ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00233

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 217 del 29/07/2019
Abbinamenti
Atto 1/00230 abbinato in data 31/07/2019
Atto 1/00235 abbinato in data 31/07/2019
Atto 1/00234 abbinato in data 31/07/2019
Firmatari
Primo firmatario: VALENTINI VALENTINO
Gruppo: FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 29/07/2019
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
GELMINI MARIASTELLA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 29/07/2019
CARFAGNA MARIA ROSARIA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 29/07/2019
FITZGERALD NISSOLI FUCSIA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 29/07/2019
ORSINI ANDREA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 29/07/2019
ROSSELLO CRISTINA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 30/07/2019
PEREGO DI CREMNAGO MATTEO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 30/07/2019


Stato iter:
31/07/2019
Partecipanti allo svolgimento/discussione
DICHIARAZIONE VOTO 31/07/2019
Resoconto TASSO ANTONIO MISTO-MAIE - MOVIMENTO ASSOCIATIVO ITALIANI ALL'ESTERO
Resoconto TONDO RENZO MISTO-NOI CON L'ITALIA-USEI
Resoconto BOLDRINI LAURA LIBERI E UGUALI
Resoconto DELMASTRO DELLE VEDOVE ANDREA FRATELLI D'ITALIA
Resoconto ROSSELLO CRISTINA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto QUARTAPELLE PROCOPIO LIA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto ZOFFILI EUGENIO LEGA - SALVINI PREMIER
Resoconto SURIANO SIMONA MOVIMENTO 5 STELLE
 
PARERE GOVERNO 31/07/2019
Resoconto VACCA GIANLUCA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (BENI E ATTIVITA' CULTURALI)
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 30/07/2019

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 31/07/2019

DISCUSSIONE IL 31/07/2019

NON ACCOLTO IL 31/07/2019

PARERE GOVERNO IL 31/07/2019

RESPINTO IL 31/07/2019

CONCLUSO IL 31/07/2019

Atto Camera

Mozione 1-00233
presentato da
VALENTINI Valentino
testo presentato
Lunedì 29 luglio 2019
modificato
Mercoledì 31 luglio 2019, seduta n. 219

