ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00090

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 240 del 16/10/2019
Abbinamenti
Atto 6/00087 abbinato in data 16/10/2019
Atto 6/00088 abbinato in data 16/10/2019
Atto 6/00089 abbinato in data 16/10/2019
Firmatari
Primo firmatario: LOLLOBRIGIDA FRANCESCO
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA
Data firma: 16/10/2019
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MELONI GIORGIA FRATELLI D'ITALIA 16/10/2019
ACQUAROLI FRANCESCO FRATELLI D'ITALIA 16/10/2019
BALDINI MARIA TERESA FRATELLI D'ITALIA 16/10/2019
BELLUCCI MARIA TERESA FRATELLI D'ITALIA 16/10/2019
BIGNAMI GALEAZZO FRATELLI D'ITALIA 16/10/2019
BUCALO CARMELA FRATELLI D'ITALIA 16/10/2019
BUTTI ALESSIO FRATELLI D'ITALIA 16/10/2019
CAIATA SALVATORE FRATELLI D'ITALIA 16/10/2019
CARETTA MARIA CRISTINA FRATELLI D'ITALIA 16/10/2019
CIABURRO MONICA FRATELLI D'ITALIA 16/10/2019
CIRIELLI EDMONDO FRATELLI D'ITALIA 16/10/2019
DE CARLO LUCA FRATELLI D'ITALIA 16/10/2019
DEIDDA SALVATORE FRATELLI D'ITALIA 16/10/2019
DELMASTRO DELLE VEDOVE ANDREA FRATELLI D'ITALIA 16/10/2019
DONZELLI GIOVANNI FRATELLI D'ITALIA 16/10/2019
FERRO WANDA FRATELLI D'ITALIA 16/10/2019
FOTI TOMMASO FRATELLI D'ITALIA 16/10/2019
FRASSINETTI PAOLA FRATELLI D'ITALIA 16/10/2019
GALANTINO DAVIDE FRATELLI D'ITALIA 16/10/2019
GEMMATO MARCELLO FRATELLI D'ITALIA 16/10/2019
LUCASELLI YLENJA FRATELLI D'ITALIA 16/10/2019
MANTOVANI LUCREZIA MARIA BENEDETTA FRATELLI D'ITALIA 16/10/2019
MASCHIO CIRO FRATELLI D'ITALIA 16/10/2019
MOLLICONE FEDERICO FRATELLI D'ITALIA 16/10/2019
MONTARULI AUGUSTA FRATELLI D'ITALIA 16/10/2019
OSNATO MARCO FRATELLI D'ITALIA 16/10/2019
PRISCO EMANUELE FRATELLI D'ITALIA 16/10/2019
RAMPELLI FABIO FRATELLI D'ITALIA 16/10/2019
RIZZETTO WALTER FRATELLI D'ITALIA 16/10/2019
ROTELLI MAURO FRATELLI D'ITALIA 16/10/2019
SILVESTRONI MARCO FRATELLI D'ITALIA 16/10/2019
TRANCASSINI PAOLO FRATELLI D'ITALIA 16/10/2019
VARCHI MARIA CAROLINA FRATELLI D'ITALIA 16/10/2019
ZUCCONI RICCARDO FRATELLI D'ITALIA 16/10/2019


Stato iter:
16/10/2019
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO GOVERNO 16/10/2019
Resoconto CONTE GIUSEPPE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 16/10/2019
Resoconto TABACCI BRUNO MISTO-+EUROPA-CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto ROSSINI EMANUELA MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE
Resoconto OCCHIONERO GIUSEPPINA LIBERI E UGUALI
Resoconto COLANINNO MATTEO ITALIA VIVA
Resoconto MONTARULI AUGUSTA FRATELLI D'ITALIA
Resoconto DE LUCA PIERO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto ROSSELLO CRISTINA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto BAZZARO ALEX LEGA - SALVINI PREMIER
Resoconto DE GIORGI ROSALBA MOVIMENTO 5 STELLE
 
