ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00066

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 148 del 25/03/2019
Abbinamenti
Atto 6/00067 abbinato in data 26/03/2019
Atto 6/00068 abbinato in data 26/03/2019
Atto 6/00069 abbinato in data 26/03/2019
Firmatari
Primo firmatario: DE LUCA PIERO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 25/03/2019
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BERLINGHIERI MARINA PARTITO DEMOCRATICO 25/03/2019
DELRIO GRAZIANO PARTITO DEMOCRATICO 25/03/2019
GIACHETTI ROBERTO PARTITO DEMOCRATICO 25/03/2019
MAURI MATTEO PARTITO DEMOCRATICO 25/03/2019
RACITI FAUSTO PARTITO DEMOCRATICO 25/03/2019
ROTTA ALESSIA PARTITO DEMOCRATICO 25/03/2019
SENSI FILIPPO PARTITO DEMOCRATICO 25/03/2019


Stato iter:
26/03/2019
Partecipanti allo svolgimento/discussione
DICHIARAZIONE VOTO 26/03/2019
Resoconto LORENZIN BEATRICE MISTO-CIVICA POPOLARE-AP-PSI-AREA CIVICA
Resoconto OCCHIONERO GIUSEPPINA LIBERI E UGUALI
Resoconto DELMASTRO DELLE VEDOVE ANDREA FRATELLI D'ITALIA
Resoconto ROSSELLO CRISTINA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto BERLINGHIERI MARINA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto GIGLIO VIGNA ALESSANDRO LEGA - SALVINI PREMIER
Resoconto BATTELLI SERGIO MOVIMENTO 5 STELLE
 
PARERE GOVERNO 26/03/2019
Resoconto BARRA CARACCIOLO LUCIANO SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 26/03/2019

DISCUSSIONE IL 26/03/2019

NON ACCOLTO IL 26/03/2019

PARERE GOVERNO IL 26/03/2019

RESPINTO IL 26/03/2019

CONCLUSO IL 26/03/2019

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00066
presentato da
DE LUCA Piero
testo presentato
Lunedì 25 marzo 2019
modificato
Martedì 26 marzo 2019, seduta n. 149

