ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00323

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 816 del 19/06/2017
Abbinamenti
Atto 6/00321 abbinato in data 19/06/2017
Atto 6/00322 abbinato in data 19/06/2017
Atto 6/00324 abbinato in data 19/06/2017
Firmatari
Primo firmatario: LAFORGIA FRANCESCO
Gruppo: ARTICOLO 1-MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA
Data firma: 19/06/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
FERRARA FRANCESCO DETTO CICCIO ARTICOLO 1-MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA 19/06/2017
RICCIATTI LARA ARTICOLO 1-MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA 19/06/2017
MURER DELIA ARTICOLO 1-MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA 19/06/2017
LEVA DANILO ARTICOLO 1-MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA 19/06/2017
MATARRELLI TONI ARTICOLO 1-MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA 19/06/2017
BORDO FRANCO ARTICOLO 1-MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA 19/06/2017
CIMBRO ELEONORA ARTICOLO 1-MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA 19/06/2017
D'ATTORRE ALFREDO ARTICOLO 1-MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA 19/06/2017
DURANTI DONATELLA ARTICOLO 1-MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA 19/06/2017
FOSSATI FILIPPO ARTICOLO 1-MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA 19/06/2017
MARTELLI GIOVANNA ARTICOLO 1-MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA 19/06/2017
MELILLA GIANNI ARTICOLO 1-MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA 19/06/2017
NICCHI MARISA ARTICOLO 1-MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA 19/06/2017
SANNICANDRO ARCANGELO ARTICOLO 1-MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA 19/06/2017
STUMPO NICOLA ARTICOLO 1-MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA 19/06/2017
ZARATTI FILIBERTO ARTICOLO 1-MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA 19/06/2017
ZOGGIA DAVIDE ARTICOLO 1-MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA 19/06/2017


Stato iter:
19/07/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO GOVERNO 19/06/2017
Resoconto GOZI SANDRO SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
PARERE GOVERNO 19/07/2017
Resoconto GOZI SANDRO SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 19/07/2017
Resoconto LOCATELLI PIA ELDA MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)
Resoconto BUTTIGLIONE ROCCO MISTO-UDC-IDEA
Resoconto NASTRI GAETANO FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Resoconto SBERNA MARIO DEMOCRAZIA SOLIDALE - CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto RABINO MARIANO SCELTA CIVICA-ALA PER LA COSTITUENTE LIBERALE E POPOLARE-MAIE
Resoconto PALAZZOTTO ERASMO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' - POSSIBILE
Resoconto PINI GIANLUCA LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Resoconto TANCREDI PAOLO ALTERNATIVA POPOLARE-CENTRISTI PER L'EUROPA-NCD
Resoconto ALBINI TEA ARTICOLO 1-MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA
Resoconto OCCHIUTO ROBERTO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto BARONI MASSIMO ENRICO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto IACONO MARIA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 19/06/2017

DISCUSSIONE IL 19/06/2017

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 19/06/2017

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 19/07/2017

ACCOLTO IL 19/07/2017

PARERE GOVERNO IL 19/07/2017

DISCUSSIONE IL 19/07/2017

APPROVATO IL 19/07/2017

CONCLUSO IL 19/07/2017

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00323
presentato da
LAFORGIA Francesco
testo presentato
Lunedì 19 giugno 2017
modificato
Mercoledì 19 luglio 2017, seduta n. 837

