ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00224

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 594 del 21/03/2016
Abbinamenti
Atto 6/00223 abbinato in data 21/03/2016
Atto 6/00225 abbinato in data 21/03/2016
Atto 6/00226 abbinato in data 21/03/2016
Atto 6/00227 abbinato in data 21/03/2016
Firmatari
Primo firmatario: BATTELLI SERGIO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 21/03/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
NESCI DALILA MOVIMENTO 5 STELLE 21/03/2016
PETRAROLI COSIMO MOVIMENTO 5 STELLE 21/03/2016
DI MAIO LUIGI MOVIMENTO 5 STELLE 21/03/2016
FRACCARO RICCARDO MOVIMENTO 5 STELLE 21/03/2016
VIGNAROLI STEFANO MOVIMENTO 5 STELLE 21/03/2016


Stato iter:
30/03/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
DICHIARAZIONE GOVERNO 30/03/2016
Resoconto GOZI SANDRO SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 30/03/2016
Resoconto LOCATELLI PIA ELDA MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)
Resoconto MOTTOLA GIOVANNI CARLO FRANCESCO MISTO-ALLEANZA LIBERALPOPOLARE AUTONOMIE ALA-MAIE-MOVIMENTO ASSOCIATIVO ITALIANI ALL'ESTERO
Resoconto SIMONETTI ROBERTO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Resoconto MONCHIERO GIOVANNI SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto BUTTIGLIONE ROCCO AREA POPOLARE (NCD-UDC)
Resoconto KRONBICHLER FLORIAN SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto SAVINO ELVIRA FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto NESCI DALILA MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto SCUVERA CHIARA PARTITO DEMOCRATICO
 
PARERE GOVERNO 30/03/2016
Resoconto GOZI SANDRO SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 21/03/2016

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 21/03/2016

PROPOSTA RIFORMULAZIONE IL 30/03/2016

DISCUSSIONE IL 30/03/2016

NON ACCOLTO IL 30/03/2016

PARERE GOVERNO IL 30/03/2016

RESPINTO IL 30/03/2016

CONCLUSO IL 30/03/2016

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00224
presentato da
BATTELLI Sergio
testo presentato
Lunedì 21 marzo 2016
modificato
Mercoledì 30 marzo 2016, seduta n. 598