   La Camera,
   premesso che:
    la Relazione programmatica sulla partecipazione italiana all'Unione europea nel 2019 costituisce elemento decisivo non solo sul fronte della politica europea ma anche in termini di politica interna connesse alla prima;
    il nesso tra aspetti europei e dimensione interna è cruciale in questo momento, data l'imminenza delle elezioni del 26 maggio 2019, le quali, verosimilmente, modificheranno gli assetti delle istituzioni europee;
    il ruolo del nostro governo in Europa, al di là delle dichiarazioni formali, ha subito un progressivo isolamento: l'aspro confronto sulla legge di bilancio, lo scontro sul tema dei migranti portato avanti dal Ministro dell'interno Salvini, iniziato la scorsa estate, le posizioni espresse sul Venezuela, in dissenso con la maggioranza dei paesi europei, il duro contrasto con la Francia che ha portato il governo di Parigi a richiamare il proprio ambasciatore a causa delle dichiarazioni del ministro Di Maio in occasione dell'incontro con la rappresentanza dei Gilets gialli, sono solo alcuni degli esempi del graduale allontanamento del Governo in carica dal classico tracciato europeo del nostro Paese;
    anche l'accoglienza riservata al nostro Presidente del Consiglio in occasione del suo intervento nell'aula del Parlamento europeo di Strasburgo, il 12 febbraio scorso, con il duro intervento del Presidente del gruppo ALDE, il liberale Verhofstadt, al quale si sono uniti, in un coro di critiche, i presidenti dei gruppi S&D, Verdi e Popolari, la dice lunga sullo stato delle relazioni del nostro Governo a livello europeo;
    è ormai chiara la collocazione sempre più marcata dell'esecutivo giallo-verde a fianco dei paesi del cosiddetto gruppo di Visegrad, formato dai governi che si collocano – nell'Unione europea – all'estrema destra, come le continue e recenti visite del Ministro dell'interno Salvini, testimoniano;
    a peggiorare la situazione le recenti «dimissioni» del Ministro Savona, e l'interim assunto del Presidente del Consiglio, confermano l'assoluta assenza di prospettiva e di un'attenzione adeguata al futuro del ruolo del nostro Paese all'interno dell'Unione europea;
    la fase di recessione economica, confermata dalle principali istituzioni internazionali, è del tutto omessa nella Relazione, la quale – complessivamente – sembra redatta tenendo conto di un contesto che non ha nulla a che vedere con la realtà. Il nostro Paese si trova ad affrontare un clima di crescente instabilità, i cui riflessi sono evidenziati dall'andamento del PIL, diminuito dello 0,2 per cento nel terzo trimestre e dello 0,1 per cento nel quarto trimestre del 2018, dal peggioramento dei principali indicatori di finanza pubblica, a partire dal debito pubblico che è tornato a crescere superando nuovamente la soglia del 132 per cento, nonché dall'andamento dello spread, stabilmente al di sopra dei 250 punti base, e della spesa per interessi sui titoli del debito pubblico;
    forte preoccupazione destano, poi, i dati sulla produzione industriale e sul fatturato, che nel 2018 ha registrato un forte e inatteso decremento rispetto all'anno precedente. Ad aggravare il quadro, si aggiungono le forti tensioni che hanno caratterizzato in questi mesi i rapporti tra l'Esecutivo in carica e le istituzioni europee. Da molti osservatori, l'Italia è vista attualmente come l'anello debole dell'area Euro;
    riguardo al futuro dell'Europa e alle elezioni imminenti del prossimo maggio, il 6 marzo scorso a Bruxelles si è riunita la terza edizione di Weuco, Women's European Council, che ha registrato la partecipazione di deputate del Parlamento europeo, rappresentanti della presidenza del Consiglio europeo, parlamentari provenienti da diversi Parlamenti dell'Unione;
