ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00074

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 166 del 18/04/2019
Abbinamenti
Atto 6/00070 abbinato in data 18/04/2019
Atto 6/00071 abbinato in data 18/04/2019
Atto 6/00072 abbinato in data 18/04/2019
Atto 6/00073 abbinato in data 18/04/2019
Firmatari
Primo firmatario: MARATTIN LUIGI
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 18/04/2019
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
PADOAN PIETRO CARLO PARTITO DEMOCRATICO 18/04/2019
BOCCIA FRANCESCO PARTITO DEMOCRATICO 18/04/2019
BOSCHI MARIA ELENA PARTITO DEMOCRATICO 18/04/2019
DE MICHELI PAOLA PARTITO DEMOCRATICO 18/04/2019
MADIA MARIA ANNA PARTITO DEMOCRATICO 18/04/2019
MELILLI FABIO PARTITO DEMOCRATICO 18/04/2019
NAVARRA PIETRO PARTITO DEMOCRATICO 18/04/2019


Stato iter:
18/04/2019
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO GOVERNO 18/04/2019
Resoconto TRIA GIOVANNI MINISTRO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
DICHIARAZIONE VOTO 18/04/2019
Resoconto TABACCI BRUNO MISTO-+EUROPA-CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto LORENZIN BEATRICE MISTO-CIVICA POPOLARE-AP-PSI-AREA CIVICA
Resoconto GEBHARD RENATE MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE
Resoconto LUPI MAURIZIO MISTO-NOI CON L'ITALIA-USEI
Resoconto FORNARO FEDERICO LIBERI E UGUALI
Resoconto LUCASELLI YLENJA FRATELLI D'ITALIA
Resoconto PRESTIGIACOMO STEFANIA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto PADOAN PIETRO CARLO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto BORGHI CLAUDIO LEGA - SALVINI PREMIER
Resoconto SODANO MICHELE MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto SGARBI VITTORIO MISTO
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 18/04/2019

DISCUSSIONE IL 18/04/2019

DICHIARATO PRECLUSO IL 18/04/2019

CONCLUSO IL 18/04/2019

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00074
presentato da
MARATTIN Luigi
testo di
Giovedì 18 aprile 2019, seduta n. 166