PARERE GOVERNO 16/10/2019
Resoconto AGEA LAURA SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 16/10/2019

DISCUSSIONE IL 16/10/2019

NON ACCOLTO IL 16/10/2019

PARERE GOVERNO IL 16/10/2019

RESPINTO IL 16/10/2019

CONCLUSO IL 16/10/2019

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00090
presentato da
LOLLOBRIGIDA Francesco
testo di
Mercoledì 16 ottobre 2019, seduta n. 240

   La Camera,
   udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre,
   premesso che:
    tra i punti principali che il Consiglio europeo affronterà in quella sede, rientrano una serie di importanti questioni tra cui: il prossimo quadro finanziario pluriennale 2021-2027 dell'UE, il seguito dell'agenda strategica e delle priorità dell'UE per i prossimi cinque anni (2019-2024) e lo stato di avanzamento della Brexit;
    il Consiglio dovrà, inoltre, adottare una decisione relativa alla nomina della Commissione europea e del Presidente della Banca centrale europea, e discutere degli aspetti internazionali dei cambiamenti climatici in seguito al vertice ONU sull'azione per il clima e in vista della conferenza sul clima in programma a Santiago del Cile a dicembre;
    come emerge dall'ordine del giorno diffuso, il Consiglio europeo potrebbe – alla luce degli eventi – affrontare anche questioni specifiche di politica estera e, dunque, in questo contesto, occuparsi della grave situazione derivante dall'aggressione della Turchia alla Siria;
    la nuova Agenda strategica 2019-2024 è incentrata su quattro priorità principali: la protezione dei cittadini e delle libertà; lo sviluppo di una «base economica forte e vivace»; la costruzione di un'Europa verde, equa, sociale e a impatto climatico zero, e la promozione di interessi e valori europei sulla scena mondiale;
    con riferimento al primo tema, l'UE deve difendere i diritti e le libertà fondamentali dei suoi cittadini e proteggerli dalle minacce attuali e da quelle emergenti, garantendo l'integrità territoriale soprattutto attraverso il «controllo efficace delle frontiere esterne», che viene riconosciuto espressamente come «una condizione imprescindibile per garantire la sicurezza, mantenere l'ordine pubblico e assicurare il buon funzionamento delle politiche dell'UE, nel rispetto dei nostri principi e valori»;
    per contrastare la migrazione illegale e la tratta di esseri umani, e garantire rimpatri effettivi nei Paesi di origine, è assolutamente urgente rafforzare alcune linee di intervento volte allo sviluppo di una politica europea efficace in materia di migrazione e di asilo, di lotta al terrorismo e alla criminalità transfrontaliera, nonché attrezzarsi, in maniera adeguata, per fronteggiare le nuove e sempre crescenti «minacce ibride» provenienti da «attori statali e non statali ostili»;
    lo scorso 23 settembre si è tenuto a Malta un vertice tra i Ministri dell'interno di Francia, Germania, Italia, Malta e Finlandia (Nazione che ha la Presidenza di turno dell'Unione) e il Commissario europeo uscente per le migrazioni, gli affari interni e la cittadinanza Avramopoulos; scopo dell'incontro era quello di giungere ad una soluzione condivisa sull'adozione di un meccanismo «temporaneo» di gestione degli sbarchi nel Mediterraneo centrale, in attesa di progressi nel percorso di riforma del regolamento di Dublino;
    un accordo di massima è stato raggiunto, nel senso della redistribuzione su base volontaria dei richiedenti asilo salvati nel Mediterraneo centrale: in sostanza i migranti soccorsi che sbarcano da navi delle ONG e da quelle militari dovranno essere ridistribuiti direttamente negli Stati aderenti all'accordo, i quali poi si preoccuperanno di vagliare le domande di asilo;
    a fronte delle immediate dichiarazioni entusiastiche di autorevoli esponenti dell'attuale maggioranza di Governo che, con toni eccessivamente trionfalistici, hanno annunciato il «grande passo in avanti» e una «svolta clamorosa» la riunione del Consiglio Affari interni di Lussemburgo dello scorso 8 ottobre – nel corso della quale le presunte intese raggiunte avrebbero dovuto essere verificate nella piena collegialità dell'Unione – si è conclusa con un nulla di fatto e con alcuna decisione e/o impegni formalizzati;
    gli ulteriori passaggi per verificare la possibile efficacia del meccanismo di redistribuzione dei migranti ipotizzato – ovvero, in particolare l'adesione di un maggior numero di Stati – sono rinviati ai prossimi mesi e non è ancora chiaro se il tema sarà inserito almeno nell'agenda del prossimo Consiglio europeo;
    dalle dichiarazioni stampa che si sono succedute all'indomani del Consiglio di Lussemburgo sono emerse, peraltro, una serie di criticità che renderebbero di fatto inefficace il meccanismo; come ha affermato anche il ministro tedesco Seehofer, lo «schema-Malta» funzionerà solo in caso di numeri limitati di sbarchi, una clausola dell'accordo prevede, infatti, che l'eventuale meccanismo temporaneo di ricollocamento dei migranti salvati in mare sarà condiviso solo se gli sbarchi saranno nell'ordine delle centinaia, «ma se diventassero migliaia, possiamo dichiarare terminato il meccanismo di emergenza»;
    tali dichiarazioni sono state confermate anche dal Ministro dell'interno Lamorgese, che ha ricordato come l'accordo prevede come condizione che il numero di sbarchi sia limitato, e ha ribadito che «adesso abbiamo numeri che sono abbastanza limitati, quindi possiamo ancora ragionarci»;
