ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00068

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 148 del 25/03/2019
Abbinamenti
Atto 6/00066 abbinato in data 26/03/2019
Atto 6/00067 abbinato in data 26/03/2019
Atto 6/00069 abbinato in data 26/03/2019
Firmatari
Primo firmatario: ROSSELLO CRISTINA
Gruppo: FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 25/03/2019
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BATTILOCCHIO ALESSANDRO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 25/03/2019
MARROCCO PATRIZIA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 25/03/2019
PETTARIN GUIDO GERMANO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 25/03/2019
RUGGIERI ANDREA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 25/03/2019
SAVINO ELVIRA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 25/03/2019
SIBILIA COSIMO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 25/03/2019
VIETINA SIMONA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 25/03/2019


Stato iter:
26/03/2019
Partecipanti allo svolgimento/discussione
DICHIARAZIONE VOTO 26/03/2019
Resoconto LORENZIN BEATRICE MISTO-CIVICA POPOLARE-AP-PSI-AREA CIVICA
Resoconto OCCHIONERO GIUSEPPINA LIBERI E UGUALI
Resoconto DELMASTRO DELLE VEDOVE ANDREA FRATELLI D'ITALIA
Resoconto ROSSELLO CRISTINA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto BERLINGHIERI MARINA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto GIGLIO VIGNA ALESSANDRO LEGA - SALVINI PREMIER
Resoconto BATTELLI SERGIO MOVIMENTO 5 STELLE
 
PARERE GOVERNO 26/03/2019
Resoconto BARRA CARACCIOLO LUCIANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 26/03/2019

DISCUSSIONE IL 26/03/2019

NON ACCOLTO IL 26/03/2019

PARERE GOVERNO IL 26/03/2019

RESPINTO IL 26/03/2019

CONCLUSO IL 26/03/2019

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00068
presentato da
ROSSELLO Cristina
testo presentato
Lunedì 25 marzo 2019
modificato
Martedì 26 marzo 2019, seduta n. 149

   La Camera,
   esaminati congiuntamente la Relazione Programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2019 (Doc. LXXXVI, n. 2), il Programma di lavoro della Commissione europea per il 2019 – « Mantenere le promesse e prepararsi al futuro» (COM(2018)800 final) e relativi allegati, il Programma dei 18 mesi del Consiglio dell'Unione europea per il periodo 1o gennaio 2019 – 30 giugno 2020;
   preso atto dei documenti acquisiti nel corso dell'istruttoria svolta presso la XIV Commissione Politiche dell'Unione europea e dei pareri espressi dalle commissioni in sede consultiva;
   premesso che:
    il Programma di 18 mesi del Consiglio per il periodo 1o gennaio 2019-30 giugno 2020, copre un arco di tempo in cui la Presidenza del Consiglio dell'UE è esercitata a turno dal Trio delle presidenze rumena, finlandese e croata; il sistema del Trio delle Presidenze del Consiglio dell'Ue, introdotto dal Trattato di Lisbona nel 2009, ha l'obiettivo di dare maggiore continuità e coerenza ai lavori;
    il Programma della Presidenza del Consiglio dell'UE della Romania per il periodo 1o gennaio-30 giugno 2019, indica i seguenti quattro pilastri: l'Europa della Convergenza, per assicurare coesione, uno sviluppo sostenibile ed equo per tutti i cittadini e Stati membri; un'Europa più sicura, per affrontare le nuove sfide sulla sicurezza con strumenti comuni; l'Europa, quale attore globale più forte nel contesto internazionale; l'Europa dei valori comuni, per promuovere solidarietà e coesione, contro le discriminazioni, incoraggiare le pari opportunità e il coinvolgimento dei cittadini;
    il Programma di lavoro della Commissione europea, riferendosi a un periodo di fine mandato della presidenza Junker, in vista delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, contiene un numero limitato di nuove iniziative, concentrandosi sulle poche proposte pendenti e su quelle di attuazione delle dieci priorità che il Presidente Junker si era impegnato a realizzare al momento della sua investitura. Tale programma rappresenta una tappa in vista del vertice di Sibiu sul futuro dell'Unione a 27, che avrà luogo il 9 maggio 2019, un'importante occasione per definire l'agenda strategica per l'UE per i cinque anni successivi;
