ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00035

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 99 del 11/12/2018
Abbinamenti
Atto 6/00034 abbinato in data 11/12/2018
Atto 6/00036 abbinato in data 11/12/2018
Atto 6/00037 abbinato in data 11/12/2018
Atto 6/00038 abbinato in data 11/12/2018
Firmatari
Primo firmatario: D'UVA FRANCESCO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 11/12/2018
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MOLINARI RICCARDO LEGA - SALVINI PREMIER 11/12/2018


Stato iter:
11/12/2018
Partecipanti allo svolgimento/discussione
DICHIARAZIONE VOTO 11/12/2018
Resoconto MAGI RICCARDO MISTO-+EUROPA-CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto TONDO RENZO MISTO-NOI CON L'ITALIA-USEI
Resoconto FORNARO FEDERICO LIBERI E UGUALI
Resoconto LOLLOBRIGIDA FRANCESCO FRATELLI D'ITALIA
Resoconto OCCHIUTO ROBERTO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto DE LUCA PIERO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto GIGLIO VIGNA ALESSANDRO LEGA - SALVINI PREMIER
Resoconto TORTO DANIELA MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto FATUZZO CARLO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
 
PARERE GOVERNO 11/12/2018
Resoconto FRACCARO RICCARDO MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (RAPPORTI PARLAMENTO E DEMOCRAZIA)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 11/12/2018

DISCUSSIONE IL 11/12/2018

ACCOLTO IL 11/12/2018

PARERE GOVERNO IL 11/12/2018

APPROVATO IL 11/12/2018

CONCLUSO IL 11/12/2018

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00035
presentato da
D'UVA Francesco
testo di
Martedì 11 dicembre 2018, seduta n. 99