   La Camera,
   premesso che:
    la guerra civile in Iraq, iniziata nel gennaio 2014 con la conquista della parte occidentale del Paese da parte delle milizie autoproclamatasi Stato islamico dell'Iraq e Levante, volge al termine nel dicembre del 2017 con la caduta di Abu Kamal, ultima roccaforte dell'Isis/Daesh sul confine Siria-Iraq;
    tuttavia, la sconfitta di Daesh in Siria e Iraq sta spostando la base di attività terroristica e gli attacchi dei militanti jihadisti in moltissimi Paesi del continente africano, approfittando della povertà e dell'instabilità di molte aree dell'Africa;
    il 25 giugno 2019 i direttori politici della Coalizione globale contro l'Isis, riunita a Parigi, hanno affermato che «la sconfitta territoriale di Isis non rappresenta lo sradicamento del gruppo dei terroristi o la fine della minaccia terroristica che essi pongono», pertanto la Coalizione deve rimanere unita e determinata per sconfiggere lo Stato islamico, sia in Iraq sia in Siria, ribadendo la necessità di mantenere uno stretto coordinamento per impedire che i foreign fighter, compresi quelli detenuti, tornino sul campo di battaglia in Iraq e in Siria o si trasferiscano altrove e pianifichino attacchi;
    nel giugno 2014, con una vasta offensiva nel nord dell'Iraq, Daesh conquistò ampie parti del Paese, fino al confine siriano e alla città di Mosul, arrivando a pochi chilometri dalla capitale Baghdad, penetrando nel territorio autonomo curdo;
    lo sterminio sistematico delle minoranze etniche e religiose perpetrato in questi anni dal cosiddetto Isis/Daesh e le drammatiche conseguenze della crisi umanitaria nelle aree sotto assedio di Daesh hanno spinto le autorità del Governo iracheno e del Kurdistan iracheno a chiedere ufficialmente il supporto della comunità internazionale; l'intervento militare, mediante la formazione di una coalizione arabo-occidentale, guidata dagli Stati Uniti contro lo Stato islamico si è rivelato decisivo per fermare l'avanzata del cosiddetto Califfato in Iraq e Siria
    le Forze democratiche siriane (Sdf) hanno fornito prove fotografiche del genocidio perpetrato in particolare contro bambini e la popolazione yazida e, secondo quanto riferito da Nadia Murad, avvocatessa e attivista per i diritti del popolo yazida insignita del Premio Nobel per la pace 2018, il « Daesh ha usato gli yazidi rapiti come scudi umani»;
    le persecuzioni perpetrate anche sui cristiani raggiungono numeri drammatici. Il 2 marzo 2018 le milizie sciite hanno rinvenuto una fossa comune con i corpi di quaranta cristiani nella piana di Ninive, l'ex roccaforte del sedicente Stato islamico. Numerosi rapporti, tra cui quello sulla libertà religiosa di «Aiuto alla Chiesa che soffre» e quello della Iraqi human rights society, denunciano il «genocidio lento e silenzioso» che sta cancellando comunità antichissime fino a decretarne la scomparsa. In Iraq i cristiani erano 1,3 milioni e ora sono meno di 300 mila. I cristiani assiri, il popolo indigeno dell'Iraq, eredi dell'antica civiltà mesopotamica e i primi convertiti al mondo al cristianesimo, sono a rischio di essere completamente sradicati dalla loro patria. Il rapporto rivela che «l'81 per cento dei cristiani dell'Iraq non c’è già più»;
    tali crimini di guerra non possono restare impuniti; l'intera comunità internazionale ha richiamato l'urgenza di garantire, con l'adozione di misure nazionali e il rafforzamento della cooperazione internazionale, giusti ed equi processi a tutela delle vittime; la stessa Commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite sulla Siria ha denunciato nel suo report le gravi violazioni dei diritti umani nel conflitto siriano riconoscendo l'avvenuto «genocidio del popolo yazida»;
    riportare la pace duratura e la stabilità tra Siria e Iraq e normalizzare i rapporti nel difficile mosaico mediorientale non possono prescindere dall'accertamento dei crimini di Daesh contro le minoranze religiose e dal loro perseguimento da parte della comunità internazionale – tenendo conto che qualora uno Stato non riesca a proteggere la propria popolazione da persecuzioni e crimini contro l'umanità spetta alla comunità internazionale, in conformità alla Carta delle Nazioni Unite, intraprendere un'azione collettiva in quanto richiamata alla «responsabilità di proteggere» le popolazioni;
    in tal senso le numerose risoluzioni del Parlamento europeo, tra le quali rileva la risoluzione 2016/2529(RSP) sullo sterminio sistematico delle minoranze religiose da parte del cosiddetto «Isis/Daesh», approvata il 4 febbraio 2016 dal Parlamento europeo;
    la risoluzione n. 2253 del 2015 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha imposto ai Paesi membri delle Nazioni Unite l'obbligo giuridico di vietare qualsiasi tipo di assistenza al cosiddetto Isis/Daesh e ad altre organizzazioni terroristiche, in particolare la fornitura di armi e di aiuti finanziari, compreso il commercio illecito di petrolio;
    la risoluzione dell'Onu n. 2379, approvata all'unanimità nel settembre 2017, rappresenta la tappa di svolta epocale per perseguire i crimini di Daesh nel conflitto siriano-iracheno; tale risoluzione chiede al Segretario generale dell'Onu di istituire un investigative team, guidato da un inviato speciale, con lo specifico compito di coadiuvare le autorità irachene nel raccogliere, conservare e analizzare le prove degli atti commessi dai combattenti del Daesh, che potrebbero essere qualificati secondo il diritto internazionale come crimini di guerra, contro l'umanità e genocidio; spetta al Segretario generale dell'Onu presentare dei terms of reference, condivisi anche dal Governo iracheno e, sulla base di quanto previsto dal paragrafo 5 della medesima risoluzione, lo Stato iracheno manterrà la giurisdizione sui crimini commessi sul proprio territorio (giudici e professionisti iracheni faranno parte del team investigativo) e si specifica che qualsiasi altro utilizzo delle prove al di fuori delle corti nazionali dovrà essere deciso in accordo con il Governo dell'Iraq;
    l'articolo 2 della Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio del 1948, di cui fanno parte anche Siria e Iraq, qualifica la fattispecie di genocidio in relazione alla sussistenza di sterminio, anche solo di una parte di un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso;
    l'articolo 5 dello statuto di Roma della Corte penale internazionale dell'Aja stabilisce che la Corte ha competenza per crimini di genocidio, per crimini contro l'umanità, crimini di guerra e crimine di aggressione. L'attivazione della giurisdizione della Corte penale internazionale è, tuttavia, molto difficile; infatti, ai sensi dell'articolo 12 dello Statuto di Roma, ha giurisdizione sui reati commessi sul territorio degli Stati parte della Corte, o che hanno accettato la sua giurisdizione, o da cittadini di tali Stati. Va rilevato che, tra gli Stati che sono stati maggiormente colpiti dai crimini Daesh, solo la Nigeria è uno Stato parte, mentre nazioni come Siria e Iraq non hanno ratificato il trattato istitutivo della Corte penale internazionale e dunque la sua giurisdizione;
    inoltre, il procuratore della Corte penale internazionale avrebbe, al momento, escluso la possibilità di avviare un'indagine sui crimini compiuti anche da combattenti stranieri, sulla base della constatazione che i leader dell'Isis sono per lo più cittadini di Stati che non hanno accettato la giurisdizione della Corte;
    per far scattare la giurisdizione della Corte penale internazionale è necessario un deferimento da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, a norma del capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite, definendo la situazione in ciascuno degli Stati coinvolti;
    diversamente, la proposta di un tribunale internazionale ad hoc – avanzata dalla Svezia – per processare i membri dell'Isis consentirebbe il perseguimento dei crimini commessi da Daesh a livello internazionale; una corte internazionale, infatti, è in grado di scongiurare possibili giustizie sommarie da parte di singoli Stati; tuttavia, rimarrebbe insoluta una questione decisiva per i Paesi occidentali, qualora un tribunale internazionale ad hoc dovesse svolgersi su suolo iracheno, in quanto la legislazione dell'Iraq contempla la pena di morte per reati di terrorismo e attentato alla sicurezza nazionale;
    l'istituzione di un tribunale penale internazionale ad hoc, sulla scia del Tribunale penale internazionale per la ex-Jugoslavia o del Tribunale penale internazionale per il Ruanda, dovrebbe anch'esso passare attraverso una lunga procedura, mediante una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite adottata ai sensi del capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite;
    il 3 giugno 2019 dodici Paesi europei hanno inviato a Stoccolma, in Svezia, propri alti funzionari per partecipare a una riunione sotto la Presidenza del Ministro dell'interno svedese, al fine di vagliare la possibilità di istituire un tribunale speciale internazionale per giudicare i crimini di guerra da parte del Daesh contro le minoranze religiose e i reati di terrorismo di matrice jihadista, senza, purtuttavia, giungere ancora ad una conclusione condivisa;
    il nostro Paese, oltre ad aver contribuito alla coalizione internazionale contro Daesh, addestrando 30 mila unità militari e di polizia irachena, si è da sempre distinto per iniziative in difesa del diritto umanitario internazionale (promotore della moratoria internazionale contro la pena di morte, protagonista con la firma a Roma del Trattato istituivo della Corte penale internazionale, in prima linea, anche nell'ambito dell'Unione europea, per la tutela della libertà religiosa nel mondo); anche per il perseguimento dei crimini di guerra e di genocidio di Daesh l'Italia è chiamata a fornire il proprio contributo con iniziative diplomatiche in ambito bilaterale e multilaterale,