   La Camera,
   premesso che:
    la relazione programmatica dell'Italia all'Unione europea è stata prevista dalla legge n. 234 del 2012 all'articolo 13, comma 1 volto a prescrivere che il Governo presenti alle Camere, entro il 31 dicembre dell'anno precedente, una relazione comprendente: gli orientamenti e le priorità che il Governo intende perseguire in tema di integrazione europea, in relazione ai profili istituzionali e a ciascuna politica dell'Unione europea, con particolare e specifico rilievo per le prospettive e le iniziative relative alla politica estera e di sicurezza comune e alle relazioni esterne dell'Unione europea; gli orientamenti che il Governo ha assunto o intende assumere in merito a specifici progetti di atti normativi o a documenti di consultazione dell'Unione europea ed inoltre le strategie di comunicazione e di formazione del Governo in merito all'attività dell'Unione europea e alla partecipazione italiana all'Unione europea;
    per prassi parlamentare la Relazione programmatica viene esaminata congiuntamente al Programma di lavoro della Commissione europea e al programma di 18 mesi del Consiglio dell'Unione europea istituendo la «sessione europea di fase ascendente» che si impone pertanto come uno degli elementi principali dell'intervento del Parlamento nella definizione della politica europea nazionale. La relazione programmatica dell'Italia all'Unione europea, corredata degli indirizzi parlamentari derivanti dalla discussione condivisa all'interno delle istituzioni è pertanto volta a definire una cornice strategica coerente per la politica europea del nostro Paese;
    si riconosce la necessità di istituire una «sessione europea di fase ascendente» che fornisca uno strumento al Parlamento per esercitare l'azione di indirizzo ex ante degli obiettivi del Governo nelle sedi decisionali dell'Unione europea dando voce ai reali bisogni del popolo italiano in sede unionale;
    la lentezza nella calendarizzazione, la discussione dilazionata e poco approfondita e l'estrema generalizzazione e fumosità della descrizione delle politiche contenuta nella relazione programmatica tendono ad annullare la portata innovativa dell'analisi dei documenti in esame, privando nella sostanza il Parlamento di un utile e profondamente necessario strumento di indirizzo e di coinvolgimento dei cittadini italiani, attraverso i loro rappresentanti, nella vita politica dell'UE;
    perché il Parlamento ampli il suo ruolo nella definizione delle politiche europee, come sembrerebbe imprescindibile al fine di iniziare un percorso di risanamento del deficit democratico dell'UE, è necessario che il Governo adempia sistematicamente e con le tempistiche adeguate agli obblighi informativi e di coinvolgimento del Parlamento previsti dalla legge n. 234 del 2012. La condivisione delle decisioni con i rappresentanti dei cittadini, eletti dal popolo, nella definizione delle politiche da promuoversi in sede di Unione europea è funzionale ad uno sviluppo equilibrato dell'Unione affinché essa sia il luogo ove si sviluppino i diritti sociali e trovi così completa esplicazione l'Europa sociale dei cittadini. La maggiore condivisione, il consolidamento del coordinamento tra Parlamento e Governo e il coinvolgimento attivo di tutte le componenti del primo nella formazione delle politiche europee dovrebbe in primo luogo esplicarsi in una maggiore informazione e condivisione da parte del Governo delle linee decisionali che si definiscono in forma preventiva, ovvero durante i negoziati che si svolgono a livello europeo, ancor più in ragione del fatto che questi negoziati avvengono in ampia misura in sedi informali o prive di pubblicità;
    al contempo sarebbe essenziale rafforzare il raccordo e la cooperazione tra il Parlamento nazionale, il Governo e gli europarlamentari italiani, in particolare attraverso la Rappresentanza permanente presso l'UE e avvalendosi degli strumenti di collegamento previsti dai Regolamenti di ciascuna Camera;