   La Camera,
   premesso che:
    la riunione del Consiglio europeo, che avrà luogo a Bruxelles il 13 e il 14 dicembre prossimi venturi, prevede di affrontare alcuni temi cruciali per il futuro dell'Unione europea, iscritti all'ordine del giorno: il bilancio a lungo termine dell'Unione europea (QFP), il mercato unico, la migrazione nonché le relazioni esterne dell'Unione;
   considerato che, per quanto attiene il Quadro finanziario pluriennale:
    le modalità di finanziamento del bilancio dell'Unione europea, si basano su tre tipi di risorse: i contributi degli Stati membri sulla base del loro livello di reddito, misurato dal reddito nazionale lordo (RNL); i contributi basati sull'IVA; i dazi doganali riscossi alle frontiere esterne dell'Unione. La Commissione per il prossimo quadro finanziario ha proposto di semplificare l'attuale risorsa basata sull'imposta sul valore aggiunto (IVA) e di introdurre nuove risorse proprie che rappresenteranno il 12 per cento circa del bilancio totale dell'Unione europea e potrebbero apportare risorse fino a 22 miliardi di euro l'anno per il finanziamento delle nuove priorità;
    la proposta di bilancio a lungo termine dell'Unione europea, presentata dalla Commissione europea al Consiglio e al Parlamento europeo lo scorso 2 maggio, costituisce la base per l'esecuzione del bilancio annuale dell'Unione stessa e traduce, in termini finanziari, le priorità politiche dell'Unione europea per gli anni 2021-2027, fissando gli importi massimi di spesa annuale dell'Unione europea, sia nel suo complesso, sia rispetto alle principali categorie di spesa;
    il QFP 2021-2027 si compone di una comunicazione e di sette proposte legislative che prevedono, tra l'altro, una nuova ripartizione delle risorse tra le diverse rubriche, innovazioni finalizzate ad accrescere la flessibilità del QFP e che prefigurano parziali modifiche per quanto concerne le fonti attraverso le quali viene alimentato il bilancio dell'Unione europea, oltre a fissare una revisione intermedia del QFP entro la fine del 2023, in analogia a quanto avvenuto nell'attuale ciclo di programmazione;
    in particolare, la proposta di regolamento della Commissione (COM(2018)322 final), che definisce le principali priorità politiche, i settori programmatici e i massimali di spesa per il periodo 2021-2027, traccia una cornice dei programmi di spesa dell'Unione europea equivalente a complessivi 1.135 miliardi di euro in termini di impegni (prezzi 2018), pari cioè all'1,11 per cento del reddito nazionale lordo dell'Unione europea (RNL) e sostanzialmente in linea con il bilancio 2014-2020 (959,9 miliardi di impegni e 908,4 miliardi di pagamenti per il ciclo 2014-2020), con la differenza che, con l'uscita del Regno Unito, saranno richiesti maggiori sforzi ai Governi dei restanti 27 Stati membri – secondo le stime della Commissione europea, infatti, l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea potrebbe produrre una riduzione nel bilancio annuale dell'Unione europea tra i 10 e i 12 miliardi di euro annui, corrispondente a circa il 10 per cento del bilancio annuale dell'Unione europea – e che diversamente dal QFP 2014-2020, l'attuale importo include anche il Fondo Europeo per lo Sviluppo;
    nel tracciare una diversa ripartizione degli stanziamenti tra le varie finalità, la Commissione europea propone di aumentare il finanziamento in settori considerati prioritari e ad alto valore aggiunto europeo, quali la ricerca (da 80 miliardi a 97,6 miliardi), l'innovazione e l'agenda digitale (115,4 miliardi di euro, con un +60 per cento di risorse), i giovani (il programma Erasmus+ raddoppia la sua dotazione, passando da 14,8 a 30 miliardi), la migrazione e la gestione delle frontiere (complessivamente da circa 13 miliardi a 33 miliardi), la difesa e la sicurezza interna (27,5 miliardi di euro), l'azione esterna (123 miliardi di euro), il clima e l'ambiente (5,4 miliardi di euro);
    parallelamente a tali settori, che beneficiano di un aumento delle risorse, ce ne sono altri oggetto di tagli alle politiche tradizionali: la nuova PAC 2021-2027, per cui sono previsti 365 miliardi di euro a fronte dei 408,3 miliardi di euro della PAC 2014-2020, subirebbe, secondo le stime della Commissione, una riduzione del 5 per cento a prezzi correnti rispetto al periodo 2014-2020, il che equivarrebbe a una riduzione di circa il 12 per cento a prezzi costanti del 2018, mentre secondo il Parlamento europeo il taglio sarebbe più consistente e ammonterebbe al 15 per cento. In particolare, tali consistenti riduzioni interessano sia i pagamenti diretti (lo stanziamento per il Fondo europeo agricolo di garanzia passa da 303 miliardi a 286 miliardi), sia le dotazioni del Fondo agricolo europeo per lo sviluppo rurale (i fondi del Feasr passano da 95,5 a 78,811 miliardi di euro);
    anche la Politica di coesione subirebbe una riduzione degli stanziamenti europei pari al 7 per cento secondo le stime della Commissione europea e del 10 per cento secondo quelle del Parlamento europeo: in particolare la dotazione del Fondo di coesione (FC) si ridurrebbe da 63 a 46 miliardi di euro mentre quella del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) passerebbe da 199 miliardi a 226 miliardi di euro;