   La Camera,
   premesso che,
    il Documento di economia e finanza 2019, il primo che incorpora negli andamenti tendenziali gli effetti dei provvedimenti approvati in questa prima fase della legislatura, certifica il fallimento della politica economica del Governo, riconoscendo ufficialmente un insuccesso previsto da tutti i più autorevoli istituti nazionali e internazionali già nello scorso autunno e rendendo evidente una pericolosa incapacità di programmazione degli obiettivi e di valutazione degli effetti economici delle proprie scelte;
    il Documento, infatti, stima una crescita tendenziale del Pil che crolla allo 0,1 per cento rispetto all'1,5 per cento (peraltro considerato «prudenziale») programmato dalla Nota di aggiornamento del settembre 2018 e ridotto all'1 per cento nella successiva revisione del quadro macroeconomico presentata a dicembre;
    interventi assolutamente insufficienti a fornire efficaci risposte al rallentamento della congiuntura economica, aggravati da ripetuti annunci destabilizzanti e contraddittori e da ingiustificata inerzia, sono stati la causa endogena del crollo di fiducia di famiglie, imprese e investitori internazionali, che ha contribuito, nel corso dell'ultimo anno, ad ampliare il divario di crescita con il resto dei partner europei e con i paesi maggiormente industrializzati, invertendo il percorso intrapreso nella precedente legislatura con conseguenze che si trascineranno anche nel lungo periodo, nonostante il goffo tentativo del Governo di attribuire le ragioni della caduta del nostro prodotto interno lordo esclusivamente al rallentamento dell'economia e del commercio a livello globale;
    gli andamenti dell'economia reale e dell'occupazione che, da maggio 2018 a febbraio 2019, ha registrato la perdita di oltre 116.000 posti di lavoro, sono largamente il frutto di errori di politica economica commessi da un Governo che, invece di predisporre una ampia e complessiva strategia di sviluppo, ha scommesso tutto su un decreto-legge i cui effetti sul mercato del lavoro sono molto controversi e, soprattutto, sulle due misure della Legge di bilancio 2019, la cosiddetta «Quota 100» e il Reddito di cittadinanza, che, come il DEF stesso riconosce, hanno effetti pressoché nulli sulla crescita e persino peggiorativi sul tasso di disoccupazione;
    nel DEF, la stima programmatica della crescita per quest'anno è superiore di 0,1 punti rispetto a quella tendenziale in virtù di provvedimenti di urgenza frettolosamente approvati dal Consiglio dei Ministri ma di cui, ad oggi, si conoscono solo le intenzioni, fra cui quella di correggere alcune disposizioni della stessa legge di bilancio in materia di superammortamento, IRES e PIR, e i cui effetti espansivi restano incerti, in particolare per l'anno in corso;
    non solo, pertanto, nel 2019 la crescita italiana ci colloca penultimi secondo il FMI tra i 39 Paesi avanzati, ma anche nell'orizzonte pluriennale si certifica la parabola fallimentare del Governo, che prevede un tasso di crescita programmatico che si attesta allo 0,8 per cento annuo nel triennio successivo, lievemente superiore al tendenziale per il 2020-2021, ma addirittura inferiore ad esso di 0,1 punti per il 2022;
    nel medesimo quadro programmatico del Governo, il tasso di disoccupazione sale dal 10,6 per cento del 2018 all'11 per cento dell'anno in corso e peggiora ulteriormente di 0,1 per cento nel 2020; la crescita degli investimenti fissi lordi si riduce dal 3,4 per cento del 2018 all'1,4 per cento nel 2019 e, per quanto riguarda la quota degli investimenti pubblici, non si ravvedono evidenze di quello che sarebbe dovuto essere il «più grande piano della storia italiana»; dopo una riduzione, fra il 2013 e il 2017, di 1,5 punti di PIL, che sale oltre i due considerando la misura degli «80 euro», la pressione fiscale torna invece a salire, dal 42,1 per cento del 2018 al 42,7 per cento nel biennio 2020-2021;
    oltre agli inconsistenti risultati sul versante della crescita, il DEF evidenzia un quadro allarmante di una finanza pubblica tornata fuori controllo nei pochi mesi di attività di Governo, con un indebitamento netto che dalla previsione del 2 per cento di dicembre aumenta al 2,4 per cento; questo peggioramento rende certa, per ammissione dello stesso Governo, l'attivazione del taglio della spesa, previsto dalla legge di bilancio 2019, di due miliardi di euro, tra cui 300 milioni per il trasporto pubblico locale, con evidenti ripercussioni sul livello delle prestazioni dei servizi essenziali per i cittadini;
