ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00249

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 231 del 02/10/2019
Abbinamenti
Atto 1/00090 abbinato in data 11/11/2019
Atto 1/00282 abbinato in data 11/11/2019
Atto 1/00285 abbinato in data 12/11/2019
Firmatari
Primo firmatario: ANNIBALI LUCIA
Gruppo: ITALIA VIVA
Data firma: 02/10/2019
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SCUTELLA' ELISA MOVIMENTO 5 STELLE 12/11/2019
ROTTA ALESSIA PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2019
ROSTAN MICHELA LIBERI E UGUALI 12/11/2019
BOSCHI MARIA ELENA ITALIA VIVA 02/10/2019
AIELLO PIERA MOVIMENTO 5 STELLE 12/11/2019
ANZALDI MICHELE ITALIA VIVA 02/10/2019
ASCARI STEFANIA MOVIMENTO 5 STELLE 12/11/2019
BARBUTO ELISABETTA MARIA MOVIMENTO 5 STELLE 12/11/2019
BAZOLI ALFREDO PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2019
BERLINGHIERI MARINA PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2019
BOLDRINI LAURA PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2019
BOLOGNA FABIOLA MOVIMENTO 5 STELLE 12/11/2019
BONOMO FRANCESCA PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2019
BORDO MICHELE PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2019
BRAGA CHIARA PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2019
BRUNO BOSSIO VINCENZA PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2019
BUSINAROLO FRANCESCA MOVIMENTO 5 STELLE 12/11/2019
CAMPANA MICAELA PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2019
CANTINI LAURA PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2019
CANTONE CARLA PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2019
CARE' NICOLA ITALIA VIVA 02/10/2019
CARNEVALI ELENA PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2019
CATALDI ROBERTO MOVIMENTO 5 STELLE 12/11/2019
CENNI SUSANNA PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2019
CIAMPI LUCIA PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2019
COLANINNO MATTEO ITALIA VIVA 02/10/2019
D'ALESSANDRO CAMILLO ITALIA VIVA 02/10/2019
D'ARRANDO CELESTE MOVIMENTO 5 STELLE 12/11/2019
D'ORSO VALENTINA MOVIMENTO 5 STELLE 12/11/2019
DE FILIPPO VITO ITALIA VIVA 02/10/2019
DEL BARBA MAURO ITALIA VIVA 02/10/2019
DI GIORGI ROSA MARIA PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2019
DI MAIO MARCO ITALIA VIVA 02/10/2019
DI SARNO GIANFRANCO MOVIMENTO 5 STELLE 12/11/2019
DI STASIO IOLANDA MOVIMENTO 5 STELLE 12/11/2019
DIENI FEDERICA MOVIMENTO 5 STELLE 12/11/2019
DORI DEVIS MOVIMENTO 5 STELLE 12/11/2019
FERRI COSIMO MARIA ITALIA VIVA 02/10/2019
FREGOLENT SILVIA ITALIA VIVA 02/10/2019
GADDA MARIA CHIARA ITALIA VIVA 02/10/2019
GIACHETTI ROBERTO ITALIA VIVA 02/10/2019
GIULIANO CARLA MOVIMENTO 5 STELLE 12/11/2019
GRIBAUDO CHIARA PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2019
IANARO ANGELA MOVIMENTO 5 STELLE 12/11/2019
INCERTI ANTONELLA PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2019
LA MARCA FRANCESCA PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2019
LIBRANDI GIANFRANCO ITALIA VIVA 02/10/2019
LOREFICE MARIALUCIA MOVIMENTO 5 STELLE 12/11/2019
LORENZIN BEATRICE PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2019
MACINA ANNA MOVIMENTO 5 STELLE 12/11/2019
MADIA MARIA ANNA PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2019
MAMMI' STEFANIA MOVIMENTO 5 STELLE 12/11/2019
MICELI CARMELO PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2019
MIGLIORE GENNARO ITALIA VIVA 02/10/2019
MOR MATTIA ITALIA VIVA 02/10/2019
MORETTO SARA ITALIA VIVA 02/10/2019
MURA ROMINA PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2019
MURONI ROSSELLA LIBERI E UGUALI 12/11/2019
NARDI MARTINA PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2019
NOBILI LUCIANO ITALIA VIVA 02/10/2019
NOJA LISA ITALIA VIVA 02/10/2019
PAITA RAFFAELLA ITALIA VIVA 02/10/2019
PALMISANO VALENTINA MOVIMENTO 5 STELLE 12/11/2019
PERANTONI MARIO MOVIMENTO 5 STELLE 12/11/2019
PEZZOPANE STEFANIA PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2019
PICCOLI NARDELLI FLAVIA PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2019
PINI GIUDITTA PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2019
POLLASTRINI BARBARA PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2019
PORTAS GIACOMO ITALIA VIVA 02/10/2019
PRESTIPINO PATRIZIA PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2019
QUARTAPELLE PROCOPIO LIA PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2019
ROSATO ETTORE ITALIA VIVA 02/10/2019
SAITTA EUGENIO MOVIMENTO 5 STELLE 12/11/2019
SALAFIA ANGELA MOVIMENTO 5 STELLE 12/11/2019
SARLI DORIANA MOVIMENTO 5 STELLE 12/11/2019
SARTI GIULIA MOVIMENTO 5 STELLE 12/11/2019
SCHIRO' ANGELA PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2019
SERRACCHIANI DEBORA PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2019
SPORTIELLO GILDA MOVIMENTO 5 STELLE 12/11/2019
TOCCAFONDI GABRIELE ITALIA VIVA 02/10/2019
TRIPODI ELISA MOVIMENTO 5 STELLE 12/11/2019
UNGARO MASSIMO ITALIA VIVA 02/10/2019
VAZIO FRANCO PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2019
VERINI WALTER PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2019
ZAN ALESSANDRO PARTITO DEMOCRATICO 12/11/2019