    il contesto e la congiuntura macroeconomica globale, che continua ad avere pesanti ripercussioni sull'economia del nostro continente, impongono all'UE la necessità di ridiscutere la propria politica economica e con essa le fondamenta su cui costituire il concetto stesso di Unione oltre agli obiettivi primari che ci si prefiggono attraverso la messa in condivisione delle politiche economiche su scala continentale. Per rispondere a queste sfide epocali, e nel disperato tentativo di migliorare una situazione estremamente complessa, segnata da una crescita troppo lenta anche nel 2015 e da piaghe irrisolte (disoccupazione, soprattutto giovanile, scarsi investimenti) è stato presentato il report «Completare l'Unione economica e monetaria dell'Europa», noto come report dei 5 presidenti. L'obiettivo del documento è quello di definire la nuova governance economica nella zona euro, creare un maggior coordinamento e sviluppare meccanismi per far convergere le politiche economiche dell'Unione. A tal fine viene previsto un percorso in tre fasi: la prima, che non necessita la modifica dei Trattati, intende promuovere la convergenza delle politiche fiscali completando l'Unione finanziaria e rafforzando la responsabilità democratica. Nella seconda fase, di completamento dell'Unione monetaria, si prevede la definizione di benchmark comuni, l'istituzione di un Tesoro per l'area euro e la creazione di un Ministro delle Finanze «europeo» che, senza apportare benefici reali comporterebbe un'ulteriore perdita del controllo democratico sulle decisioni di politica economica degli Stati membri, in particolare quelli appartenenti alla zona euro. Infine la fase finale (entro il 2025) prevede profonde modifiche di governance attraverso la revisione dei Trattati. Tra le modifiche di breve periodo si intende inoltre;
    l'unione economica e fiscale delineata nel report dei 5 presidenti non risolverebbe le asimmetrie macroeconomiche e gli squilibri generati dall'introduzione della moneta unica in Paesi con caratteristiche e dinamiche economiche molto diverse tra loro. Inoltre una unione fiscale non appare una ipotesi credibile nemmeno nel lungo periodo, per la resistenza dimostrata dagli Stati Membri a condividere i rischi o ad adottare misure efficaci contro l'elusione fiscale delle multinazionali;
    in ragione dell'urgente necessità di rilanciare gli investimenti nell'UE, che, dopo il picco del 2007 e, complice la crisi finanziaria prima ed economica poi, si è contratto in modo significativo, in particolare in alcuni paesi (Italia -25 per cento, Portogallo -36 per cento, Spagna -38 per cento, Irlanda -39 per cento e Grecia -64 per cento), con una parimenti preoccupante contrazione degli investimenti pubblici in alcuni Stati membri, in primo luogo Italia, la Commissione europea ha presentato nel novembre 2014 il Piano di investimenti per l'Europa (comunicazione COM(2014)903), che si prefigge l'obiettivo di favorire la mobilitazione di «almeno 315 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi» nel triennio 2015-2017. Il piano si articola su tre pilastri: il primo consiste nell'istituzione stessa del fondo (Regolamento (UE) 2015/1017), il secondo si compone di una serie di misure volte ad assicurarne l'effettiva destinazione all'economia reale mentre il terzo pilastro consiste nel miglioramento del contesto regolamentare nell'UE in senso favorevole ad ulteriori investimenti. Nonostante le indicazioni e i proclami iniziali, ad oggi in Italia sono stati finanziati solamente grandi opere, infrastrutture dannose e ad alto impatto ambientale. L'intero Piano Juncker risulta peraltro deludente, come registra lo stesso OCSE in un report sull'economia del nostro continente;
    la gestione dei flussi migratori si pone da sempre come questione complessa, in considerazione della pluralità di elementi da tenere in considerazione nella sua gestione e da contemperare nelle scelte ad essi connesse. La definizione di politiche migratorie certe e credibili diviene ancora più pressante ed irrinunciabile in ragione del continuo aggravarsi della situazione internazionale, come dimostrano i dati forniti dall'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) che quantificano in oltre un milione i migranti giunti nell'UE nel 2015, superando di quattro volte il numero registrato nel 2014, senza peraltro accennare a miglioramenti se si considera che nei primi mesi del 2016 già 146.000 migranti hanno attraversato il Mediterraneo per raggiungere l'Europa, di cui circa 137.000 sulla rotta Turchia-Grecia, con un numero di morti che supera i 450;
    il crescere dei flussi dei rifugiati e richiedenti asilo è dovuto in larga parte all'incapacità della comunità internazionale di dare una soluzione a conflitti complessi, quali in primo luogo in Siria e di Libia, associati alla destabilizzazione di altri Stati di notevole rilevanza geopolitica;
