ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00029

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 64 del 16/10/2018
Abbinamenti
Atto 6/00025 abbinato in data 16/10/2018
Atto 6/00026 abbinato in data 16/10/2018
Atto 6/00027 abbinato in data 16/10/2018
Atto 6/00028 abbinato in data 16/10/2018
Firmatari
Primo firmatario: GELMINI MARIASTELLA
Gruppo: FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 16/10/2018
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
VALENTINI VALENTINO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 16/10/2018
ORSINI ANDREA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 16/10/2018
RAVETTO LAURA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 16/10/2018
ROSSELLO CRISTINA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 16/10/2018
BATTILOCCHIO ALESSANDRO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 16/10/2018
PETTARIN GUIDO GERMANO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 16/10/2018
RUGGIERI ANDREA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 16/10/2018
SAVINO ELVIRA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 16/10/2018
SIBILIA COSIMO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 16/10/2018
VIETINA SIMONA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 16/10/2018
LUPI MAURIZIO MISTO-NOI CON L'ITALIA-USEI 16/10/2018
COLUCCI ALESSANDRO MISTO-NOI CON L'ITALIA-USEI 16/10/2018
TONDO RENZO MISTO-NOI CON L'ITALIA-USEI 16/10/2018


Stato iter:
16/10/2018
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 16/10/2018
Resoconto FRACCARO RICCARDO MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (RAPPORTI PARLAMENTO E DEMOCRAZIA)
 
DICHIARAZIONE VOTO 16/10/2018
Resoconto FUSACCHIA ALESSANDRO MISTO-+EUROPA-CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto COLUCCI ALESSANDRO MISTO-NOI CON L'ITALIA-USEI
Resoconto BOLDRINI LAURA LIBERI E UGUALI
Resoconto LOLLOBRIGIDA FRANCESCO FRATELLI D'ITALIA
Resoconto GELMINI MARIASTELLA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto UNGARO MASSIMO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto BORGHI CLAUDIO LEGA - SALVINI PREMIER
Resoconto D'UVA FRANCESCO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto FATUZZO CARLO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 16/10/2018

NON ACCOLTO IL 16/10/2018

PARERE GOVERNO IL 16/10/2018

DISCUSSIONE IL 16/10/2018

RESPINTO IL 16/10/2018

CONCLUSO IL 16/10/2018

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00029
presentato da
GELMINI Mariastella
testo di
Martedì 16 ottobre 2018, seduta n. 64

   La Camera,
   udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri,
   premesso che:
    il prossimo Consiglio europeo del 18 ottobre avrà come punti all'ordine del giorno la migrazione, la sicurezza interna e le relazioni esterne;
    i leader dell'Unione europea si riuniranno per l’Euro summit nel formato inclusivo di 27 Stati ed esamineranno lo stato di avanzamento dei negoziati sull'approfondimento dell'Unione economica e monetaria (UEM) in vista del Euro summit di dicembre;
    il 17 ottobre, in sede di Consiglio europeo (Articolo 50) i leader dell'Unione europea a 27 esamineranno lo stato dei negoziati con il Regno Unito in tema di Brexit;
    in tema di politiche migratorie, sarà presentata una relazione sui progressi compiuti, come convenuto nelle conclusioni del Consiglio europeo di giugno, mentre in tema di sicurezza interna verranno adottate conclusioni a seguito del dibattito tematico tenutosi il 20 settembre 2018 a Salisburgo, nel quadro dell'agenda dei leader;
    il vertice si inserisce in un clima fortemente influenzato dalle dinamiche politiche interne ai singoli Stati membri, già proiettate verso le prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo del 26 maggio 2019;
    in vista del prossimo 29 marzo 2019 sarà necessario raggiungere il massimo dei progressi e dei risultati nei negoziati sulla Brexit, al fine di rendere possibile la convocazione di un vertice straordinario per finalizzare e formalizzare l'accordo, in modo da consentire ai Parlamenti nazionali e al Parlamento europeo di provvedere alle ratifiche previste;
   con riferimento al fenomeno migratorio,
    la gestione dei flussi migratori, sia relativa ai «movimenti primari» dai Paesi terzi verso l'Unione europea, sia a quelli «secondari» all'interno della stessa Unione europea rimane centrale nell'agenda europea e in cima all'attenzione dell'opinione pubblica europea;
    secondo i dati Unhcr, tra il 1o gennaio e il 30 settembre 2018 sono sbarcate in Italia 20.571 persone, l'80 per cento in meno rispetto ai primi nove mesi del 2017. Il mese di settembre 2018 è stato il mese con il minor numero di persone sbarcate degli ultimi anni;
    rispetto al 2017 risultano in crescita gli arrivi dalla Tunisia, mentre sono drasticamente diminuite le partenze dalla Libia;
    a livello europeo, gli sbarchi via mare tra il 1o gennaio e il 30 settembre 2018 sono stati circa 87 mila, di cui 23 mila sono sbarcati in Grecia e 43 mila in Spagna, che risulta ormai il nuovo paese europeo con il maggior numero di arrivi via mare a cui va aggiunta una quota via terra nelle enclave di Ceuta e Melilla confinanti con il Marocco;
