ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00148

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 148 del 25/03/2019
Abbinamenti
Atto 1/00141 abbinato in data 25/03/2019
Atto 1/00149 abbinato in data 25/03/2019
Atto 1/00151 abbinato in data 27/03/2019
Atto 1/00153 abbinato in data 27/03/2019
Firmatari
Primo firmatario: MANDELLI ANDREA
Gruppo: FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 25/03/2019
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BRUNETTA RENATO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 25/03/2019
D'ETTORE FELICE MAURIZIO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 25/03/2019
OCCHIUTO ROBERTO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 25/03/2019
PRESTIGIACOMO STEFANIA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 25/03/2019
CANNIZZARO FRANCESCO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 25/03/2019
D'ATTIS MAURO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 25/03/2019
PELLA ROBERTO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 25/03/2019
RUSSO PAOLO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 25/03/2019
MARTINO ANTONIO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 25/03/2019
GIACOMONI SESTINO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 25/03/2019
BARATTO RAFFAELE FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 25/03/2019
BENIGNI STEFANO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 25/03/2019
BIGNAMI GALEAZZO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 25/03/2019
CATTANEO ALESSANDRO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 25/03/2019
ANGELUCCI ANTONIO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 25/03/2019
BATTILOCCHIO ALESSANDRO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 25/03/2019


Stato iter:
27/03/2019
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 25/03/2019
Resoconto BATTILOCCHIO ALESSANDRO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 25/03/2019
Resoconto FARO MARIALUISA MOVIMENTO 5 STELLE
 
PARERE GOVERNO 27/03/2019
Resoconto CASTELLI LAURA ERRORE:TROVATE+CARICHE - (ERRORE:TROVATI+MINISTERI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 27/03/2019
Resoconto FASSINA STEFANO LIBERI E UGUALI
Resoconto LUCASELLI YLENJA FRATELLI D'ITALIA
Resoconto MANDELLI ANDREA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto MARATTIN LUIGI PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto BELLACHIOMA GIUSEPPE ERCOLE LEGA - SALVINI PREMIER
Resoconto ZENNARO ANTONIO MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 25/03/2019

DISCUSSIONE IL 25/03/2019

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 25/03/2019

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 27/03/2019

NON ACCOLTO IL 27/03/2019

PARERE GOVERNO IL 27/03/2019

DISCUSSIONE IL 27/03/2019

VOTATO PER PARTI IL 27/03/2019

RESPINTO IL 27/03/2019

CONCLUSO IL 27/03/2019

Atto Camera

Mozione 1-00148
presentato da
MANDELLI Andrea
testo presentato
Lunedì 25 marzo 2019
modificato
Mercoledì 27 marzo 2019, seduta n. 150