   La Camera,
   esaminati congiuntamente il Programma di lavoro della Commissione europea per il 2017 – «Realizzare un'Europa che protegge, dà forza e difende» (COM(2016)710 final), la Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2017 (Doc. LXXXVII-bis, n. 5) e preso atto degli elementi acquisiti nel corso dell'istruttoria svolta presso la XIV Commissione Politiche dell'Unione europea e dei pareri espressi dalle Commissioni in sede consultiva, rilevato che:
    il punto di partenza del Programma di lavoro sono le dieci priorità politiche individuate dalla Commissione Europea ovverosia: un nuovo impulso all'occupazione, alla crescita e agli investimenti; un mercato unico del digitale connesso; un'Unione dell'energia resiliente con politiche lungimiranti in materia di cambiamenti climatici; un mercato interno più profondo e più equo con una base industriale più solida; un'Unione economica e monetaria più profonda e più equa; Commercio: un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti realistico ed equilibrato; uno spazio di giustizia e di diritti fondamentali basato sulla reciproca fiducia; verso una nuova politica della migrazione; un ruolo più incisivo a livello mondiale; un'Unione di cambiamento democratico;
    le 10 priorità politiche individuate dalla Commissione per il 2017 ripropongono esattamente il programma presentato dal Presidente della Commissione europea, Juncker, tre anni fa, in occasione del suo insediamento;
    la Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2017 sostanzialmente segue il Programma di lavoro della Commissione europea per il 2017;
    in Europa la lotta alla disoccupazione, in particolare quella giovanile, continua ad essere la prima emergenza. Secondo dati recenti sono circa 20 milioni i disoccupati all'interno dei 28 Paesi membri dell'Unione europea; di questi, 15 milioni si trovano nei 19 Paesi dell'Eurozona;
    nell'ambito della priorità «Un nuovo impulso all'occupazione, alla crescita e agli investimenti» la Commissione europea ha annunciato delle iniziative che seppur apprezzabili, in linea teorica, – come ad esempio l'annuncio di incrementare la dotazione finanziaria per l'Italia del Fondo sociale Europeo e del Fondo Europeo per lo sviluppo regionale o di raddoppiare la capacità finanziaria del Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS 2.0) – rischiano, tuttavia, di rivelarsi del tutto insufficienti a centrare l'obiettivo della svolta europea nel senso di una politica tesa alla crescita economica, al rinnovamento e al rilancio del welfare, alla lotta alla povertà e alle disuguaglianze;
    in questo senso è da intendersi la recente proposta di riesame di medio termine sul funzionamento del Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) UE 2014-2020, la quale, accompagnata dalla proposta legislativa di revisione del QFP e di modifica delle regole finanziarie applicabili al bilancio UE e della gestione dei suoi programmi operativi, è finalizzata all'ottenimento di maggiori margini di flessibilità. Forti sono le preoccupazioni che tale revisione spingerà i Governi dei singoli Stati alla negoziazione dei margini delle manovre finanziarie a livello nazionale non tanto per promuovere investimenti e innovazione, quanto piuttosto per redistribuire risorse in modo non strutturale, provocando un ulteriore aumento del debito degli Stati membri e senza che la crisi venga aggredita alla radice;
    bisognerebbe assumere la consapevolezza che, al netto degli sforzi profusi dal Governo in sede europea, sino ad oggi, purtroppo, è stato perpetuato un approccio estremamente miope e rigido nella gestione della politica di bilancio e dell'integrazione europea perché si è continuato a governare secondo principi di austerità impraticabili che hanno solo aggravato crisi e recessioni, con l'interdizione di ogni forma di eurobond garantiti pro quota dagli Stati nazionali ed una contraddizione evidente fra politica fiscale restrittiva e politica ultraespansiva della Bce che avrebbe dovuto compensarne gli effetti con la sola leva monetaria;