    questi dati non fanno che confermare quanto la questione migratoria abbia rilevanza europea e, pertanto, come anche le soluzioni non possono che essere condivise a livello comunitario, evitando che gli Stati membri più esposti siano lasciati soli ad affrontare i problemi legati a flussi migratori eccezionali, come è accaduto nel recente passato al nostro Paese;
    le iniziative poste in essere dal Governo italiano volte a disincentivare e impedire gli sbarchi di immigrati sulle nostre coste hanno rappresentato un forte segnale all'Europa, di indubbia valenza politica, che però non costituiscono la soluzione decisiva, ma richiedono risposte condivise e coordinate a livello di Unione europea, evitando che interessi nazionali – seppur legittimi – e posizioni meramente conflittuali portino all'implosione di fatto di Schengen, con la messa in discussione di principi fondanti come quello della libera circolazione europea;
    giova, altresì, sottolineare che la risoluzione di Forza Italia del 27 giugno 2018, presentata in occasione del precedente Consiglio europeo del 28 giugno, indicava tra gli impegni ritenuti prioritari, la necessità di abolire il permesso di soggiorno per motivi umanitari, misura ora contenuta nel decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113 in materia di sicurezza e immigrazione, attualmente all'esame del Senato della Repubblica;
    la trattazione delle problematiche relative alla migrazione è divenuta indice emblematico dello stato attuale dell'Unione, in cui l'attenuarsi del vincolo solidaristico tra gli Stati membri sta conducendo ad una paralisi decisionale, che non potrà che proseguire nei prossimi mesi che ci separano dalle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo;
    è ormai acclarato che il sistema della gestione dei flussi non ha funzionato e anzi, ha contribuito a palesare e acuire le latenti divisioni tra i Paesi membri. Tale situazione si è apertamente manifestata lo scorso 4 giugno, quando i governi hanno deciso di sospendere i negoziati per la riforma dei meccanismi di Dublino, peraltro condotti su un testo persino peggiorativo rispetto al sistema attuale e in netta opposizione al progetto di riforma approvato dal Parlamento europeo;
    il Consiglio europeo del 28-29 giugno 2018 ha ribadito, nelle sue conclusioni, che il buon funzionamento della politica dell'Unione europea presuppone un approccio globale alla migrazione che combini un controllo più efficace delle frontiere esterne dell'Unione europea, il rafforzamento dell'azione esterna e la dimensione interna, evidenziando come tale questione rappresenti una sfida, non solo per i singoli Stati membri, ma per l'Europa intera;
    il Consiglio europeo ha preso quindi consapevolezza che le operazioni di salvataggio in mare e di prima accoglienza, così come le procedure per l'identificazione dei flussi migratori provenienti dall'Africa, non possono continuare a ricadere solo sull'Italia. È stata, inoltre, espressa la determinazione di proseguire e rafforzare le politiche volte ad evitare un ritorno ai flussi incontrollati del 2015 e a contenere ulteriormente la migrazione illegale, in particolare – per quanto riguarda la rotta del Mediterraneo centrale – intensificando gli sforzi per porre fine alle attività dei trafficanti dalla Libia o da altri Paesi e assicurando nel contempo che l'Unione europea resterà al fianco dell'Italia e degli altri Stati membri coinvolti;
    va dato atto che è stata proposta la possibilità di percorrere un nuovo approccio agli sbarchi, introducendo il concetto di piattaforme di sbarco regionali, pur dovendo riconoscere come tale strada presenti non poche difficoltà;
    nell'ottica di un «Piano Marshall europeo per l'Africa» il Consiglio europeo di giugno ha concordato il trasferimento al Fondo fiduciario dell'Unione europea per l'Africa di 500 milioni di euro, invitando gli Stati membri a contribuire ulteriormente. Se pur ancora del tutto insufficiente, si tratta di un importante segnale di attenzione verso il vero tema da affrontare a livello europeo, quello numericamente più consistente e legato alle migrazioni economiche, in particolare dall'Africa;
    il Consiglio europeo ha, quindi, prefigurato l'ulteriore intensificazione del ruolo di sostegno svolto da Frontex (anche nella cooperazione con i Paesi terzi) attraverso maggiori risorse e un mandato rafforzato;
    nessun passo avanti è stato invece compiuto nell'ambito della creazione di un nuovo sistema europeo comune di asilo. Il Consiglio si è infatti limitato a ribadire la necessità di trovare un consenso sulla modifica del regolamento di Dublino per riformarlo sulla base di un equilibrio tra responsabilità e solidarietà, mentre sui cosiddetti movimenti secondari all'interno dell'Unione europea si è limitato ad invitare gli Stati membri ad adottare tutte le misure legislative e amministrative volte a contrastare tali movimenti e a cooperare strettamente tra di loro a tal fine;