   La Camera,
   premesso che:
    la legge di contabilità nazionale (legge n. 196 del 2009), come modificata dalla legge n. 163 del 2016, fissa al 10 aprile la data di presentazione alle Camere, per le conseguenti deliberazioni parlamentari, del principale strumento di programmazione economica e finanziaria nazionale, ovverosia il documento di economia e finanza, al cui interno è contenuto il programma di stabilità e il programma nazionale di riforma;
    la presentazione del documento di economia e finanza nella prima metà del mese di aprile è volta a consentire alle Camere di esprimersi sugli obiettivi programmatici in tempo utile per l'invio, entro il 30 aprile, al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea del programma di stabilità e del programma nazionale di riforma, che potrà, in questo modo, tener conto delle indicazioni fornite nell'analisi annuale della crescita, predisposta all'inizio di ciascun anno dalla Commissione europea;
    in particolare, nell'ambito del documento di economia e finanza per il 2020, il Governo Conte, alla luce dei contenuti della legge di bilancio per il 2019 (legge 31 dicembre 2018, n. 145), sarà tenuto a fornire delle indicazioni puntuali su come il nostro Paese intenda rispettare gli impegni relativi ai conti pubblici per il 2020 e, in particolare, a spiegare se e come intende disinnescare circa 23,1 miliardi di euro di clausole di salvaguardia previsti nel corso del 2020 e 28,8 miliardi di euro nel 2021, che corrispondono a più di 50 miliardi di euro di aumenti Iva nel biennio, capaci di pregiudicare in modo irreversibile le condizioni economiche già precarie in cui versa il nostro Paese;
    sino ad oggi ancora non si comprende se il Governo eviterà detti aumenti con misure tese ad un innalzamento del livello di tassazione ovvero ad un pesante taglio della spesa pubblica, ovvero ancora con la modifica o abrogazione di alcune norme onerose della legge di bilancio per il 2019, ovvero ancora con non meglio definiti interventi sulla crescita di cui oggi si leggono solo gli annunci, finanziati in deficit o con il taglio delle agevolazioni fiscali (tax expenditures), di cui sono dubbi gli effetti di crescita sull'economia del Paese, senza contare che detti effetti, nella migliore delle ipotesi, potrebbero prodursi solo a partire dall'autunno 2019;
    ma ciò che appare ancor più preoccupante è che, secondo voci circolanti nell'ambiente, il Governo sarebbe intenzionato a presentare ad aprile 2019 un documento di economia e finanza contenente solo un quadro delle stime che rinvia all'autunno 2019, con la nota di aggiornamento al documento di economia e finanza 2020, ogni decisione cruciale di natura programmatica che, secondo quanto previsto dalla legge di contabilità nazionale, dovrebbe essere invece contenuta nel documento di economia e finanza. Rispetto al documento di economia e finanza 2020, infatti, il Governo Conte è obbligato a presentare sia il quadro programmatico sia quello tendenziale relativo alla finanza pubblica;
    occorre, poi, considerare che, oltre ai citati interventi relativi alle clausole di salvaguardia previste dalla legge di bilancio per il 2019, il nostro Paese è a rischio di altri due interventi significativi dal punto di vista finanziario, due manovre economiche per essere precisi. La prima, da 2 miliardi di euro, sarà varata nel mese di luglio 2019, quando il Governo sarà costretto a far scattare la clausola «salva deficit» inserita nella legge di bilancio per il 2019, come voluto dalla Commissione europea nel caso in cui il rapporto deficit/prodotto interno lordo aumenti sopra l'obiettivo annuale del 2,04 per cento concordato nel dicembre 2018: un taglio secco di 2 miliardi di euro che colpirà inesorabilmente le dotazioni dei ministeri, 300 milioni di euro di tagli ai trasporti locali, oltre 100 milioni di euro di tagli per imprese e università e altri alla difesa e alla famiglia. La seconda è, infine, un'ulteriore manovra correttiva, stimata, per quanto risulta, in circa 10 miliardi di euro, volta a compensare l'eccesso di deficit che si viene a generare per effetto del crollo del prodotto interno lordo e dell'entrata dell'economia italiana in recessione;
    non a caso, recentissimamente il Vice Presidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, ha invitato l'Italia a prendere nuove iniziative per ridurre il deficit e il debito pubblico che nel gennaio 2019 ha registrato un nuovo picco (dal Bollettino statistico mensile elaborato da Banca d'Italia si apprende, infatti, che a gennaio 2019 il debito pubblico si è attestato a di 2.358 miliardi di euro, rispetto ai quasi 2.317 miliardi di fine 2018. L'incremento mensile è stato pari a oltre 41 miliardi di euro. Il precedente massimo del debito pubblico italiano risaliva a novembre 2018: oltre 2.345 miliardi di euro). Di fronte a tale richiesta il Governo non potrà permettersi di presentare un documento di economia e finanza composto dal solo quadro tendenziale senza riportare quadro macroeconomico, perché ciò potrebbe innescare uno scontro con l'Unione europea, con conseguenze inimmaginabili sui mercati finanziari e il rischio che le agenzie di rating continuino ad abbassare se non a declassare il rating dell'Italia. A poco varrà ricorrere pure allo stratagemma di presentare un documento di economia e finanza con un quadro programmatico del tutto simile, se non identico al quadro tendenziale per mostrare la poca importanza attribuita al quadro programmatico che potrebbe essere modificato con la nota di aggiornamento al documento di economia e finanza nell'autunno 2019, facendo leva sul fatto che in passato l'aumento dell'Iva è sempre stato evitato con altre misure che alla fine si sono tradotte nel solito ricorso al maggior deficit e alla maggior flessibilità concessa da parte dell'Unione europea, oltre che da ultimo con la reiterazione delle clausole di salvaguardia con importo maggiorato; alla luce di quanto accaduto durante la discussione del disegno di legge di bilancio per il 2019, questi escamotage non potranno essere più accettati dall'Unione europea che ha già chiarito nel dicembre 2018 che non sarà più possibile concedere ulteriore flessibilità all'Italia;
    va considerato, inoltre, che tutte le previsioni fatte sino ad oggi rilevano che la crescita italiana sarà ben al di sotto dell'1 per cento stimato dal fino ad ora dal Governo;