    a tali considerazioni andrebbero aggiunti i modestissimi risultati raggiunti dal Piano Juncker, l'arretramento degli investimenti pubblici e del loro potenziale traino agli investimenti privati, nonché gli già citati altissimi livelli di disoccupazione – soprattutto giovanile, la dilagante sofferenza sociale e povertà diffusa;
    in questo contesto, urge che il Governo non si limiti ad avallare il mero raddoppio del FEIS 2.0 nell'ambito del Piano Juncker, ma assuma una posizione forte, in netta discontinuità, puntando innanzitutto all'eliminazione di quei paletti rigidi che oggi bloccano la crescita e gli investimenti pubblici in infrastrutture e trasporti, ricerca, innovazione, formazione, politiche per il lavoro e green economy;
    appare quindi non più rinviabile l'avvio di un confronto critico teso alla revisione profonda del Fiscal Compact e delle regole europee del bilancio, poiché solo in questo modo il nostro Paese e l'Europa tutta potranno tornare a crescere e ristabilire un clima di serenità presso tra le loro popolazioni;
    infine occorrerebbe dare il via ad una nuova strategia a livello europeo che punti a indirizzare tutte le risorse disponibili ad un massiccio programma di spese per investimenti (che negli ultimi 10 anni sono state ridotte in Italia di oltre 10 miliardi di euro) e per un green new deal europeo;
    l'Unione europea, nell'ambito della Strategia dell'Unione dell'energia, nel novembre scorso ha presentato il pacchetto legislativo «Energia pulita per tutti gli europei». La UE ha tra i suoi obiettivi quello di una transizione verso un'economia sempre più competitiva e sostenibile a bassa emissione di carbonio, con al centro lo sviluppo e la diffusione delle energie rinnovabili e dell'efficienza energetica. Rimane il fatto che seppure gli investimenti in fossili sono in calo, questi restano predominanti, e comunque sono ancora troppo elevati i sussidi alle medesime fonti fossili, laddove è invece indispensabile prevederne una graduale ma decisa riduzione fino al loro azzeramento;
    a livello UE, ma non solo, non si può non rilevare che gli investimenti nel settore energetico non sono affatto coerenti con la transizione low-carbon prevista dalla COP 21;
    se è vero che il mondo dell'energia sta cambiando, questo sta avvenendo troppo lentamente per poter mantenere fede agli impegni presi con l'Accordo di Parigi del dicembre 2015, e limitare gli effetti del global warming;
    a livello globale, sotto questo aspetto è molto grave la decisione presa dal Presidente degli Stati Uniti (responsabili di circa il 15 per cento delle emissioni globali) di ritirarsi dall'Accordo di Parigi (COP 21) sui cambiamenti climatici, peraltro di fatto ribadita anche in occasione del recente G7 dei ministri dell'Ambiente, svoltosi a Bologna;
    circa un anno fa la Commissione europea ha presentato una serie di proposte per riformare il sistema europeo comune di asilo nelle linee indicate nell'agenda europea per la migrazione e nella comunicazione del 6 aprile 2016. In particolare la Commissione ha presentato il 4 maggio 2016 un primo pacchetto di proposte – riforma del regolamento 604/2013 (Dublino III), riforma del regolamento 603/2013 (Eurodac) e riforma del regolamento 439/2010, che istituisce l'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo (EASO), mentre, il 13 luglio 2016, ha presentato diverse proposte legislative – sostituzione della direttiva sulle procedure di asilo con un regolamento che stabilisca una procedura comune dell'Unione europea per la protezione internazionale, sostituzione della direttiva qualifiche esistente con un nuovi regolamento, infine una riforma sulla direttiva sulle condizioni di accoglienza;
    attraverso le sopraindicate proposte, la Commissione europea ha tentato di rimediare all'evidente fallimento del «sistema Dublino», però mantenendo sostanzialmente invariata la gerarchia dei «criteri Dublino» e introducendo un sistema correttivo per la ripartizione equa delle responsabilità tra Stati, che riproduce esattamente gli elementi fallimentari dei meccanismi temporanei di ricollocazione già in uso e prevedendo a carico dei richiedenti asilo una serie di obblighi (e conseguenti sanzioni in caso di violazione) per limitare gli spostamenti all'interno dell'area degli Stati membri. In pratica la proposta della Commissione mantiene in piedi il «sistema Dublino»: inefficace, costoso e che produce irregolarità;