    la scarsa credibilità delazione del Governo ha determinato un aumento dello spread, oggi stabilmente al di sopra dei 250 punti base rispetto ai 130 dell'inizio del 2018, costringendoci a finanziare una maggior spesa per interessi (secondo la Banca d'Italia, circa 1,5 miliardi quest'anno, 3,5 il prossimo e quasi 6 miliardi nel 2021 in più rispetto alla scorsa primavera, qualora i tassi restassero sui valori attesi dai mercati) che sottrae risorse per la crescita (ancora la Banca d'Italia stima che un aumento dei rendimenti dei titoli di Stato italiani a lungo termine di 100 punti base determinerebbe una riduzione del prodotto pari a 0,1 punti percentuali dopo un anno e a 0,7 dopo tre) e fa registrare nel 2019 l'aumento complessivo fino al 132,6 per cento del debito in rapporto al PIL, un livello ottimistico, anche perché incorpora irrealistici proventi da privatizzazioni pari all'1 per cento del PIL e, tuttavia, il più alto mai raggiunto in Italia dal 1924;
    al contrario, l'ingente stock di debito, che impone di emettere titoli di Stato per oltre 400 miliardi di euro all'anno ed espone la nostra economia agli shock esterni, richiede necessariamente una gestione attenta dei conti pubblici – anche alla luce della revisione dell'obiettivo di medio termine per l'Italia proprio a causa del peggioramento delle analisi legate alla sostenibilità del quadro di finanza pubblica – per preservare la fiducia dei mercati che quel debito sono chiamati a finanziare;
    crescita anemica, peggioramento del deficit, incremento degli oneri sui titoli di Stato, debito su livelli più che critici concorrono ad innalzare in modo preoccupante il livello di vulnerabilità del Paese, circolo vizioso da cui ci eravamo faticosamente ma caparbiamente allontanati negli ultimi anni e rispetto al quale il Documento mette in mostra l'assenza di qualunque visione di politica economica, resa evidente anche dal rinvio di ogni decisione in merito al previsto aumento dell'IVA e delle accise, che viene pertanto scontato anche nel quadro programmatico, che determinerà l'innalzamento dell'aliquota agevolata dal 10 al 13 per cento e di quella ordinaria dal 22 al 25,2 per cento nel 2020;
    l'UPB ha stimato che, qualora si volessero neutralizzare le clausole di incremento dell'IVA e delle accise, finanziare le spese a politiche invariate e gli annunciati maggiori investimenti e mantenere gli obiettivi fissati nel DEF, dovrebbero essere individuate misure per circa 25 miliardi nel 2020, che salirebbero a circa 36 miliardi nel 2021 per raggiungere circa 45 miliardi a fine periodo;
    al di là degli annunci di onerosissime misure a soli fini elettorali come la flat tax, dal programmato aumento dell'avanzo primario di 3 decimi di punto nel 2020 sembra emergere, invece, l'intenzione di procedere a una manovra restrittiva;
   constatato che:
    per tornare su un sentiero di crescita sostenuta in un quadro di programmazione credibile, occorre dare avvio a una diversa politica economica e sociale, che sia in grado di restituire fiducia ai cittadini e alle imprese affinché aumentino la propensione al consumo e agli investimenti, agli investitori con l'obiettivo di ridurre i tassi di rendimento sui titoli di Stato, al sistema finanziario al fine di migliorare le condizioni di accesso al credito;
    in tale rinnovato contesto di politica economica, appare prioritario affrontare e risolvere la natura dei problemi strutturali del Paese a partire dalla ormai perdurante stagnazione della produttività, dall'eccessivo peso del debito pubblico sulle amministrazioni pubbliche, sui cittadini e sulle imprese e dal modello di sviluppo che risulta essere ormai insostenibile sia dal punto di vista ambientale sia sociale come evidenziato dai dati del BES, dall'OECD Better life index e dal Rapporto Asvis su Agenda 2030;
    gli investimenti in infrastrutture e opere pubbliche rappresentano un volano di primaria importanza per lo sviluppo economico di un Paese. Le risorse impiegate per tali finalità, anche per le piccole opere, sono in grado di generare un moltiplicatore elevato di crescita, di creare occupazione e benessere per le comunità che beneficiano della realizzazione degli interventi. Lo sblocco delle grandi opere – a partire dalla TAV, dal Terzo valico e dalla Pedemontana – e l'effettivo utilizzo delle risorse già stanziate, oltre a mettere a disposizione di cittadini ed imprese infrastrutture moderne, garantirebbe maggiore interconnessione con la rete delle infrastrutture europee e il rilancio delle imprese operanti nel settore e l'occupazione;
    colmare il divario tra Nord e Sud e garantire uguali opportunità nelle diverse aree del Paese è la condizione indispensabile per una ripresa duratura dello sviluppo non solo del Mezzogiorno ma per l'intero Paese. In tale contesto occorre invertire le scelte finora adottate dall'esecutivo che rischiano di ampliare il divario in ragione dell'arresto della crescita economica in atto e dei tagli di risorse introdotti nella legge di bilancio per il 2019, e predisporre incentivi, politiche industriali e politiche del lavoro calibrate per creare imprese e nuova occupazione, arrestando l'emigrazione dei giovani e favorire il reinserimento in quei territori di chi oggi non lavora,