    nella lettera di intenti al Presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani e al Cancelliere Sebastian Kurz, allegata allo Stato dell'Unione 2018, alla «Priorità 8: Verso una nuova politica della migrazione», la Commissione ha indicato le iniziative che dovrebbero essere adottate prima delle elezioni del Parlamento europeo. In particolare, l'adozione della riforma del sistema Dublino e del regolamento sulle procedure di asilo e dei fascicoli correlati; la proposta relativa all'ulteriore rafforzamento delle capacità dell'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera; la proposta relativa all'ulteriore rafforzamento dell'Agenzia dell'Unione europea per l'asilo; la proposta volta a rafforzare e potenziare ulteriormente la coerenza ed efficacia della politica di rimpatrio; la proposta sull'ingresso e il soggiorno di cittadini di Paesi terzi che intendano svolgere lavori altamente specializzati («Carta blu»); le proposte di revisione del codice dei visti, del sistema di informazione visti e del regolamento relativo ai funzionari di collegamento; la proposta relativa all'aggiornamento del codice frontiere Schengen;
    risulta evidente che l'avvicinarsi della prossima scadenza elettorale rende il tema delle politiche di contrasto alla migrazione clandestina centrale nella campagna elettorale dei singoli Stati membri e difficilmente Consiglio e Parlamento saranno in grado di prendere decisioni che, nel bene e nel male, non potranno che influenzare una campagna elettorale in cui il sentimento di sfiducia prevalente verso le istituzioni comunitarie rischia di trasformarsi in un voto che potrebbe mettere a repentaglio l'intera Europa, il suo rilancio e il processo di integrazione;
    questa paralisi è emersa anche dal vertice informale di Salisburgo del 19 e 20 settembre 2018, in cui i 27 Stati membri non hanno voluto forzare le tappe per trovare un accordo sulla riforma del diritto di asilo dell'Unione europea entro fine anno, non volendo rischiare di essere oggetto di critiche per soluzioni non gradite alle rispettive opinioni pubbliche e decidendo di limitare la discussione sui soli punti che uniscono, in particolare sul rafforzamento delle frontiere esterne nonché sulla cooperazione con i Paesi terzi;
    va tuttavia sottolineato che, accanto ad una posizione di chiusura delle frontiere nei confronti dei migranti per motivazioni economiche, sarebbe necessario che l'Unione europea e i singoli Stati collaborassero per garantire quei canali di accesso legali e controllati per i rifugiati che scappano da persecuzioni, guerra e conflitti. In questo contesto è da apprezzare la volontà del Ministro dell'interno di riaprire corridoi umanitari per donne e bambini in fuga da zone di guerra, in collaborazione con il volontariato e l'associazionismo cristiano;
   con riferimento alle relazioni esterne, gli scontri dei mesi scorsi nella capitale Tripoli testimoniano la permanente precarietà della situazione libica e del governo di accordo nazionale guidato da Fayez Serraj. In tale situazione di insicurezza appaiono sempre più improbabili le elezioni previste per il 10 dicembre 2018, come stabilito nel vertice di Parigi del 29 maggio, peraltro già fortemente compromesse dall’impasse del processo legislativo interno che avrebbe dovuto portare all'approvazione di una legge elettorale;
    tale cronica instabilità è motivata da molteplici fattori, interni ed internazionali: la multipla identità libica con regionalismi, localismi e tribalismi esasperati; fenomeni di polarizzazione e radicalizzazione politico-religiosa conseguenze del fallimento delle cosiddette Primavere arabe; l'azione di numerosi attori internazionali, che, nel perseguire propri interessi particolari, alimentano caos e instabilità, contribuendo all'ulteriore destabilizzazione della regione;
    a seguito della situazione di stallo politico, l'inviato ONU, Ghassan Salamé, il 5 settembre scorso davanti al Consiglio di Sicurezza Onu ha avanzato una serie di alternative percorribili, qualora una adeguata legislazione elettorale non venga prodotta in tempi rapidi al fine di evitare il rischio di dividere ulteriormente il paese, peggiorando la già precaria situazione attuale;
    in tale percorso di mediazione internazionale non può che essere valutata positivamente l'azione intrapresa dal Governo italiano che ha convocato per il 12 e il 13 novembre a Palermo una conferenza che prevede la più ampia partecipazione di esponenti internazionali e di leader libici;
    l'Italia, anche in considerazione degli storici legami con lo Stato nordafricano, deve intensificare il proprio impegno per la normalizzazione della situazione e il rilancio economico della Libia – anche in relazione alle notizie di questi giorni che riportano un forte interesse della Repubblica popolare cinese nel mettere piede, con investimenti dell'ordine dei milioni di dollari, in terra libica – contribuendo a riportare il Paese nell'alveo della comunità internazionale;
    lo scorso 5 luglio 2018 il Consiglio europeo ha prorogato ulteriormente le sanzioni economiche riguardanti settori specifici dell'economia russa fino al 31 gennaio 2019. Tale decisione fa seguito all'aggiornamento del presidente Macron e della cancelliera Merkel al Consiglio europeo del 28 e 29 giugno 2018 in merito allo stato di attuazione degli accordi di Minsk;
    le sanzioni vigenti da marzo 2014 vennero stabilite in seguito all'annessione della penisola della Crimea da parte della Federazione Russa e al ruolo di Mosca a supporto dei movimenti separatisti ucraini; le misure si applicano a persone e società residenti in Unione europea e includono divieto di import in Europa di prodotti originati in Crimea o Sebastopoli, di investimenti e restrizioni nei servizi al turismo;