    nonostante le critiche evidenziate la revisione del Regolamento di Dublino è una delle riforme più attese nel panorama legislativo europeo e da mesi nel Parlamento europeo la Commissione Libertà civili, giustizia e affari interni (Libe) sta lavorando per arrivare ad un testo congiunto, che potrebbe arrivare anche prima dell'estate;
    positivamente rispetto alla proposta di riforma della Commissione nella Commissione Libe sono state riformulate alcune delle norme più problematiche ivi contenute a vantaggio di una necessaria condivisione della responsabilità tra gli Stati membri. Tra le altre cose, si prevede, infatti, il superamento del principio secondo cui sono i Paesi di primo approdo a doversi far carico delle domande di protezione internazionale di chi arriva, che disincentiva gli Stati di frontiera da registrare correttamente i richiedenti asilo, incoraggiandoli così i movimenti secondari e l'irregolarità; si prevede ulteriormente un sistema di relocation automatico e permanente mentre si propone di superare la proposta delle sanzioni ai «Paesi anti-immigrati» con un più congruo taglio ai fondi strutturali per i Paesi che decidessero di non entrare nel sistema delle quote;
    la riforma di Dublino così come emendata dal testo depositato in Commissione Libe dalla relatrice svedese Cecilia Wikström prevede finalmente l'adozione del principio di solidarietà tra gli Stati e quindi verso la direzione di un vero diritto di asilo comune europeo; ad ogni modo sono forti le resistenze degli Stati all'interno del Consiglio europeo, su tutti quelli del blocco del Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia), che supportati dall'Austria fanno muro per far saltare l'accordo sulla riforma;
    occorrerebbe quindi un impegno ancora più determinato del nostro Paese in tutte le sedi europee per supportare la posizione espressa nel Parlamento europeo e per arrivare ad un accordo che preveda il diritto d'asilo comune europeo e che tutti gli Stati membri partecipino equamente all'accoglienza, per una nuova solidarietà tra i Paesi e le popolazioni d'Europa;
    l'Europa tutta è stata negligente e poco è stato fatto nonostante i proclami. La gestione dell'accoglienza continua a presentare numerose criticità nel nostro Paese, e i costi sociali ed economici di tale negligenza e mala gestione si riflettono sia sulle popolazioni accoglienti che sui rifugiati e richiedenti asilo;
    il nostro Paese è chiamato ad un'assunzione di responsabilità ed allo stesso tempo ad uno sforzo di elaborazione e proposta che siano ispirati a criteri fondati sul diritto internazionale e sui diritti umani, slegando il tema della difesa e della sicurezza dei cittadini da quello dell'immigrazione e dell'accoglienza dei rifugiati che scappano da guerre, carestie, persecuzioni;
    per cui è necessaria la creazione di uno spazio di giustizia e di diritti fondamentali basato sulla fiducia reciproca nonché tendere a creare le condizioni per una fattiva e sistematica collaborazione dell'UE con gli Stati membri per garantire un elevato livello di sicurezza ai cittadini europei rafforzando le misure di prevenzione e contrasto alla criminalità transnazionale e al terrorismo, nonché intensificando il coordinamento e la cooperazione tra forze di polizia e tra autorità giudiziarie e altri organismi competenti;
    lotta al terrorismo, al crimine organizzato, e alla criminalità informatica rappresentano le principali minacce con cui l'Europa deve confrontarsi;
    quanto al terrorismo, oltre al potenziamento degli strumenti di monitoraggio e al rafforzamento della cooperazione a più livelli, vi è la necessità di aggiornare il quadro normativo. Il ruolo dell'UE, quale garante della sicurezza, dovrebbe essere potenziato anche alla luce della stretta relazione tra sicurezza esterna e sicurezza interna; come noto, infatti, larga parte delle minacce che incombono sui Paesi europei trae origine o viene alimentata dalle situazioni di instabilità e crisi al di fuori dell'UE;