    in tale contesto va ad aggiungersi, con elementi di complicazione e di rischio non irrilevanti, la nuova emergenza sulla rotta del Mediterraneo orientale con la Turchia, anche a seguito del recente acuirsi delle tensioni in quell'area;
    tutto ciò conferma quanto Fratelli d'Italia già da tempo va affermando con forza, ossia che, per conseguire una gestione efficace del fenomeno migratorio e un alto grado di sicurezza interna, non è sufficiente concentrarsi sulla questione della redistribuzione dei migranti, ma occorre tener conto dell'esigenza prioritaria di controllo e protezione delle frontiere esterne dell'Unione europea, anche attraverso la predisposizione – in accordo e collaborazione con le autorità governative locali – di un blocco navale davanti alle coste libiche per contrastare direttamente in loco le partenze di migranti irregolari e le attività spregiudicate dei trafficanti ad esse connesse;
    è altresì fondamentale incrementare, in modo significativo, il sostegno finanziario per bloccare i flussi migratori provenienti dalla rotta del Mediterraneo centrale, considerato che le risorse dell'UE stanziate finora al riguardo rappresentano una cifra decisamente irrisoria rispetto a quanto invece concesso alla Turchia; a fronte, infatti, dei 6 miliardi per la Turchia per la rotta balcanica (3 miliardi per il biennio 2015/2017 e ulteriori 3 per il successivo biennio 2018/2019) solo 500 milioni sono stati destinati per il Fondo fiduciario per l'Africa che coinvolge parecchi Stati, con un'evidente (e, peraltro, incomprensibile) disparità di trattamento;
    con riferimento allo sviluppo della base economica e all'individuazione di un modello europeo per il futuro, l'Agenda propone, tra l'altro, di rafforzare il mercato unico, anche attraverso il rilancio e il sostegno agli investimenti pubblici e privati, che garantiranno una sicura crescita economico-produttiva; parallelamente è fondamentale assicurare una concorrenza leale all'interno dell'Unione e a livello mondiale, combattere le pratiche sleali e i rischi per la sicurezza provenienti da Paesi terzi e rendere sicure le nostre catene di approvvigionamento strategiche;
    al riguardo sarebbe opportuno introdurre una golden rule per investimenti pubblici strategici che – consentendo di scomputare la relativa spesa dal calcolo del deficit ai fini del Patto di Stabilità – permetterebbe di realizzare un piano nazionale di investimenti infrastrutturali, materiali e immateriali, indispensabili per lo sviluppo del nostro Paese oltre che rafforzare le politiche di coesione per colmare le gravi disparità di sviluppo economico e sociale tra le diverse realtà locali;
    inoltre, per molti Stati europei un freno alla crescita economica, in tutti questi anni, è stato altresì determinato dall'adozione dell'euro: mentre alcuni, infatti hanno tratto enormi benefici dalla moneta unica – in primis Germania e Olanda – altri sono stati significativamente svantaggiati come confermato, peraltro, dal rapporto «20 anni di Euro: vincitori e vinti» del think tank tedesco Center for european policy: è stato stimato in 23 mila euro pro capite il beneficio della moneta unica per i cittadini tedeschi tra il 1999 e il 2017 (equivalenti a circa 1.893 miliardi di Pil complessivo), seguiti dagli olandesi con 21 mila euro; nello stesso periodo di tempo, l'ingresso nell'euro ha invece prodotto una perdita pro-capite stimata in 73.600 euro per i cittadini italiani, con una perdita complessiva in termini di Pil di 4.300 miliardi di euro;
    alla luce anche di tali dati risulta assolutamente indispensabile, per garantire la massima equità, prevedere strumenti efficaci per compensare le distorsioni e le disuguaglianze prodotte dall'introduzione dell'euro;
    inoltre, è di rilevanza strategica per gli Stati ad alto debito pubblico, tra cui l'Italia, poter continuare a godere di una politica monetaria espansiva da parte della Banca Centrale Europea, al fine di mettere al riparo i suddetti Stati e i loro rispettivi tessuti economico-sociali da possibili nuovi attacchi speculativi sui debiti sovrani, «costruire un'Europa verde, equa, sociale e a impatto climatico zero», intensificando le azioni per la salvaguardia dell'ambiente e il contrasto degli effetti dei cambiamenti climatici (che stanno diventando sempre più visibili e pervasivi), è un obiettivo ambizioso e pienamente condivisibile, che offrirà, peraltro, una reale opportunità di modernizzazione e di competitività anche al nostro Paese;
    ciò comporterà inevitabilmente una serie di costi e di sfide anche a breve termine, per cui è importante coniugare misure di sostenibilità ambientale con efficaci e strutturali interventi di sostenibilità economico-sociale, anche prevedendo misure di contrasto all'importazione di prodotti da Stati extra UE che non rispettano gli standard ambientali, salariali e di sicurezza vigenti in ambito europeo e che alterano la concorrenza, con effetti distorsivi;
    sarebbe opportuno oltre che necessario, dunque, accompagnare la fase di transizione in atto verso un'economia «più verde e più inclusiva» con politiche mirate di sostegno alle imprese e ai cittadini che dovranno nel tempo adattarsi alle nuove regole; come viene evidenziato, la profonda trasformazione dell'economia e della società che l'Unione europea è chiamata ad intraprendere dovrà essere comunque realizzata «secondo modalità che tengano conto delle situazioni nazionali e che siano eque dal punto di vista sociale»;