    in tale occasione sono stati esaminati i punti all'ordine del giorno del Consiglio europeo del 21 marzo scorso, e in generale, gli elementi rilevanti sul futuro degli assetti delle diverse istituzioni dell'Unione europea, e sono state formulate proposte, tenuto conto che le donne sono ancora sotto-rappresentate in ambito europeo, sia nelle istituzioni che nel mercato del lavoro. Le elezioni del prossimo maggio costituiscono un'opportunità per rilanciare il progetto europeo, per far sì che le cittadine ed i cittadini se ne riapproprino partecipandovi attivamente. In questo senso appare fondamentale che i partiti politici assicurino un'adeguata rappresentanza di genere nella formazione delle liste elettorali;
    nei prossimi mesi deve essere posta al centro delle politiche europee la necessità di una riforma del mercato del lavoro in grado di colmare il divario non solo in termini di occupazione delle donne, ma anche di divario salariale. L'investimento nel capitale umano è essenziale per migliorare la qualità e la quantità dell'occupazione femminile. A partire dalla scuola dell'obbligo e durante tutta la vita professionale, è necessario offrire un sistema di formazione volto a migliorare e aggiornare la qualificazione professionale delle donne e ad accompagnare la transizione in un mondo che cambia. L'alfabetizzazione finanziaria e la formazione nelle materie STEM è fondamentale a tale scopo;
    nella Relazione vengono sviluppati gli orientamenti e priorità del Governo per il 2019; la presente risoluzione si limiterà a trattare solo alcuni dei temi contenuti nel documento oggetto dell'esame delle Camere. Tra essi, nella Parte prima, sono definite le tematiche legate allo «Sviluppo del processo di integrazione europea e questioni istituzionali»; si prosegue poi con l'individuazione, nella Parte seconda, delle «Principali politiche orizzontali e settoriali», poi con la Parte terza riferita a «l'Italia e la dimensione esterna dell'Unione europea», con la «Comunicazione e formazione sull'attività dell'Unione europea» (Parte quarta), per finire, nella Parte quinta, con «Il coordinamento nazionale delle politiche europee»; alcune appendici documentali UE chiudono la Relazione;
    circa le «questioni istituzionali» e con specifico riguardo a:
     lo Stato dell'integrazione politica europea, partendo dalla affermazione che il Governo è pronto a «discutere possibili iniziative di riforma dell'Unione», è necessario che sia chiarito quale riforma il Governo intenda rappresentare nelle sedi europee competenti; e quale sia l'orientamento politico che ne deve essere alla base. Questo perché le affermazioni piuttosto vaghe contenute nella Relazione possono rappresentare scelte e direzioni diverse, e perché nonostante l'affermazione che «solo attraverso il rafforzamento di un solido consenso democratico attorno al progetto europeo sarà possibile costruire un'Europa più forte, più solidale e più vicina ai suoi cittadini» la concreta azione del Governo in questi mesi non sembra dare particolari rassicurazioni che si voglia sostenere un vero rilancio del progetto europeo che è invece essenziale per lo sviluppo economico e sociale del Continente e per la tenuta democratica dei Paesi europei; a tale riguardo, al momento, si evidenzia solo un crescente isolamento del nostro Paese;
     i rapporti con le Istituzioni dell'Unione europea: sembra importante leggere nella Relazione che il Governo «contribuirà ad ogni iniziativa che possa contribuire ad accrescere la fiducia dei cittadini nei confronti delle Istituzioni dell'Unione» ma sostanziare tali iniziative, come si fa nella Relazione, esclusivamente nell'impegno a semplificare l'istituto dell'iniziativa dei cittadini europei e nel negoziato sulla proposta della Commissione per un Accordo inter-istituzionale su un Registro di trasparenza obbligatorio, sembra quanto meno riduttivo. La Relazione riporta che il Governo «si impegnerà a rendere il mercato interno – principale strumento per garantire benessere e crescita in Europa – compiutamente realizzato nei suoi contenuti competitivi» (pagina 9). Appare difficile che questa posizione possa conciliarsi con le opinioni espresse dal Vice Ministro del Consiglio e Ministro degli Interni apertamente sovraniste e protezioniste;