    il terrorismo, per la frequenza e la gravità degli attentati perpetrati nel territorio dell'UE, suscita un allarme crescente di fronte al quale i singoli Stati membri non dispongono evidentemente di strumenti di intervento e contrasto sufficienti; per rispondere in maniera concreta alla domanda di sicurezza che i cittadini europei rivolgono alle istituzioni, sia nazionali che europee, si richiede quindi il rafforzamento della capacità di monitoraggio, prevenzione e sanzione a livello di UE, da realizzare in primo luogo mediante più intensi scambi di informazioni e più avanzate forme di collaborazione tra i diversi organismi competenti a livello nazionale e le agenzie dell'Unione europea, tanto più per il carattere sempre più marcatamente transnazionale delle attività terroristiche, che si servono della rete in modo sistematico per reclutare i propri affiliati in diversi Paesi;
    la crescita del fenomeno dei cd. «foreign fighters», potenziali agenti per nuovi attacchi terroristici una volta rientrati nei loro paesi di origine è davvero preoccupante: le stime più accreditate fanno riferimento ad un numero di circa 25-30 mila combattenti stranieri, di cui circa 5 mila provenienti dal territorio dell'UE, e in particolare da quattro Stati membri (Francia, Regno Unito, Germania e Belgio);
    mentre crescevano i proclami sulla «lotta al terrore», in realtà poco o nulla veniva fatto per tagliare i canali tra Daesh, la galassia jihadista e i suoi Stati finanziatori. Nulla veniva fatto per svuotare il Medio Oriente di un po’ di armi (anzi apprendiamo del boom di vendita di armi dall'Italia e dall'Europa degli ultimi anni verso gli Stati mediorientali) né per supportare le richieste di democrazia che nascevano dalle primavere arabe e dalle esperienze positive di convivenza tra i popoli che emergevano nel vicino oriente che, al contrario, sono state brutalmente attaccate dalla follia distruttiva della violenza e del terrore. Di contro, si è prestato colpevolmente – per interessi – il fianco a piccoli conflitti che sono cresciuti fino a diventare, nel tempo, incontrollabili;
    la difesa degli interessi nazionali degli Stati membri dell'Unione europea continua ad avere la prevalenza su una strategia unitaria europea di politica estera e anche sulla non rinviabile creazione di una difesa comune europea, mentre si continua a puntare sul rafforzamento del mercato unico della difesa e quindi esclusivamente sul terreno dei mercati e delle imprese;
    lo spazio di sicurezza e di difesa comune deve essere improntato alle necessità dei cittadini e non direzionato dall'interesse delle lobby dell'industria bellica. Occorre prendere atto delle mutazioni avvenute nello scenario globale mondiale che ha visto l'inizio dell'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea e la vittoria negli Stati Uniti di Donald Trump e delle sue politiche pericolosamente orientate verso il populismo, connotate fortemente da protezionismo e nazionalismo e che mettono in discussione la stessa alleanza NATO;
    quella stessa spinta populistica che viene dalle élites nordamericane oggi al potere potrebbe aggravare la discussione politica nell'UE, già dominata da connotati fortemente nazionalistici e a tratti esplicitamente xenofobi. Se da un lato l'Unione europea e suoi Stati membri chiudono le frontiere, aumentano i controlli, erigono muri o attivano qualsiasi altro dispositivo di chiusura, dall'altro si persegue quasi ovunque in Ue nella dottrina iperliberista scandita dalle politiche di austerity;
    l'Unione europea, oggi sempre più dominata dagli interessi dei singoli Stati e dai propri egoismi, è sempre più vista da larghi strati della popolazione sorda e distante dalle istanze dei suoi popoli e totalmente incapace di prendere una qualsiasi iniziativa riformatrice;
    non è più rinviabile il tanto auspicato cambiamento di rotta dell'Unione europea che vada nella direzione della riaffermazione dell'Europa come continente vocato alla pace e alla fratellanza tra le Nazioni e i suoi popoli, ispirato alla protezione dei diritti umani e alla solidarietà, che promuova il benessere dei suoi cittadini, orientato verso la giustizia sociale e non alla disuguaglianza come oggi accade,