    la Relazione programmatica del Governo sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per il 2019, presentata il 24 dicembre 208, è prevista dall'articolo 13 della legge 234 del 2012, laddove dispone che il Governo presenti al Parlamento due relazioni annuali sulla partecipazione dell'Italia all'UE, una programmatica e una consuntiva;
    la relazione programmatica, oggetto di esame, è strutturata in cinque parti tematiche ed indica gli orientamenti e le priorità che il Governo intende perseguire nell'anno successivo con riguardo al processo di integrazione europea, ai profili istituzionali e a ciascuna politica dell'UE, in merito agli specifici progetti di atti inseriti nel programma di lavoro della Commissione europea, dando conto della strategia di formazione e comunicazione dell'esecutivo sulla partecipazione italiana alle attività dell'UE;
    l'esame congiunto dei suddetti documenti rappresenta un'importante occasione per valutare in modo sistematico l'adeguatezza e l'efficacia delle politiche dell'Unione, permettendo alle Camere di svolgere appieno le prerogative parlamentari, per quanto attiene alle funzioni di indirizzo in merito alla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, con particolare riguardo ai negoziati prioritari per il paese;
    tali relazioni programmatiche si inseriscono in un contesto economico che presenta elementi di preoccupazione e criticità sia a livello europeo che a livello globale;
    la crescita in tutto il continente sta rallentando, con una contrazione dell'economia e dei commerci internazionali che produce scarsa domanda interna e un calo sul fronte degli investimenti, rendendo l'Europa meno competitiva rispetto ai grandi attori mondiali come Usa, Cina e Russia; alla congiuntura non favorevole contribuisce anche l'incertezza sul processo ancora incompiuto della Brexit, con la deriva euroscettica, i nascenti protezionismi, insieme agli effetti delle perduranti tensioni sui dazi tra Stati Uniti e Cina;
    secondo le previsioni economiche intermedie di inverno della Commissione europea, presentate il 7 febbraio, nel 2019 l'economia europea dovrebbe crescere, ma con un tasso inferiore rispetto a quelli degli ultimi anni; il PIL dell'UE e dell'eurozona, cresciuto dell'1,9 per cento nel 2018 (in calo rispetto al 2,4 per cento del 2017) dovrebbe crescere più moderatamente: 1,5 per cento nel 2019 e 1,7 per cento nel 2020 nell'UE e 1,3 per cento nel 2019 e 1,6 per cento nel 2020 nell'eurozona, mentre l'Italia conferma il tasso di crescita più basso tra gli Stati membri;
    il recente Country Report del 27 febbraio 2019 della Commissione europea conferma le valutazioni negative sulla situazione dell'Italia, quale osservato speciale a causa degli squilibri macroeconomici eccessivi, per l'alto debito pubblico, i conti pubblici deteriorati e i passi indietro sulle riforme strutturali; mentre la Commissione prevede per il 2020 una leggera ripresa per il continente europeo nel suo complesso, il nostro Paese non solo è quello che cresce meno, ma è quello che arretra verso la recessione, classificandosi agli ultimi posti dei paesi membri, con un misero 0,2 per cento del Pil per il 2019 e uno 0,8 per cento per il 2020 (contro l'1,2 per cento per il 2019 e l'1,3 per cento per il 2020 delle previsioni di ottobre 2018);
    previsioni pessimistiche arrivano anche dalla Banca d'Italia e dal FMI, secondo cui l'Eurozona può rappresentare un ulteriore fattore di freno alla crescita internazionale nel 2019; il World economic outlook si sofferma sui rischi derivanti principalmente da Germania e Italia: la Germania per il rallentamento della produzione industriale e dell'export per il settore auto, l'Italia per il potenziale rischio finanziario sistemico per gli effetti dell'aumento dei tassi sui titoli di Stato sul sistema bancario e sul debito pubblico;
    servono, dunque, interventi capaci di invertire il trend negativo e indurre a una maggiore crescita, mediante investimenti per sostenere l'aumento della produttività, ricerca e innovazione in tutta l'Unione, con strumenti mirati per aumentare, i livelli occupazionali, in particolare in favore dell'occupazione per i giovani;