Elenco dei co-firmatari che hanno ritirato la firma
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma Data ritiro firma
MARATTIN LUIGI ITALIA VIVA 02/10/2019 12/11/2019
Stato iter:
12/11/2019
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 11/11/2019
Resoconto FREGOLENT SILVIA ITALIA VIVA
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 11/11/2019
Resoconto ASCARI STEFANIA MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto SIRACUSANO MATILDE FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto CIAMPI LUCIA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto D'ARRANDO CELESTE MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto PRESTIPINO PATRIZIA PARTITO DEMOCRATICO
 
PARERE GOVERNO 12/11/2019
Resoconto MALPEZZI SIMONA FLAVIA SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 12/11/2019
Resoconto ROSTAN MICHELA LIBERI E UGUALI
Resoconto ANNIBALI LUCIA ITALIA VIVA
Resoconto VARCHI MARIA CAROLINA FRATELLI D'ITALIA
Resoconto ROTTA ALESSIA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto PRESTIGIACOMO STEFANIA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto TATEO ANNA RITA LEGA - SALVINI PREMIER
Resoconto SCUTELLA' ELISA MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 11/11/2019

DISCUSSIONE IL 11/11/2019

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 11/11/2019

ATTO MODIFICATO IL 12/11/2019

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 12/11/2019

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 12/11/2019

ACCOLTO IL 12/11/2019

PARERE GOVERNO IL 12/11/2019

DISCUSSIONE IL 12/11/2019

APPROVATO IL 12/11/2019

CONCLUSO IL 12/11/2019

Atto Camera

Mozione 1-00249
presentato da
ANNIBALI Lucia
testo presentato
Mercoledì 2 ottobre 2019
modificato
Mercoledì 13 novembre 2019, seduta n. 257