impegna il Governo:

   ad adoperarsi, costruendo le opportune alleanze, affinché il Fiscal Compact sia modificato nella direzione di una golden rule sugli investimenti anche nazionali da esercitare almeno entro il limite del 3 per cento oppure, in caso contrario, a contrastare l'inserimento del Fiscal Compact nei Trattati europei;
   ad intraprendere ogni iniziativa di competenza presso le sedi europee volta a modificare le regole sulla misurazione del pareggio strutturale, attraverso un metodo di calcolo condiviso fra la Commissione europea, il Fmi e l'Ocse, e, in particolare, a riconsiderare quelli che per i presentatori del presente atto sono parametri astrusi e particolarmente penalizzanti per l'Italia, quali l’Output Gap e il NAWRU (Non Accelerating Wage Rate Of Unemployment), in base ai quali per il nostro Paese è considerato di «equilibrio», rispetto a possibili tensioni inflazionistiche, un livello di disoccupazione oltre il 10 per cento ancora per i prossimi anni, con la conseguenza di comprimere la possibilità di adottare politiche espansive e anti-cicliche, adoperandosi affinché siano rivisti i criteri in base ai quali la Commissione calcola i disavanzi strutturali: in particolare, proponendo di rivedere il sistema di calcolo insieme a Fmi e Ocse in modo da avere valutazioni condivise a livello internazionale;
   ad adottare le iniziative opportune presso le competenti sedi europee affinché sia garantito il rispetto della regola che fissa al 6 per cento il surplus commerciale massimo consentito ad ogni Paese;
   a promuovere di conseguenza un grande piano di crescita per l'Europa che comporti massicci investimenti pubblici infrastrutture e trasporti, ricerca, innovazione, formazione, politiche per il lavoro e green economy, investimenti anche finanziati in deficit, ovvero l'attivazione di meccanismi anticiclici con l'emissione di debito comune (eurobond) in aggiunta al Piano Juncker, adottando ogni iniziativa utile per favorire la definitiva approvazione della proposta di regolamento c.d. FEIS 2.0 (COM 2016/597 final) con cui si intende raddoppiare la durata e la capacità finanziaria del Fondo europeo degli investimenti strategici per attivare un totale di almeno 500 miliardi di euro di investimenti, così da contribuire alla realizzazione dell'obiettivo della Strategia Europa 2020 con cui si prevede l'innalzamento al 75 per cento del tasso di occupazione della popolazione tra i 20 e i 64 anni;
   a garantire presso le competenti sedi UE la massima effettività dei princìpi affermati nell'ambito del Pilastro europeo dei diritti sociali (COM/2017/0250 final) al fine di promuovere un nuovo patto sociale europeo capace di proteggere effettivamente le persone dall'esclusione, dalla povertà e dalle malattie anche attraverso il modello già introdotto dal «reddito d'inclusione», una misura di contrasto alla povertà che elevi il livello di protezione delle persone e contrasti gli effetti negativi dell'incremento del tasso di disoccupazione;
   a promuovere un nuovo progetto europeo per i «Saperi», formazione, crescita e innovazione, adottando azioni specifiche tese a restituire centralità alla scuola pubblica nei Paesi dell'Unione, attraverso l'implementazione dei programmi volti all'innalzamento del livello di istruzione, formazione e integrazione degli immigrati; al sostegno della formazione professionale e terziaria; a far confluire nei percorsi di formazione e lavoro i destinatari di provvedimenti penali; a rafforzare le competenze civiche e sociali; a potenziare i servizi telematici offerti dalle istituzioni scolastiche e universitarie;
   a promuovere misure efficaci per attuare una politica fiscale comune e di contrasto all'evasione e l'elusione fiscale a livello europeo, sostenendo al contempo un piano di contrasto alla delocalizzazione fiscale delle imprese nei paesi extra UE, nella considerazione che le rendite finanziarie e i profitti delle grandi società multinazionali, ivi comprese quelle operanti nel marcato digitale, sono toccati solo marginalmente dalla fiscalità ed estrarre parte di questi immensi extraprofitti ai fini di redistribuzione e rafforzamento della domanda aggregata;