    i forti interessi economici ed energetici dell'Italia (nel periodo 2014-2016 l'interscambio con la Russia è passato dai 26 miliardi di euro del 2014 ai 17,4 del 2016) fanno sì che un rilancio del dialogo con Mosca sia preferibile a uno scenario di crescente scontro diplomatico e commerciale, insieme alla necessità di tornare a normalizzare quel rapporto, nato nel 2002 quando con l'accordo di Pratica di Mare, venne dato l'avvio ad una partnership strategica tra la NATO e la Federazione stessa che permise di favorire processi distensivi in tutto il mondo, in particolare nei Paesi del Mediterraneo;
    in vista della prossima scadenza del gennaio 2019 è necessario riaprire una seria discussione sull'opportunità di giungere ad una revisione delle sanzioni, anche mediante una loro diminuzione progressiva, con particolare riguardo alle sanzioni economiche nei confronti della Federazione Russa, valutando in che modo ciò possa determinare effetti negativi per la Repubblica di Ucraina, al fine di sostenere un accordo soddisfacente per entrambe le parti e per l'Unione europea e la normalizzazione dei rapporti amichevoli con un partner importante quale la Federazione Russa. La politica di apertura con la Russia dovrà tenere conto delle norme che disciplinano i contesti sovranazionali, con i doveri che discendono, evitando di isolare l'Italia e indebolire la forza negoziale del nostro Paese;
   con riferimento alla sicurezza interna, obiettivo dell'Unione in questo settore è sostenere gli Stati membri nel garantire la sicurezza interna e combattere il terrorismo. L'Unione europea deve contribuire a proteggere i propri cittadini, salvaguardare gli spazi pubblici e lo spazio Schengen e rispondere in modo intelligente e rapido alle nuove minacce di natura ibrida in cui la linea di separazione tra sicurezza interna ed esterna risulta notevolmente sfumata;
    per rafforzare la sicurezza collettiva è necessario garantire l'attuazione piena ed efficace delle decisioni europee, soprattutto in materia di sicurezza informatica (cybersecurity) e rafforzare la resilienza ai rischi chimici, biologici, radiologici e nucleari;
     a) cooperazione di polizia e cooperazione giudiziaria
    molto è già stato fatto sui sistemi di informazione (come il Schengen Information System) e sullo scambio di informazioni (come nel caso di registrazioni di nomi di passeggeri, Passenger Name Records). Occorre ora migliorare l'interoperabilità dei diversi database;
    in tema di lotta contro il terrorismo lo scambio di informazioni su sospetti e individui radicalizzati attraverso Europol è notevolmente migliorato. La Commissione ha appena presentato un'iniziativa per estendere le competenze della Procura europea per coprire i reati di terrorismo transfrontaliero;
    in tema di traffico di migranti e tratta di esseri umani occorre intensificare la lotta contro tali reti monitorando e interrompendo le loro comunicazioni online e sostenendo la cooperazione regionale tra le forze di polizia europee. Va, inoltre, intensificata la cooperazione con i Paesi terzi in merito allo scambio di informazioni e all'arresto di trafficanti e contrabbandieri.
     b) Rafforzare la sicurezza delle frontiere esterne
    la sicurezza interna dipende in parte da una frontiera esterna adeguatamente gestita, in cui sia negato l'accesso a chi costituisce una chiara minaccia o è sprovvisto dei requisiti per accedere allo spazio europeo;
    nel suo discorso annuale sullo Stato dell'Unione europea, il Presidente Junker ha proposto di aumentare il personale della Guardia di frontiera e costiera europea (EBCS), portandolo dalle 1.300 unità odierne a 10.000 unità entro il 2020. Tale personale agirebbe a complemento delle attività di intercettazione alle frontiere messe in atto da ciascuno Stato membro in caso di flussi migratori particolarmente significativi e potrebbe essere utilizzato nell'assistenza dei Paesi dell'Unione europea nell'effettuare rimpatri. La Commissione ha precisato che solo 1.500 persone rientrano nel personale EBCG entro il 2020 (per raggiungere le 3.300 unità nei sette anni successivi), Le restanti unità (8.500 nel 2020 e 6.700 nel 2027) saranno guardie costiere o di frontiera già in attività nei singoli Paesi dell'Unione europea che verranno assunte per periodi più o meno brevi dall'EBCG;
    siamo lontani, comunque, dalla creazione di un corpo di guardie costiere e di frontiera propriamente europeo. L'ultima proposta della Commissione specifica, infatti, che la responsabilità di proteggere le frontiere esterne dell'Unione è e rimarrà una prerogativa dei singoli Paesi membri e che l'EBCG ricoprirà solo un ruolo di supporto. Nonostante tali precisazioni, già nel corso della riunione informale di Salisburgo, alcuni Stati membri hanno sollevato perplessità, tanto che il Presidente Tusk nella dichiarazione finale ha dovuto precisare che «è altresì chiaro che dovremo discutere ulteriormente le questioni concernenti la sovranità e le dimensioni di Frontex»;
     c) Cybersecurity