    gli strumenti predisposti dalla Commissione UE in tema di investimenti, concentrati nel Piano Juncker, hanno rappresentato un primo passo, e tuttavia non sufficiente per affrontare le sfide globali; tale Piano, attraverso lo strumento finanziario del Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici (EFSI) in collaborazione con la Banca Europea per gli Investimenti (BEI), mirava a mobilitare investimenti infrastrutturali per 315 miliardi di euro per il triennio 2015-2018; il programma è stato esteso al 2020, con l'obiettivo di mobilitare fino a 500 miliardi di euro; tuttavia, si è resa necessaria la previsione di un'ulteriore iniziativa, nell'ambito del bilancio pluriennale UE 2021-2027, il programma InvestEu che, con garanzie da bilancio UE per 49,5 miliardi, mira a mobilitare 650 miliardi di euro in investimenti;
    in tale contesto, per le ricadute sul versante della crescita e dello sviluppo, rileva il negoziato in corso sul prossimo Quadro Finanziario Pluriennale-QFP 2020-2027, le cui trattative sull'ammontare complessivo delle risorse e sui punti più rilevanti (c.d. negoziato «orizzontale») partono da una bozza articolata della precedente presidenza austriaca; l'attuale presidenza romena si propone di presentare, nel corso del suo semestre di presidenza, al Consiglio UE di giugno una bozza «semplificata», il cui intento non sta trovando, comprensibilmente, il favore di molti Stati membri;
    la proposta di regolamento sul QFP (COM(2018)322) segue una procedura legislativa speciale, stabilita dall'articolo 312 TFUE: il Consiglio delibera all'unanimità previa approvazione del Parlamento europeo che, deliberando a maggioranza assoluta, può approvare o respingere la posizione del Consiglio, ma non può emendarla. Tuttavia, il Consiglio europeo può adottare all'unanimità una decisione che consente al Consiglio di deliberare a maggioranza qualificata;
    la proposta di regolamento sul QFP 2020-2027, stabilisce l'ammontare complessivo di risorse pari a un volume complessivo di 1.279 miliardi di euro, ossia l'1,11 per cento del PIL dei 27; per quanto concerne le poste di bilancio più importanti, prevede significative decurtazioni per la PAC (da 276 a 235 miliardi), con tagli lineari e stabiliti in modo arbitrario dalla Commissione per quanto riguarda i pagamenti diretti allo sviluppo rurale. Per l'Italia la proposta assegna circa 32 miliardi (con una riduzione del 17 per cento) anche se la penalizzazione maggiore riguarda il sistema di calcolo, che avviene sulla base del processo di «convergenza esterna» (secondo una progressiva uniformazione dei contributi unitari per ettaro in tutti gli Stati membri);
    diversamente, per altri capitoli di spesa, il QFP individua positivamente «nuove priorità», per le quali si incrementano le risorse, in favore di beni pubblici europei, quali ricerca e innovazione, occupazione e mobilità giovanile, sicurezza, gestione migrazione, difesa, per un'Europa più intelligente e più verde;
    dal lato delle entrate, il nuovo QFP innova con l'introduzione di tre nuove risorse proprie, che dovrebbero coprire il 12 per cento delle entrate: con quota parte della futura imposta sui redditi delle imprese, con il 20 per cento dei ricavi della vendita all'asta delle quote di emissione ETS, con una tassa sugli scarti plastica non riciclata; a ciò si accompagnerebbe l'abolizione dei rebates di cui attualmente beneficiano Austria, Germania, Paesi Bassi e Svezia. Tuttavia, il negoziato in corso sulle nuove risorse Ue non ha trovato solide maggioranze da parte degli stati membri;
    la disciplina puntuale sulle modalità con cui Stati membri, imprese e cittadini possono accedere ai Fondi è contenuta, invece, in appositi regolamenti settoriali, presentati dalla Commissione europea tra il 29 maggio e il 12 giugno 2018 e che saranno negoziati contestualmente alle proposte relative al QFP;
