati all'emergenza Coronavirus; il fondo SURE (100 miliardi sotto forma di prestiti per il finanziamento delle misure nazionali contro la disoccupazione); e il Fondo di garanzia paneuropeo della BEI (da erogarsi sotto forma sia di prestiti che di garanzie in favore delle imprese); da ultimo le già citate risorse del fondo Next Generation EU, il cui ammontare complessivo e la cui ripartizione saranno oggetto di negoziazione della riunione del 17-18 luglio;
    a tali misure va aggiunta l'importante azione della BCE che con il PEPP (Pandemic emergency purchase programme) è intervenuta con iniziali 750 miliardi fino alla fine dell'anno, aumentati di ulteriori 600 miliardi di euro, portando il PEPP a 1350 miliardi e prorogando di almeno altri sei mesi gli acquisti di debito per l'emergenza pandemica. La BCE ha svolto correttamente il proprio compito e la « capital key rule» (stando alla quale la Banca Centrale Europea può acquistare debiti sovrani solo in proporzione alla quota che ogni paese detiene nell'azionariato della stessa Bce) non è stata modificata opportunisticamente rispetto ai vari Stati, così come confermato dalle recenti risposte sul ruolo della Bce in questa crisi, dopo la sentenza di Karlsrhue, in seguito alla risposta della BCE al parlamento tedesco. Gli interventi della Bce necessari a salvaguardia della stabilità dell'euro, conformemente agli obiettivi del suo statuto, pur tuttavia, non possono essere sufficienti; la BCE ha anche ribadito l'eccezionalità e la natura temporanea del programma d'acquisto denominato PEPP, che durerà fino a metà 2021, se non ci saranno altre circostanze eccezionali;
    il prezzo che stiamo pagando in Italia è estremamente alto, avendo attenzione al possibile ritorno della crisi pandemica, cui si aggiungono la mancanza di liquidità, la chiusura di molte attività produttive e la crescente disoccupazione; una situazione economica dalle prospettive talmente incerte e drammatiche da non poter pensare di farcela con le sole risorse a livello nazionale;
    nell'ambito della fase di grave emergenza sanitaria ed economica legata alla diffusione del Coronavirus e alla conseguente necessità di misure per il sostegno della sanità, nonché del lavoro e delle attività produttive bloccate dal lockdown, il maggior indebitamento netto 2020, pari a circa 80 miliardi di euro, è stato la premessa che ha consentito al Governo di emanare i «tre decreti COVID» (Cura Italia, Liquidità e Rilancio). Il complesso di misure varate non ha però al momento prodotto gli esiti auspicati, sia per la natura stessa dei provvedimenti, sia per la lentezza delle procedure di attuazione, intermediate da una insopportabile burocrazia che rende ancora più drammatica la situazione di famiglie e imprese;
    le diverse valutazioni e decisioni prese dalla maggioranza, porteranno il Governo, nelle prossime settimane, a dover richiedere una ulteriore autorizzazione all'indebitamento per poter finanziare nuovi interventi a favore degli ammortizzatori sociali e della ripresa economica. Sarebbe auspicabile che il Parlamento, in questa occasione, trovasse una forte coesione, anche per dare all'estero un segnale di unità, ma ciò, ad oggi, risulta messo in discussione dalle scelte autoreferenziali di un esecutivo e di una maggioranza che, da un lato, chiedono responsabilità alle opposizioni, ma che, dall'altro, non le coinvolgono nelle scelte strategiche per il Paese in un frangente così difficile e delicato;
    le parole chiave dovevano essere trasparenza, effettività e tempestività. Dal Governo, invece, solo un assistenzialismo (sempre in ritardo) e «fantamiliardi» offerti in garanzia, ma la liquidità, quella vera, non è arrivata o comunque stenta ad arrivare, ragion per cui, sulla base di numerose fonti statistiche di settore, degli 80 miliardi di discostamento votati dal Parlamento, solo una parte (20-25 per cento) è stata concretamente spesa;
    è necessario quindi che l'Italia superi fin da subito ambiguità, ritardi e rinvii, scegliendo gli strumenti finanziari europei solo a patto che, in seguito a un'analisi di merito, risultino senza condizionalità macroeconomiche, coinvolgendo appieno il Parlamento, con apposite e distinte sessioni, in tutti i processi decisionali volti in particolare a definire il piano dettagliato per l'utilizzo delle risorse europee delle diverse componenti della strategia europea per la ripresa,

impegna il Governo