    gli attacchi informatici, il crimine e il terrorismo in rete non conoscono frontiere. Le minacce cibernetiche e ibride – provenienti da individui o entità statali; motivate dal profitto o da obiettivi politici e strategici – rappresentano un crescente rischio per le nostre società ed economie. Occorre, nel pieno rispetto delle garanzie costituzionali di libertà di parola, espressione e stampa, giungere alla rapida approvazione di norme che consentano la rimozione di contenuti online legati al terrorismo che continuano a circolare e rappresentano un rischio reale per i cittadini europei;
   con riferimento alla Brexit,
    il 29 giugno scorso, il Consiglio europeo (articolo 50) pur accogliendo con favore i progressi conseguiti su alcune parti del testo giuridico dell'accordo di recesso, ha rilevato tuttavia come «non si siano ancora registrati progressi sostanziali in merito all'accordo su una soluzione “di salvaguardia” (backstop) per l'Irlanda/Irlanda del Nord», e su altri aspetti importanti, compresa l'applicazione territoriale dell'accordo di recesso, segnatamente per quanto riguarda Gibilterra, ha sottolineato come i negoziati potranno progredire «solo a condizione che tutti gli impegni assunti finora siano pienamente rispettati». Ha altresì rilevato come occorra «accelerare i lavori volti a preparare una dichiarazione politica sul quadro delle relazioni future», invitando gli Stati membri le istituzioni dell'Unione e tutte le parti interessate «a intensificare i lavori per prepararsi a tutti i livelli e a tutti gli esiti possibili»;
    il 12 luglio 2018, il Governo britannico ha presentato al Parlamento il White Paper, (noto anche come piano Chequers), il Libro bianco sulle relazioni future tra il Regno Unito e l'Unione europea. Il piano propone un «accordo di associazione» tra Gran Bretagna e Unione europea che mantenga stretti rapporti di cooperazione economica creando un'area di libero scambio per i prodotti agricoli e alimentari, che renderebbe non necessari i controlli alla frontiera tra Irlanda e Irlanda del Nord, superando così il cosiddetto « backstop» (mantenimento dell'Irlanda del Nord nel territorio doganale dell'Unione europea e allineamento regolamentare con l'Unione europea per quanto riguarda le merci, al fine di evitare controlli alla frontiera tra le due Irlande);
    nel corso della riunione del Coreper articolo 50 del 18 luglio 2018, la Vice Capo negoziatore Weyand ha fornito una lettura politica dell'attuale situazione del negoziato, nonché una valutazione del Libro bianco da parte della Task Force. In particolare, a seguito dell'approvazione talune di proposte emendative da parte della Camera dei Comuni a disegni di legge governativi (obbligo di considerare l'Irlanda del Nord parte del territorio doganale britannico e creazione di un regime IVA per il Regno Unito separato da quello dell'Unione), hanno limitato lo spazio negoziale del primo ministro May. Sui contenuti, la valutazione – pur essendo cautamente positiva per alcuni aspetti – è stata invece fortemente negativa nella parte in cui si prevede un «sistema doganale agevolato» che consentirebbe ai britannici di godere dei benefici di un'unione doganale con l'Unione europea senza però essere assoggettati ai relativi obblighi. Tale proposta costituirebbe, inoltre, un modo alternativo per risolvere arbitrariamente il problema irlandese, rispetto al « backstop» proposto a fine febbraio dall'Unione;
    nella sessione di negoziati tenutasi a Bruxelles tra il 24 e il 26 luglio 2018, il negoziatore Bamier ha registrato significativi passi avanti del Governo britannico per quanto attiene, tra l'altro, al ruolo della Corte di giustizia e alla cooperazione in materia di sicurezza interna ed esterna e di scambio di dati. Rimane il serio problema relativo al backstop irlandese e le proposte in materia doganale;
    nel corso del vertice informale del Consiglio europeo di Salisburgo la discussione sulla Brexit è continuata nel formato UE 27. Nelle sue dichiarazioni e osservazioni finali, il Presidente Tusk ha sottolineato che:
     1. non vi sarà un accordo di recesso senza una salvaguardia solida, operativa e giuridicamente vincolante per quanto riguarda l'Irlanda;
     2. i 27 Stati hanno convenuto di presentare una dichiarazione politica comune che faccia chiarezza sulle future relazioni con il Regno Unito. Tutti sono concordi nell'affermare che, sebbene la proposta di Chequers contenga elementi positivi, il quadro di cooperazione economica proposto non solo non funzionerà, ma rischia di minare il mercato unico;
     3. è stato discusso il calendario degli ulteriori negoziati che prevede per ottobre il raggiungimento del massimo dei progressi e dei risultati nei negoziati con il Regno Unito. Successivamente verrà valutato se sussistano le condizioni per convocare un vertice straordinario a novembre al fine di finalizzare e formalizzare l'accordo;
    sul lato britannico, forte risonanza hanno avuto due recenti appuntamenti politici. Da un lato la mozione approvata in occasione del congresso del Partito laburista, lo scorso 25 settembre, nella quale si indica, nel caso il Governo del Regno Unito non raggiunga un accordo con l'Unione europea o l'accordo stesso venga respinto dal Parlamento, e non vi sia la possibilità di nuove elezioni politiche, che il Partito laburista si impegni a valutare diverse opzioni, inclusa quella di un secondo Referendum sul recesso dall'Unione; dall'altro il discorso conclusivo tenuto da Theresa May al congresso dei conservatori, a Birmingham il 3 ottobre, in cui ha ribadito che con lei «non ci sarà un secondo Referendum», perché sarebbe «un voto dei politici che chiedono un risultato differente» e non un «voto popolare»;