    in questo contesto generale è pienamente condivisibile l'obiettivo della recente direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 giugno 2019, sulla riduzione dell'incidenza di determinati prodotti di plastica sull'ambiente (Direttiva (UE) 2019/904 sulla plastica monouso – Single Use Plastics, SUP) che è quello di «prevenire e ridurre l'incidenza di determinati prodotti di plastica sull'ambiente, in particolare l'ambiente acquatico, e sulla salute umana, nonché promuovere la transizione verso un'economia circolare con modelli imprenditoriali, prodotti e materiali innovativi e sostenibili, contribuendo in tal modo al corretto funzionamento del mercato interno»;
    sono state, a tal fine, individuate e definite specifiche misure di prevenzione e gestione dei rifiuti in relazione ai prodotti di plastica monouso rinvenuti più di frequente sulle spiagge e agli attrezzi da pesca contenenti plastica; in particolare, alcuni prodotti – per i quali sono facilmente disponibili soluzioni alternative – saranno messi al bando, mentre per quelli di cui non esistono valide alternative saranno previste sostanziali riduzioni del consumo a livello nazionale e per altri ancora, invece, stringenti requisiti di etichettatura e prodotto; ogni Stato membro dovrà ora adottare i necessari provvedimenti volti ad adeguarsi alle nuove regole europee;
    a quanto risulta, l'importazione extra UE di prodotti SUP (Single Use Plastics) è piuttosto marginale poiché la produzione è fortemente concentrata in Sud Europa (in particolare in Italia e Spagna); le stoviglie monouso in plastica per uso alimentare sono infatti prodotte principalmente in Italia (un recente studio di Confindustria ha evidenziato, nello specifico, la seguente situazione: aziende di produzione delle stoviglie di monouso: 25 – distribuite equamente tra Nord e Sud –; numero di addetti diretti: 3.000; fatturato diretto: 1 miliardo di euro; consumi destinati alla produzione di stoviglie monouso: circa il 35 per cento della domanda italiana di polistirolo compatto);
    il divieto di commercializzazione delle stoviglie monouso in plastica per uso alimentare determinerebbe, dunque, – soprattutto per il nostro Paese – un impatto significativamente negativo per le aziende produttrici di prodotti monouso in plastica nonché per le numerose imprese legate all'indotto;
    le disposizioni eccessivamente stringenti, peraltro, non consentono di predisporre e attuare un adeguato e tempestivo piano di riconversione e aggiornamento industriale nonché di riqualificazione professionale, per potersi adeguare alla nuova regolamentazione;
    lo scorso 10 settembre 2019 il Consiglio europeo, di comune accordo con la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha adottato l'elenco delle personalità che propone di nominare membri della Commissione fino al 31 ottobre 2024, selezionate in base alle proposte presentate dagli Stati membri;
    conformemente al trattato sull'Unione europea, il Presidente, l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e gli altri membri della Commissione sono soggetti, collettivamente, a un voto di approvazione del Parlamento europeo e, in seguito a tale approvazione, la Commissione sarà nominata dal Consiglio europeo;
    sebbene sia stata bocciata la candidata francese, Sylvie Goulard, alla carica di Commissaria per il Mercato Interno, la Difesa, la nuova direzione Industria e Spazio e il Mercato Unico Digitale, permane nella futura Commissione una forte incidenza dell'asse franco-tedesco (i tre Vicepresidenti esecutivi designati – Timmermans, Dombrovskis e Verstager – infatti provengono da Paesi che si sono dimostrati il più delle volte molto vicini alle politiche francesi, e soprattutto a quelle tedesche); anche la Spagna è riuscita ad ottenere una posizione di grandissima rilevanza, esprimendo l'Alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza (Josep Borrell);
    in questo quadro, è evidente che l'Italia è destinata a rivestire un ruolo del tutto marginale nella futura governance, per cui – trovandoci in una fase ancora aperta di definizione dei nuovi equilibri – è assolutamente necessario che il nostro Paese faccia pesare la propria posizione, riequilibrando il suo peso e riacquistando centralità nello scacchiere europeo;
    il Presidente turco Erdogan ha assunto da tempo una pericolosa deriva islamista che si traduce, nella politica interna, nella compressione dei più elementari diritti politici e sociali dei cittadini turchi, e, nella politica estera, nella costante incitazione ad uno scontro di civiltà in nome dell'islamismo politico che mette a serio rischio gli equilibri e la pace internazionale;
    l'attacco turco dei giorni scorsi alla Siria è da condannare con la massima fermezza, anche considerando la minaccia lanciata da Erdogan all'Unione europea di «aprire i confini e inviare 3,6 milioni di rifugiati in Europa», qualora si cercasse di descrivere l'operazione militare nel Nord della Siria come un'invasione;
    è necessario dunque rivedere complessivamente la posizione nei confronti della Turchia,

