ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE CONCLUSIVA DI DIBATTITO 8/00150

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: del 04/11/2015
Risoluzione conclusiva di dibattito su
Atto numero: 7/00793
Firmatari
Primo firmatario: QUARTAPELLE PROCOPIO LIA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 04/11/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
NICOLETTI MICHELE PARTITO DEMOCRATICO 04/11/2015
GARAVINI LAURA PARTITO DEMOCRATICO 04/11/2015
LOCATELLI PIA ELDA MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI) 04/11/2015


Stato iter:
04/11/2015
Fasi iter:

COLLEGA (RISCON) IL 04/11/2015

APPROVATO IL 04/11/2015

CONCLUSO IL 04/11/2015

Atto Camera

Risoluzione conclusiva 8-00150
presentato da
QUARTAPELLE PROCOPIO Lia
testo di
Mercoledì 4 novembre 2015 in Commissione III (Affari esteri)

Risoluzione n. 7-00793 Quartapelle Procopio: Sui programmi multilaterali e bilaterali di protezione e di assistenza dei rifugiati in Libano.

RISOLUZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La III Commissione (Affari esteri e comunitari),
   premesso che:
    la guerra in Siria e le sistematiche violenze perpetrate contro la popolazione civile siriana hanno causato in quattro anni più di 200 mila morti, 1 milione di feriti, quasi 8 milioni di sfollati interni e più di 4 milioni di rifugiati dando luogo a una pesante crisi umanitaria;
    le più di 400 mila richieste di protezione internazionale depositate dai profughi siriani nel territorio dell'Unione europea rappresentano soltanto il 3,6 per cento degli sfollati interni o rifugiati siriani, mentre gli effetti dell'emergenza umanitaria si riversano principalmente nei Paesi confinanti, e, in particolare, in Giordania, in Turchia e in Libano che hanno accolto complessivamente quasi 4 milioni di profughi siriani;
    la Repubblica libanese, storicamente caratterizzata da un fragile equilibrio politico-religioso, con più di 250 profughi siriani ogni 1000 abitanti, costituisce il Paese con il più alto numero di profughi pro capite al mondo e svolge un fondamentale ruolo di contenimento dell'emergenza umanitaria, che ha un pesante impatto sul fragile contesto sociale ed economico del Paese, che continua a registrare episodi di tensione;
    secondo i dati di UNHCR, il Libano ha accolto circa 1,2 milioni di profughi siriani registrati, oltre a circa 50 mila rifugiati palestinesi provenienti dalla Siria e registrati dall'UNRWA, che si aggiungono alla nutrita comunità di rifugiati palestinesi che risiede nel Paese dal 1948;
    nonostante il Libano non aderisca alla Convenzione di Ginevra sullo statuto dei rifugiati, il Governo libanese ha deciso di dare esecuzione ad alcune disposizioni della Convenzione, concedendo discrezionalmente permessi di soggiorno;
    denunciando come il peso dell'accoglienza gravi di fatto sulle componenti più vulnerabili della popolazione libanese, il Governo libanese ha disposto pesanti restrizioni all'ingresso dei siriani presso le frontiere nazionali, nonché, dal 5 gennaio 2015, una sospensione delle registrazioni di nuovi profughi;
    gli effetti dell'emergenza umanitaria si sono riversati sulla già fragile economia delle comunità ospitanti libanesi, poste sotto stress dall'aumento incontrollato dei profughi; si registrano ormai da tempo fenomeni di infiltrazione da parte di organizzazioni criminali e terroristiche di matrice islamista; in particolare, nelle aree al nord del Paese, dove ampi strati della popolazione versano in condizioni di estrema povertà, si diffondono fenomeni di reclutamento dei giovani appartenenti alle fasce meno abbienti della popolazione libanese e dei profughi siriani e palestinesi, spesso in cambio di aiuti per il sostentamento economico; nelle stesse aree è stata riscontrata la presenza di scuole di radicalizzazione islamista;
    i recenti gravi episodi di tensione e di radicalizzazione registrati nel campo profughi palestinese di Ain al-Hilweh mettono in evidenza la forte pressione che mina la tenuta dell'emergenza nelle comunità palestinesi insediate in Libano, da sempre vulnerabili e oggetto di pesanti discriminazioni economiche e sociali, e sulle quali grava ora il peso dell'arrivo di 12.700 nuove famiglie precedentemente rifugiate in Siria; a fronte dell'intensificarsi dell'emergenza, l'UNRWA denuncia una carenza di risorse che comporta una riduzione significativa dell'assistenza economica ai rifugiati palestinesi;