    il permanere di elementi di contrasto tra le parti rende non più remota la possibilità che il Regno Unito lasci l'Unione europea senza un accordo di recesso, come ribadito dal premier britannica, Theresa May, intervenendo al congresso dei Tory;
    per garantire un'uscita ordinata occorrerà, innanzitutto, trovare una corretta soluzione al problema dei 3 milioni di cittadini dell'Unione che vivono nel Regno Unito e, parallelamente, al milione di cittadini britannici residenti nel continente, in modo da sgombrare il campo dal senso di incertezza che si è creato tra i cittadini;
    qualsiasi accordo futuro tra l'Unione europea e il Regno Unito è subordinato al costante rispetto, da parte di quest'ultimo, delle norme previste dagli obblighi internazionali, anche in materia di diritti umani, e dalla legislazione e dalle politiche dell'Unione riguardanti, tra l'altro, l'ambiente, la lotta contro l'evasione e l'elusione fiscali, la concorrenza leale, il commercio e i diritti sociali, in particolare le salvaguardie contro il dumping sociale;
    sempre in tema Brexit, si ricorda che il 20 novembre 2017, in sede di Consiglio Affari Generali, i rappresentanti degli Stati membri hanno svolto le votazioni per il trasferimento e l'assegnazione delle agenzie dell'Unione Europea ubicate a Londra: l’European Banking Authority (EBA, che andrà a Parigi) e l’European Medicines Agency (EMA). Per quest'ultima, dopo due turni di voti in cui Milano ha ricevuto più voti di tutte le altre città, al terzo e ultimo turno è finita in parità con Amsterdam, con 13 voti ciascuna e l'astensione della Slovacchia. Dopodiché si è lanciata la monetina;
    sul punto, è in atto un ricorso del Governo italiano (C-59/18) e del Comune di Milano alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea contro il Consiglio (causa C-182/18 R), avente ad oggetto una domanda di sospensione dell'esecuzione ai sensi dell'articolo 278 TFUE, depositata il 30 gennaio 2018; l'audizione delle parti è stata svolta lo scorso 16 maggio;
    al momento, sia per EMA che per EBA sono in corso i triloghi (procedure di collaborazione tra Parlamento, Consiglio e Commissione per la scrittura dei testi normativi, nello specifico qui si tratta di modificare i regolamenti di EMA ed EBA affinché consentano i traslochi). Va rilevato che EMA perderà oltre il 30 per cento del personale e ciò comporterà una ridotta capacità operativa dell'agenzia ovvero difficoltà a garantire il corretto ed efficace perseguimento della sua missione per la tutela della salute dei cittadini europei. Inoltre, la società che affitta i locali ad EMA, e che aveva un contratto fino al 2039, chiede una penale di più di 300 milioni per la rescissione del contratto. Il Parlamento europeo ha vincolato la luce verde al trasferimento di EMA al fatto che i locali provvisori siano disponibili dal 1o gennaio 2019, ma i lavori sono in estremo ritardo;
   dell'Unione economica e monetaria (UEM) in vista dell'Euro Summit di dicembre,
    l’Euro Summit del 29 giugno 2018 ha convenuto che l'accordo in sede di Consiglio sul pacchetto per il settore bancario dovrebbe consentire ai colegislatori di adottare i relativi atti entro fine anno, mantenendo nel contempo l'equilibrio generale, ciò dovrebbe consentire di iniziare a lavorare a una tabella di marcia al fine di avviare negoziati politici sul sistema europeo di assicurazione dei depositi;
    nelle conclusioni del citato Euro Summit si sottolinea come il Meccanismo europeo di stabilità (MES) fornirà il sostegno comune al Fondo di risoluzione unico (SRF) e sarà rafforzato operando sulla base di tutti gli elementi di una riforma del meccanismo stesso indicati nella lettera del presidente dell'Eurogruppo. L'Eurogruppo preparerà i termini di riferimento per il sostegno comune e concorderà la lista di condizioni per l'ulteriore sviluppo del MES entro il dicembre 2018;
    la citata lettera del 25 giugno 2018 del presidente dell'Eurogruppo, riprendeva alcuni elementi contenuti nella dichiarazione congiunta franco-tedesca di Meseberg del 19 giugno 2018. La lettera afferma, tra l'altro, che la condizionalità deve rimanere un principio di base del nuovo MES e di tutti i suoi strumenti, anche per quanto riguarda gli strumenti precauzionali, e che i criteri di eleggibilità ex-ante dovrebbero essere resi più efficaci, anche per valutare la buona performance economica e finanziaria dello Stato membro. Il MES riformato potrebbe assumere un ruolo più rilevante nella valutazione e nel monitoraggio dei programmi di aiuto in favore degli Stati membri, in stretta cooperazione con la Commissione europea e in collegamento con la BCE e avere anche la capacità di valutare la situazione economica complessiva degli Stati senza sovrapporsi al ruolo della Commissione europea;