    l'Ocse ha annunciato che l'anno 2019 si chiuderà in recessione per l'Italia;
    il 20 marzo 2019 Fitch ha tagliato le stime di crescita dell'Italia. In particolare, nel 2019, secondo il «Global economic outlook», il prodotto interno lordo del nostro Paese crescerà solo dello 0,1 per cento, rispetto alla previsione dell'1,1 per cento del dicembre 2018, mentre nel 2020 la crescita attesa si riduce dall'1,2 allo 0,5 per cento;
    l'Italia, dopo la Turchia, è stato il Paese che ha subito la revisione più pesante del prodotto interno lordo 2019, pari a un punto percentuale nel giro di un trimestre;
    già nel mese di febbraio 2019 Fitch aveva tagliato le previsioni di crescita dell'Italia allo 0,3 per cento;
    alla luce di quanto precede, la scelta politica dell'attuale Governo di innalzare la pressione fiscale per le imprese, disincentivando il lavoro e avallando politiche meramente assistenzialistiche, come quelle relative all'introduzione del reddito di cittadinanza, è idonea a produrre, secondo i firmatari del presente atto di indirizzo, effetti catastrofici per la tenuta dei conti pubblici e la situazione economica del Paese;
    un recente rapporto dello studio internazionale Dla Piper ha calcolato che, per effetto della legge di bilancio per il 2019, il peso del fisco sulle imprese è già risalito sopra la soglia del 50 per cento: una percentuale tra le più alte al mondo. Inoltre, la pressione fiscale rischia di aumentare ancora notevolmente nei prossimi mesi;
    l'abolizione o la riduzione di misure agevolative pro-crescita come l'aiuto alla crescita economica, l'iper e super ammortamento e il patent box, infatti, creeranno un nuovo aggravio fiscale proprio sulle imprese, che sono tra le componenti della società che dovranno sopportare maggiormente i costi necessari per finanziare il reddito di cittadinanza e «quota 100». Le misure agevolative abolite avevano sicuramente creato un forte incentivo per le imprese ad investire in beni strumentali (iper e super ammortamento), nella proprietà intellettuale (patent box) e a finanziarsi attraverso il canale dell’equity anziché del debito, risolvendo un atavico problema della finanza d'impresa italiana, quello dell'eccessiva dipendenza dal finanziamento bancario. Senza di queste, le imprese saranno così costrette a ridurre di nuovo questi investimenti, i più importanti, tra le altre cose, per rimanere al passo con le imprese delle altre nazioni;
    il contesto generale appare, dunque, certamente negativo e anche se a gennaio 2019, nel fatturato e negli ordinativi delle aziende, si è assistito ad un'inversione di tendenza, con il +3,1 per cento dei fatturati ed il +1,8 per cento negli ordinativi, permangono settori fortemente colpiti dalla recessione, come quello automobilistico che ha chiuso nel mese di gennaio 2019 con il –21,5 per cento e si trova oggi a fare i conti anche con l'introduzione dell'ecotassa. Tale situazione si evolverà anche in base al modo in cui si concluderà la battaglia sui dazi tra Europa e Stati Uniti. Se, infatti, il Presidente Trump dovesse imporre una tariffa sulle importazioni di automobili europee, il colpo di grazia all'industria tedesca trascinerebbe anche le imprese italiane, che sono fra i maggiori sub-fornitori di quella industria;
    ulteriori effetti recessivi potrebbero prodursi qualora non si intervenga in modo chiaro e deciso sui fattori domestici che sono all'origine del rallentamento economico del Paese, imprimendo un forte rilancio degli investimenti pubblici che, nonostante gli annunci e le rassicurazioni fornite durante la discussione della legge di bilancio per il 2019 e già prima durante la discussione dei provvedimenti hanno affrontato il tema del cosiddetto «bando periferie» e altro, non sono stati avviati, chiarendo in modo definitivo che si intende procedere con la realizzazione del Tav, sgomberando il campo da qualsiasi rischio di adozione di provvedimenti anticoncorrenziali come la chiusura domenicale obbligatoria dei negozi e, ancora, modificando alcune norme del cosiddetto «decreto dignità» (decreto-legge n. 87 del 2018), che rendono, di fatto, impossibile rinnovare i contratti a tempo determinato;
    i dati diffusi dall'Istat il 1o marzo 2019 sul mercato del lavoro evidenziano del resto che, dall'insediamento del Governo Conte al 31 gennaio 2019, si sono persi 91.000 occupati;
    nella giornata del 21 marzo 2019 l'Osservatorio Inps sulla cassa integrazione ha evidenziato come, nel mese di gennaio 2019, siano arrivate 201.267 richieste di sussidio disoccupazione (tra le quali 198.294 domande di Naspi), con una crescita del 13,4 per cento su gennaio 2018: si tratta del dato più alto registrato a gennaio negli ultimi quattro anni. A dicembre 2018 le richieste di disoccupazione erano state 127.162;
    nell'ambito di questo contesto appare chiaro che lo spread sui titoli pubblici che da maggio 2018 frena l'economia non scenderà in modo significativo, fino a quando gli investitori non capiscono come il Governo intende impostare i conti pubblici del 2020, anche alla luce del peggioramento della congiuntura macroeconomica. Permangono, infatti, forti dubbi su cosa sarà previsto nella legge di bilancio per il 2020, che a oggi prevede, come si è detto, un equilibrio di bilancio precario, basato su un'ottimistica crescita 2020-2021 all'1 per cento e soprattutto sull'entrata in vigore di aumenti di imposte indirette per svariate decine di miliardi di euro, che nessuno nella politica e nell'economia italiana vuole, almeno nell'entità immaginata nei documenti ufficiali;
    sotto tale profilo un'attenta definizione del quadro macroeconomico del documento di economia e finanza per il 2020 non può che rappresentare una tappa cruciale in questo particolare momento storico per il nostro Paese, perché il documento di economia e finanza rappresenta «il programma di Governo» su cui puntano gli occhi non solo l'Europa, ma anche i mercati e gli investitori europei e dai cui dipendono le decisioni di investimento e di disinvestimento industriali a tutti i livelli nazionale, europeo e internazionale;
    il nostro Paese sconta un gap di credibilità rispetto ad altri Paesi europei che deve essere assolutamente recuperato,