    per quanto riguarda le politiche di coesione, il nuovo QFP, contempla una riduzione delle dotazioni da 370 a circa 330 miliardi. L'Italia riceverà 2,4 miliardi in più rispetto alla programmazione attuale (2014-2020), confermandosi come secondo maggiore beneficiario da 36,2 a 38,6 miliardi. Tuttavia, va osservato che alcuni fattori penalizzeranno comunque l'Italia, tra cui il metodo di ripartizione che assesta le risorse da destinare alle diverse regioni in base all'indicatore di prosperità relativa in base al Pil nazionale, la ridefinizione della categoria delle regioni «in transizione», che ne amplia il novero a quasi tutte le regioni francesi e della Germania orientale, insieme al rafforzamento della concentrazione tematica che impone agli Stati di incentrare i progetti sui soli due obiettivi strategici (Europa più intelligente e Europa più verde), mentre le nostre regioni, in particolare quelle del Sud, in convergenza, avrebbero necessità di intervenire maggiormente sul sociale e in materia di connettività, in attuazione di programmi quali quelli per «un'Europa più sociale» e per «un'Europa più connessa»;
    per quanto concerne i Fondi strutturali europei, non può essere taciuto il rischio di una loro sottoutilizzazione, anche a causa di scarse competenze tecniche; l'obiettivo della programmazione prevede che, secondo la «regola N+3», se entro tre anni dall'impegno di spesa non si riuscirà a utilizzare i fondi scatterà la tagliola del disimpegno automatico. Per quanto attiene alla programmazione 2014-2020, le risorse assegnate all'Italia ammontano a 42,7 miliardi, cui aggiungere i 30,9 miliardi di co-finanziamento nazionale, prefigurando 73,6 miliardi. Ma, ad oggi, il nostro Paese ha speso solo il 4 per cento di tali risorse;
    l'Italia è membro contributore netto, secondo gli ultimi dati della relazione della Corte dei conti, fra il 2011 e il 2017, ha accumulato 36,1 miliardi di saldi negativi; tra le cause dello sbilancio negativo, fra il dare e avere, in cui l'Italia figura quarta – dopo Germania, Regno Unito e Francia – la Corte dei Conti, nella relazione 2018 (depositata il 9 gennaio 2019), segnala che: «la dinamica degli accrediti dipende, oltre che dalla preassegnazione dei fondi a ciascun Paese nell'ambito della gestione concorrente, anche dalla capacità progettuale e gestionale degli operatori...».;
    sarebbe auspicabile anche un cambiamento delle regole europee, volto a una maggiore semplificazione e che ribalti la logica solo «punitiva», per far posto a un approccio costruttivo nell'utilizzo dei fondi strutturali; occorre superare il paradosso secondo cui più uno Stato è in difficoltà e più i meccanismi comunitari risultano penalizzanti; se uno Stato rimane indietro rispetto agli altri, anziché sanzionare meramente la mancata presentazione di progetti adeguati con la perdita di risorse, la Commissione dovrebbe prevedere anche meccanismi di affiancamento e supporto per aiutare i singoli Paese a varare progetti adeguati;
    rilevanti anche le risorse per gli investimenti, nell'ambito di applicazione del Regolamento per i fondi strutturali di investimento europei, i Fesr, riguardanti interventi sul territorio italiano dall'impatto significativo sulla vita dei cittadini (dalla banda larga alle strade); tra questi interventi il 10 per cento dei 13 miliardi di euro e che spettano al nostro Paese sono destinati alle grandi città e il 5 per cento a piccoli comuni ed aree interne; ai fini della valutazione della Strategia nazionale aree interne (Snai), andrebbero individuate le aree destinatarie dei fondi europei in base alle reali necessità, affinché anche la sussidiarietà rispetti le effettive condizioni economiche dei territori che accedono ai finanziamenti (come richiesto dal Gruppo di Forza Italia nell'ambito dell'audizione della delegazione italiana del comitato delle regioni europeo affinché anche il Parlamento si pronunci in tale direzione);
    per quanto riguarda l'azione esterna della Ue e il ruolo dell'Italia:
     in un contesto globale dove i rapporti tra gli Usa da un lato e la Russia e la Cina dall'altro stanno rapidamente evolvendo in un crescendo di conflittualità, è difficile immaginare che l'Italia, isolata nel contesto europeo, possa esercitare un ruolo determinante anche al fine di tutelare i nostri interessi strategici;
     la guerra dei dazi rischia di danneggiare l'Europa, la quale non può divenire anch'essa bersaglio della lotta alla sovraccapacità produttiva con dumping commerciale;
     l'Italia deve sostenere gli interessi strategici della Ue in ambito commerciale, economico e finanziario, sviluppando, al contempo, una più forte e coesa politica estera e di difesa in ambito Nato, lavorando affinché l'Alleanza atlantica rafforzi la sua attenzione operativa anche a sud e non solo a est del continente;