   La Camera,
   premesso che:
    il 25 novembre è la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite partendo dall'assunto che la violenza contro le donne sia una violazione dei diritti umani. Tale violazione è una conseguenza della discriminazione contro le donne, dal punto di vista legale e pratico, e delle persistenti disuguaglianze tra uomo e donna;
    in tale occasione i Governi, le organizzazioni internazionali e le Ong sono invitate ad organizzare attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema;
    il primo atto della scorsa legislatura è stato la ratifica, con legge 27 giugno 2013, n. 77, della cosiddetta Convenzione di Istanbul (Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica), il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante, volto a creare un quadro normativo completo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza;
    la Convenzione precisa che la violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani ed è una forma di discriminazione comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella sfera pubblica che nella sfera privata;
    la Convenzione interviene, inoltre, specificamente anche nell'ambito della violenza domestica, che non colpisce solo le donne, ma anche altri soggetti, ad esempio bambini ed anziani, ai quali altrettanto si applicano le medesime norme di tutela;
    a tale primo importantissimo atto hanno fatto seguito misure, sostanziali e processuali, volte a garantire alla vittima di reati di violenza domestica e di genere, una tutela più incisiva ed efficace e ad imprimere tempestività alla risposta giudiziaria;
    sono state introdotte modifiche al codice penale e di procedura penale per inasprire le pene di alcuni reati, più spesso commessi nei confronti di donne, è stato emanato il Piano d'azione straordinario contro la violenza di genere e la previsione di stanziamenti per il supporto delle vittime e tra le altre cose, è stato modificato il codice penale per aumentare la pena ed estendere il campo d'applicazione per il reato di omicidio aggravato da relazioni personali;
    si ricorda inoltre l'introduzione della norma che rende impossibile estinguere il delitto di stalking a seguito delle condotte riparatorie previste dall'articolo 162-ter del codice penale (l'articolo 1 della legge n. 172 del 2017, di conversione del decreto-legge n. 148 del 2017), la possibilità di applicare nuove misure di prevenzione agli indiziati di stalking a seguito dell'entrata in vigore del nuovo codice antimafia e la legge n. 4 del 2018, volta a rafforzare le tutele per i figli rimasti orfani a seguito di un crimine domestico;
    con il decreto n. 93 del 2018, la cosiddetta legge sul femminicidio, si è esteso alle vittime dei reati di stalking, maltrattamenti in famiglia e mutilazioni genitali femminili l'ammissione al gratuito patrocinio anche in deroga ai limiti di reddito, tuttavia manca, ad oggi, la medesima previsione per i processi civili direttamente riferibili ai reati per i quali è già ammesso in sede penale. Si rilevano quindi casi in cui, ad esempio, viene ammesso il gratuito patrocinio in deroga per la vittima nei processi penali per stalking e maltrattamenti e non per il collegato processo civile di divorzio;
    la vera innovazione introdotta dal complessivo quadro normativo approvato nella scorsa legislatura consiste nel tentativo di coordinare i diversi fronti della educazione, della prevenzione, del supporto e della punizione all'interno di una cornice unitaria e organica, per fronteggiare il punto debole di una legislazione essenzialmente reattiva, che interviene solo a crimine avvenuto, con poca incisività invece sul fronte della prevenzione a tutti i livelli;
    nella presente legislatura, in data 14 novembre 2018, sono state approvate, ad amplissima maggioranza, le mozioni parlamentari Annibali, Boldrini, Gebhard ed altri n. 1-00070, D'Arrando, Panizzut ed altri n. 1-00074 e Carfagna ed altri n. 1-00075, in forza delle quali il Governo pro tempore ha assunto impegni precisi di contrasto alla violenza e alla discriminazione nei confronti delle donne;
    si è intervenuti, da ultimo, con l'approvazione della legge 19 luglio 2019, n. 69, Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere, cosiddetto codice rosso. Un provvedimento che ha colmato alcuni vuoti normativi ed è intervenuto sulla necessità condivisa di velocizzare l'instaurazione del procedimento penale e, conseguentemente, accelerare l'eventuale adozione di provvedimenti di protezione delle vittime. Una legge che può essere integrata seguendo le indicazioni contenute nel parere espresso dal Consiglio superiore della magistratura e le proposte di coordinamento e buone prassi tra gli uffici della Scuola superiore della magistratura, nonché attuata più efficacemente attraverso l'implementazione delle risorse necessarie;
    si ricorda che la violenza di genere affonda le sue radici in una profonda, e persistente, disparità di potere tra uomini e donne e in un'organizzazione patriarcale della società che ancora oggi permea le pratiche e la vita quotidiana di milioni di uomini e donne in Italia;
    tutti i dati e le ricerche pubblicate negli ultimi anni, dicono che la violenza contro le donne nel nostro Paese è un fenomeno ampio, diffuso e strutturale. Nella gran parte dei casi gli autori della violenza sono il partner, i parenti o gli amici. Nei casi più estremi la violenza contro le donne può portare al femminicidio;
