ATTO CAMERA

ODG IN ASSEMBLEA SU P.D.L. 9/02547/007

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 361 del 24/06/2020
Firmatari
Primo firmatario: ASCARI STEFANIA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 24/06/2020
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DORI DEVIS MOVIMENTO 5 STELLE 24/06/2020


Stato iter:
25/06/2020
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 24/06/2020
FERRARESI VITTORIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (GIUSTIZIA)
Fasi iter:

ACCOLTO IL 24/06/2020

PARERE GOVERNO IL 24/06/2020

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 24/06/2020

RINUNCIA ALLA VOTAZIONE IL 25/06/2020

CONCLUSO IL 25/06/2020

Atto Camera

Ordine del Giorno 9/02547/007
presentato da
ASCARI Stefania
testo presentato
Mercoledì 24 giugno 2020
modificato
Giovedì 25 giugno 2020, seduta n. 362

   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento all'esame tratta, tra l'altro, di misure urgenti in materia di ordinamento penitenziario e di minori;
    la grave emergenza sanitaria da Covid-19 ha reso ancora più evidenti le criticità del nostro sistema penitenziario in ordine al trattamento dei minori in tenera età all'interno dei circuiti penitenziari e al difficile rapporto tra le madri e i propri figli, anche a causa delle necessarie e doverose restrizioni imposte dalle norme e dai provvedimenti governativi volte a prevenire il rischio di contagio;
    secondo i dati pubblicati dal Ministero della Giustizia, ed aggiornati al 31 maggio 2020, nel circuito penitenziario, a tale data, risultavano essere presenti 30 detenute madri con 34 figli al seguito;
    la tutela della salute psicofisica e degli affetti dei bambini, soprattutto nelle prime fasi della vita e dello sviluppo della personalità, è un principio fondamentale, costituzionalmente garantito, che rappresenta un criterio guida nella definizione delle misure adottate anche in questo drammatico momento storico che stiamo vivendo;
    benché attualmente il nostro sistema normativo preveda già alcune misure ad hoc, la tutela della salute psicofisica dei bambini richiede un maggior sforzo nel predisporre ed applicare misure e strumenti adeguati, che passano inevitabilmente da percorsi di recupero alternativi al carcere;
    considerato che nella maggior parte dei casi, si tratta di donne e minori provenienti da contesti di particolare disagio e marginalità sociale, è necessario che tali percorsi si realizzino presso strutture residenziali protette che garantiscano anche servizi dedicati sia ai piccoli sia alle mamme, al fine di favorirne il reinserimento nella società;
    tali percorsi richiedono l'individuazione e la valorizzazione di case famiglia protette attraverso la stipula di apposite convenzioni tra il Ministero della Giustizia e gli Enti locali, prevedendo un filone di finanziamento dedicato, anche tramite l'impiego delle risorse dell'Ente Cassa delle Ammende, che sia di sostegno agli Enti locali stessi e possa essere impiegato anche per il pagamento delle rette e delle spese correnti degli ospiti;
    una simile soluzione, inoltre, consentirebbe di realizzare economie di bilancio, rispetto ai costi diretti e indiretti derivanti dalla gestione e cura di queste persone all'interno del sistema penitenziario;
    tuttavia, attualmente, esistono soltanto due case famiglia protette su tutto il territorio nazionale, in quanto la normativa vigente (legge 21 aprile 2011, n. 62) ne prevede il carico interamente in capo agli Enti locali, senza alcun onere per lo Stato, e tale vincolo, di fatto, ne ha impedito in buona parte la realizzazione;
    sul territorio italiano sono presenti centinaia di immobili sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata che rimangono tutt'oggi inutilizzati e privi di destinazione, nonostante la Pubblica Amministrazione e il terzo settore abbiamo un'urgente e comprovata necessità di strutture ove svolgere la propria attività;
    l'ONLUS Cittadinanzattiva, in questi ultimi mesi ha lanciato una campagna per sensibilizzare l'opinione pubblica sulle criticità del sistema penitenziario e sulla necessità di consentire alle madri e ai loro figli e figlie l'accesso alle case famiglie protette;
    ferma restando l'indubbia preferenza per soluzioni interamente alternative al carcere, quali le case famiglie protette, è necessario intervenire anche nella definizione delle situazioni di genitorialità all'interno del sistema penitenziario, ivi compresi sezioni nido e ICAM, in particolare, valutando l'inserimento di una specifica norma che stabilisca che i minori oltre i tre anni di età escano dalle carceri, salvo casi particolari, al fine di poter crescere e svilupparsi al di fuori del sistema penitenziario;
    inoltre, pare opportuno, salvo casi particolari che suggeriscano interventi di segno opposto, indirizzare l'azione normativa e amministrativa verso un sistema che possa garantire lo sviluppo dei minori anche se all'interno del circuito penitenziario, tramite l'inserimento diurno obbligatorio, a partire dai nove mesi di età, nei servizi territoriali della primissima infanzia e tramite il contributo di un adeguato sistema socioassistenziale ed educativo di supporto alle madri e ai loro figli e figlie, anche eventualmente coinvolgendo, in forma consensuale, famiglie affidatarie diurne;
    vi sono numerose associazioni che da anni sono impegnate in prima linea nell'assistenza e nella tutela delle bambine e dei bambini presenti nel sistema penitenziario, tra cui l'Associazione La Gabbanella e altri animali, la quale ha anch'essa lanciato una petizione, al fine di sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema;
    si rileva la necessità di promuovere, ad ogni livello, il coinvolgimento delle madri nella progettazione dell'educazione dei figli e intraprendere con esse la creazione di un percorso di responsabilizzazione ed educazione alla genitorialità,

impegna il Governo

   a valutare l'opportunità di:
    incentivare la stipula di convenzioni con gli Enti Locali, finalizzate a promuovere l'individuazione di case famiglia protette, anche valorizzando gli immobili confiscati e sequestrati alla criminalità organizzata, eventualmente utilizzando le risorse nella disponibilità dell'Ente Casse delle Ammende presso il Ministero della Giustizia, al fine di meglio tutelare i diritti dei minori alla relazione con i genitori detenuti, nonché al fine di facilitare il reinserimento nella società dei suddetti nuclei familiari e intraprendere un percorso di responsabilizzazione ed educazione alla genitorialità;
    intervenire a livello normativo al fine di stabilire che i minori oltre i tre anni di età possano continuare il proprio percorso di crescita al di fuori del sistema penitenziario (salvo casi particolari), nonché prevedere l'inserimento diurno obbligatorio dei minori stessi, a partire dai nove mesi di età, nei servizi territoriali della primissima infanzia, unitamente ad un adeguato sistema socio-assistenziale ed educativo di supporto alle madri e ai loro figlie e figli, attraverso anche un eventuale coinvolgimento in forma consensuale delle famiglie affidatarie diurne.
9/2547/7Ascari, Dori.