    la Relazione afferma altresì che il Governo «è determinato a lavorare alla costruzione del più largo consenso possibile fra i partner europei a sostegno delle candidature che saranno avanzate dall'Italia» (pagina 23). Più controversa sembra l'affermazione che si fa poco più avanti, nel capoverso dedicato alla «Collaborazione con le future Presidenze di turno del Consiglio dell'Unione europea», che il Governo, considerando prioritario rendere più efficace la politica europea italiana, intenda realizzare tale obiettivo «investendo nella collaborazione bilaterale con i Paesi che assumeranno a breve la Presidenza di turno». Sarebbe forse invece più lungimirante pensare ad un'azione di rafforzamento del ruolo nel livello sovranazionale, più propriamente «europeo» appunto, nelle appropriate sedi dell'Unione. E ciò anche in considerazione della giusta considerazione, fatta più avanti nell'apposito sottoparagrafo, relativa al prossimo «Avvicendamento delle cariche istituzionali dell'Unione europea» che attualmente – come è noto – tre italiani occupano posizioni di assoluto rilievo nelle Istituzioni: Tajani alla Presidenza del Parlamento europeo, Federica Mogherini quale Alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Mario Draghi quale Presidente della BCE e che il Governo intende «assicurare che la presenza italiana ai vertici istituzionali dell'Unione sia adeguata al peso politico e demografico del nostro Paese». Tale obiettivo sembra un poco meno agevole se il Governo dimentica che tale importante rappresentanza istituzionale è frutto dell'azione di Governi italiani che dell'Europa, dell'Unione europea e delle sue istituzioni facevano il fulcro di azioni positive, e che sapevano mettere in campo politiche di dialogo, di confronto costruttivo e di accordo che hanno dato i frutti sperati;
    in questo quadro sarebbe importante che il nostro Governo si facesse promotore alla proposta, da estendere agli altri Stati membri, di indicare un candidato donna e un candidato uomo per ogni posto da Commissario, affinché la composizione della futura Commissione europea assicuri l'equa rappresentanza delle donne, garantendo l'equilibrio di genere nel processo di rinnovo delle cariche istituzionali, e assicurando la rappresentanza delle donne ai vertici delle istituzioni dell'Unione europea;
    sarebbe anche auspicabile l'istituzione di un Consiglio dei Ministri per l'Eguaglianza di Genere la cui missione sia quella di garantire i diritti delle donne e le pari opportunità tra donne e uomini in Europa; nonché quella di assicurare l'applicazione dell'approccio gender mainstream a tutte le politiche dell'Unione europea, fornendo indicatori intersezionali e valutazioni d'impatto ex-ante ed ex-post;
    sembra importante l'affermazione di voler proseguire le attività di partecipazione e condivisione istituzionale con le istituzioni UE per garantire una «Migliore regolamentazione» ed una legislazione europea più efficace e meno onerosa per cittadini e imprese. A tali fini, occorre sottolineare in particolare, tra le altre cose, la rilevanza dell'azione nella «fase ascendente» di formazione del diritto europeo, e le affermazioni della Relazione relative alla necessità di migliore utilizzo dello strumento delle valutazioni d'impatto, per stimare in maniera più consapevole gli effetti dei progetti di atti europei. Sono in effetti importanti strumenti e sarà necessario appropriato stimolo a riguardo;