    il 28 giugno 2019 Eures ha pubblicato un rapporto sugli «Omicidi in famiglia» da cui emerge che nel 2018 il 49,5 per cento delle vittime degli omicidi volontari commessi in Italia è stato ucciso all'interno della sfera familiare o affettiva (163 su 329 vittime di omicidio totali): la percentuale più alta mai registrata in Italia. Di queste, il 67 per cento è costituito da donne (109 vittime) a fronte di 54 vittime di sesso maschile (33 per cento). L'ambito familiare arriva ormai a costituire il contesto omicidiario quasi esclusivo per le vittime femminili, visto che ben l'83,4 per cento delle 130 donne uccise in Italia nel 2018 ha trovato la morte per mano di un familiare o di un partner/ex partner;
    i costi sociali ed economici della violenza dimostrano che le risorse stanziate per la prevenzione comportano netti risparmi rispetto a quanto il sistema pubblico è costretto a spendere una volta che la violenza viene realizzata. Anche le conseguenze sulla salute delle donne sono pesantissime;
    questa fotografia così nitida è resa possibile anche grazie al lavoro, spesso volontario, di tante donne dei centri antiviolenza non istituzionali, che da sempre affiancano le donne maltrattate ascoltandole e accompagnandole nella costruzione di percorsi personali di fuoriuscita dall'esperienza di violenza;
    una misura di sostegno economico potrebbe consentire a una donna, anche con figli a carico, di affrontare il primo periodo di separazione con una relativa tranquillità per impegnarsi e dedicarsi a tutte le pratiche legali e amministrative che uscire dalla violenza comporta, ma anche di avere un tempo per sé per elaborare il suo vissuto e riprogettare il futuro, per esempio per investire nella formazione professionale. Inoltre, nel caso in cui siano presenti bambini potrebbe dedicare tempo e attenzione nell'accompagnarli nel percorso di elaborazione del trauma e nelle varie visite mediche e psicologiche;
    il ruolo delle associazioni di donne va riconosciuto, valorizzato e potenziato quale strumento fondamentale per la lotta contro la violenza maschile sulle donne. In tal senso, va garantita su tutto il territorio la presenza di case rifugio e delle cose delle donne in linea con i parametri internazionali, privilegiando quelle che possono garantire la qualità dei servizi e la competenza di genere e professionale;
    una forma di violenza molto diffusa e difficile da riconoscere, esplicitamente citata dalla convenzione di Istanbul, è la violenza economica;
    una delle ragioni per cui le donne faticano a denunciare violenze subite nello stesso ambito familiare, sono le difficoltà economiche legate a percorsi di fuoriuscita dalla relazione, soprattutto quando il partner detiene il potere economico e sociale e il controllo completo sulle finanze e sulle risorse familiari, cosicché molte donne, se denunciano il partner violento e lasciano la relazione, rischiano di ritrovarsi senza una casa, senza risorse economiche, impossibilitate alla riorganizzazione materiale della propria vita, con la paura che le difficoltà economiche possano incidere anche nel rapporto con i figli;
    come si legge nella guida sulla violenza economica curata dalla casa di accoglienza delle donne mal trattate di Milano (Cadmi), con il contributo della Global Thinking Foundation, «la definizione condivisa, anche a livello internazionale, di violenza economica può essere così espressa: la violenza economica si riferisce ad atti di controllo e monitoraggio del comportamento di una donna in termini di uso e distribuzione del denaro, con la costante minaccia di negare risorse economiche, ovvero attraverso un'esposizione debitoria, o ancora impedendole di avere un lavoro e un'entrata finanziaria personale e di utilizzare le proprie risorse secondo la sua volontà». Essa spesso si cela dietro a comportamenti ancora culturalmente giustificati e accettati. È diffusa trasversalmente ed indipendentemente dalle fasce di reddito delle donne;
    la questione delle pari opportunità fra i sessi passa, infatti, inevitabilmente anche dal lavoro. È stato il lavoro, nel secolo scorso, un importante mezzo di emancipazione delle donne; tuttavia ancora esistono discriminazioni e disuguaglianze che impediscono la libera scelta di coniugare lavoro e famiglia, così come la possibilità di raggiungere l'indipendenza economica e la realizzazione personale;
    le difficoltà che le donne incontrano nella fuoriuscita dalla violenza sono spesso legate alla mancanza di un lavoro o a livelli retributivi troppo bassi per garantirne l'autonomia. Permangono inoltre scarsi strumenti di welfare a sostegno dei loro percorsi di libertà e autonomia e ciò fa sì che sovente tornino dal partner violento per le difficoltà economiche che si trovano ad affrontare;
    gli strumenti di welfare a sostegno dei percorsi di libertà e autonomia delle donne, per quanto positivi, richiedono un rafforzamento, eventualmente mutuando anche l'esperienza spagnola;
    in tale senso, nella XVII legislatura, sono state molte le misure adottate per contrastare la mancanza di pari opportunità sul luogo di lavoro, a partire, a titolo esemplificativo, dal divieto delle cosiddette «dimissioni in bianco», all'indennità di maternità resa certa anche per le lavoratrici i cui contributi non sono stati versati dai datori di lavoro e resa flessibile per le lavoratrici autonome, agli incentivi per le assunzioni delle donne vittime di violenza e all'estensione alle lavoratrici autonome del pagamento dell'indennità per l'assenza dal lavoro nei casi di violenza di genere;