   1) in merito al programma Next Generation EU e alle misure anti-crisi:
    a) ad attivarsi affinché nel prossimo Consiglio europeo straordinario si pervenga a un accordo in favore di stanziamenti prevalenti e cospicui a fondo perduto, senza condizionalità, scongiurando compromessi al ribasso, non all'altezza delle sfide coraggiose ed ambiziose che la crisi pandemica richiede all'intero continente europeo;
    b) ad utilizzare le misure finanziarie del pacchetto europeo atte a fronteggiare le conseguenze economiche della crisi pandemica, solo dopo una puntuale e distinta analisi nel merito sia dei costi sia delle eventuali condizionalità, indirizzata al fine di scongiurare future forme di sorveglianza economica e fiscale da parte dell'Unione europea nei confronti dell'Italia, e consentendo al Parlamento di esprimersi con votazioni distinte sulle singole articolazioni del progetto;
    c) ad indicare, ai fini di una chiarezza interpretativa soprattutto nei confronti dell'opinione pubblica nazionale, quali siano le strategie e gli obiettivi programmatici adottati nelle riunioni preparatorie a livello europeo per l'eventuale utilizzo di risorse europee, quali le tempistiche di erogazione prospettate e quali interventi siano stati considerati per giustificare il ricorso agli strumenti messi a disposizione dall'Unione europea;
    d) a opporsi fermamente all'uso di qualsiasi forma di condizionalità macroeconomica che si trasformi in uno strumento di ingerenza nella sfera degli interessi nazionali dei singoli Stati membri;
    e) a ridiscutere le attuali regole della governance economica Ue, compreso il Patto di stabilità e di crescita, momentaneamente sospeso, scongiurando il rischio di un rientro in tempi eccessivamente brevi a queste regole, che penalizzerebbero soprattutto i Paesi con minori margini di bilancio e maggiormente indebitati a causa della pandemia;
    f) a mantenere per quanto più possibile in vigore il « Temporary Framework», ovvero l'allentamento temporaneo alle regole sugli aiuti di Stato deciso in risposta all'emergenza sanitaria causata dal COVID-19, operando nel contempo per evitare squilibri competitivi nel mercato interno;
    g) a difendere l'autonomia della BCE sancita dai Trattati, sostenendone le politiche espansive, a partire dai programmai PSPP e PEPP, la cui legittimità pur ribadita da una sentenza della CGEU è sotto attacco da parte della Corte costituzionale tedesca, almeno fino a quando non sarà raggiunto l'obiettivo stabilito dalla BCE di un tasso di inflazione del due per cento;
   2) in merito al nuovo bilancio a lungo termine dell'Unione europea:
    a) a non sostenere una proposta di Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 che sacrifichi poste di bilancio strategiche per la nostra Nazione, a partire dalle risorse per la PAC, per le politiche di coesione e per le politiche marittime;
    b) ad adottare iniziative per riorientare le priorità legislative e di bilancio nella direzione del sostegno alla ripresa economico-produttiva a seguito della pandemia, posticipando l'entrata in vigore di norme (ad esempio Green Deal, Farm to Fork, nuovi target per le emissioni nei trasporti) che rischiano di perseguire una maggiore sostenibilità ambientale senza tenere in debito conto la necessità di garantire la sostenibilità economica delle imprese;
    c) nell'ambito del negoziato sulle nuove risorse proprie, a non sostenere alcuna forma di imposizione fiscale che vada a gravare ulteriormente sul comparto produttivo italiano ed europeo (ad esempio tassa sulla plastica) prediligendo forme di tassazione verso soggetti economici di Paesi terzi volte a restituire competitività alle nostre imprese;
    d) ad adottare iniziative per procedere ad una revisione delle spese di funzionamento delle istituzioni europee non strettamente necessarie;
    e) a richiedere maggiori risorse per il potenziamento delle attività di contrasto al terrorismo e per la difesa delle frontiere esterne dell'Unione dai traffici illegali di migranti, anche al fine di prevenire l'eventuale diffusione di nuovi focolai di COVID-19 veicolati da migranti provenienti da Stati terzi;
    f) a prevedere specifici programmi che consentano di tutelare le imprese italiane e il made in Italy, sostenendo l'adozione di politiche di identificazione dei prodotti e di tutela dei marchi di qualità e delle denominazioni d'origine, volte a contrastare fenomeni di contraffazione.
(6-00115) «Molinari, Gelmini, Lollobrigida, Lupi».