impegna il Governo:

1) a porre in essere ogni iniziativa di competenza volta ad anticipare la definizione del quadro macroeconomico del documento di economia e finanza per il 2020, che dovrà essere, comunque, presentato alle Camere entro la data del 10 aprile 2019, corredato sia del quadro tendenziale che di quello programmatico della finanza pubblica;
2) a specificare, nell'ambito del documento di economia e finanza per il 2020, come il Governo intenda:
   a) disinnescare i 23,1 miliardi di euro di clausole di salvaguardia previsti nel corso del 2020 e i 28,8 miliardi di euro nel 2021;
   b) scongiurare il rischio di un'ulteriore manovra da circa 10 miliardi di euro, senza incorrere in procedura di infrazione per eccessivo scostamento del deficit;
   c) dare seguito alla revisione del sistema fiscale, in particolare attraverso l'assunzione di iniziative per l'introduzione di una flat tax di cui circolano svariate versioni provenienti da più fonti e con indefinita indicazione della relativa compensazione finanziaria, come rilevato dalle indiscrezioni apparse sulla stampa nazionale;
3) a chiarire quali iniziative intenda assumere per conciliare con il profilo della tenuta della sostenibilità economico-finanziaria l'annunciata adozione di un nuovo decreto-legge d'urgenza cosiddetto «decreto crescita», nell'ambito del quale si intende riattivare l'operatività di misure cancellate o fortemente depotenziate con la legge di bilancio per il 2019;
4) a esporre nel documento di economia e finanza per il 2020 quali saranno le misure di contrasto alla recessione del Paese e per recuperare credibilità nel contesto europeo e internazionale.
(1-00148) «Mandelli, Brunetta, D'Ettore, Occhiuto, Prestigiacomo, Cannizzaro, D'Attis, Pella, Paolo Russo, Martino, Giacomoni, Baratto, Benigni, Bignami, Cattaneo, Angelucci, Battilocchio».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

conseguenza economica

prodotto interno lordo

crescita economica