impegna il Governo:

1) a farsi promotore in tutte le sedi competenti, a livello europeo e nei consessi internazionali, affinché i crimini perpetrati da Daesh, contro le minoranze religiose durante il conflitto in Iraq e in Siria, vengano perseguiti punendo i responsabili e garantendo piena giustizia alle vittime delle persecuzioni su base etnica e religiosa, con particolare riferimento al popolo yazida;

2) ad attivarsi, con le iniziative di competenza, affinché i materiali e le prove raccolte, anche in relazione alle fosse comuni rinvenute dal 2014, comprese le attività svolte dal team investigativo internazionale – istituito con risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu n. 2379 del 2017 – non siano disperse e possano essere utilizzate, mediante deferimento alla Corte penale internazionale o a un tribunale internazionale speciale da istituire ad hoc, partecipando, altresì, ai focus di studio per la definizione giuridica di un'eventuale Corte speciale internazionale;

3) ad attivarsi, sia a livello bilaterale che multilaterale, affinché anche Siria e Iraq riconoscano nel proprio ordinamento le norme del diritto internazionale umanitario, con particolare riferimento ai reati di genocidio e ai crimini contro l'umanità;

4) ad attivarsi a livello europeo affinché sia data piena attuazione alle conclusioni della risoluzione del 4 febbraio 2016 del Parlamento europeo sullo sterminio sistematico delle minoranze religiose da parte del cosiddetto Isis/Daesh, con particolare riguardo all'istituzione di un rappresentante speciale permanente europeo per la libertà di religione e di credo e implementando quanto previsto al paragrafo 9, in relazione al rafforzamento dell'impegno al «contrasto della radicalizzazione» in tutti i Paesi appartenenti all'Unione europea e alla comunità internazionale, al fine di migliorare i «sistemi giuridici e giurisdizionali per evitare che loro cittadini e abitanti possano unirsi al cosiddetto Isis/Daesh e partecipare alle violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario, nonché garantire che, qualora lo facciano, siano perseguiti penalmente quanto prima, anche qualora incitino attraverso la rete a perpetrare tali reati o li sostengano».
(1-00233) «Valentini, Gelmini, Carfagna, Fitzgerald Nissoli, Orsini, Rossello, Perego Di Cremnago».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

risoluzione

gruppo religioso

omicidio