    occorre, inoltre, valutare positivamente le buone pratiche e gli strumenti adottati a livello regionale, come il cosiddetto «reddito di libertà» o il «contributo di libertà». Misure di sostegno economico, specifiche per le donne vittime di violenza domestica, al fine di sostenerne l'autonomia e lo sviluppo di un progetto di vita indipendente. Strumenti che aiutano le donne a scardinare il ricatto della dipendenza economica agito dall'uomo violento;
    è fondamentale un supporto anche economico al progetto personale di fuoriuscita dalla violenza deciso dalla donna stessa. Il punto chiave è infatti la sua autodeterminazione, ovvero quel principio per cui un soggetto, per quanto possibile, deve poter decidere su tutto ciò che riguarda la sua vita. Incrementare questo tipo di strumenti contribuirebbe fortemente a rafforzare la donna e a scardinare il ricatto della dipendenza economica dall'uomo violento;
    questo tipo di misure sono ancora distribuite a macchia di leopardo. Occorrerebbe invece introdurre una misura universale e omogenea su tutto il territorio nazionale;
    per supportare la donna che ha scelto con coraggio di denunciare sono nate in questi ultimi anni in alcune caserme dei carabinieri e in alcuni commissariati, degli spazi in cui le vittime che decidono di denunciare riescono a sentirsi più a loro agio. Sarebbe opportuno promuovere una crescente adesione a questa iniziativa per evitare che questa opportunità venga destinata solo ad alcune zone d'Italia;
    per aiutare l'inserimento nel mondo del lavoro delle donne vittime di violenza, occorre prorogare ed estendere gli sgravi contributivi per l'assunzione di donne vittime di violenza di genere a tutte le categorie di datori di lavoro. Sarebbe altresì importante estendere alle donne vittime di violenza una quota di riserva sul numero di dipendenti dei datori di lavoro pubblici e privati, prevedendo per loro l'estensione dell'articolo 18 della legge 12 marzo 1999, n. 68;
    come pubblicato dal quotidiano La Stampa in data 4 giugno 2019, «da una ricerca Episteme sulle donne e la gestione economica delle famiglie, emerge che oltre tre donne su 10 non hanno un conto corrente personale». Tale ricerca fotografa una diffusa dipendenza economica delle donne che spesso è uno dei motivi che porta ad accettare abusi e violenze fisiche. In tal senso, si rende necessario promuovere iniziative al fine di informare le donne sui loro diritti in ambito economico e su come riconoscere la violenza economica ed eliminarla dalla propria vita. Molto si potrebbe fare anche sul fronte bancario;
    al fine di contrastare forme di violenza volte a rendere la donna economicamente dipendente, anche attraverso l'occultamento doloso delle risorse patrimoniali al fine di non corrispondere quanto dovuto a titolo di mantenimento al coniuge o ai figli, occorre introdurre specifici e dedicati interventi anche di carattere normativo;
    un numero enorme di donne ha poi subito una qualche forma di molestia sessuale: l'Istat dice che nel 2018, 8 milioni 816 mila donne (il 43,6 per cento) fra i 14 e i 65 anni, ha subito molestie sessuali nel corso della vita. Per quel che riguarda le molestie sul lavoro, dove esiste un sommerso importante, del 7,5 per cento di donne che ha subito ricatti sessuali sul lavoro, solo il 20 per cento ne ha parlato e quasi nessuna ha denunciato;
    un fenomeno ampio a cui occorre dare una risposta anche attraverso un intervento normativo che dia applicazione all'articolo 40 della Convenzione di Istanbul;
    occorre poi ricordare che il 21 giugno 2019, la Conferenza internazionale del lavoro ha approvato a Ginevra la Convention concerning the elimination of violence and harassment in the world of work con 439 voti a favore, sette contrari e 30 astensioni dai delegati della Conferenza che riunisce i delegati dei Governi, sindacali e rappresentanti degli imprenditori dei 186 Paesi membri dell'Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro). La Convenzione, accompagnata da una relativa «Raccomandazione», afferma che la violenza e le molestie nel mondo del lavoro «sono inaccettabili e incompatibili con un lavoro dignitoso». Gli Stati che ratificano la Convenzione si impegnano ad adottare disposizioni contro violenze e molestie e a fornire un facile accesso a mezzi di ricorso e a rimedi;
    nella mozione n. 1-00243, a prima firma dell'On. Lisa Noja, si evidenzia come «le donne con disabilità abbiano una probabilità di essere vittime di violenza da due a cinque volte superiore rispetto alle donne non disabili, frequentemente nell'ambito delle relazioni domestiche, a causa della posizione di maggiore fragilità e vulnerabilità sofferta»;
    il «Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne» per il triennio 2017-2020, approvato nel novembre 2017 in Consiglio dei ministri dal Governo pro tempore, è uno strumento importante volto a dare piena attuazione alla Convenzione di Istanbul. Esso ripropone i tre assi strategici della Convenzione di Istanbul: prevenire, proteggere e sostenere, perseguire e punire, oltre ad un asse trasversale di supporto all'attuazione relativo alle politiche integrate. Il piano, dovrà essere rinnovato nel 2020;
    la sezione del «Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne» dedicata agli impegni dell'Italia in ambito internazionale vede interventi a favore dell’empowerment delle donne, della loro piena partecipazione ai processi di sviluppo e a favore della lotta a ogni forma di violenza contro le donne e le bambine; programmi di cooperazione contro la violenza sulle donne nei Paesi indicati dal Piano strategico ed interventi per promuovere l'attivazione dei sistemi di comunicazione e informazione/sensibilizzazione tra i Paesi di provenienza delle vittime e quello di accoglienza, affinché siano rese palesi le modalità di adescamento/ricatto delle vittime e le reali condizioni di lavoro che si riservano poi all'arrivo, anche con l'aiuto delle reti diplomatiche;