     il nostro Paese deve impegnarsi per divenire attore principale delle politiche europee nel Mediterraneo, su tutti i temi di interesse strategico, dal campo energetico, a quello infrastrutturale ed economico a quello del controllo dei flussi migratori, tessendo, a tal fine, alleanze con i Paesi del Sud Europa, affinché gli assetti futuri della Ue non siano improntati a un'ottica dei soli paesi del Nord Europa – spesso non coincidenti con quelli strategici del nostro Paese;
     è necessario che l'Italia torni a riconsiderare l'Unione come il più grande investimento culturale, politico ed economico possibile; un consesso sovranazionale che l'Italia ha contribuito a costruire, quale membro fondatore dell'UE, promuovendo e condividendo il processo di integrazione, trasformando l'Europa da continente di guerra a continente di pace, con la riconciliazione fra popoli divisi da secoli di conflitti, impegnati a sviluppare la democrazia e la difesa dei diritti fondamentali;
     occorre, dunque, con un lavoro costante e competente nelle sedi europee, riacquistare la tradizionale funzione dell'Italia quale paese-guida, soprattutto sui dossier determinanti per la sopravvivenza stessa dell'Unione;
     eppure, di fronte alle grandi sfide, il nostro Paese sta perdendo credibilità a livello europeo, rischiamo di non contare nulla nel contesto globale, anche per le reiterate assenze o per le posizioni talvolta maldestre o contraddittorie sulla politica estera; rischiamo di perdere la storica influenza sul Mediterraneo, dalla Libia, all'operazione navale Sophia, fino alle contraddittorie prese di posizione su importanti scelte di politica estera, come sul Venezuela di Maduro, o sui rapporti commerciali con la Cina, con la sottoscrizione di accordi impegnativi, nell'ambito del Memorandum sulla nuova via della Seta, laddove abbiamo rischiato di compromettere la tradizionale vocazione europea e transatlantica dell'Italia; per poi, in seguito anche per le preoccupazioni avanzate da parte di molti gruppi parlamentari, dover ridimensionare le intese per ricondurle, quantomeno, nell'ambito di una cornice Ue, nel rispetto di adeguati standard e di misure antidumping europee;
     da rilevare che non più di un anno fa 27 ambasciatori Ue a Pechino, compreso quello italiano, avevano avvertito sui rischi di un'apertura economica diseguale con il colosso cinese; coerentemente a tale approccio, volto a un maggiore controllo delle acquisizioni strategiche, il Parlamento europeo si è espresso a maggioranza in favore di un nuovo meccanismo per monitorare gli investimenti stranieri. In tale occasione, con palese contraddizione rispetto agli indirizzi già consolidati, i rappresentanti dell'attuale maggioranza che siedono al Parlamento europeo, lo scorso 14 febbraio 2019, si sono colpevolmente astenuti sullo schema di provvedimento (COM(2017) 487 final) in tema di screening degli investimenti diretti esteri (IDE) nell'Unione – una sorta di golden power comunitario, di cui peraltro l'Italia si era fatta promotrice assieme a Francia e Germania;
     purtroppo non è esente da conseguenze anche l'assenza di un Ministro italiano per le politiche europee, con l'attribuzione di adeguate deleghe, e ancora non sostituito; una presenza indispensabile ai tavoli negoziali in considerazione delle rilevanti trattative in corso, a partire da quello sul nuovo QFP 2021-2027, fino ai dossier aperti sul rilancio della politica industriale Ue, al fine di scongiurare il riaffermarsi dell'egemonia dell'asse franco-tedesco, con effetti dannosi per gli interessi del nostro Paese e per il futuro dell'intera Europa. Occorre, dunque, uscire da un isolamento in ambito europeo, che rischia di escludere l'Italia dalla partita sulle prossime nomine dei vertici comunitari;
     per riguadagnare un ruolo decisivo e coerente con il peso di paese fondatore occorre impegnarsi per costruire un'Europa del futuro capace di assicurare pace, prosperità e benessere per tutti i suoi popoli; impegnarsi per un'Europa che riaffermi il suo ruolo di attore globale, in quanto culla di democrazia, nei suoi principi fondanti, pensiero, arte e cultura, che tutela la libertà e la dignità della persona;