    la Commissione europea, con la pubblicazione nel maggio e nel dicembre 2015 di due comunicazioni, ha adottato l'agenda europea sulla migrazione, evidenziando l'esigenza di una migliore gestione della migrazione e sottolineando al contempo come quella migratoria sia una responsabilità condivisa. In questo contesto sono state approvate due successive decisioni del Consiglio Giustizia e Affari Interni e del Consiglio europeo, nel quale si è stabilito di ricollocare 160.000 richiedenti asilo dai Paesi maggiormente sottoposti alla pressione migratoria verso quelli con maggiori disponibilità o meno coinvolti dai flussi. Ad alcuni mesi dalle predette decisioni sulle ricollocazioni, già di per se insufficienti, i numeri dei richiedenti asilo effettivamente ricollocati sono del tutto irrisori. Nonostante successive pressioni e denunce susseguitesi negli ultimi mesi ad oggi continuano ad essere solo 300 i richiedenti asilo ricollocati dall'Italia;
    l’aquis di Schengen, i Trattati e le successive modifiche e convenzioni collegate, hanno istituito nel tempo un sistema volto ad abolire le frontiere interne sostituendole con un'unica frontiera esterna, individuando in tal modo un territorio dove viene garantita la libera circolazione delle persone. Entro tale spazio si applicano regole e procedure comuni in materia di visti, soggiorni brevi, richieste d'asilo e controlli alle frontiere. Queste norme, ma soprattutto la libertà di circolazione da esse garantita, rappresentano una delle maggiori conquiste dell'UE, uno dei pilastri della condivisione su cui si poggia l'Unione stessa. Negli ultimi mesi, a causa della pressione migratoria e di scontri di natura politica che vedono contrapporsi alcuni Stati membri, si assiste ad un moltiplicarsi della sospensione dei menzionati accordi, che si traducono in unilaterali chiusure delle frontiere nazionali. Sei dei ventisei paesi membri dello spazio Schengen (la Germania, l'Austria, la Slovenia, la Francia, e dopo gli attentati di Parigi e dall'inizio del 2016 anche Svezia e Danimarca) hanno reintrodotto controlli temporanei alle frontiere;
    il 15 ottobre 2015 la commissione europea ha presentato un Piano d'Azione congiunto tra l'UE e la Turchia che mira a rafforzare le frontiere esterne dell'Unione nel contrastare l'arrivo di migranti, incluso una maggiore cooperazione per quanto concerne i migranti che non necessitano di protezione internazionale, ed al contempo ad aiutare la Turchia nella gestione dell'emergenza rifugiati. Il Piano, che si articola in due parti a loro volta suddivise in una serie di azioni specifiche, è corredato di un aiuto straordinario di 3 miliardi. Al contempo si è stabilito di rilanciare il processo di adesione della Turchia all'Unione europea e di promuovere il dialogo di alto livello attraverso incontri più frequenti e strutturati, compresa l'organizzazione di due vertici all'anno. Il piano d'azione è stato siglato il 29 novembre da UE e Turchia prevedendo, a partire dal giugno 2016, la piena operatività dell'accordo di riammissione. L'UE e la Turchia si prefiggono infine di completare il processo di liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi nello spazio Schengen entro ottobre 2016;
    nell'ultima riunione congiunta tra UE e Turchia del 7 marzo 2016 si è poi convenuto di sviluppare i principi di cooperazione ivi definiti: far rientrare, a spese dell'UE, tutti i nuovi migranti irregolari che hanno attraversato la cosiddetta «rotta balcanica»; far sì che, per ogni siriano che la Turchia riammette dalle isole greche, un altro siriano sia reinsediato dalla Turchia negli Stati membri dell'UE, nel quadro degli impegni esistenti; accelerare l'attuazione della tabella di marcia per la liberalizzazione dei visti con tutti gli Stati membri in vista della soppressione dell'obbligo del visto per i cittadini turchi al più tardi entro la fine del giugno 2016; accelerare l'erogazione, per assicurare il finanziamento di una prima serie di progetti entro la fine di marzo, dei 3 miliardi di EUR inizialmente stanziati e prendere una decisione in merito a un ulteriore finanziamento destinato allo strumento per i rifugiati siriani; prepararsi alla decisione di aprire quanto prima nuovi capitoli dei negoziati di adesione sulla base delle conclusioni del Consiglio europeo dell'ottobre 2015; collaborare con la Turchia in eventuali sforzi comuni volti a migliorare le condizioni umanitarie all'interno della Siria in modo da consentire alla popolazione locale e ai rifugiati di vivere in zone più sicure. L'accordo è stato successivamente siglato al termine del Consiglio europeo del 18 marzo;
    appare necessario un profondo ripensamento delle politiche europee e degli obiettivi che l'UE intende perseguire, discostandosi da stringenti e miopi vincoli di bilancio per ripensare politiche economiche ma soprattutto sociali solidaristiche, che includano il complesso ambito delle politiche migratorie e dei richiedenti asilo, rimodulando la solidarietà sia verso l'esterno di coloro che intendono travalicare i confini esterni dell'unione, sia all'interno tra gli Stati membri;