impegna il Governo

   ad eliminare dallo scenario programmatico gli aumenti delle imposte indirette, che avrebbero effetti distributivi regressivi nonché depressivi sui consumi e sull'attività economica, evitando di ricorrere interamente a maggior deficit per realizzare tale obiettivo e riportando il rapporto debito/PIL su un sentiero credibile di progressiva riduzione, condizione necessaria per determinare una stabile compressione degli oneri sui titoli di Stato e proteggere l'economia da possibili shock sistemici; al fine di ridurre il costo del lavoro, rilanciare la competitività e incrementare l'occupazione stabile, a realizzare una riduzione permanente del cuneo fiscale e contributivo nella misura sufficiente ad azzerare nell'arco dei prossimi cinque anni il differenziale di 12 punti con la media OCSE, destinando metà del vantaggio alla riduzione del costo aziendale e metà all'incremento del reddito disponibile dei lavoratori; a rafforzare ed intensificare gli interventi mirati al contrasto dell'evasione e all'elusione fiscale, evitando ogni forma di nuovi condoni, e le misure di revisione della spesa pubblica;
   ad avviare l'attuazione della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, coerentemente con gli obiettivi dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, intensificando gli interventi finalizzati a ridurre le emissioni di gas a effetto serra, con particolare riferimento alla promozione dell'efficienza energetica e delle energie rinnovabili, sostenere la rigenerazione urbana e la riqualificazione energetica e sismica energetica degli edifici (potenziando e stabilizzando gli incentivi fiscali), accelerare gli investimenti degli enti territoriali per il contrasto del dissesto idrogeologico e l'adattamento al cambiamento climatico, approvando a tal fine la legge contro il consumo di suolo, ridurre progressivamente i sussidi ambientalmente dannosi, promuovere la mobilità sostenibile, annullando il taglio di 300 milioni al trasporto pubblico locale previsto dalla legge di bilancio 2019 e confermato dal DEF, favorire lo sviluppo della green economy e la transizione verso un'economia circolare, anche introducendo forme di fiscalità agevolata;
   a garantire il rapido riavvio dei cantieri e il completamento delle grandi opere infrastrutturali, in gran parte bloccate per effetto della controversia relativa all'analisi costi/benefici o per mancati finanziamenti dei lotti, al fine di dotare il Paese di un sistema di infrastrutture moderno, connesso e integrato con il resto dell'Europa, e di incidere positivamente nei prossimi anni sul rilancio delle imprese operanti nel settore, sulla crescita dei posti di lavoro e sul tasso di sviluppo del nostro Paese; a garantire la stabilità della programmazione pluriennale delle risorse e delle procedure, riducendo i «tempi di attraversamento» e il contenzioso amministrativo; a rilanciare il piano Impresa 4.0 ripristinando integralmente, incrementando e rendendo permanenti gli incentivi fiscali agli investimenti privati; a rilanciare gli investimenti pubblici nelle aree del Mezzogiorno, garantendo l'applicazione rigorosa della clausola del 34 per cento per gli stanziamenti in conto capitale ordinario; ad intensificare nel Mezzogiorno le principali misure di politica industriale, in particolare quelle di Impresa 4.0, a dare concreta attuazione alle Zone economiche speciali, a rifinanziare e prorogare il credito d'imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno; al fine di aggredire alla radice i nodi che bloccano la produttività del nostro sistema economico e tornare a tassi di crescita sostenuti, duraturi e inclusivi, a rafforzare l'intera base produttiva nazionale eliminando ogni ostacolo agli investimenti e promuovendo politiche strutturali di valorizzazione e attrazione del capitale umano, materiale, immateriale e infrastrutturale, sostenendo il meccanismo di produzione e diffusione dell'innovazione;
   a garantire un sistema di welfare efficace ed efficiente, al fine di rafforzare la rete di protezione sociale e ridurre le disuguaglianze e la povertà; a riordinare e migliorare gli strumenti di sostegno alle famiglie con figli e non autosufficienti a carico, introducendo un assegno familiare universale e una dote per l'acquisto di servizi; a incrementare la dotazione del Fondo Sanitario Nazionale per garantire l'attuazione dei LEA, i rinnovi contrattuali, le borse di studio per gli specialisti e gli investimenti in edilizia sanitaria e in tecnologie; a incrementare progressivamente gli stanziamenti per la scuola, l'università e la ricerca, portando almeno al 4 per cento del PIL nell'arco dei prossimi cinque anni la spesa pubblica per istruzione, per potenziare il tempo pieno, sostenere l'innovazione digitale e la formazione dei docenti, rafforzare ulteriormente il sistema integrato di educazione e istruzione 0-6 anni e le misure di sostegno alle giovani generazioni.
(6-00074) «Marattin, Padoan, Boccia, Boschi, De Micheli, Madia, Melilli, Navarra».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

protezione dell'ambiente

prodotto interno lordo

creazione di posti di lavoro