ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00187

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 537 del 16/12/2015
Abbinamenti
Atto 6/00183 abbinato in data 16/12/2015
Atto 6/00184 abbinato in data 16/12/2015
Atto 6/00185 abbinato in data 16/12/2015
Atto 6/00186 abbinato in data 16/12/2015
Atto 6/00188 abbinato in data 16/12/2015
Atto 6/00189 abbinato in data 16/12/2015
Firmatari
Primo firmatario: BATTELLI SERGIO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 16/12/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DI MAIO LUIGI MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2015
FRACCARO RICCARDO MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2015
NESCI DALILA MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2015
PETRAROLI COSIMO MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2015
VIGNAROLI STEFANO MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2015
CRIPPA DAVIDE MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2015
BRESCIA GIUSEPPE MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2015
DEL GROSSO DANIELE MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2015
DI BATTISTA ALESSANDRO MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2015
DI STEFANO MANLIO MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2015
GRANDE MARTA MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2015
SCAGLIUSI EMANUELE MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2015
SIBILIA CARLO MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2015
SPADONI MARIA EDERA MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2015
BASILIO TATIANA MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2015
BERNINI PAOLO MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2015
CORDA EMANUELA MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2015
FRUSONE LUCA MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2015
TOFALO ANGELO MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2015
CARIELLO FRANCESCO MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2015
CASO VINCENZO MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2015
CASTELLI LAURA MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2015
D'INCA' FEDERICO MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2015
SORIAL GIRGIS GIORGIO MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2015
BIANCHI NICOLA MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2015
CARINELLI PAOLA MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2015
DE LORENZIS DIEGO MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2015
DELL'ORCO MICHELE MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2015
LIUZZI MIRELLA MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2015
ROMANO PAOLO NICOLO' MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2015
SPESSOTTO ARIANNA MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2015


Elenco dei co-firmatari che hanno ritirato la firma
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma Data ritiro firma
BERNINI MASSIMILIANO MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2015 16/12/2015
Stato iter:
16/12/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO GOVERNO 16/12/2015
Resoconto RENZI MATTEO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 16/12/2015
Resoconto LOCATELLI PIA ELDA MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)
Resoconto ABRIGNANI IGNAZIO MISTO-ALLEANZA LIBERALPOPOLARE AUTONOMIE ALA-MAIE-MOVIMENTO ASSOCIATIVO ITALIANI ALL'ESTERO
Resoconto PALESE ROCCO MISTO-CONSERVATORI E RIFORMISTI
Resoconto CIRIELLI EDMONDO FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Resoconto MOLTENI NICOLA LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Resoconto GALGANO ADRIANA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto SCOTTO ARTURO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto BUTTIGLIONE ROCCO AREA POPOLARE (NCD-UDC)
Resoconto OCCHIUTO ROBERTO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto BRESCIA GIUSEPPE MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto NICOLETTI MICHELE PARTITO DEMOCRATICO
 
PARERE GOVERNO 16/12/2015
Resoconto GOZI SANDRO SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 16/12/2015

DISCUSSIONE IL 16/12/2015

NON ACCOLTO IL 16/12/2015

PARERE GOVERNO IL 16/12/2015

VOTATO PER PARTI IL 16/12/2015

RESPINTO IL 16/12/2015

CONCLUSO IL 16/12/2015

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00187
presentato da
BATTELLI Sergio
testo di
Mercoledì 16 dicembre 2015, seduta n. 537