    riguardo all'istituzione di nuove risorse, nel quadro finanziario pluriennale 2021-2027 si legge che la Commissione europea ha avanzato una proposta di istituzione di tre nuove risorse proprie: il 20 per cento delle entrate provenienti dal sistema di scambio delle quote di emissioni, un'aliquota di prelievo del 3 per cento applicata alla nuova base imponibile consolidata comune per l'imposta sulle società; un contributo nazionale calcolato in base alla quantità di rifiuti non riciclati di imballaggi in plastica di ciascuno Stato membro (0,80 euro al chilogrammo);
    lo scorso 14 novembre il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sul quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027, in vista di un accordo con il Consiglio, in cui ha espressamente chiesto – tra le varie istanze – di mantenere il finanziamento della politica di coesione e della PAC per l'Unione europea-27 al livello del bilancio 2014-2020 in termini reali, così come di aumentare ulteriormente le dotazioni del programma per il mercato unico, di raddoppiare le risorse destinate a contrastare la disoccupazione giovanile nell'ambito del FSE+ nonché di triplicare l'attuale bilancio per il programma Erasmus+;
    l'impatto dei tagli alla politica di coesione sul territorio nazionale potrà essere limitato solo ponendo nel negoziato la massima attenzione ai criteri per l'assegnazione dei fondi che, oltre al prodotto interno lordo pro-capite come criterio principale, dovrà tenere conto anche di altri fattori come ad esempio la disoccupazione (in particolare modo quella giovanile);
   in tema di mercato unico:
    nel 2018 si celebra il 25° anniversario del mercato unico: a fronte del raggiungimento di diversi risultati positivi che potrebbero ancora essere ottimizzati, risulta necessario migliorare le azioni volte a riequilibrare il mercato con politiche sociali e di welfare che siano realmente attente e foriere di benefici per tutti i cittadini e le imprese, contrastando il depauperamento del tessuto produttivo degli Stati membri ed anzi sostenendolo e diversificandolo;
    l'obiettivo generale della strategia della Commissione europea, pubblicata a ottobre 2015, era quello di rimuovere dal mercato unico gli ostacoli economici che ancora sussistono, attraverso la creazione di nuove opportunità per i consumatori e per le imprese, incoraggiando l'ammodernamento e l'innovazione, e conseguendo risultati pratici a beneficio dei cittadini nella loro vita quotidiana;
    l'impiego della tecnologia al servizio dell'industria ha conosciuto negli ultimi anni un rapido sviluppo, tanto da mutare in maniera significativa i modelli produttivi ed organizzativi delle imprese italiane ed europee, ponendo così le basi per la nascita di una nuova era industriale;
    la strategia per la creazione e lo sviluppo di un mercato unico digitale dovrebbe vedere l'Europa maggiormente coinvolta nella nascita di una vera e propria filiera interamente interconnessa e digitalizzata;
    in questo quadro, il perseguimento della strategia per il mercato unico digitale risulta cruciale per stimolare la competitività, l'innovazione e la sostenibilità dell'economia nazionale e di quella europea, garantendo il massimo vantaggio dalla nuova era digitale: secondo la Commissione europea, un mercato digitale pienamente funzionante potrebbe infatti apportare fino a 415 miliardi di euro annui all'economia dell'Unione europea e permettere, altresì, all'Unione europea di diventare un leader digitale a livello globale;
    la realizzazione a livello europeo di politiche di contrasto alla delocalizzazione fiscale delle imprese nei Paesi extra UE, soprattutto con riferimento alle grandi società multinazionali che operano nel mercato digitale, appare oggi più che mai necessaria per ottenere una redistribuzione degli ingenti profitti – solo marginalmente colpiti dalla vigente fiscalità degli Stati membri – realizzati da queste realtà internazionali e un contestuale rafforzamento della domanda aggregata. Occorre, pertanto, proseguire nel lavoro avviato dalla Commissione europea con la comunicazione del 21 marzo 2018, proponendo una serie di misure per la tassazione omogenea dell'economia digitale e del e-commerce al fine di creare un sistema normativo idoneo a garantire la tassazione dei profitti realizzati dalle multinazionali in questo settore produttivo sempre più strategico anche per l'economia del nostro Paese, al fine di evitare il dumping fiscale tra Stati membri;
   in tema di migrazione:
    a seguito delle conclusioni adottate nel precedente vertice del 17 e 18 ottobre 2018, il Consiglio europeo tornerà nuovamente ad affrontare il tema delle migrazioni, per esaminare lo stato di attuazione degli impegni assunti dai leader europei finalizzati a continuare a prevenire la migrazione illegale e a rafforzare la cooperazione con i Paesi di origine e di transito, in particolare dell'Africa settentrionale, nel quadro di un più ampio partenariato;
    in particolare, il Consiglio dovrebbe convenire sull'esigenza di intensificare il contrasto alle reti dei trafficanti di persone e di rafforzare ulteriormente la cooperazione con i Paesi terzi in materia di indagine, arresto e perseguimento di soggetti dediti al traffico e alla tratta di esseri umani, al fine di impedire alle persone di intraprendere viaggi pericolosi e illegali;
