ATTO CAMERA

ODG IN ASSEMBLEA SU P.D.L. DI BILANCIO 9/02305/046

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 282 del 23/12/2019
Firmatari
Primo firmatario: GEMMATO MARCELLO
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA
Data firma: 23/12/2019
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
PRISCO EMANUELE FRATELLI D'ITALIA 23/12/2019
CIABURRO MONICA FRATELLI D'ITALIA 23/12/2019


Stato iter:
23/12/2019
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 23/12/2019
MISIANI ANTONIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
Fasi iter:

ACCOLTO IL 23/12/2019

PARERE GOVERNO IL 23/12/2019

RINUNCIA ALLA VOTAZIONE IL 23/12/2019

CONCLUSO IL 23/12/2019

Atto Camera

Ordine del Giorno 9/02305/046
presentato da
GEMMATO Marcello
testo di
Lunedì 23 dicembre 2019, seduta n. 282

   La Camera,
   premesso che:
    il provvedimento in esame reca misure specifiche riguardanti il regime fiscale delle imprese ed in particolare queste dispongono una revisione complessiva di alcune misure di sostegno previste dal «Piano impresa 4.0»;
    tra le predette misure, si introducono modifiche alla disciplina del credito d'imposta di cui beneficiano le imprese che investono in ricerca e sviluppo, in transizione ecologica, in innovazione tecnologica 4.0 e in altre attività innovative a supporto della competitività delle imprese;
    il credito di imposta, per attività di ricerca e sviluppo è previsto dall'articolo 3 del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145, convertito con modificazioni dalla legge 21 febbraio 2014, n. 9, e successive modificazioni. In particolare, l'articolo dispone al comma 1 che «A tutte le imprese, indipendentemente dalla forma giuridica, dal settore economico in cui operano nonché dal regime contabile adottato, che effettuano investimenti in attività di ricerca e sviluppo, a decorrere dal periodo di imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2014 e fino a quello in corso al 31 dicembre 2020, è attribuito un credito d'imposta nella misura del 25 per cento, elevata al 50 per cento nei casi indicati al comma 6-bis, delle spese sostenute in eccedenza rispetto alla media dei medesimi investimenti realizzati nei tre periodi d'imposta precedenti a quello in corso al 31 dicembre 2015»;
    le disposizioni del provvedimento in esame prevedono, invece, una rimodulazione del credito di imposta con aliquote meno favorevoli rispetto al 25 per cento o 50 per cento previste dalla normativa vigente che si applicano fino al periodo d'imposta 2020. Per effetto della nuova disciplina introdotta, invece, l'attuale credito d'imposta previsto dall'articolo 3 del decreto-legge n. 145 del 2013, cessa in anticipo il 31 dicembre 2019 e non, come precedentemente previsto, il 31 dicembre 2020;
    in particolare, il comma 203 del provvedimento in esame prevede una riduzione del predetto credito di imposta ed in particolare dispone che «Per le attività di ricerca e sviluppo previste dal comma 200, il credito d'imposta è riconosciuto in misura pari al 12 per cento della relativa base di calcolo, assunta al netto delle altre sovvenzioni o dei contributi a qualunque titolo ricevuti per le stesse spese ammissibili, nel limite massimo di 3 milioni di euro, ragguagliato ad anno in caso di periodo d'imposta di durata inferiore o superiore a dodici mesi»;
    il comma 209, invece, dispone la cessazione anticipata del periodo di operatività del credito di imposta previsto dall'articolo 3 del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145, portandolo dal 31 dicembre 2020 al 31 dicembre 2019;
    le modifiche disposte dalla legge di bilancio hanno fatto registrare forti preoccupazioni sia da parte delle imprese che offrono servizi di ricerca e sviluppo, sia da parte delle aziende che acquistano in outsourcing questo genere di servizio. La riduzione della quota percentuale del beneficio, infatti, potrebbe determinare una serie di effetti negativi e nello specifico si potrebbe verificare, come è facile immaginare, una riduzione dell'accesso ai servizi di sviluppo e ricerca con conseguenti e negativi condizionamenti della competitività delle imprese, dei fatturati e dei livelli occupazionali;
    le attività di investimento in ricerca e sviluppo e le misure di sostegno alle imprese previste dallo Stato per questi scopi, infatti, svolgono un ruolo determinante nel dare impulso alla crescita intelligente e sostenibile delle imprese e alla creazione di posti di lavoro. Producendo nuove conoscenze, la ricerca è fondamentale ai fini dello sviluppo di prodotti, processi e servizi nuovi e innovativi, che rendono possibili l'aumento della produttività e della competitività delle imprese e, di conseguenza, la prosperità, la crescita dei livelli occupazionali ed economica del Paese;
    a fronte della riduzione della quota percentuale di credito di imposta disposta dal comma 203, appaiono, al contrario, evidenti e significativi una serie di dati rilevati da studi ISTAT che evidenziano un impatto di queste misure di sostegno alle imprese decisamente positivo in termini di innovazione tecnologica, di occupazione, di investimenti e di crescita delle imprese dal punto di vista della competitività;