   a promuovere una iniziativa congiunta, anche attraverso forme di cooperazione rafforzata, per introdurre una legislazione comunitaria completa sull'esercizio dei poteri speciali da parte delle istituzioni europee a tutela delle tecnologie, delle capacità industriali e occupazionali dell'Unione europea, con particolare riferimento ai mercati internazionali e alla competizione operata dai Paesi caratterizzati da economie non di mercato e conseguentemente ad istituire una cabina di regia a livello europeo sulle industrie strategiche, anche a tutela di inappropriate forme di delocalizzazione del lavoro;
   al fine di assicurare maggiore coerenza, nell'ambito della strategia per il mercato unico digitale a valutare un richiamo espresso alla Direttiva 2002/21/CE – che fa parte del cosiddetto «pacchetto telecomunicazioni» – modificata dalla Direttiva 2009/140/CE – così da garantire le stesse garanzie procedurali e il rispetto del diritto alla privacy, inclusa un'efficace tutela giurisdizionale e un giusto processo;
   a potenziare gli strumenti relativi alla portabilità dei contenuti digitali, garantendo parità di accesso e l'attivazione della portabilità al fornitore dei servizi;
   a investire maggiormente in efficienza energetica e fonti rinnovabili per garantire il rispetto dei target decisi con l'accordo di Parigi 2015 e per gli effetti positivi che detti investimenti comportano sulla maggiore sicurezza energetica e sulla minor dipendenza dall'estero;
   a tradurre quanto prima in legge le proposte della Commissione UE in materia di energie pulite e di efficienza energetica, in quanto decisive per il raggiungimento degli obiettivi fissati dalla COP 21;
   a definire una efficace politica industriale e nuovi modelli d'investimento a livello europeo che consentano di accelerare la transizione verso consumi drasticamente ridotti di combustibili fossili;
   a rimuovere gli ostacoli che frenano la decarbonizzazione, e ad avviare fin da subito un graduale ma rapido programma di azzeramento dei sussidi diretti e indiretti alle fonti fossili, dirottando le corrispondenti risorse liberatesi verso le fonti rinnovabili e l'efficienza energetica, programmi e progetti a basse emissioni e resilienti ai cambiamenti climatici, nonché per il sostegno alla «green economy»;
   ad attivarsi affinché tutti gli Stati membri adottino opportune forme di fiscalità ambientale che rivedano le imposte sull'energia e sull'uso delle risorse ambientali nella direzione della sostenibilità, anche valutando la possibilità di rivedere la disciplina delle accise sui prodotti energetici in funzione del contenuto di carbonio, al fine di accelerare la conversione degli attuali sistemi energetici verso modelli a emissioni basse o nulle, con particolare riferimento alle fonti rinnovabili;
   a concludere in tempi rapidi il processo di riforma del sistema di scambio delle quote di emissione dei gas ad effetto serra (sistema ETS);
   a mettere in atto tutte le iniziative volte a coinvolgere gli Stati Uniti nell'attuazione delle diverse strategie internazionali per la sensibile riduzione dei gas climalteranti e per uno sviluppo sostenibile;
   a proporre una riforma del «Regolamento di Dublino» ispirata al principio del diritto di asilo europeo e a sostenere la proposta di riforma della Commissione europea così come riformulata in sede di Parlamento europeo;
   a richiedere in sede di Consiglio europeo ulteriori iniziative urgenti e straordinarie per implementare rapidamente il programma di ricollocamento, ad oggi inapplicato da alcuni Stati membri, affiancandolo alla creazione di adeguate strutture per l'accoglienza e l'assistenza delle persone in arrivo;
   a richiedere strumenti più efficaci nella lotta al terrorismo a partire dalla tempestiva e puntuale attuazione del monitoraggio, dello scambio di informazioni, dell'aggiornamento e del progressivo avvicinamento delle normative applicabili, ciò sia per finalità preventiva, sia sanzionatoria;