    prioritaria risulta infatti l'adozione immediata e condivisa a livello degli Stati membri dell'Unione europea di una strategia europea strutturata su politiche comuni nell'immigrazione, con una condivisione da parte degli Stati membri mediante un'equa ripartizione delle pressioni derivanti dai flussi migratori, in particolare dei salvati in mare, garantendo l'impiego delle risorse nel modo più efficiente possibile ed elaborando norme comuni per la sorveglianza delle frontiere esterne, la cui difesa deve essere necessariamente condivisa dagli Stati membri;
    altrettanto prioritaria risulta la promozione di un rafforzamento delle frontiere esterne dell'Unione europea per evitare tragedie in mare e contrastare la criminalità organizzata, anche incoraggiando una cooperazione attiva tra le forze di polizia, le guardie di frontiera, le dogane, le autorità giudiziarie e amministrative nonché con le istituzioni e le agenzie dell'Unione europea;
    è inoltre necessario trovare un consenso ampio al fine di riformare il cosiddetto regolamento di Dublino sulla base di un equilibrio tra responsabilità e solidarietà, tenendo conto delle persone sbarcate a seguito delle operazioni di ricerca e soccorso e creando, come condiviso dai leader europei nelle conclusioni del Consiglio europeo del giugno scorso, centri di protezione e identificazione europei nei Paesi di origine e transito, che operino in stretto accordo e coordinatamente con le organizzazioni internazionali competenti quali ad esempio UNHCR e OIM, nel rispetto dei diritti umani e della dignità umana, per esplicare le procedure di identificazione e una veloce separazione tra migranti economici e quelli bisognosi di protezione internazionale;
    per perseguire tali obiettivi, occorre altresì sostenere politiche di partenariato e di cooperazione con i Paesi di origine e transito dei migranti, in particolare dove operano le organizzazioni di trafficanti di esseri umani, con l'obiettivo di contrastare le partenze illegali da tali Paesi;
    per quanto riguarda le risorse totali stanziate per la gestione delle frontiere previste nel nuovo QFP 2021-2027, esse sono pari a 21,3 miliardi, molto inferiori a quanto richiesto dal Commissario per l'immigrazione, Dimitris Avramopoulos, secondo il quale sarebbero stati necessari 150 miliardi in sette anni, pari a circa il 14 per cento del budget, per garantire un controllo «europeo» delle frontiere: si tratta di un aumento di oltre 100 miliardi rispetto al bilancio settennale attualmente in vigore (959,9 miliardi di impegni e 908 miliardi di pagamenti per il ciclo 2014-2020);
   nell'ambito delle relazioni esterne dell'Unione europea:
    il Consiglio europeo discuterà, tra gli altri temi, dei preparativi in vista del prossimo vertice con la Lega degli Stati arabi in programma il 24 e 25 febbraio 2019: si tratta del primo summit con i Paesi europei e offrirà l'occasione di affrontare la questione di una miglior cooperazione in tema di gestione delle migrazioni irregolari verso l'Europa e di intensificare la cooperazione tra l'Unione europea e il Nord Africa;
    in occasione dell'ultimo Consiglio europeo, i leader degli Stati membri hanno convenuto sulla opportunità di portare la cooperazione Unione europea-Africa a un nuovo livello, sostenendola con le risorse necessarie, anche mediante il piano europeo per gli investimenti esterni e il fondo fiduciario dell'Unione europea per l'Africa. Il Consiglio europeo ha inoltre accolto con favore la presentazione dell'iniziativa della Commissione relativa a una nuova alleanza Africa – Europa per gli investimenti e l'occupazione sostenibili, e ha invitato a portare avanti azioni, anche attraverso proposte concrete relative alla partecipazione degli Stati membri;
    prioritaria è infatti la stabilità politica dell'area africana, che va incoraggiata offrendo una prospettiva socioeconomica che disincentivi sempre di più il ricorso ai canali illegali della migrazione come fonte di guadagno: la pacificazione e lo sviluppo dell'intera regione del Corno d'Africa possono assicurare condizioni di vita migliori alle popolazioni locali e contribuire a stabilizzare il quadro dei rapporti internazionali e i flussi migratori;
    per quanto riguarda la Politica europea di vicinato (PEV), la proposta della Commissione europea di assorbire la PEV nel nuovo Strumento unico, suscita alcuni dubbi a causa del rischio di un eventuale indebolimento del potenziale della PEV, in una fase in cui le aree a Sud e ad Est dell'Unione sono al centro delle principali sfide per la sicurezza europea;
    è possibile che in seguito alla crisi esplosa all'imboccatura del Mare d'Azov vengano avanzate da alcuni Stati membri dell'Unione europea proposte tendenti all'inasprimento dell'apparato sanzionatorio adottato nei confronti della Federazione russa, nei confronti delle quali è raccomandabile la massima prudenza. Nell'ambito delle relazioni internazionali, la Russia resta infatti un attore ineludibile per la soluzione delle principali crisi internazionali: in tale contesto, peraltro, si ribadisce che l'Alleanza Atlantica continua a rappresentare una garanzia importante per la difesa dell'Europa rispetto a qualsiasi genere di aggressione o minaccia maggiore esterna, avendo l'Unione europea capacità di difesa del tutto marginali, in ragione del fatto che al suo interno le competenze relative alla difesa e alla conduzione della politica estera continuano a rimanere nel perimetro delle sovranità nazionali degli Stati membri,