    intanto, giova evidenziare che, da quanto si evince dai «rapporti sulla competitività dei settori produttivi» 2018 e 2019 elaborati dall'ISTAT, l'impatto che ha avuto il credito d'imposta sugli investimenti in ricerca e sviluppo ha generato fino ad oggi risultati estremamente positivi portando la spesa complessiva in ricerca e sviluppo ad una distribuzione tale da vedere quali primi investitori il settore delle imprese per il 60,8 per cento, delle università per il 24,2 per cento e delle istituzioni pubbliche per il 12,6 per cento;
    secondo il giudizio degli imprenditori il credito d'imposta per spese in R&S è stato ritenuto rilevante dal 40,8 per cento delle imprese. Un esercizio di simulazione con il modello Macroeconometrico dell'Istat rileva che le misure di agevolazione (super e iperammortamento, credito imposta R&S) produrrebbero una crescita complessiva degli investimenti totali di 0,1 punti percentuali sia nel 2018 sia nel 2019, come conseguenza di una dinamica più sostenuta degli investimenti in macchinari (+0,1 Pp nel 2018 e +0,2 Pp nel 2019) e di quelli in proprietà intellettuale (+0,8 Pp nel 2018 e +0,6 Pp nel 2019);
    un secondo esercizio di simulazione valuta l'impatto del credito d'imposta sugli investimenti in ricerca e sviluppo nel 2015 e sugli addetti impiegati in R&S. A fronte di un impatto incerto sulla spesa in R&S, le imprese beneficiarie risultano avere assunto addetti in R&S in misura maggiore sia rispetto alle non beneficiarie (circa +6 addetti per impresa), sia rispetto alle eleggibili che non hanno utilizzato l'incentivo (circa +2 addetti per impresa);
    in caso di investimento in beni strumentali finanziato con capitale di debito e di aliquota contributiva al 23 per cento, per ogni euro risparmiato nella spesa in capitale fisico grazie all'utilizzo dell'iperammortamento, il ricorso congiunto al credito di imposta in R&S determinerebbe una riduzione del costo del lavoro per l'impresa di 0,68 euro. Questo effetto aumenterebbe a 0,97 euro in caso di azzeramento dell'aliquota contributiva a carico del datore di lavoro;
    giova evidenziate che, considerando il carattere strategico dell'investimento nell'assunzione di risorse umane qualificate impegnate in R&S e nella loro formazione, le imprese siano propense a trattenere questo tipo di personale e a prevenirne il trasferimento presso altre imprese o istituzioni oltre a riuscite a stimolare incrementi aggiuntivi di spesa di entità significativa, determinando al contempo effetti positivi su una fascia di occupazione particolarmente qualificata da cui dipende la capacità di adottare le nuove tecnologie e, più in generale, la tenuta competitiva del sistema produttivo italiano negli anni a venire;
    secondo quanto si evince da fonti di stampa, e come già sinteticamente premesso, un numero rilevante di soggetti interessati nello svolgere le attività di R&S, quali le università, gli enti di ricerca pubblici e privati, le imprese che offrono servizi di ricerca, le start-up innovative e le PMI innovative, hanno evidenziato che a fronte della modifica dell'intensità del contributo di Stato, peraltro anticipato di un anno rispetto al termine previsto dalla precedente norma, prevedono che per l'anno 2020 ci sarà una forte contrazione di attività in termini di fatturato e riduzione del personale qualificato come i nostri eccelsi ricercatori;
    i predetti soggetti lamentano, inoltre, l'impossibilità di sostenere le attività di ricerca e sviluppo già commissionate ed ancora in corso a causa della sostanziale riduzione dell'agevolazione e della impossibilità di usufruire anche per l'anno 2020 delle agevolazioni previste al momento della stipula dei contratti;
    le PMI fanno emergere che l'agevolazione, non essendo più calcolata sulla spesa incrementale, sarà ad appannaggio quasi esclusivamente delle poche grandi aziende che da sempre e costantemente investono in ricerca e sviluppo,

impegna il Governo,

a valutare l'opportunità di porre in essere iniziative di tipo normativo volte a destinare maggiori risorse finalizzate ad agevolare le imprese verso l'accesso ai servizi di ricerca e sviluppo, risultati determinanti per la crescita della competitività e della produttività delle stesse nonché dei livelli occupazionali e della più generale e conseguente crescita economica del Paese, nonché a valutare l'opportunità di prevedere, la proroga delle attuali disposizioni normative previste dall'articolo 3 del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145 e successive modificazioni, a beneficio delle imprese che hanno già effettuato investimenti in ricerca e sviluppo i cui servizi sono attualmente in corso di realizzazione.
9/2305/46Gemmato, Prisco, Ciaburro.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

aiuto alle imprese

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