    nella parte relativa al Bilancio dell'Unione e nuovo Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027: non può che valutarsi positivamente il riconoscimento fatto nella Relazione circa la attiva e positiva azione dei Governi della scorsa Legislatura alla preparazione del negoziato sul QFP 2021-2027, nonché il fatto che appaia di tutta evidenza quanto il quadro europeo e il nuovo QFP che ne è frutto siano essenziali per la crescita del nostro Paese e il suo stesso sviluppo. L'azione del Governo, si afferma nella Relazione, sarà intesa a «rafforzare gli aspetti positivi» della proposta della Commissione, tra i quali rilevanti (seppure con necessari distinguo nel merito di alcune delle affermazioni fatte) sono: «l'ampliamento della flessibilità in linea con quanto richiesto» (sempre che ciò non voglia dire, come purtroppo è avvenuto durante la scorsa sessione di bilancio, uno scontro continuativo con la Commissione assolutamente privo di sbocchi e contrario agli stessi interessi del nostro Paese); l'introduzione di specifici strumenti dedicati al rafforzamento dell'Unione economica e monetaria, l'incremento delle risorse per ricerca ed innovazione, la fissazione di nuovi obiettivi in materia climatico-ambientale; meglio da chiarire le affermazioni relative alla gestione dei fenomeni migratori, che al contrario di quanto avvenuto in questi mesi, sotto questo Governo, dovrebbero tornare ad avere una dimensione pienamente europea, soluzioni condivise ed un approccio non esclusivamente muscolare – che ad oggi ha prodotto esclusivamente effetti perniciosi. Sarà poi cura del Parlamento valutare nel corso del 2019 come si svolgerà l'azione del Governo relativamente alle politiche tradizionali dell'Unione tra cui Politica di coesione e Politica agricola comune – considerando purtroppo la perdita del contributo britannico –, alla gestione dell'annunciato progetto di puntare ad una ripartizione delle risorse che privilegi i Paesi e le regioni maggiormente colpiti dalla crisi economico-finanziaria e a un focus sugli obiettivi di contrasto alla povertà e all'emarginazione sociale propri dell'Unione. Da approfondire ulteriormente, con strumenti più specifici ed appropriati, sarà ancora la posizione del Governo sulla questione «nuove entrate dell'Unione», entrando nel merito di quanto proposto esclusivamente per accenni nella Relazione;
    appare importante comunque sottolineare l'esigenza di implementare ulteriormente le risorse a favore della politica agricola comune con risorse finanziare almeno pari a quelle stanziate nel QFP in corso chiedendo, pertanto, di mantenere i livelli di finanziamento per PAC e politica di coesione per l'Unione europea a 27 «almeno al livello del bilancio 2014-2020 in termini reali»; di triplicare l'attuale dotazione del programma Erasmus+; di raddoppiare i finanziamenti destinati alle PMI; di incrementare almeno del 50 per cento l'attuale dotazione per la ricerca e l'innovazione, portandola a 120 miliardi di euro; di raddoppiare la dotazione del programma LIFE, incrementare in modo sostanziale gli investimenti attraverso il Meccanismo per collegare l'Europa e garantire finanziamenti supplementari per sicurezza, migrazione e relazioni esterne, portando il nuovo QFP all'1,3 per cento del RNL dell'Unione europea a 27;
    la parte sulla Brexit appare assolutamente insufficiente considerando che l'evoluzione attuale della situazione conferma un quadro confuso e problematico con cui anche il Governo italiano deve confrontarsi lucidamente, con proposte adeguate, nel cui merito il Parlamento dovrà potersi esprimere nei tempi necessariamente brevi legati al processo di recesso del Regno Unito. A pochi giorni dal 29 marzo, su richiesta della Premier Theresa May, il Consiglio europeo tenutosi il 21 marzo scorso, ha stabilito una proroga fino al 22 maggio, nel caso in cui la Camera dei Comuni ratifichi l'accordo concluso tra la Premier britannica e la Commissione europea, che si ricorda, è stato già respinto 2 volte dai deputati britannici. Nel caso in cui la Camera dei comuni non dovesse approvare tale Accordo l'estensione circa