impegna il Governo:

   1) nell'ambito del nuovo Quadro finanziario pluriennale 2021-2027, ad assumere iniziative volte:
    a) a porre in essere iniziative, nelle opportune sedi europee, al fine di evitare un aggravio della pressione fiscale sui contribuenti nazionali o un aumento del contributo nazionale al bilancio europeo, tenuto conto delle risorse che il nostro paese già versa all'Europa, pari a circa 12 miliardi di euro annui;
    b) a negoziare un adeguamento del bilancio europeo che possa far fronte alle sfide future dell'Unione europea a 27, a partire da quelle legate alla crescita, alla competitività, alla gestione del fenomeno migratorio e al contrasto alle cause di conflitto e instabilità ai confini del territorio europeo;
    c) a potenziare, estendere e rendere più efficace ed efficiente la gestione dei fondi europei che sostengono le politiche di welfare degli Stati membri, nei settori dove si rendono maggiormente necessari, prevedendo, da un lato, appositi stanziamenti destinati al contrasto della povertà e all'inclusione sociale per uno sviluppo equo, condiviso e sostenibile e, dall'altro, un sostegno concreto al settore agricolo, garantendo in particolare prezzi equi per i prodotti primari e la valorizzazione della qualità dei prodotti agricoli italiani, scongiurando l'ipotesi – ove risultasse necessario e non altrimenti ovviabile apportare dei tagli al bilancio – che questi ricadano su tali aspetti, con ulteriori aggravi fiscali a carico dei cittadini italiani;
    d) a rafforzare gli strumenti a disposizione del QFP 2021-2027 a sostegno delle politiche di sviluppo e orientate all'occupazione, attraverso un incentivo agli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo nonché di supporto alle imprese nella creazione di nuovi posti di lavoro, con lo scopo di contrastare in maniera efficace la disoccupazione giovanile e migliorare il contesto imprenditoriale;
    e) a negoziare una ridefinizione degli stanziamenti destinati alla politica di coesione e alla politica agricola comune per l'Unione europea-27, tali da scongiurare tagli al finanziamento delle politiche tradizionali e garantire un'assegnazione equa delle risorse ai diversi Stati membri, in una prospettiva di sostegno e di sviluppo dell'agricoltura italiana, considerata la centralità del settore primario nelle sfide della sicurezza alimentare globale e rispetto ai cambiamenti climatici, nonché di rafforzamento della convergenza economica e sociale all'interno dell'Unione;
    f) a rafforzare i programmi integrati per il mercato interno (Single Market Programme) con particolare attenzione agli stanziamenti riservati a COSME, il programma di sostegno alle piccole e medie imprese;
    g) a promuovere una ridefinizione dei criteri di allocazione delle risorse e della tempistica relativa all'assegnazione dei fondi del Programma di sostegno alle riforme strutturali al fine di massimizzare l'efficacia del Programma;
   2) nell'ambito del mercato unico:
    a) a proseguire negli sforzi per un mercato unico equo, che incrementi i benefici concreti per i cittadini europei e sostenga lo sviluppo di tutte le imprese strategiche sulla base delle specificità dei singoli Stati membri;
    b) ad esaminare le proposte normative dell'Unione afferenti al mercato unico digitale prima della fine dell'attuale legislatura europea, in linea con le conclusioni espresse al termine del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno 2018;
    c) a supportare la Commissione europea nel suo impegno per una rapida adozione di misure comuni per contrastare, a livello europeo, la delocalizzazione fiscale delle imprese ed in particolare dell'industria digitale e dell’e-commerce, elaborando nuove forme di tassazione da applicare in modo omogeneo in tutti gli Stati dell'Unione europea;