     occorre prefigurare un'Europa più democratica, più vicina ai propri cittadini, che sappia dare risposte alle grandi sfide, a partire da quelle dell'immigrazione, della disoccupazione, della sicurezza, della rivoluzione tecnologica e dei cambiamenti climatici; occorre rafforzare il modello di economia sociale di mercato, che protegga le fasce più deboli e vulnerabili colpite dalla globalizzazione, e che dia maggiori opportunità ai giovani, affinché possano continuare a guardare all'Europa come a uno spazio per progettare il futuro; occorre superare i deficit di democrazia e l'eccesso di burocrazia delle istituzioni europee, per avvicinarle maggiormente ai cittadini,

impegna il Governo:

   a) per quanto riguarda il futuro dell'Unione, il funzionamento e l'architettura istituzionale della Ue, a sostenere le riforme atte a rendere l'Europa più solidale e più attenta alle esigenze dei singoli stati membri, anche nell'ambito di una revisione dei Trattati, tra cui rileva quella volta ad attribuire la piena potestà di iniziativa legislativa al Parlamento europeo, in quanto unica istituzione Ue eletta direttamente eletta dai cittadini, affinché abbia gli stessi poteri delle altre Assemblee elettive, diventando autorità di bilancio su un reale piano di parità con il Consiglio, con pieni poteri non solo sulle scelte di spesa ma anche su quelle di entrata; una riforma necessaria proposta dal gruppo Forza Italia e accolta in sede di parere in XIV, sulla comunicazione della Commissione europea del 23 ottobre 2018 sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e proporzionalità: rafforzare il ruolo nel processo di definizione delle politiche dell'UE (COM(2018)703);
   b) a porre al centro dell'Agenda europea la materia della fiscalità, dell'unione doganale e dell'approfondimento dell'Unione economica e monetaria, al fine di salvaguardare la stabilità dell'euro, e in favore di una riforma della BCE sul modello della Federal Reserve americana, che indirizzi le sue capacità di intervento non solo per far fronte ai fenomeni inflazionistici ma anche a quelli relativi alla crescita e alla disoccupazione; a promuovere il completamento dell'Unione Bancaria, in favore della condivisione e riduzione dei rischi, per una maggiore credibilità di fronte ai mercati finanziari, comprendente sia il sistema europeo di assicurazione dei depositi, sia la creazione di un meccanismo di garanzia comune per il Fondo di risoluzione unico delle crisi bancarie; infine, a completare il mercato unico con una maggiore armonizzazione fiscale, in favore di regole eque ed efficaci per contrastare le evasioni ed elusioni fiscali, e a mettere fine ai privilegi di cui godono taluni paradisi fiscali, anche all'interno della stessa Ue, o di benefici nei livelli di tassazione, come quelli di cui godono alcuni giganti del web;
   c) ad appoggiare le azioni europee volte allo sviluppo sostenibile, con particolare riguardo all'attuazione del pacchetto normativo europeo sull'economia circolare, per una piena operatività dell'accordo di Parigi sui cambiamenti climatici e in favore delle energie pulite, per il completamento del Pacchetto «energia pulita per tutti gli europei», per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra;
   d) a incoraggiare le azioni a livello europeo indirizzate agli investimenti in infrastrutture, in tecnologia, in formazione, ricerca e innovazione, in favore delle industrie creative, per il digitale, per la crescita, maggiori risorse per gli investimenti e il rilancio di una strategia industriale europea; a sostenere la proposta di regolamento che istituisce «Orizzonte Europa», che finanzia importanti stanziamenti per la ricerca e l'innovazione nell'ambito del nuovo QFP 2021-2027;
   e) per quanto riguarda le misure in materia di occupazione, lavoro e welfare, a rafforzare gli interventi per l'occupazione giovanile e in favore delle fasce più deboli, che hanno sofferto maggiormente per gli effetti di delocalizzazioni produttive non regolamentate a livello europeo; a proseguire i negoziati per dare attuazione alla direttiva in materia di equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza (abrogando la direttiva 2010/18/Ue), potenziando le misure di conciliazione tra vita professionale e vita privata, anche mediante il ricorso a modalità di lavoro agile e più attenta alle esigenze delle donne, che sopperiscono ai maggiori carichi familiari, in assenza di servizi a livello sociale e aziendale;