    la «Strategia per il mercato unico digitale» (COM(2015)192) presentata dalla Commissione UE il 6 maggio scorso si fonda su 3 pilastri: 1) Migliorare l'accesso ai beni e servizi digitali in tutta Europa per i consumatori e le imprese; 2) Creare un contesto favorevole e parità di condizioni affinché le reti digitali e i servizi innovativi possano svilupparsi e 3) Massimizzare il potenziale di crescita dell'economia digitale. La Strategia si compone inoltre di 16 iniziative chiave;
    tra le proposte e le iniziative definite nella predetta strategia particolarmente interessanti risultano: 1) la proposta di creare un quadro normativo a livello europeo sul diritto d'autore in grado di affrontare in maniera efficace le sfide proposte dalla rivoluzione digitale e la proposta di regolamento volta a garantire la portabilità transfrontaliera dei contenuti nel mercato interno; 2) la proposta della Commissione tesa a rafforzare le tutele legislative in favore dei consumatori digitali con un focus particolare sui contratti con i consumatori per la fornitura di contenuti digitali e le vendite a distanza; 3) l'annunciata revisione della direttiva sui servizi di media audiovisivi (2010/13/UE) che rivestirà un ruolo fondamentale nella ridefinizione normativa dello scenario europeo dei media; 4) la proposta di ridurre gli oneri amministrativi che derivano alle imprese dai diversi regimi IVA affinché anche i venditori di beni materiali verso altri Paesi possano trarre vantaggio dal meccanismo elettronico di registrazione e pagamento unici ed una soglia di IVA comune per sostenere le start-up più piccole che vendono online;
    nella Relazione al Parlamento europeo e al Consiglio sullo stato del mercato europeo del trasporto stradale, presentata ad aprile 2014, la Commissione europea ha segnalato l'esigenza di un intervento normativo in materia di autotrasporto, volto a migliorare le condizioni di lavoro degli autisti e ad intensificare i controlli su strada. Le profonde problematiche del settore hanno assunto negli ultimi anni i caratteri di una vera e propria crisi strutturale, ulteriormente aggravata dall'espandersi di pratiche di dumping sociale e salariale che hanno alterato il mercato e le regole della libera concorrenza e che hanno penalizzato fortemente – nell'ambito UE – Paesi come l'Italia, in cui le imprese devono sopportare alti costi di esercizio;
    tra le priorità delle Istituzioni dell'Unione europea per l'anno 2016 figura la conclusione del Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP), l'accordo commerciale tra Unione europea e Stati Uniti d'America che prevede la creazione di una zona di libero scambio con l'abbattimento dei dazi doganali e la rimozione del maggior numero di ostacoli, tariffari e non tariffari, agli investimenti. Tale accordo, lungi dal recare eguali vantaggi alle imprese e ai consumatori di entrambi i continenti, evidenzia più di una criticità con particolare riferimento al mantenimento delle tutele sociali, alla qualità dei prodotti, specialmente quelli di qualità certificata e, più in generale, all'intero sistema agricolo europeo, considerata la diversità degli assetti legislativi;
    a tutt'oggi non si assiste ad alcuna evoluzione della normativa unionale in materia di etichettatura dei prodotti agroalimentari e che pertanto la legge 4/2011, che dispone l'obbligo di indicazione dell'origine, continua a restare inapplicata per incompatibilità con le disposizioni comunitarie;
    la politica di vicinato, con riferimento ai recenti accordi tra Unione europea e Paesi della sponda sud del Mediterraneo, non tiene nella giusta considerazione le esigenze delle economie agricole degli Stati membri rivieraschi, in particolare dell'Italia, e l'agricoltura, come dimostra la conclusione del recente accordo con la Repubblica tunisina, appare sempre più come «merce di scambio» per favorire la stabilizzazione politica dei Paesi partner, stabilizzazione che tuttavia potrebbe essere alternativamente conseguita mediante specifici programmi di aiuto, anche a sostegno dei settori agricoli locali, da iscriversi nell'ambito del partenariato euro mediterraneo;
    la crisi politica tra l'Ucraina e la Russia, partner strategico dell'Unione, ha evidenziato la debolezza della politica estera europea che utilizza strumenti di politica commerciale per risolvere controversie di natura politica con grave nocumento, ancora una volta, per le economie agricole europee, in particolare del nostro Paese per il quale il mercato russo rappresenta un fondamentale sbocco commerciale,

