ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/05899

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 350 del 03/06/2020
Trasformazioni
Trasformato il 10/03/2021 in 5/05471
Firmatari
Primo firmatario: GIACHETTI ROBERTO
Gruppo: ITALIA VIVA
Data firma: 03/06/2020


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 03/06/2020
Stato iter:
10/03/2021
Fasi iter:

TRASFORMAZIONE EX-ART.134 IL 10/03/2021

TRASFORMATO EX-ART. 134 IL 10/03/2021

CONCLUSO IL 10/03/2021

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-05899
presentato da
GIACHETTI Roberto
testo di
Mercoledì 3 giugno 2020, seduta n. 350

   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 27 marzo 2020, l'ex deputata Rita Bernardini ha ricevuto l'email del figlio di un detenuto nel carcere di Voghera, A.R., morto per Covid-19;

   il ragazzo, D.R., chiede aiuto per far luce sulla morte del padre avvenuta il 9 aprile 2020; nell'email spiega che suo padre (58 anni), arrestato il 12 dicembre 2019 e in attesa di giudizio, è entrato in carcere sanissimo, ma che, intorno ai primi di marzo, comunica alla famiglia di essersi sentito male e di avere la febbre, stato febbrile confermato anche nei giorni successivi. A.R. fa anche sapere alla famiglia che il medico del carcere, nonostante la sua richiesta, si è rifiutato di visitarlo, il che avrebbe indotto l'agente penitenziario di turno a scrivere una lettera di richiamo. Al telefono con i familiari A.R., annuncia di aver loro inviato una dettagliata lettera su quanto accaduto in quei giorni, lettera che però, denuncia il figlio, non è mai arrivata a destinazione;

   D.R. racconta a Bernardini il patimento sopportato dal padre e da tutti i suoi familiari i quali, raggiunti da notizie di stampa sulla diffusione del virus nel carcere di Voghera, hanno cercato disperatamente di ricevere informazioni dall'istituto sullo stato di salute del proprio congiunto, ma di essere stati tenuti all'oscuro di tutto, compreso del suo ricovero in ospedale e dell'aggravarsi della situazione fino alla morte, avvenuta in terapia intensiva;

   in un servizio a cura di Giulia Innocenzi (Leiene.it – 23 marzo 2020) si legge che il figlio di A.R., ritirando dal carcere gli effetti personali, ha trovato il taccuino su cui il padre annotava quanto avveniva nell'istituto: «Una mattina mi sono alzato con un occhio pieno di sangue, ho chiamato il dottore ma non mi ha voluto visitare. A distanza di tre giorni sto nuovamente male con febbre alta e mal di testa». La ricostruzione degli ultimi giorni è stata fatta attraverso le lettere che A.R. è riuscito a far arrivare alla famiglia e le testimonianze dei compagni di cella: «quando hanno scoperto che stava male l'hanno messo in isolamento e lì non gli davano né da mangiare né da bere»;

   l'articolo 63, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2020, stabilisce che, «in caso di grave infermità fisica o psichica o di decesso di un detenuto (...), la direzione dell'istituto ne dà immediata comunicazione a un congiunto (...)» –:

   se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se corrisponda al vero che il medico del carcere si sia rifiutato di visitare A.R. nei momenti in cui il detenuto ha manifestato gravi stati febbrili; quanto tempo abbia dovuto attendere per essere visitato e quando sia stato effettuato il tampone per il Covid-19; quali siano state le modalità in cui si è svolto l'isolamento quanto a cure, vitto, igiene, presìdi medici precauzionali, possibilità di comunicare con i familiari; in quale data sia stato deciso il trasferimento in ospedale e con quali modalità sia stata effettuata la traduzione; se prima del contagio di A.R. si fossero verificati altri casi; quali precauzioni abbia preso l'istituto – e in quali date – per evitare la diffusione del contagio tra i detenuti e tra il personale; se e quando siano stati effettuati i tamponi ai detenuti e al personale e quale sia stato l'esito;

   se corrisponda al vero che i familiari non abbiano ricevuto da parte del carcere tempestive notizie sulle condizioni di salute del loro congiunto;

   se intendano promuovere un'indagine amministrativa interna mediante una visita ispettiva per verificare i fatti esposti.
(4-05899)