impegna il Governo:

   1) a sostenere in ambito europeo la necessità di:
    a) adottare ogni opportuna iniziativa per l'istituzione di una missione militare europea, con la partecipazione di tutti gli Stati membri, per la creazione di un blocco navale davanti alle coste libiche – in accordo e collaborazione con le autorità governative locali – per contrastare direttamente in loco le partenze di migranti irregolari e le attività speculative dei trafficanti di esseri umani;
    b) incrementare significativamente le risorse finanziarie da destinare alle misure volte a bloccare i flussi migratori provenienti dalla rotta del Mediterraneo centrale;
    c) scorporare dal calcolo del deficit le spese per investimenti pubblici strategici, ivi compresi quelli per la prevenzione dei rischi idrogeologici e sismici e per la sicurezza;
    d) ampliare gli ambiti di intervento del bilancio europeo, inserendo tra i settori prioritari le politiche a sostegno della famiglia e della natalità, anche al fine di contrastare la crisi demografica in atto con provvedimenti incentivanti strutturali e organici;
   e) rafforzare i meccanismi di coesione e di compensazione al fine di ridurre il divario tra i livelli di sviluppo e di competitività delle varie regioni, attenuando il gap (anche infrastrutturale) di quelle che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali e demografici (quali le regioni insulari);