   f) ad appoggiare le proposte europee del Pacchetto mobilità I in materia di trasporto stradale e in settori connessi, nonché a sviluppare in tema di Reti Trans-europee e tutti i progetti in grado di interconnettere i nostri territori con altri paesi membri, alleggerendo il trasporto su gomma inquinante, beneficiando delle sovvenzioni europee per la pianificazione di una rinnovata mobilità, anche nell'ottica di rilanciare la crescita, gli investimenti e l'occupazione;
   g) a proseguire con determinazione la battaglia per tutelare, anche in ambito Ue, l'eccellenza della produzione italiana sui mercati internazionali, difendendo il made-in, le nostre eccellenze, il nostro know-how, i prodotti italiani contro la contraffazione e le pratiche commerciali sleali, i marchi, una corretta etichettatura a tutela dei consumatori; a sostenere un'agricoltura sostenibile e di qualità, scongiurando le penalizzazioni per la PAC, nell'ambito del prossimo QFP 2020-2021, affinché il comparto agricolo e della pesca siano adeguatamente remunerati;
   h) per quanto riguarda i Fondi strutturali europei, ad attivarsi affinché le regole attuali per accedervi siano finalmente semplificate e superando l'eccesso di normazione e di burocrazia dei meccanismi previsti; a dare priorità all'informazione sui fondi Ue disponibili, sulle procedure per attivarli e sulla loro rendicontazione, per rispondere alle richieste legittime di amministratori locali, imprese e cittadini; a rilanciare la proposta del presidente del Parlamento europeo, Tajani, che mira a non disperdere i fondi strutturali Ue, affinché quelli ancora non impegnati, sommati ad altri finanziamenti derivanti dalla Cassa Depositi e Prestiti, dalla Banca Europea degli investimenti e dalle banche private, possano rilanciare una nuova stagione di infrastrutture per il Mezzogiorno e mobilitare nuova occupazione, attivando, altresì allo scopo, progetti di carattere interregionale, per i quali si richiede una quota di co-finanziamento minore rispetto ad altri programmi;
   i) per quanto attiene alle politiche di coesione e i criteri per l'assegnamento dei fondi, nell'ambito del nuovo QFP, a promuovere un approccio meno stringente rispetto a quanto previsto, affinché: 1) si prevedano diversi obiettivi di concentrazione tematica per le diverse categorie di regioni, tenendo conto che quelle in ritardo, meno sviluppate e «in convergenza» hanno esigenze diverse da quelle più sviluppate, necessitando di maggiori interventi coerenti a un'Europa più sociale e a un'Europa più connessa (non contemplati negli OS previsti); 2) siano lasciati margini di maggiore flessibilità agli Stati membri per consentire di impiegare le risorse negli ambiti ove queste risultino maggiormente urgenti e necessarie; sostenere la proposta di introdurre un sotto-massimale per la politica di coesione, atta a garantire che le relative risorse non subiscano tagli nel corso della programmazione e in favore del mantenimento di una Riserva (Union Reserve) da finanziare tramite i margini non allocati negli anni precedenti, contrastando le proposte avanzate durante il negoziato volte all'eliminazione della revisione di medio termine, centrale per garantire che il prossimo QFP possa essere adeguatamente «aggiustato» alla luce dell'evolversi delle circostanze; a rivalutare, altresì, le aree interne, all'interno della relativa strategia nazionale (Snai) per la destinazione dei fondi strutturali di investimento europei (FESR);