la data di inizio del processo di regresso della Gran Bretagna verrebbe anticipata al 12 aprile. Le Conclusioni del Consiglio del 21 marzo, confermano che i termini dell'accordo raggiunto tra le parti nel Novembre dello scorso anno non potranno essere oggetto di modifiche. Dunque al momento non sono ancora chiari gli sviluppi delle future relazioni tra l'Unione europea e la Gran Bretagna; vi si afferma, inoltre, – con espressione in realtà non chiarissima – che il Governo «garantirà adeguata protezione agli interessi e la piena reciprocità dei diritti dei cittadini degli Stati membri dell'Unione europea a tutela anche dell'ampia comunità italiana residente nelle diverse città britanniche» (pagina 8). Nessuna concreta iniziativa è delineata la difesa delle priorità dell'Italia nelle negoziazioni sulla «Brexit», stante il gran numero di cittadini italiani residenti nel Regno Unito, al fine di assicurare ai nostri connazionali garanzie sociali, lavorative, sanitarie e di libera circolazione già previste dal diritto comunitario;
    nella seconda parte, dal titolo Principali politiche orizzontali e settoriali, la sezione relativa alle Migrazioni omette i temi più importanti che mal si conciliano con le effettive politiche e prese di posizione del Governo degli ultimi mesi. In particolare, il decreto-legge Salvini n. 113 del 2018, intervenendo sulla legislazione di recepimento, viola una serie di norme che lo rendono direttamente in contrasto con i Trattati dell'Unione europea e con la Carta europea dei diritti, ed in particolare con le direttive 2013/32/UE «procedure», e la 2013/33/UE, «accoglienza» recepite dal decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142, e la direttiva «direttiva rimpatri (2008/115/CE)», recepita con decreto-legge di attuazione n. 89/2011. Nulla viene detto riguardo alle conclusioni del Consiglio europeo del 28-29 giugno che non hanno assolutamente tenuto in considerazione le esigenze italiane. Al contrario, l'introduzione del concetto di volontarietà, accettato dal Presidente del Consiglio Conte e poi sostenuto irragionevolmente dal Ministro degli esteri Moavero Milanesi, rappresenta un vero e proprio passo indietro rispetto alle decisioni del 2015 che, su iniziativa del Governo italiano, obbligavano a redistribuire i migranti richiedenti asilo in maniera equa e solidale in tutti i Paesi dell'Unione europea in applicazione del principio di solidarietà esplicitamente riconosciuto dai Trattati in materia di asilo e immigrazione. Vari Stati hanno scarsamente collaborato ad una presa in carico dei migranti. In particolare i Governi del «gruppo di Visegrad» anche di fronte alla minaccia delle sanzioni, si sono rifiutati di adempiere ai loro obblighi e saranno oggi ancor meno indotti ad una reale collaborazione sulla base di adesione volontaria;
    la necessità di procedere a una revisione del Regolamento di Dublino – da cui deriva l'urgenza di un ricollocamento strutturale e solidale di tutti i migranti che giungono nei territori degli Stati membri – non solo non è stato approfondito in occasione del Consiglio Europeo del 28-29 giugno, ma è stato addirittura peggiorato, laddove si è stabilito che sarà necessaria l'unanimità per procedere ad una sua revisione, nonostante il diritto UE permetta di decidere a maggioranza qualificata; al riguardo, il 16 novembre 2017, dopo anni di negoziati, il Parlamento europeo – con il voto contrario del Movimento 5 Stelle e l'astensione della Lega – aveva approvato una proposta di revisione proprio del Regolamento di Dublino e delle politiche relative al diritto d'asilo – alla cui elaborazione aveva contribuito fortemente la delegazione italiana – che introduceva finalmente una responsabilità condivisa nella gestione degli arrivi e delle richieste di asilo, anche al fine di evitare per il futuro la situazione venutasi recentemente a creare con la Germania sulla questione del rimpatrio dei migranti di primo approdo in Italia;