impegna il Governo

   ad intervenire presso le competenti sedi dell'Unione europea al fine di:
    ripensare e rimodulare i principi del regime dell’austerity, ridiscutendo i vincoli posti dal Fiscal Compact, come richiesto attualmente dalla maggioranza degli Stati membri, in primo luogo l'anacronistico e deleterio vincolo del 3 per cento nel rapporto deficit-PIL, e a sostituire i target numerici con obiettivi macroeconomici e sociali basati su indicatori qualitativi che tengano conto del benessere sociale dei cittadini e che siano capaci di misurare lo sviluppo economico integrando nell'analisi fattori ambientali e sociali, al fine di ottenere margini di flessibilità oltre i miseri punti percentuali attualmente in discussione e poter in tal modo attuare politiche macroeconomiche necessarie a rilanciare le economie dei Paesi membri definite sulla base delle peculiarità degli stessi e accrescere gli investimenti utili al benessere dei cittadini;
    intraprendere ogni iniziativa atta al superamento di una moneta comune non permeabile alle differenti specificità economiche dei Paesi facenti parte dell'Eurozona attraverso l'avvio di negoziati per lo smantellamento concordato e controllato della moneta unica o in alternativa, qualora non si trovi un accordo in tal senso, a prevedere nei Trattati una procedura mirante a introdurre il diritto di recedere unilateralmente dalla partecipazione alla moneta unica e pertanto a riacquisire la piena sovranità monetaria, l'autonomia fiscale e monetaria degli Stati membri;
    rendere obbligatoria per tutti gli Stati membri l'adozione di politiche di sostegno economico delle persone che vivono al di sotto della soglia di povertà relativa, mediante l'istituzione di strumenti come il reddito di cittadinanza, convogliandovi risorse attualmente destinate a progetti e programmi che dimostrano di non avere l'impatto desiderato;
    impegnarsi affinché l'UEM (Unione Economica e Monetaria) non si limiti ad essere uno sterile sistema di regole ma sostenga, nel quadro del bilancio dell'Unione, lo sviluppo e la coesione sociale in coerenza con i principi di uguaglianza e solidarietà tra gli Stati membri affrontando gli squilibri, le divergenze strutturali e le emergenze finanziarie direttamente connesse all'Unione monetaria, in un'ottica di cooperazione e solidarietà, senza compromettere le sue funzioni tradizionali di finanziamento delle politiche comuni;
    opporsi all'istituzione di un Ministro del tesoro europeo che, ferme restando le attuali norme dell'Unione, non potrebbe far altro che rendere ancora più stringenti i vincoli di bilancio e che renderebbe ancor più complesso, nell'assenza della disponibilità di politica monetaria, prendere decisioni coerenti di politica economica necessarie a far ripartire la crescita, orientandola verso i settori più bisognosi;
    ridefinire e ridiscutere il quadro europeo relativo alle regole bancarie e di credito, rivedendo in primo luogo norme deleterie e lesive dei diritti dei cittadini quali la disciplina del bail-in (direttiva 2014/59/UE), le regole in materia di requisiti patrimoniali degli enti creditizi, misure a sostegno dell'erogazione del credito per le PMI; promuovere l'attuazione, nel più breve tempo possibile, del terzo pilastro dell'unione bancaria ovvero la garanzia comune europea sui depositi bancari, in aggiunta ai due pilastri già attuati del meccanismo unico di vigilanza europea e del meccanismo unico di risoluzione delle crisi bancarie ed infine ad associare alle predette misure meccanismi di condivisione dei rischi e di emissioni di debito congiunte quali eurobond e project bond;
    definire misure di sostegno agli investimenti sia nazionali che europei forieri di reale sviluppo, dirette in primo luogo alle PMI (che costituiscono il perno fondante del nostro tessuto produttivo, confermandosi come primo e principale motore di crescita anche in tempi di crisi) e apportino benefici di lungo periodo ai cittadini europei attraverso il finanziamento di progetti con un reale ritorno per la popolazione. Al contempo ci si assicuri che, non potendo più sottrarsi alla partecipazione al FEIS, i finanziamenti del fondo non continuino ad essere indirizzati unicamente a grandi aziende e grandi opere, peraltro di dubbio valore aggiunto e alto impatto ambientale, ma siano indirizzati ad opere o infrastrutture che per essere attuate necessitano del coinvolgimento del finanziamento pubblico;