    l'esito della roadmap sulla governance economica dell'Unione avrà un impatto decisivo per l'Italia, anche alla luce della conclusione del Quantitative easing, programma di acquisto dei titoli di stato da parte della BCE, che terminerà il 31 dicembre 2019 e del cambio al vertice della BCE, a seguito del termine del mandato di Mario Draghi, che potrebbe passare in mano tedesca, aprendo numerose incognite per il nostro Paese;
    è importante, per una sana ripresa dell'economia, che l'Unione europea agevoli politiche in grado di determinare occupazione di lungo periodo ed attrarre e produrre investimenti: politiche rivolte alla crescita e alla competitività, dalle quali tutte le imprese e i cittadini possano utilizzare al meglio le opportunità offerte dall'economia dell'Unione europea e dall'economia globale;
    è necessario che qualsiasi proposta riguardi il futuro dell'Europa nei prossimi decenni debba essere concordata da tutti i leader europei: senza forti accordi politici alla base, condivisi da tutti gli Stati e non solo a livello bilaterale tra questo e quel Paese rischiano di fare implodere l'intero progetto europeo. Come è già successo, per esempio, per la stessa moneta unica, l'euro, rimessa in discussione nei momenti più bui del recente passato, oppure con il « bail in», approvato prima di aver ben completato l'unione bancaria;
    se l'intento è quello di proseguire sulla strada dell'integrazione politica e istituzionale, occorre porsi nell'ottica di rilanciare una Europa federale, veramente degna di questo nome, e completare le quattro unioni che rappresentano le fondamenta dell'attuale assetto comunitario (bancaria, di bilancio, economica e politica);
    fallire le riforme dell'Unione europea in questa fase storica sarebbe un errore imperdonabile, perché l'Europa intera cadrebbe in una crisi istituzionale che getterebbe altra benzina sul fuoco dei movimenti populisti;
    la soluzione non può essere quella di trasformare l'attuale MES in una istituzione monetaria che ragiona secondo il meccanismo delle concessioni, ma semmai in uno strumento che, assieme alla Banca Europea degli Investimenti (BEI), opportunamente rafforzata, eroghi risorse per grandi progetti europei;
    anche per quanto riguarda il completamento dell'Unione bancaria europea, occorre creare un meccanismo di garanzia dei risparmi unico a livello europeo. Da questo punto di vista, l'Europa dovrebbe aver capito la lezione della ultima lunga crisi, allorché, per colpa degli egoismi di alcuni Stati membri, non è intervenuta immediatamente e pervasivamente per salvare le banche in difficoltà;
   con riferimento alle proposte sul quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027,
    il Consiglio europeo 28-29 giugno 2018 ha preso atto del pacchetto di proposte sul quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027, presentato dalla Commissione il 2 maggio 2018, nonché delle proposte legislative settoriali per i programmi a sostegno delle politiche europee presentate dopo tale data, invitando il Parlamento europeo e il Consiglio a esaminare tali proposte in modo esaustivo e prima possibile,

impegna il Governo

  nell'ambito del quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027:
   1) ad attivarsi e vigilare al fine di respingere le ipotesi di taglio alle risorse previste per la PAC che incidono sull'agricoltura italiana, e la cui riduzione, bocciata dal Parlamento europeo, è tale da mettere a rischio il ruolo della politica agricola nelle sfide sui cambiamenti climatici, la messa in sicurezza del territorio e la salute dei cittadini europei, nonché al fine di garantire una equa distribuzione delle risorse per la spesa agricola tra gli Stati membri;
   2) a mettere in campo ogni iniziativa utile al fine di far inserire i territori ricompresi nel cratere delle aree interessate dagli eventi sismici che si sono susseguiti dal 24 agosto 2016 in poi nelle regioni Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo, fra quelli che possono accedere ai benefici delle aree depresse, così come individuate dalla normativa vigente, ed essere ammesse agli interventi dei Fondi strutturali ex obiettivo 1;
   3) a porre all'attenzione del Consiglio europeo per quanto riguarda le politiche sull'immigrazione – ribadendo la necessità di dare concreta attuazione a quanto stabilito nel corso del Consiglio di giugno – la necessità di:
    a) riprendere celermente il negoziato per il superamento del regolamento di Dublino III, al fine di alleggerire gli oneri a carico dei Paesi di primo approdo, partendo dal testo approvato dal Parlamento europeo;
    b) proseguire sulla strada nella verifica di fattibilità della creazione di Centri di smistamento e protezione a livello europeo nei Paesi di origine o transito;
    c) accelerare il rafforzamento di Frontex e l'implementazione di un'efficiente Guardia costiera europea, affrontando e superando le questioni concernenti la sovranità e le dimensioni di Frontex emerse nel recente vertice informale di Salisburgo, al fine di dotare l'Unione europea di uno strumento efficace per il contrasto alle reti criminali di trafficanti di essere umani;
    d) prevedere, nell'ambito del Quadro Finanziario Pluriennale, maggiori stanziamenti per le politiche migratorie per affrontare le cause profonde delle migrazioni;