    in attuazione dell'articolo 1, commi 790 e 791, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, e per il compimento degli obiettivi posti al paragrafo 5.4 «Soccorso» del piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 novembre 2017, sono state adottate le linee guida nazionali per l'assistenza socio-sanitaria alle donne che subiscono violenza e che si rivolgono al pronto soccorso, pubblicate in Gazzetta Ufficiale il 30 gennaio 2018;
    le regioni, in virtù della loro competenza di tipo concorrente in materia di programmazione, coordinamento e indirizzo degli interventi socio-sanitari ai sensi dell'articolo 117 della Costituzione, devono adoperarsi affinché le aziende sanitarie c le aziende ospedaliere diano puntuale attuazione alle linee guida nazionali. Ad oggi non si sa quante regioni lo stiano facendo;
    la Dichiarazione sull'eliminazione della violenza contro le donne (Nazioni Unite, 20 dicembre 1993) include esplicitamente la tratta e la prostituzione forzata tra le forme di violenza di genere. Il 26 febbraio 2016 il Consiglio dei ministri ha adottato il primo piano d'azione nazionale contro la tratta e il grave sfruttamento degli esseri umani per gli anni 2016-2018 finalizzato a definire strategie di lungo periodo per la prevenzione e il contrasto del fenomeno mediante azioni di sensibilizzazione, promozione sociale emersione ed integrazione delle vittime della tratta;
    la Cabina di regia per l'attuazione del Piano nazionale d'azione contro la tratta e il grave sfruttamento di esseri umani costituita con decreto il 2 agosto 2016 a palazzo Chigi, a riunitasi l'ultima volta il 7 maggio 2019, deve comunque rinnovare il Piano stesso scaduto il 1o febbraio 2019 al fine di evitare che le vittime rischino di non essere efficacemente tutelate;
    in merito alla sicurezza delle donne, i dati dicono che la diffusione di armi comporta un pericolo maggiore di omicidi e di vittime nei settori più indifesi, in particolare le donne. Nel merito, Giorgio Beretta, analista dell'Opal (Osservatorio permanente sulle armi leggere) in una intervista a Linkiesta del 15 gennaio 2019, dichiarava che «dei 92 tra omicidi di donne e femminicidi che sono stati commessi nel 2018» ben 28, cioè quasi uno su tre, sono stati compiuti da persone con regolare licenza per armi. In sintesi, oggi l'ambito di maggior pericolosità per gli italiani, soprattutto per le donne, è quello familiare e relazionale e se c’è un'arma in casa è più probabile che venga utilizzata per ammazzare un familiare, spesso una donna, che per respingere eventuali ladri»;
    il Rapporto ombra delle associazioni di donne per il Grevio, il gruppo di esperte sulla violenza contro le donne del Consiglio d'Europa (ottobre 2018), incaricato di monito rare l'attuazione della Convenzione di Istanbul in Italia, raccomanda come «urgentissimo e fondamentale menzionare espressamente nel codice civile la violenza intra-familiare come causa di esclusione di affidamento condiviso e la violenza assistita come causa di decadenza o limitazione della responsabilità genitoriale»;
    al fine di garantire una tutela preventiva della persona offesa, la legge 19 luglio 2019, n. 69, ha rafforzato l'interlocuzione tra la magistratura penale e quella civile, in caso di contemporanea pendenza di procedimenti relativi alle stesse parti, al fine di ridurre il rischio di decisioni configgenti in tema di tutela delle vittime o, al contrario, di strumentalizzazione, nel giudizio civile della vicenda penale;
    occorre tuttavia segnalare come ancora in troppi casi accade che un procedimento penale scaturito da una denuncia per violenza domestica proceda completamente staccato dal procedimento civile di separazione e si disponga l'affido condiviso dei figli e/o si impongano diritti di visita che mettono a repentaglio i diritti e la sicurezza della vittima o dei minori;
    accade altresì che si colpevolizzino le madri che denunciano la violenza, di cui viene messa in discussione la competenza genitoriale con meccanismi quali la Pas (sindrome dell'alienazione parentale, che non ha basi scientifiche come ribadito anche dalla Corte di cassazione) e la vittimizzazione secondaria a tutti i livelli, che determinano una prosecuzione dell'esercizio di potere e di controllo nei confronti della donna. La Pas passa sovente attraverso le consulenze tecniche d'ufficio (Ctu), redatte da psicologi, psicoterapeuti o psichiatri nominati dal giudice;
    questa problematica sarà indagata e approfondita dal lavoro della nuova Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, come dichiarato, secondo quanto consta ai firmatari del presente atto, dalla sua Presidente, senatrice Valeria Valente;
    occorre ricordare poi che l'articolo 31 della Convenzione di Istanbul impone di prendere in dovuta considerazione gli episodi di violenza vissuti dai figli minori «al momento di determinare i diritti di custodia e di visita dei figli»;
    in tal senso, va salutata positivamente la presa di posizione della Ministra per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, che in merito al disegno di legge cosiddetto Pillon, che proponeva una riforma in materia di affido condiviso, il cui contenuto ad avviso dei firmatari del presente atto viola la Costituzione e le convenzioni internazionali, ha annunciato la volontà di non sostenere il provvedimento;