    contribuire al processo volto ad apportare modifiche all'assetto istituzionale europeo al fine di accrescere la partecipazione dei cittadini europei, attraverso i rispettivi centri di rappresentanza, alle decisioni da prendersi a livello di UE. Al contempo rendere più tempestiva, efficace e incisiva la partecipazione del Parlamento alla definizione delle politiche europee attraverso una condivisione reale delle scelte politiche nazionali da promuovere in sede di Unione europea e non continuare a relegare i rappresentanti dei cittadini democraticamente eletti a meri ratificatori di decisioni governative;
    richiedere immediata attuazione delle decisioni del Consiglio che hanno stabilito il ricollocamento di un totale di 160.000 migranti al fine di ottenere una più equa ripartizione del peso della crisi migratoria e dei richiedenti asilo tra gli Stati membri dell'Unione europea, rivedendo al contempo i criteri di selezione dei migranti da ricollocare e ampliando le metodologie sottostanti la scelta dei paesi di destinazione al fine di contemperare necessità di carattere personale, umano e sociale oltre che economico;
    concordare la sistematizzazione e l'istituzionalizzazione del sistema delle ricollocazioni al fine di renderlo effettivo ed efficace nel lungo periodo, ponendo inoltre le basi per politiche comuni sull'immigrazione, creando canali legali e protetti per far raggiungere l'Unione europea a coloro che ne hanno diritto ed istituendo strutture sicure, gestite in ottemperanza dei diritti umani e del diritto internazionale, nei paesi di transito. Promuovere al contempo azioni coordinate volte a combattere le radici e le motivazioni alla base dei flussi migratori, combattendo l'instabilità politica ed economica, le violazioni dei diritti umani e la povertà;
    subordinare l'attivazione, la gestione e l'esistenza dei centri, o approcci, hotspot, all'effettiva attuazione delle ricollocazioni dei richiedenti asilo;
    proteggere gli Accordi e l’acquis di Schengen e le libertà ad esso connesse, impegnandosi affinché la chiusura delle frontiere torni ad essere una misura puramente residuale legata a situazioni gravi e contingenti e non un mezzo per ricatti reciproci tra Stati membri dell'UE, che penalizzano maggiormente proprio chi per la situazione di debolezza nella quale versa necessita di protezione e aiuto. In questo contesto si promuova un dialogo con tutti gli Stati membri affinché l’acquis di Schengen venga sviluppato e la libertà di circolazione e quella di stabilimento vengano garantite senza alcuna eccezione e senza limitazione dei diritti ad esse connessi;
    adoperarsi affinché in sede europea si provveda rapidamente ad attuare quanto previsto dall'accoglimento della mozione 1-00605 del 18 dicembre 2014, ovvero l'impegno a revisionare l'Accordo Dublino III (Regolamento n. 604/2013) tra l'altro istituendo punti adibiti alla richiesta d'asilo direttamente nei paesi di transito, nonché corridoi umanitari per questi ultimi;
    opporsi all'applicazione degli accordi con la Turchia e ad interrompere il flusso degli aiuti economici sino a quando la Turchia non applichi un pieno rispetto dei principi democratici e dei diritti umani stabiliti dalle convenzioni internazionali siglate per il loro rispetto, incluso l'articolo 38 della Direttiva 2013/32/UE sia nei confronti dei migranti che dei cittadini Turchi, cessi qualsiasi tipo di violenza nei confronti delle minoranze (religiose, linguistiche), ripristini integralmente la libertà di stampa e prenda una chiara posizione nei confronti del terrorismo internazionale e dei problema dei foreign fighters;
    giungere alla conclusione del negoziato sulla semplificazione dell'accettazione di alcuni documenti pubblici nell'UE e sull'eliminazione delle relative formalità di autenticazione, volto ad agevolare la libertà di circolazione e di stabilimento per cittadini ed imprese attraverso la riduzione dei costi e dei tempi attualmente necessari per l'autenticazione dei documenti pubblici da presentare presso uno Stato membro diverso da quello in cui sono stati rilasciati;