    le conclusioni del Consiglio europeo di giugno costituiscono, invece, una vera e propria vittoria dei paesi del gruppo di Visegrad, ai quali paradossalmente sembra benevolmente guardare il Governo. Essi hanno raggiunto l'obiettivo di cancellare il sistema del ricollocamento obbligatorio voluto dall'Unione europea e far scomparire l'ipotesi delle sanzioni economiche nei confronti dei paesi che si rifiutano di accogliere la propria quota di migranti. È rimasto così intatto il principio che scarica il peso dei flussi sulle spalle dei Paesi maggiormente esposti alle rotte del Mediterraneo (Italia, Grecia, Spagna e Malta). Ragion per cui la posizione del Governo italiano vicina alle posizioni del gruppo di Visegrad è andata dunque contro gli stessi interessi del nostro Paese;
    la relazione al riguardo, dunque, appare non solo insufficiente, ma apertamente lacunosa e omissiva delle reali responsabilità del Governo che negli ultimi mesi non ha fatto altro che inasprire i rapporti con i partners europei, senza giungere a nessuna reale soluzione al problema dello sbarco dei migranti, il dovere di accoglienza, la necessità che tutti gli Stati europei siano realmente coinvolti nella redistribuzione ed accoglienza dei delle persone che arrivano in condizioni spesso disumane;
    strettamente collegata al tema delle migrazioni la parte relativa alla giustizia e gli affari interni, che la Relazione tratta a pagina 120 e successive. Vi si legge tra l'altro che «è intenzione del Governo richiamare l'attenzione, anche a livello europeo, sui traffici illeciti che originano o transitano nei Paesi limitrofi, con particolare riferimento a quelli di stupefacenti e di armi ed esplosivi»;
    appare evidente che queste intenzioni contrastano con il citato decreto-sicurezza che, nel costringere i migranti a vivere nell'ombra (espellendoli dai CARA e dal sistema SPRAR) li spingerà nella manovalanza dello spaccio; e con il provvedimento sulla legittima difesa, che è un regalo ai trafficanti di armi;
    la Relazione programmatica è, dunque, solo carta. La realtà – purtroppo – è ben altra. Questo è un Governo nemico dell'Europa, è un Governo che litiga con la Francia e abbaia alla luna a Bruxelles;
    da ultimo, la questione della TAV e il relativo balletto dell'analisi «costi-benefici», nella quale fra le voci di costo è riportata la riduzione del gettito delle accise sui carburanti e che la suddetta riduzione delle emissioni non può non passare anche attraverso lo spostamento del trasporto da gomma a rotaia. Anche in questa occasione, oltre alla confusione tutta interna alle posizioni di Governo, dove i ministri che si riferiscono al Movimento 5 Stelle sono contrari mentre quelli espressione della Lega sono, invece, favorevoli, ancora una volta si segnala il contrasto con l'esecutivo francese e la mancanza di chiarezza su un accordo che era stato sottoscritto e confermato dal nostro Paese;
    le dinamiche sull'opera innescatesi al seguito dell'insediamento del Governo attualmente in carica, infatti, hanno provocato gravi incertezze sul futuro dell'opera in questione, sollevando la preoccupazione di soggetti istituzionali, economici e sociali e in un ampio movimento di opinione favorevole alla realizzazione dell'opera, che ha visto due manifestazioni, di cui l'ultima sabato 12 gennaio 2019, partecipatissime dal punto di vista popolare;
    le confuse dichiarazioni relative all'analisi costi/benefici, la cui commissione appare già in partenza fortemente orientata in una direzione ostile all'avanzamento dell'opera, hanno ulteriormente accresciuto le richiamate preoccupazioni;
    la fase di stallo rischia di avere costi economici e sociali elevatissimi per l'Italia e per la mobilità di persone e merci per l'intero continente europeo, finendo per privilegiare irrazionalmente il trasporto su gomma,