   a promuovere una modifica della direttiva 91/477/CEE relativa al controllo dell'acquisizione e della detenzione di armi, anche in relazione alla tracciabilità e marcatura delle armi da fuoco;
   a proporre una modifica della quarta direttiva antiriciclaggio tesa al contrasto dei nuovi mezzi di finanziamento del terrorismo e all'aumento della trasparenza ai fini della lotta contro il riciclaggio;
   quanto al monitoraggio del fenomeno dei foreign fighters nel rafforzare gli strumenti di controllo dei movimenti in entrate e in uscita delle frontiere estere dell'Ue, ad attuare, nel rispetto dei principi di proporzionalità e necessità, nonché di minimizzazione dei dati e limitazione delle finalità, la direttiva sul PNR e sul trasferimento dei dati connessi al codice di prenotazione, contestualmente all'istituzione dell'Unità di informazione passeggeri nazionale (UIP) per il trattamento dei dati raccolti;
   ferme restando le competenze prioritarie degli Stati membri in materia di ordine pubblico e sicurezza interna, a valutare le potenzialità di Europol per lo scambio di informazioni tra le autorità di polizia dei diversi Paesi e di Eurojust, nonché a valutare l'instaurazione di un rapporto diretto tra il Gruppo antiterrorismo (CTG) e il Centro europeo antiterrorismo istituito presso Europol;
   a promuovere iniziative finalizzate alla verifica dei contenuti immessi in rete, quali strumento di reclutamento utilizzato anche per reperire finanziamenti prima, durante e dopo ogni attacco terroristico, e al contrasto della propaganda terroristica all'incitamento all'odio on line bloccando la diffusione di contenuti che incitano alla violenza;
   come misura di prevenzione, a prevedere programmi di istruzione e sensibilizzazione dei giovani sui valori comuni dell'UE e sulla comprensione interculturale, nonché a valutare il finanziamento di programmi per il reinserimento deradicalizzazione dentro e fuori l'ambiente carcerario;
   a sostenere verifiche periodiche sullo stato dei diritti fondamentali nell'UE e miglioramento della cooperazione reciproca e l'impegno politico per la promozione della tolleranza e del rispetto – in particolare al fine di prevenire e combattere l'odio antisemita e anti-islamico – e la tutela dei diritti fondamentali, con consultazioni con la società civile e le parti interessate, nonché interlocuzioni con leader religiosi ed esponenti di organizzazioni non confessionali;
   a garantire il pieno rispetto e la promozione dei diritti fondamentali nell'adozione di misure di sicurezza, con particolare assistenza alle istituzioni dell'UE e agli Stati membri dell'UE a comprendere e affrontare le sfide poste dalla salvaguardia dei diritti fondamentali di tutti i cittadini dell'UE;
   a proseguire attivamente nell'azione di monitoraggio, nell'ambito delle periodiche e frequenti consultazioni con gli altri Stati membri dell'Unione europea, delle politiche di esportazione di materiali di armamento verso Paesi terzi, con particolare riferimento alle aree di crisi, nel rispetto delle determinazioni sia a livello europeo sia degli organismi internazionali;
   a continuare a promuovere la discussione sul tema della difesa europea, anche in una prospettiva di maggiore integrazione e alla luce del mutato panorama mondiale e delle nuove alleanze;
   ad adoperarsi per una svolta strategica che non si limiti all'enunciazione dei principi di una migliore regolamentazione ed una maggiore responsabilità e trasparenza delle istituzioni europee o all'applicazione dell'accordo inter istituzionale tra Consiglio e Parlamento cosiddetto «Legiferare meglio», ma che promuova iniziative per rafforzare il carattere democratico dei processi decisionali europei.
(6-00323) (Testo modificato nel corso della seduta) «Laforgia, Ferrara, Ricciatti, Murer, Leva, Matarrelli, Franco Bordo, Cimbro, D'Attorre, Duranti, Fossati, Martelli, Melilla, Nicchi, Sannicandro, Stumpo, Zaratti, Zoggia».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

sicurezza pubblica

terrorismo

asilo politico