   j) per quanto riguarda la gestione delle politiche migratorie, a sostenere il Programma di diciotto mesi che ritiene prioritario il rafforzamento delle frontiere esterne Ue; ad attivarsi, in sinergia con altri paesi membri, per il superamento del Regolamento di Dublino, a partire dalla Riforma votata dal Parlamento europeo nel novembre 2017, volta a superare il principio ormai anacronistico dell'accoglienza del paese di primo approdo, in favore di un sistema comune di asilo europeo, solidale e condiviso, di una strategia europea per contrastare la tratta di esseri umani, bloccare l'immigrazione irregolare fin dai paesi di origine; a intervenire all'origine dei flussi migratori nei paesi di origine, mediante accordi di riammissione e rimpatrio per coloro che non hanno diritto alla protezione internazionale; a rafforzare le partnership Ue con i paesi terzi nelle politiche di cooperazione, sostegno e di sviluppo, con conseguenti opportunità anche per le nostre imprese, con risorse europee adeguate, atte a mobilitare un Piano Marshall per l'Africa, un continente che vedrà una crescita esponenziale nei prossimi anni, a fronte di una decrescita di quello europeo; ad appoggiare la richiesta di fondi adeguati in favore di Frontex e della nuova Guardia costiera e di frontiera Ue, per disporre di più uomini e mezzi per difendere le frontiere esterne dell'Unione;
   k) nell'ambito dei temi della difesa e sicurezza, lotta al terrorismo internazionale, cyber-sicurezza, a potenziare il sistema di scambio di informazioni tra intelligence, per la costruzione di una vera e propria FBI europea; a proseguire nel processo di creazione di una difesa comune europea e nel consolidamento della PESCO (cooperazione strutturata permanente), in complementarietà con la NATO; sviluppando e rafforzando l'industria e un mercato Ue della difesa, indirizzando e rafforzando i progetti per un'industria europea all'interno dei programmi PESCO e non al di fuori di essi, tali da non pregiudicare gli interessi strategici dell'Italia; per gli stessi obiettivi, a favorire l'impiego dei finanziamenti del Fondo europeo per la difesa corrispondenti alle aspettative di sviluppo di una base industriale solida, affinché le capacità della difesa italiana possano trovare spazio per rilanciare e preservare l'autonomia tecnologica e produttiva dell'intera filiera delle imprese italiane nel settore militare;
   l) per quanto riguarda le relazioni estere dell'Unione e la difesa comune, ad appoggiare gli impegni delle tre presidenze sulla politica estera dell'Unione, nell'ambito del programma «l'Unione come attore forte sulla scena mondiale», e promuovere il c.d. «approccio integrato» che combina l'azione nel settore della sicurezza con l'attività di prevenzione dei conflitti, restando ferme e privilegiate le relazioni strategiche con gli Usa per mantenere la nostra tradizionale collocazione europea e transatlantica nello scacchiere internazionale; a proseguire l'impegno in favore dell'allargamento Ue per i Balcani occidentali e l'azione europea nel suo vicinato, a che il rispetto dei parametri e degli standard concordati, improntati sui valori fondanti della democrazia, siano connessi al raggiungimento degli impegni in materia di controllo dell'immigrazione clandestina, al contrasto della criminalità organizzata e del terrorismo internazionale, alimentati dalla presenza dei foreign fighters; a rafforzare gli investimenti, l'aiuto e la cooperazione allo sviluppo con i paesi terzi, in particolare con l'Africa, al fine di contenere le migrazioni verso l'Europa a partire dai paesi di maggiore flusso e transito; a sostenere la strategia europea per relazioni con la Cina, aggiornata il 12 marzo, con documento congiunto della Commissione e dell'Alto rappresentante, che indica le 10 azioni fondamentali per determinare la cooperazione con la Cina, sia in termini di sfide che di opportunità e per salvaguardare un approccio comune europeo; con particolare riguardo all'evoluzione delle reti di nuova generazione del servizio radiomobile terrestre, 5G, a sostenere l'azione europea volta a garantire un'efficace salvaguardia contro le implicazioni in termini di sicurezza delle infrastrutture digitali critiche, definendo in materia un approccio comune europeo, anche impegnandosi a identificare, entro la fine del 2019, i gap nella normativa europea per affrontare con efficacia gli effetti distorsivi sul mercato interno della proprietà statale e dei finanziamenti statali, alle imprese straniere.
(6-00068) «Rossello, Battilocchio, Marrocco, Pettarin, Ruggieri, Elvira Savino, Cosimo Sibilia, Vietina».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

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