impegna il Governo:

   1) a rafforzare la collaborazione europea in tutti i campi e con tutti gli Stati facenti parte dell'Unione al fine di rafforzare il processo democratico e scongiurare il rafforzamento di posizione di carattere protezionista e sovranista;
   2) a proseguire nel sostegno al rafforzamento del mercato unico e al completamento dell'Unione dei mercati dei capitali, orientando le discussioni e le decisioni all'equilibrio tra stabilità e crescita, tra rischi di mercato e rischi di credito e tra mutualizzazione e riduzione dei rischi nei mercati finanziari, in particolare per accelerare il contestuale completamento dell'Unione bancaria, condizione imprescindibile per il rafforzamento dell'UEM;
   3) al fine di tutelare il risparmio e la stabilità finanziaria, a rilanciare il negoziato per il sistema europeo di garanzia dei depositi, che può essere introdotto con la necessaria gradualità, ma che va incardinato e deve svilupparsi sia sul piano del sostegno alla liquidità sia su quello dell'assorbimento delle perdite e a migliorare la proposta della Commissione europea che introduce una funzione di stabilizzazione macroeconomica per l'area Euro;
   4) ad adoperarsi affinché si prosegua nel lavoro per la costruzione di un mercato unico europeo pienamente efficiente, anche in considerazione delle conseguenze del recesso del Regno unito dall'Unione europea, rafforzando la cooperazione tra gli Stati membri, procedendo sulla strada della costruzione di norme omogenee superando l'attuale frammentazione normativa nel mercato dei beni e servizi;
   5) a sostenere l'adozione di norme moderne ed efficaci capaci di considerare il mercato unico in tutte le sue forme, ricomprendendo anche quelle sviluppate sulle piattaforme digitali, ferma restando la difesa dei diritti dei lavoratori e dei consumatori;
   6) per quanto concerne il Bilancio dell'Unione e nuovo Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027:
    a) a richiedere con forza il mantenimento dei livelli di finanziamento per PAC e politica di coesione per l'UE a 27, garantendo risorse almeno a pari a quelle del bilancio 2014;
    b) a triplicare l'attuale dotazione del programma Erasmus+;
    c) a raddoppiare i finanziamenti destinati alle PMI;
    d) a incrementare almeno del 50 per cento l'attuale dotazione per la ricerca e l'innovazione, portandola a 120 miliardi di euro;
    e) a raddoppiare la dotazione del programma LIFE, incrementare in modo sostanziale gli investimenti attraverso il Meccanismo per collegare l'Europa e garantire finanziamenti supplementari per sicurezza, migrazione e relazioni esterne, portando il nuovo QFP all'1,3 per del RNL dell'Unione europea a 27;
   7) riguardo la Brexit:
    a) alla luce delle decisioni condivise nel Consiglio Europeo del 21 marzo, a difendere le priorità dell'Italia nelle negoziazioni sulla «Brexit», stante il gran numero di cittadini italiani residenti nel Regno Unito, al fine di assicurare ai nostri connazionali garanzie sociali, lavorative, sanitarie e di libera circolazione già previste dal diritto comunitario vigente, a mettere in atto misure di emergenza in caso di mancato accordo tra Unione europea e Regno Unito con il fine di proteggere i diritti dei cittadini italiani che rientreranno in Italia, salvaguardare i diritti dei cittadini britannici in Italia, assicurare la circolazione di merci e persone e soprattutto chiedere al governo britannico reciprocità delle misure quali la salvaguardia dei diritti acquisiti degli oltre 600 mila cittadini italiani residenti nel Regno Unito;
   8) per quanto riguarda le politiche migratorie:
    a) a sostenere in sede europea le modifiche alle norme del Regolamento di Dublino, sulla base della proposta approvata a larga maggioranza dal Parlamento europeo, la quale è fondata sulla redistribuzione permanente dei richiedenti asilo e introduce dunque il principio della responsabilità condivisa e solidale, prevedendo – nel rispetto di quanto sancito dall'articolo 80 TFUE – che l'onere di procedere all'esame delle domande di asilo non gravi solo ed esclusivamente sul Paese di primo ingresso, ma riguardi tutti gli Stati membri dell'Unione, sulla base di criteri oggettivi calcolati in relazione al PIL e alla popolazione, stabilendo altresì un meccanismo sanzionatorio fondato su limitazioni all'accesso ai fondi UE per i Paesi che rifiutino di rispettare tale programma;
    b) ad affiancare la Commissione nell'apertura di un ricorso per inadempimento dinanzi alla Corte di Giustizia UE nei confronti degli Stati membri che non hanno rispettato le decisioni obbligatorie del 2015 sul ricollocamento dei richiedenti asilo;
    c) a sollecitare l'attuazione di un programma europeo di controllo efficace delle frontiere esterne, che implementi gli sforzi per combattere le reti criminali di trafficanti di uomini compiuti dal 2015 ad oggi, rafforzando i poteri e le competenze dell'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera e incentivando le azioni di dialogo e collaborazione messe in campo dall'Italia con le autorità dei Paesi di origine e di transito, che hanno consentito di ridurre nel 2018 gli sbarchi del 78 per cento rispetto all'anno precedente;
    d) a valutare nei consessi europei, bilaterali e multilaterali, l'importanza dell'adesione italiana al Global Compact, anche alla luce della numerosa adesione degli Stati che si è registrata in questi giorni, con ben 164 Paesi sottoscrittori, di cui 20 dell'Unione europea e della Risoluzione adottata, a larga maggioranza dal Parlamento europeo nell'aprile 2018;
   9) in quanto alla parità di genere:
    a) a indicare un candidato donna e un candidato uomo per ogni posto da Commissario, affinché la composizione della prossima Commissione europea assicuri l'equa rappresentanza di genere;
    b) a garantire l'equilibrio di genere nel processo di rinnovo delle cariche istituzionali, al fine di assicurare la rappresentanza delle donne ai vertici delle istituzioni dell'Unione europea;
    c) a contribuire alla istituzione di un Consiglio dei ministri per l'Eguaglianza di Genere la cui missione sia quella di garantire i diritti delle donne e le pari opportunità tra donne e uomini in Europa; nonché quella di assicurare l'applicazione dell'approccio gender mainstream a tutte le politiche dell'Unione europea, fornendo indicatori intersezionali e valutazioni d'impatto ex-ante ed ex-post.
(6-00066) «De Luca, Berlinghieri, Delrio, Giachetti, Mauri, Raciti, Rotta, Sensi».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

istituzione dell'Unione europea

politica comunitaria

asilo politico