    le presenti e passate esperienze di tensione e di violenza legate all'insediamento dei rifugiati palestinesi sul territorio nazionale, hanno indotto il Governo libanese, fin dall'insorgere dell'emergenza umanitaria siriana, ad adottare la cosiddetta «no-camp policy», che prevede l'accoglienza dei profughi siriani in seno alle comunità locali, come alternativa ai «formal settlements»; tuttavia, all'interno del Paese sono presenti numerosi «Informal Tented Settlements» (ITS) che ospitano circa il 20 per cento del totale dei profughi siriani; in tali campi informali si registrano cattive condizioni igienico-sanitarie, nonché ampi fenomeni di sfruttamento, anche minorile; risulta altresì allarmante la diffusione dei fenomeni dei matrimoni forzati e delle madri adolescenti, che contribuiscono a un tasso molto elevato e incontrollato di natalità;
    come denunciato dalle agenzie delle Nazioni Unite e dagli operatori umanitari presenti nell'area, negli ultimi mesi l'esercito e le forze di sicurezza libanesi hanno attivato operazioni di sgombero dei campi informali nel nord del Paese;
    a fronte della crescita rapida e costante del numero di profughi in Libano dal 2013 al 2015, le agenzie delle Nazioni Unite riscontrano profonde difficoltà nel mantenere un livello minimo di assistenza primaria ai profughi; la mancanza di fondi ha indotto il programma alimentare mondiale (Pam) a dimezzare il valore dei «voucher» alimentari individuali da 27 a 14 USD mensili e ad escludere più di 130 mila individui dagli aiuti; altrettante difficoltà sono riscontrate dalle agenzie nel mantenere la propria capacità di assistenza sanitaria;
    secondo i dati del Pam, i nuclei che vivono sotto la soglia di povertà (3,8 USD al giorno per persona) sono attualmente il 70 per cento, il 53 per cento sul totale dei profughi siriani è composto da minori, di cui si stima che circa 300 mila siano correntemente esclusi dai programmi educativi formali e informali; essi si aggiungono ai minori libanesi e palestinesi più vulnerabili ed esposti alla povertà e all'analfabetismo che UNICEF stima raggiungere il numero di 1,2 milioni nel Paese;
    UNHCR stima che almeno 120 mila profughi siriani si trovino attualmente in condizione di estremo disagio in quanto sopravvissuti a gravi violenze e torture, bisognosi di assistenza sanitaria, bisognosi di protezione legale e fisica, LGBT a rischio di gravi e violente discriminazioni, ovvero minori, donne o anziani a rischio di violenze e abusi; tra di essi sono stati selezionati da UNHCR 9.000 siriani e 1.000 rifugiati di altre nazionalità da reinsediare in via prioritaria nel 2015, mentre sono stati 6.900 le disponibilità di accoglienza confermate, di cui soltanto 350 dall'Italia;
    con la raccomandazione UE 2015/914 la Commissione dell'Unione europea invita tutti gli Stati membri a procedere al reinsediamento di almeno 20.000 persone bisognose di protezione internazionale nell'arco di due anni; l'indice di distribuzione allegato alla raccomandazione indica per il nostro Paese il numero di 1.989 rifugiati da reinsediare in territorio italiano entro due anni dalla data di adozione della raccomandazione; la Commissione europea ha esortato gli Stati membri a intensificare gli sforzi di reinsediamento anche oltre le quote calcolate nell'indice di distribuzione per rispondere all'appello lanciato dall'Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati a impegnarsi maggiormente nell'accoglienza dei rifugiati con programmi di reinsediamento sostenibili, nell'ambito della campagna dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni e di cinque organizzazioni non governative;
    in risposta all'interpellanza urgente Cuperlo ed altri n.2-01081, il Governo ha affermato di volere rispondere in maniera positiva a tale raccomandazione assicurando la massima determinazione per accrescere gli impegni per il reinsediamento delle persone eleggibili alla protezione internazionale, con particolare attenzione alle categorie più vulnerabili;
    il reinsediamento di coloro che presentano un evidente bisogno di protezione internazionale, infatti, costituisce uno dei quattro pilastri dell'Agenda sui migranti dell'Unione europea, fortemente sostenuta dal Governo italiano in sede di Unione europea, anche per evitare, attraverso ingressi legali e ordinati, il ricorso da parte dei rifugiati a viaggi pericolosi e ulteriori perdite di vite in mare, nonché per contrastare le reti criminali dedite alla tratta e al traffico di essere umani; il reinsediamento rappresenta inoltre una misura di solidarietà verso i Paesi che ospitano la maggior parte dei rifugiati nel mondo e risponde così al medesimo principio di solidarietà che impone agli altri Stati membri di condividere con gli Stati di primo approdo la responsabilità dell'accoglienza dei rifugiati sul territorio dell'Unione europea;