    la prevenzione resta centrale nella lotta alla violenza di genere. Essa passa inevitabilmente da una profonda opera di promozione di una cultura ispirata alla parità di genere, al superamento degli stereotipi, del sessismo e della misoginia. Un cambiamento che deve investire in maniera decisa e forte tutti gli istituti e i soggetti della formazione e della cultura;
    le politiche annunciate dall'attuale Governo in tema di conciliazione, parità di genere e welfare, vanno nella giusta direzione e segnano un'importante inversione di tendenza;
    centrale è il ruolo della scuola di ogni ordine e grado al fine di educare al rispetto di genere, contrastare ogni forma di violenza e discriminazione e favorire il superamento di pregiudizi e disuguaglianze;
    purtroppo, ancora oggi, nei mondi che vengono a contatto con la violenza sulle donne, sono presenti molti pregiudizi. Per questo la specializzazione e la formazione di tutti i soggetti che vengono a contatto con la violenza sulle donne, sono cruciali. Anche su questo si è intervenuti con la legge 19 luglio 2019, n. 69, ma occorre investire di più in termini di risorse umane ed economiche;
    sul piano della comunicazione viene ancora riservata poca attenzione al ruolo che i media possono avere per consolidare una coscienza sociale diffusa di condanna del fenomeno. Troppe volte, soprattutto nei casi di femminicidio, i media tendono a far passare un messaggio fuorviante e diseducativo, sia sul piano del linguaggio, che su quello della rappresentazione della notizia. Espressioni come «Amore malato», «eccesso di amore», «raptus», «gigante buono», richiamano ad una sorta di giustificazionismo dell'azione violenta. Anche su questo punto la Convenzione di Istanbul interviene in maniera puntuale con l'articolo 17, prevedendo la sensibilizzazione degli operatori dei settori dei media per la realizzazione di una comunicazione e di un'informazione, anche commerciale, rispettosa della rappresentazione di genere;
    in tal senso, il Manifesto di Venezia, promosso dalla Commissione pari opportunità della Federazione nazionale della stampa italiana con altri sindacati e l'associazione Giulia giornaliste, ha messo l'informazione al centro della rivoluzione culturale che può contrastare la violenza sulle donne;
    nell'era del web, la violenza, come è noto, corre anche in rete e le donne sono le principali vittime del discorso d'odio on line, il cosiddetto hate speech. L'odio in rete si sta diffondendo come un fiume in piena ed è in costante crescita nel nostro Paese. È ormai evidente che si tratta di un problema da affrontare con urgenza, tanto a livello nazionale che mondiale;
    sul fronte della tutela delle donne vittime di violenza e in funzione preventiva, è fondamentale il trattamento degli uomini violenti anche nella fase di esecuzione della pena. I dati dicono che, espiata la pena, gli uomini violenti tendono a commettere altri reati della stessa natura. Su questo punto così rilevante è intervenuta la legge 19 luglio 2019, n. 69, ma occorre tuttavia continuare a lavorare al fine di rimuovere le condizioni all'origine dei fatti violenti e causa di una probabile recidiva. Tale impegno va supportato dalle necessarie risorse umane ed economiche;
    la lotta alla violenza contro le donne necessita di ulteriori risorse umane ed economiche. Esse devono essere destinate con criteri trasparenti ed attenti ai principi sanciti dalla Convenzione di Istanbul;
    un obiettivo importante e condivisibile della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio è quello di arrivare ad una legge quadro sulla violenza contro le donne al fine di sistematizzare e dare omogeneità alla normativa esistente;
    per quanto l'attività di repressione sia fondamentale per combattere il fenomeno della violenza di genere, si è altrettanto certi che una concreta e puntuale attività di prevenzione sia altrettanto necessaria;
    infatti, gli interventi punitivi possono essere utilizzati come deterrente e le misure cautelari possono essere applicate per fermare sul nascere casi di violenza. Tuttavia, la casistica degli atti di violenza nel nostro paese ci dimostra che queste misure non sono sufficienti;
    la prevenzione è infatti la chiave maestra per risolvere questo fenomeno. Infatti, è necessario un cambio radicale culturale e sociale, che l'impianto normativo dovrebbe accompagnare e favorire;
    fulcro di questo impianto non può che essere la scuola, luogo in cui gli adulti di domani crescono e vengono formati. L'insegnamento del rispetto del proprio partner nelle aule scolastiche, libri di testo che non forniscano idee maciste e stereotipate, attività di informazione, dialogo sono solo alcune delle politiche che potrebbero favorire la prevenzione di questo fenomeno;
    desta preoccupazione il fatto che da tempo è in circolazione sul mercato nei negozi ludici e store online un gioco da tavolo « Squillo» prodotto dalla Raven Distribution nel quale ogni giocatore deve gestire l'attività di sfruttamento di prostituzione delle ragazze che possono essere uccise e i loro organi umani venduti, così come ad oggi risultano in commercio altri giochi simili distribuiti sempre dalla Raven Distribution come «Squillo – Bordello d'Oriente», «Megere e Meretrici», «Squillo Time Travels – Deep Space 69» «Squillo city». Si ravvisa la necessità di intervenire, a fronte dell'evidente carattere diseducativo e sessista del gioco in questione che, peraltro, banalizza e deride la mercificazione del corpo di donne sfruttate e obbligate a vendere il proprio corpo da soggetti della criminalità organizzata,