   2) ad assumere ogni iniziativa utile, anche in sede europea, al fine di garantire un efficace sostegno economico-finanziario alle aziende produttrici di articoli monouso in plastica (Single Use Plastics) per la riconversione industriale e la riqualificazione professionale, necessarie per l'adeguamento alla nuova normativa europea citata in premessa;
   3) a promuovere l'introduzione di dazi su prodotti esteri che non rispecchiano gli standard salariali, di sicurezza sul lavoro e di tutela ambientale vigenti in ambito europeo, per evitare un pericoloso dumping sociale e contrastare fenomeni di concorrenza sleale (cosiddetti «dazi di civiltà»);
   4) ad assumere tutte le iniziative di competenza affinché la nuova governance della Banca centrale europea garantisca la continuità e sostenga l'adozione di politiche monetarie espansive atte a supportare l'economia dei Paesi maggiormente indebitati e – insieme alle altre istituzioni europee – individui efficaci «meccanismi di compensazione» tra gli Stati che sono stati avvantaggiati e quelli che invece sono stati fortemente penalizzati dall'introduzione della moneta unica;
   5) ad esprimersi, in modo chiaro e netto, in sede di discussione sullo stato di avanzamento della Brexit:
    a) a tutela degli interessi nazionali e degli italiani residenti nel Regno Unito, nel senso che l'Italia non darà in ogni caso il proprio assenso ad un eventuale accordo di recesso senza una dichiarazione esplicita che consenta la reale salvaguardia solida, operativa e giuridicamente vincolante del nostro sistema economico-produttivo nel suo complesso;
    b) contro ogni ipotesi di adozione di politiche austere e punitive nei confronti del Regno Unito, nel rispetto del principio di sovranità nazionale;

   6) con riferimento alla Turchia, ad adottare ogni iniziativa in sede europea volta a:
    a) bloccare e annullare il processo di adesione della Turchia all'Unione europea;
    b) sospendere tutti i fondi di preadesione e gli aiuti finanziari di cui essa ancora gode;
    c) prevedere l'adozione, sin da subito, di severe sanzioni «selettive» – anche di natura finanziaria e commerciale – contro Erdogan e ogni altro esponente dell'amministrazione turca che si rendano responsabili di violazioni dei diritti umani, azioni destabilizzanti per l'equilibrio europeo nonché operazioni volte a minacciare la pace, la sicurezza e la stabilità internazionale.
(6-00090) «Lollobrigida, Meloni, Acquaroli, Baldini, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Luca De Carlo, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

adesione all'Unione europea

asilo politico

finanziamento pubblico