   La Camera,
   sentite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in merito alla riunione ordinaria del Consiglio europeo del 17 e 18 dicembre 2015;
   visto l'ordine del giorno della riunione del Consiglio europeo di dicembre che prevede che i Capi di Stato e di Governo discutano della lotta al terrorismo a seguito degli attentati terroristici di Parigi del 13 novembre 2015, la crisi migratoria e dei rifugiati per fare il punto sull'attuazione delle decisioni adottate e definire ulteriori strategie per il futuro, il completamento dell'Unione economica e monetaria, il completamento del mercato unico europeo in tutte le sue dimensioni incluso l'unione dell'energia e infine il referendum nel Regno Unito;
   premesso che:
    appena dopo i tragici fatti parigini i ministri dell'interno dei Paesi dell'Unione europea si sono riuniti e hanno sostanzialmente concordato di rafforzare la lotta contro il terrorismo jihadista attraverso un maggiore controllo delle frontiere esterne, il blocco dei contenuti trasmessi dagli estremisti su Internet, nonché sulla necessità di migliorare il sistema di raccolta dati che i viaggiatori forniscono alle compagnie aeree (il cosiddetto PNR);
    la presenza di combattenti stranieri (foreign terrorist fighters), spesso definiti come «volontari stranieri», si è palesata tragicamente soprattutto tra le file dei miliziani ribelli che si oppongono alle truppe governative siriane. Questi combattenti, spesso giovanissimi, provengono in massima parte dall'Europa e sono nati nei Paesi dell'Unione europea, figli di immigrati storici integrati in Europa da decenni;
    la via del reclutamento passa soprattutto attraverso il web e consiste in un processo capillare di indottrinamento, selezione, fidelizzazione e invio nel Califfato, gestito da rappresentanti dell'Islam radicale non più attraverso la frequentazione di moschee radicali (già sotto sorveglianza), ma anche nelle carceri, nelle palestre o alle manifestazioni;
    è bene comunque ricordare, tra l'altro, che quando si parla di terrorismo, il nemico è sostanzialmente da cercare in casa e non necessariamente in ambienti islamici o religiosi. Secondo Europol, infatti, meno dell'1 per cento degli attentati terroristici nei Paesi dell'Unione europea è stato compiuto in nome di un dio, mentre è stata principalmente l'ideologia politica o una rivendicazione secessionista ad armare la mano degli attentatori in circa 5300 attacchi – pianificati, tentati o riusciti – censiti in Europa tra il 2006 e il 2013;
    sempre più sovente emerge il tema della connessione tra elementi della criminalità organizzata, anche italiana, ed alcune organizzazioni terroristiche di matrice islamica che si esplica nel transito delle droghe verso l'Europa dall'Asia minore e dal vicino Oriente, nel contrabbando delle opere d'arte antiche e nella tratta degli esseri umani, fattori che si legano alle rotte del traffico illegale delle armi. Il problema nella fase attuale è la ricerca di meccanismi che ne indeboliscano la trama;
    l'8 dicembre 2015 i negoziatori del Parlamento Europeo, del Consiglio e della Commissione sono giunti a un primo accordo nell'ottica dell'elaborazione di una prima direttiva europea in materia di sicurezza cibernetica (cybersecurity) con la finalità di «migliorare le capacità di risposta e la cooperazione tra gli Stati Membri» e «[...] richiedere ai fornitori di servizi essenziali quali energia, trasporti, servizi bancari e sanitari e ai fornitori di servizi digitali essenziali quali i motori di ricerca e i fornitori di servizi di cloud computing di adottare misure di sicurezza adeguate e di segnalare eventuali incidenti alle autorità nazionali». In attesa dell'approvazione della suddetta direttiva sarebbe opportuno e auspicabile elaborare fin da subito un piano europeo per la protezione della sicurezza cibernetica evitando, tuttavia, il proliferare di sistemi di sorveglianza di massa dell'attività svolta dai cittadini online e salvaguardando, per tal via, i diritti fondamentali degli stessi quali a titolo esemplificativo, privacy e libertà di espressione;