    d) a sostenere, in questa fase di transizione verso un'economia altamente innovativa e digitalizzata, le micro e piccole imprese nel rinnovamento dei loro processi produttivi, integrandole con quella parte del sistema industriale già interconnessa, quale presupposto per la nascita di filiere produttive altamente tecnologiche e digitalizzate;
   3) in tema di migrazione:
    a) ribaditi gli impegni già espressi nella risoluzione n. 6/00025 del 16 ottobre 2018, ad affrontare, a livello europeo, la gestione condivisa della questione migratoria mediante lo stanziamento di risorse stabili e una politica europea comune che sia di breve ma anche di lungo termine, senza oneri aggiuntivi per i Paesi come l'Italia di primo arrivo;
    b) ad affermare il principio della necessaria condivisione delle responsabilità nella difesa delle frontiere esterne dell'Unione europea e a promuovere un loro rafforzamento per evitare tragedie in mare e contrastare la criminalità organizzata e l'immigrazione illegale, anche incoraggiando una cooperazione attiva tra le forze di polizia, le guardie di frontiera, le dogane, le autorità giudiziarie e amministrative nonché con le istituzioni e le agenzie dell'Unione europea;
    c) ad affermare l'assoluta necessità di riformare il cosiddetto regolamento di Dublino, di rivalutare le attuali procedure di ricerca e salvataggio con riferimento alle responsabilità dei diversi Paesi interessati e le attuali regole di ingaggio dei mandati delle operazioni europee nel Mediterraneo;
    d) a sostenere politiche di partenariato e di cooperazione con i Paesi di origine e transito dei migranti che abbiano l'obiettivo di favorire uno sviluppo onnicomprensivo di questi Paesi e che includano iniziative finalizzate ad attuare una efficace politica condivisa che velocizzi le procedure di rimpatrio dei migranti che abbiano fatto ingresso illegalmente o il cui soggiorno sia irregolare;
    e) a negoziare un ulteriore incremento di risorse per la rubrica «Migrazione e gestione delle frontiere esterne» con particolare attenzione al «Fondo per la gestione integrata delle frontiere»;
   4) in tema di relazioni esterne:
    a) a negoziare, a livello comunitario, una adeguata «blindatura» (ring-fencing) delle risorse dedicate alla Politica europea di vicinato (PEV), distinte dai fondi da assegnare alla cooperazione allo sviluppo, affinché la maggiore flessibilità che caratterizzerà la futura azione esterna dell'Unione non pregiudichi il mantenimento di un costante impegno europeo, anche in termini finanziari, nelle aree considerate prioritarie dal punto di vista geografico (Africa, Vicinato) e tematico (migrazioni);
    b) a promuovere il rafforzamento della collaborazione tra l'Unione europea e i Paesi di origine e di transito e l'investimento di maggiori risorse, e in maniera più efficiente, nella gestione dei movimenti primari, con particolare riguardo all'elevata priorità di un rifinanziamento consistente e tempestivo da parte degli altri Stati membri del Fondo fiduciario dell'Unione europea per l'Africa (Trust Fund for Africa);
    c) ad assumere, in sede europea, tutte le iniziative ritenute utili per aprire nuovi spazi di collaborazione e di dialogo con la Federazione russa, prospettando – pur nella consapevolezza dell'importanza di preservare una posizione univoca dell'Unione europea nei rapporti con Mosca – una riflessione sull'efficacia e sulle finalità delle sanzioni, che ne eviti l'ulteriore inasprimento e che limiti, quanto più possibile, le ricadute negative di tali misure sulle società civili coinvolte e sulle relative piccole e medie imprese, valorizzando in parallelo con i Partner dell'Unione europea l'importanza del dialogo e della cooperazione con la Federazione russa su temi di interesse comune (soluzione delle principali crisi internazionali, contrasto alle minacce globali, terrorismo).
(6-00035) «D'Uva, Molinari».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

mercato unico

controllo doganale

frontiera esterna dell'Unione europea