    e) rafforzare in modo concreto e attraverso una adeguata copertura finanziaria l'efficacia delle politiche di rimpatrio, prevedendo responsabilità e condizioni comuni per il rimpatrio volontario e forzato, la detenzione e le scadenze, includendo anche queste dotazioni finanziarie nei maggiori oneri per la gestione del fenomeno migratorio da rivendicare nei confronti della Unione europea;
    f) rafforzare, anche alla luce degli ultimi dati Unhcr, gli accordi di collaborazione con la Tunisia al fine di contrastare e fermare la nuova rotta migratoria illegale;
    g) intensificare le attività di intelligence e di collaborazione tra gli Stati dell'Unione europea e quelli di transito e per prevenire il probabile tentativo di rientro in Europa dei cosiddetti « foreign fighters»;
    h) prevedere l'apertura immediata di corridoi umanitari di accesso in Europa, al fine di garantire canali di accesso legali, sicuri e controllati attraverso i Paesi di transito ai rifugiati che scappano da persecuzioni, guerra e conflitti;
    i) rafforzare la Politica europea di vicinato (PEV) con i 16 Paesi vicini, meridionali e orientali, al fine di promuovere l'integrazione economica e la pacificazione nelle aree di conflitto;
   4) per quanto riguarda le relazioni esterne, ad adottare iniziative per:
    a) sostenere la necessaria azione diplomatica in vista della Conferenza sulla Libia che si terrà a Palermo del 12 e 13 novembre;
    b) garantire, nell'ambito delle iniziative volte alla stabilizzazione della Libia, un ruolo primario all'Unione europea e all'Italia in particolare, anche in considerazione degli storici legami con lo Stato nordafricano, in particolare per il sostegno alla ricostruzione delle istituzioni militari e civili e del tessuto sociale e politico del Paese;
    c) riaffermare l'opportunità di aprire una seria riflessione – in vista della scadenza del gennaio 2019 – in merito ad una revisione delle sanzioni, con particolare riguardo a quelle economiche nei confronti della Federazione Russa, tenendo in debita considerazione effetti negativi per la Repubblica di Ucraina, al fine di addivenire ad un accordo soddisfacente per entrambe le parti e per l'Unione europea, e alla normalizzazione dei rapporti con la Federazione Russa;
   5) per quanto riguarda la sicurezza interna, ad adottare iniziative per:
    a) proseguire sulla strada di un migliore coordinamento a livello europeo nella lotta al terrorismo, concludendo entro la fine dell'anno i negoziati sull'interoperabilità e promuovendo una più stretta cooperazione tra i servizi di intelligence nazionali e potenziando a livello europeo le attività di ricerca e sviluppo nel settore della cyber-sicurezza;
    b) assegnare maggiori priorità e risorse alle operazioni transfrontaliere contro il traffico di persone e le reti di traffico di esseri umani: internamente, esternamente e online;
   6) per quanto riguarda la Brexit, ad adottare ogni opportuna iniziativa volta a:
    a) garantire che, in ogni caso, lo status giuridico dei cittadini dell'Unione europea-27 che risiedono o hanno risieduto nel Regno Unito e dei cittadini del Regno Unito che risiedono o hanno risieduto in altri Stati membri, e altre disposizioni concernenti i loro diritti siano soggetti ai principi di reciprocità, equità, simmetria e non discriminazione; garantendo la certezza del diritto per le persone giuridiche, incluse le imprese;
    b) garantire la protezione dell'integrità del diritto dell'Unione, compresa la Carta dei diritti fondamentali e i diritti legati alla libera circolazione, soprattutto in relazione all'accesso al diritto di soggiorno;
    c) sostenere la volontà di cooperare con il Regno Unito e mantenere un partenariato economico nel reciproco vantaggio;
    d) in merito al trasferimento da Londra dell’European Medicines Agency (EMA) – anche a fronte della perdita di staff che si configura – a garantire la continuità del lavoro dell'Agenzia e la salute dei cittadini europei; sul punto, si impegna il Governo a sottolineare in sede di Consiglio europeo il fatto che il ritardo nello svolgere i lavori ad Amsterdam non garantisce l'operatività dell'agenzia a partire dal 1o gennaio 2019 e fa venire meno una delle premesse per il suo effettivo trasferimento, mentre Milano rimane una soluzione praticabile in tempi brevi. È necessario poi ribadire l'importanza del ricorso presentato dal Governo italiano e dalla Città di Milano alla Corte di Giustizia europea;
   7) per quanto riguarda la UEM:
    a) a ribadire l'importanza di porre al centro dell'agenda europea il rilancio della crescita e dell'occupazione in Europa, utilizzando appieno tutti gli strumenti necessari per realizzare gli investimenti strategici, nonché applicando con intelligenza i meccanismi sulla flessibilità di bilancio, nella prospettiva di rafforzare e completare realmente l'Unione economica e monetaria, impostando un'economia europea che, pur non dimenticando una gestione rigorosa e solida dei conti pubblici, privilegi maggiormente la crescita e la creazione di posti di lavoro, riparando i guasti di troppi anni di austerità.
(6-00029) «Gelmini, Valentini, Orsini, Ravetto, Rossello, Battilocchio, Pettarin, Ruggieri, Elvira Savino, Cosimo Sibilia, Vietina, Lupi, Colucci, Tondo».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

relazioni internazionali

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