impegna il Governo

 1) a mettere in campo tutte le iniziative necessarie a raggiungere la piena applicazione della Convenzione di Istanbul;
 2) ad adottare iniziative volte alla prevenzione e al contrasto della violenza economica;
 3) ad adottare iniziative per introdurre strumenti di welfare volti a sostenere economicamente le donne nel loro percorso di fuoriuscita dalla violenza e a favorirne l'inserimento nel mondo del lavoro e l'autonomia abitativa;
 4) a valutare l'opportunità di prevedere sul sito del Dipartimento per le pari opportunità una sezione accessibile (Open data) dove venga resa disponibile la documentazione di interesse pubblico, creando anche uno strumento efficace e incisivo di segnalazione di materiale;
 5) a mettere in campo strategie efficaci per prevenire e perseguire ogni forma di violenza fisica, psicologica e sessuale, che può affliggere le donne nel contesto di un rapporto di lavoro e ad adottare le iniziative di competenza per ratificare quanto prima la Convention concerning the elimination of violence and harassment in the world of work;
 6) ad assumere le iniziative necessarie ad approvare un nuovo piano nazionale antiviolenza per il triennio 2020-2023;
 7) a monitorare, per quanto di competenza, l'attuazione a livello regionale delle linee guida nazionali per l'assistenza sociosanitaria alle donne che subiscono violenza e che si rivolgono al pronto soccorso;
 8) a definire urgentemente il nuovo piano d'azione nazionale contro la tratta e il grave sfruttamento degli esseri umani e ad adottare iniziative per stanziare fondi adeguati per l'implementazione dei progetti di protezione delle vittime;
 9) a promuovere le iniziative necessarie a garantire, su tutto il territorio nazionale, che le vittime di reati, come lo sfruttamento della prostituzione, possano essere inserite in percorsi sociali al fine di rompere definitivamente il legame con gli sfruttatori;
10) a proseguire nell'attività di costante monitoraggio e controllo della diffusione delle armi per uso di difesa personale, nonché a continuare od assicurare che alla detenzione legittima di un'arma corrisponda una tempestiva ed efficace comunicazione ai familiari, ai conviventi maggiorenni, anche diversi dai familiari, compreso il convivente more uxorio;
11) a valutare l'opportunità di adottare iniziative per introdurre modifiche al codice civile al fine di prevedere la violenza intra-familiare come causa di esclusione di affidamento condiviso e la violenza assistita come causa di decadenza o limitazione della responsabilità genitoriale;
12) a valutare l'opportunità di adottare iniziative per estendere l'ammissione al gratuito patrocinio in deroga ai limiti di reddito alle cause civili direttamente riferibili ai reati che vedono le donne i bambini vittime di violenza per i quali il gratuito patrocinio in deroga è già ammesso in sede penale;
13) a promuovere la parità tra i sessi e la prevenzione della violenza di genere attraverso l'educazione scolastica, assumendo iniziative per destinare a tale scopo nuove risorse finanziarie;
14) a verificare, per quanto di competenza, che per la formazione specifica e per l'aggiornamento del personale chiamato ad interagire con la vittima, polizia e carabinieri, magistrati, personale della giustizia, polizia municipale e personale sanitario, siano previste risorse adeguate;
15) ad adottare politiche volte a garantire la parità di genere e retributiva, anche mediante eventuali meccanismi incentivanti quali la possibilità di ottenere un'apposita «certificazione di pari opportunità di lavoro» e ad incrementare l'occupazione femminile, elemento quest'ultimo fondamentale per la liberazione delle donne dalla violenza;
16) ad assumere iniziative per dare attuazione all'articolo 17 della Convenzione di Istanbul, anche attraverso l'adozione di misure per la promozione da parte dei media della soggettività femminile e l'introduzione di efficaci meccanismi di monitoraggio e di intervento sanzionatorio su comportamenti mediatici e comunicativi di ogni tipo che esprimano sessismo e visione stereotipata dei ruoli tra uomo e donna;
17) ad adottare iniziative volte a prevenire e contrastare il fenomeno dell’hate speech;
18) ad assumere le iniziative necessarie al fine di destinare le risorse umane ed economiche necessarie per i programmi di trattamento per gli uomini autori di violenza contro le donne;
19) a valutare l'opportunità di adottare iniziative volte ad incrementare le risorse destinate al Fondo per le pari opportunità, al Fondo per le vittime di reati intenzionali violenti, al Fondo antitratta e, in generale, a tutte le politiche per la promozione della parità di genere e per la prevenzione ed il contrasto di ogni forma di violenza contro le donne;
20) a valutare il rafforzamento di una misura di aiuto economico mensile specifico per le donne che subiscono violenza di genere per sostenere lo sviluppo di un progetto di vita indipendente;
21) ad adottare urgentemente le opportune iniziative al fine di rendere pienamente operativa la legge n. 4 del 2018, con particolare riguardo alla possibilità di accesso ai fondi in favore degli orfani per crimini domestici;
22) ad adottare ogni iniziativa di competenza per tutelare l'autonomia delle associazioni impegnate contro la violenza nel rispetto degli standard e dei criteri previsti dal Piano nazionale antiviolenza;
23) ad adottare iniziative per pervenire a una legge quadro sulla violenza contro le donne al fine di sistematizzare e dare omogeneità alla normativa esistente;
24) a prevedere l'aggiornamento costante della mappatura dei centri anti violenza del Dipartimento delle opportunità, tenendo conto delle indicazioni fornite dalle regioni e province autonome;
25) ad adottare iniziative volte ad evitare la diffusione e la vendita sul libero mercato di giochi e giochi da tavola che palesemente contrastino con i principi della libertà e della dignità delle donne in special modo delle donne ridotte in schiavitù dalla criminalità organizzata.
(1-00249)
(Nuova formulazione – Testo modificato nel corso della seduta)  «Annibali, Scutellà, Rotta, Rostan, Boschi, Piera Aiello, Anzaldi, Ascari, Barbuto, Bazoli, Berlinghieri, Boldrini, Bologna, Bonomo, Bordo, Braga, Bruno Bossio, Businarolo, Campana, Cantini, Cantone, Carè, Carnevali, Cataldi, Cenni, Ciampi, Colaninno, D'Alessandro, D'Arrando, D'Orso, De Filippo, Del Barba, Di Giorgi, Marco Di Maio, Di Sarno, Di Stasio, Dieni, Dori, Ferri, Fregolent, Gadda, Giachetti, Giuliano, Gribaudo, Ianaro, Incerti, La Marca, Librandi, Lorefice, Lorenzin, Macina, Madia, Mammì, Miceli, Migliore, Mor, Moretto, Mura, Muroni, Nardi, Nobili, Noja, Paita, Palmisano, Perantoni, Pezzopane, Piccoli Nardelli, Pini, Pollastrini, Portas, Prestipino, Quartapelle Procopio, Rosato, Saitta, Salafia, Sarli, Sarti, Schirò, Serracchiani, Sportiello, Toccafondi, Tripodi, Ungaro, Vazio, Verini, Zan».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

violenza sessuale

tensione mentale

sicurezza del lavoro