    spetta a UNHCR l'onere di valutare i candidati al reinsediamento nelle regioni prioritarie e di presentare proposte per il reinsediamento, mentre gli Stati conservano la responsabilità delle singole decisioni di ammissione, previ controlli medici e di sicurezza adeguati;
    la Commissione europea ed UNHCR esortano inoltre, gli Stati membri ad attivare tutti gli altri canali d'ingresso leciti di cui possono disporre le persone bisognose di protezione, compresi il patrocinio di soggetti privati o non governativi e i permessi per motivi umanitari o di studio e le clausole inerenti al ricongiungimento familiare;
    nella lettera inviata all'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini, i Ministri degli affari esteri di Italia, Francia e Germania hanno messo in evidenza l'urgenza di rafforzare i programmi d'istruzione e le scuole professionali in favore dei rifugiati; dopo quasi cinque anni di conflitto l'impossibilità di accedere e proseguire i programmi educativi si è trasformata nel rischio concreto che un'intera generazione di giovani siriani venga esclusa dagli studi primari, secondari e dall'istruzione superiore, privando la Siria della classe dirigente e professionale in grado di contribuire alla ricostruzione del Paese;
    come attestato dal nuovo Regional Refugee and Resilience Plan (3RP) per l'anno 2015-2016 e dal Lebanon CrisisResponse Plan 2015-2016, sulla base dell'aggiornamento della strategia delle Nazioni Unite di assistenza al Libano, concepito anche a seguito di un dialogo con il Governo libanese, il mitigamento degli effetti della crisi umanitaria siriana in Libano non riveste più un carattere esclusivamente emergenziale, ma si concentra sull'avviamento di un processo di stabilizzazione socio-economica del Paese in un'ottica di medio e lungo periodo, in particolare con riferimento alle aree ritenute più vulnerabili e caratterizzate da servizi e infrastrutture molto deboli e da squilibri nel mercato del lavoro; gli enti locali rivestono pertanto un ruolo progressivamente più rilevante in risposta all'emergenza umanitaria, in particolare per il potenziamento dei servizi e delle infrastrutture delle comunità locali che ospitano i rifugiati;
    UNDP supporta un approccio integrato locale per i servizi di distribuzione, rafforzando le istituzioni a livello nazionale e locale, e ha concluso con il sistema delle regioni italiane/Conferenza delle regioni e delle province autonome un memorandum d'intesa volto a supportare le istituzioni e le comunità libanesi nel dotarsi di una più efficace organizzazione per la gestione della crisi siriana e delle altre criticità che da essa derivano per promuovere la costituzione di nuovi partenariati territoriali o di rafforzare quelli già esistenti tra regioni italiane e municipalità libanesi con l'obiettivo di garantire concrete ricadute su entrambi i territori;
    l'Italia rappresenta il primo partner commerciale del Libano e gode di una positiva e importante considerazione della popolazione e delle autorità libanesi, nonché di una percezione di neutralità da parte delle diverse comunità confessionali; con più di 70 milioni di euro erogati in tre anni come risposta regionale alla crisi siriana, la cooperazione italiana ha mantenuto gli impegni e rappresenta un interlocutore credibile soprattutto per il Governo libanese che ha beneficiato di circa un terzo delle risorse rese disponibili a livello regionale ed ha visto realizzarsi interventi in tutte le regioni, garantendo una presenza della cooperazione italiana molto diffusa e consolidata sul territorio libanese; la DGCS è inoltre intervenuta nel settore dell'istruzione a favore dei profughi siriani sia attraverso contributi erogati a UNICEF e UNHCR, sia attraverso la partecipazione, con 3 milioni di euro, a un trust fund europeo che ha come settore primario d'intervento quello dell'educazione;
    con un contingente di circa 1.100 militari l'Italia guida la missione internazionale UNIFIL (forza di interposizione in Libano delle Nazioni Unite); sempre nell'ambito della difesa, l'Italia ha attivato una missione bilaterale in Libano con il compito di organizzare, condurre e coordinare tutte le attività addestrative e di consulenza nazionali al fine di contribuire al rafforzamento delle capacità delle forze armate libanese,

