ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00151

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 149 del 26/03/2019
Abbinamenti
Atto 1/00141 abbinato in data 27/03/2019
Atto 1/00148 abbinato in data 27/03/2019
Atto 1/00149 abbinato in data 27/03/2019
Atto 1/00153 abbinato in data 27/03/2019
Firmatari
Primo firmatario: FORNARO FEDERICO
Gruppo: LIBERI E UGUALI
Data firma: 26/03/2019
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
FASSINA STEFANO LIBERI E UGUALI 26/03/2019


Stato iter:
27/03/2019
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 27/03/2019
Resoconto CASTELLI LAURA ERRORE:TROVATE+CARICHE - (ERRORE:TROVATI+MINISTERI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 27/03/2019
Resoconto FASSINA STEFANO LIBERI E UGUALI
Resoconto LUCASELLI YLENJA FRATELLI D'ITALIA
Resoconto MANDELLI ANDREA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto MARATTIN LUIGI PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto BELLACHIOMA GIUSEPPE ERCOLE LEGA - SALVINI PREMIER
Resoconto ZENNARO ANTONIO MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 27/03/2019

NON ACCOLTO IL 27/03/2019

PARERE GOVERNO IL 27/03/2019

DISCUSSIONE IL 27/03/2019

RESPINTO IL 27/03/2019

CONCLUSO IL 27/03/2019

Atto Camera

Mozione 1-00151
presentato da
FORNARO Federico
testo presentato
Martedì 26 marzo 2019
modificato
Mercoledì 27 marzo 2019, seduta n. 150

   La Camera,
   premesso che:
    l'Italia è entrata in recessione, in un quadro dell'eurozona segnato da un sempre più intenso rallentamento, fino alla stagnazione;
    le condizioni dell'economia italiana sono conseguenza di nodi strutturali storici, a cominciare dalle carenze di contesto in termini di capitale immateriale (dall'efficienza delle pubbliche amministrazioni, in particolare l'amministrazione della giustizia) e materiale (livello delle dotazioni infrastrutturali, in particolare nel Mezzogiorno);
    sull'aggravamento della congiuntura pesano anche e in misura significativa l'incertezza, le contraddizioni e i pericoli determinati dal quadro politico dove prevale, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo, in modo ossessivo e irresponsabile il comportamento elettorale di ciascuno dei partiti della maggioranza;
    le dinamiche del nostro Paese interagiscono e sono profondamente segnate dal mercato unico europeo e dall'eurozona, ambiti condizionati da un estremismo mercantilista sempre meno sostenibili, in quanto foriero di inevitabili reazioni protezioniste;
    appare oramai inconfutabile che tra le debolezze strutturali del sistema-Italia, già fortemente pervaso e provato dalla crisi globale, vi sia anche un'iniqua distribuzione primaria del reddito e della ricchezza, aggravata dai caratteri, sul versante del prelievo fiscale e dei tagli di spesa, del risanamento dei conti pubblici messo in atto dagli ultimi Governi italiani, che ha avuto come attori/destinatari principali i lavoratori dipendenti e i pensionati, che sono stati chiamati a pagarne la maggior parte del costo. Se il ricorso alla leva fiscale ha, infatti, permesso di avviare un processo di risanamento della finanza pubblica, ciò è stato possibile grazie a provvedimenti che non hanno ripartito equamente il carico tributario, ma piuttosto hanno progressivamente innalzato il livello della tassazione reale fino ad un insostenibile 48,8 per cento;
    gli stessi Governi hanno portato gli investimenti pubblici al loro minimo storico, essendosi limitati a concepire corposi interventi « supply side», ossia di ristrutturazione della tassazione d'impresa (si pensi, ad esempio, al cosiddetto Ace, al cosiddetto super ammortamento, alla riduzione di Ires ed Irap) o di riduzione del costo del lavoro (come nel caso dei reiterati sgravi contributivi sulle nuove assunzioni), che scarsamente si sono tradotti in investimenti produttivi capaci di favorire la crescita del prodotto interno lordo e di stimolare l'occupazione «stabile», avendo restituito, in termini di effetti, un dato molto contenuto, considerando la mole di risorse stanziate (circa 35 miliardi di euro nel solo biennio 2015-2016) e un deleterio aggravamento del disavanzo del bilancio statale;
    i medesimi dati Istat confermano il sostanziale fallimento rispetto alle attese iniziali che sul mercato del lavoro hanno prodotto il cosiddetto Jobs Act e il pacchetto di decontribuzione previdenziale di circa 15 miliardi di euro nel triennio: dal gennaio 2015 al luglio 2018 gli occupati a tempo indeterminato sono aumentati di appena 376.000 unità;
    pesanti battute d'arresto si registrano anche sul versante dei consumi e della produzione industriale;
    il Governo in carica continua ad applicare lo stesso impianto « supply side» dei Governi precedenti;
    il 2019 presenta dunque un profilo di finanza pubblica assolutamente insostenibile: gli obiettivi di deficit, affidati in primis a clausole di salvaguardia, specificamente aumenti di Iva e accise nell'ordine di 23-28 miliardi di euro nel 2020, sono controproducenti, soprattutto se venissero ribaltati sul piano di tagli alla spesa pubblica;
    dopo appena un mese dal varo della legge di bilancio per il 2019, la revisione al ribasso delle previsioni di crescita del prodotto interno lordo, dovute a un eccesso di ottimismo, deriva dalle evidenziate difficoltà dell'economia mondiale ed europea e prospetta, secondo una prima valutazione, un maggior deficit pubblico nell'ordine di 5-6 miliardi di euro;
    un aumento di un punto percentuale di prodotto interno lordo all'anno (circa 18 miliardi di euro) per un triennio della spesa per investimenti pubblici destinati alla messa in sicurezza antisismica del patrimonio immobiliare nazionale, alla difesa dell'assetto idrogeologico e ad un piano industriale per la mobilità sostenibile, sarebbe capace di rianimare e qualificare la ripresa economica con effetti positivi sulla sostenibilità del debito pubblico in rapporto al prodotto interno lordo;
    al fine di compensare questo ciclo negativo e dare certezza alle imprese del nostro Paese, il prossimo documento di economia e finanza che il Governo si appresta a presentare al Parlamento non può prescindere anche da una revisione al rialzo degli obiettivi di deficit, al fine di cancellare le clausole di salvaguardia e fare spazio agli investimenti pubblici, da destinare, in particolare, a piccole opere e al Mezzogiorno,

impegna il Governo:

1) a ridefinire gli obiettivi programmatici di politica economica al fine di attuare un'incisiva manovra anti-ciclica concentrata sugli investimenti pubblici, in particolare nel Mezzogiorno, volta ad alimentare la domanda interna qualificata e generatrice di aumenti di produttività totale dei fattori;
2) ad includere nel prossimo documento di economia e finanza una sezione per analizzare gli effetti pro-ciclici del Fiscal compact e le conseguenze di svalutazione interna e di deficit cronico di domanda aggregata indotta dalle scelte di politica economica compiute nell'ultimo decennio nel mercato unico e nell'eurozona.
(1-00151) «Fornaro, Fassina».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

finanziamento pubblico

investimento pubblico

crescita economica