    identificare misure concrete volte ad attuare la protezione dei dati e lo scambio e il trattamento dei dati personali all'interno di procedimenti promossi davanti alle autorità giudiziarie e di polizia, con l'intento di bilanciare il massimo grado di protezione con la necessità di assicurare un processo decisionale efficiente;
    promuovere una revisione del quadro normativo europeo in materia di diritto d'autore che tenda ad una sempre maggiore armonizzazione sostanziale degli istituti relativi valorizzando e rafforzando le eccezioni e limitazioni ai diritti esclusivi, in particolare quanto risultano funzionali al progresso della ricerca scientifica e tecnica ed all'esercizio di diritti costituzionalmente riconosciuti quali il diritto di critica e discussione;
    rafforzare la protezione dei consumatori negli scambi digitali, rafforzando per tal via il commercio elettronico, come autorevolmente suggerito dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, definendo norme di protezione omogenee negli scambi offline e online;
    promuovere una riforma del sistema dei media audiovisivi che valorizzi la produzione di contenuti europei e ponga le imprese dell’internet economy europee in grado di competere con gli OTT d'oltreoceano;
    prevedere una revisione complessiva del sistema fiscale a livello europeo per le società operanti su internet e, in particolare gli Over The Top, al fine di contrastare efficacemente l'elusione fiscale e prevenire fenomeni distorsivi della concorrenza nel mercato unico;
    promuovere le misure necessarie volte a favorire la parità di trattamento dei lavoratori e il miglioramento delle condizioni occupazionali e sociali nel settore del trasporto merci su strada – tra cui l'introduzione di un salario minimo garantito in tutti gli Stati dell'Unione europea, forme di contrasto alle frodi fiscali e sociali, nonché misure di miglioramento dei livelli di formazione e competenze degli autotrasportatori – con particolare riferimento al raggiungimento di un'armonizzazione sociale tra gli Stati membri dell'UE, anche in relazione ai tempi di guida, ai periodi e alla qualità del riposo;
    nel rispetto della libera circolazione delle merci nei Paesi dell'UE, intraprendere ogni iniziativa utile volta a contrastare operazioni di cabotaggio illegali e regimi occupazionali iniqui che possano generare forme di dumping sociale nel settore dell'autotrasporto merci, garantendo allo stesso tempo un'applicazione uniforme in tutta Europa delle norme in materia di sicurezza e accesso al mercato dell'autotrasporto nell'Unione europea;
    il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP) si articoli su assetti legislativi quanto più omogenei, preveda forti tutele per l'agricoltura comunitaria, escluda la regolamentazione dei beni fondamentali, quali la gestione del servizio idrico integrato e i servizi pubblici locali e non comporti un abbassamento degli standard nazionali di protezione ambientale, di sicurezza dei lavoratori, di tutela occupazionale, nonché delle normative di sicurezza e di salute pubblica;
    si pubblichino integralmente i testi del TTIP e si rendano trasparenti i relativi negoziati al fine di dare la possibilità ai cittadini europei di formarsi un'opinione chiara e successivamente si indicano votazioni consultive e ci si accerti che tutti i parlamenti nazionali autorizzino la ratifica del trattato al fine di prendere una decisione realmente condivisa e favorevole per i cittadini europei;
    la normativa comunitaria in materia di etichettatura si evolva verso il riconoscimento dell'obbligo di indicazione dell'origine nelle etichette dei prodotti agroalimentari;
    si riveda la politica di vicinato con i Paesi del Nord Africa e si individuino specifici programmi di sostegno alla stabilizzazione politica dei Paesi in questione che comunque prescindano dalla conclusione di ulteriori accordi che dispongano l'ingresso, senza dazi e senza contingenti, nel territorio unionale, di prodotti agroalimentari, spesso vere e proprie eccellenze di molti territori europei e italiani in particolare quali olio e agrumi;
    si individuino adeguati strumenti, diversi da quelli di politica commerciale, per gestire e risolvere controversie di natura prettamente politica.
(6-00224) «Battelli, Nesci, Petraroli, Luigi Di Maio, Fraccaro, Vignaroli».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

asilo politico

politica comunitaria

libera circolazione delle merci