impegna il Governo:

   a corrispondere, per la nostra parte, alla raccomandazione dell'UE 2015/914 per rafforzare il programma italiano di reinsediamento, la cui definizione e gestione sono affidate al Ministero dell'interno e al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale congiuntamente per assicurarne la coerenza con gli obiettivi e con le politiche nazionali di cooperazione allo sviluppo;
   a valutare l'opportunità di promuovere la costituzione di un fondo internazionale per a scolarizzazione e l'educazione dei minori rifugiati, per restituire loro una vita normale, fatta anche di lavoro e studio, e sottrarli al rischio di radicalizzazione al quale sono esposti, e a rafforzare i finanziamenti per l'attivazione di borse di studio presso le università italiane in favore dei cittadini siriani, per consentire agli studenti capaci e meritevoli di coltivare le proprie conoscenze da spendere in fase di ricostruzione e di stabilizzazione del Paese origine;
   ad assumere iniziative per assicurare un adeguato livello di finanziamento per i programmi multilaterali e bilaterali di protezione e di assistenza di tutti i profughi in Libano e incrementare le risorse da destinare ai programmi di stabilizzazione, ricostruzione e riabilitazione, anche in linea con la risoluzione delle Nazioni Unite n. 1325 del 2000 in materia di «Donne, pace e sicurezza», nell'ottica di un rafforzamento dei partenariati tra l'Italia e il Libano, anche attraverso la realizzazione di attività di collaborazione in favore delle realtà territoriali e delle comunità libanesi più vulnerabili;
   a valutare l'opportunità di promuovere nuovi strumenti di aiuto e di investimento volti a favorire il rilancio dell'economia libanese, quali la conclusione di nuovi accordi di conversione del debito, nonché di adottare iniziative volte a favorire gli investimenti e il contributo del settore privato;
   a utilizzare ogni strumento utile per rafforzare l'intenso dialogo politico con le autorità libanesi finalizzato, in particolare, a facilitare l'identificazione e la registrazione di tutti i profughi, ad assicurarne il riconoscimento dei diritti fondamentali, a partire dall'accesso ai servizi educativi e sanitari, nonché a promuovere a concessione di un permesso di soggiorno gratuito e la possibilità di svolgere lavori temporanei che ne permettano la dignitosa sopravvivenza.
(8-00150) «Quartapelle Procopio, Nicoletti, Garavini, Locatelli».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

studio d'impatto

UNHCR

ONU