    i flussi migratori sono da sempre un fenomeno di difficile gestione e i recenti numeri li rendono di ancor più complessa gestione, anche in considerazione del collegamento con il terrorismo internazionale. Negli ultimi 15 anni oltre 31.000 persone hanno perso la vita cercando di raggiungere l'Europa. Di questi, 24.000 nel Mar Mediterraneo. Nello stesso periodo l'Unione europea ha speso 11,3 miliardi di euro per procedere a espulsione di migranti irregolari, a fronte dei 16 miliardi di euro spesi dai migranti per raggiungerla;
    attraverso due successive decisioni del Consiglio giustizia e affari interni e del Consiglio europeo nel corso del 2015 si è stabilito di ricollocare 160.000 richiedenti asilo dai Paesi maggiormente sottoposti alla pressione migratoria verso quelli con maggiori disponibilità o meno coinvolti dai flussi. Ad alcuni mesi dalle decisioni i numeri dei richiedenti asilo effettivamente ricollocati sono del tutto irrisori;
    l'Unione europea, su proposta della Commissione, si è impegnata a sostenere le iniziative della Turchia nei confronti dell'emergenza rifugiati con un aiuto straordinario di 3 miliardi. Al contempo si è stabilito di rilanciare il processo di adesione della Turchia all'Unione europea e di promuovere il dialogo di alto livello attraverso incontri più frequenti e strutturati, compresa l'organizzazione di due vertici all'anno;
    risultano ancora in essere sanzioni nei confronti della Russia, con pesanti conseguenze sul nostro made in Italy stimate in oltre 1,5 miliardi di euro, una riduzione delle esportazioni valutata nell'11,6 per cento rispetto al 2014, pari a circa 1,25 miliardi di euro, ed inoltre nel settore agroalimentare italiano fra agosto e ottobre 2015 si è registrata una riduzione delle esportazioni pari a circa 33,4 milioni di euro. Un danno grandissimo al made in Italy, perché sono stati colpiti sia prodotti che sono soggetti all'embargo, sia non direttamente soggetti all'embargo ma che comunque hanno avuto una riduzione dell'export;
    il rinnovo delle sanzioni economiche nei confronti della Russia, approvate formalmente il 22 giugno 2015 nella riunione dei ministri degli esteri in Lussemburgo fino al 31 gennaio 2016, dovranno essere ridiscusse a breve. In merito, come si apprende da agenzie di stampa, il Governo italiano sembra premere affinché la decisione sul rinnovo possa essere discussa a livello politico in una delle riunioni ministeriali o dai Capi di Stato e di Governo al Consiglio europeo, anziché dai rappresentanti diplomatici dei Ventotto e senza discussione come era previsto che succedesse al Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper) del 9 dicembre 2015, benché, in quanto organo del Consiglio dell'Unione europea, esso svolga un ruolo fondamentale nell'elaborazione delle politiche dell'Unione europea, dato che gran parte dei negoziati tra gli Stati membri sulle decisioni da prendere si svolge al suo interno;
    risulta, tra l'altro, che gli Stati Uniti stiano esercitando pressioni presso tutti i governi europei per il rinnovo delle sanzioni contro la Russia, dopo che il 25 novembre 2015 il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti aveva deciso di estendere quelle imposte oltre Atlantico. Tale richiesta si prefigura come palese ingerenza negli affari interni europei;
    dall'inizio del conflitto in Yemen l'entità degli aiuti umanitari stanziati dall'Unione europea e dagli Stati membri supera i 200 milioni di euro. Secondo stime dell'Onu, circa l'80 per cento degli abitanti dello Yemen non ha un accesso sufficiente a generi di prima necessità. In questo stato di cose appare insensato che, contestualmente all'invio di aiuti umanitari, si autorizzi altresì l'esportazione e la vendita, in quelle stesse zone, di bombe e altro armamento, in ultima analisi destinati ad aumentare le sofferenze di quel popolo;
    nelle conclusioni adottate dal Consiglio affari esteri e relazioni internazionali sullo Yemen il 16 novembre 2015, in linea di continuità con quanto già affermato il 20 aprile 2015, si ribadisce la forte preoccupazione dell'Unione europea per l'impatto delle ostilità in corso, gli attacchi indiscriminati contro le infrastrutture civili, le strutture sanitarie, le scuole e gli impianti idrici, i porti e gli aeroporti, nonché per l'uso di edifici civili a scopi militari, il presunto uso di munizioni a grappolo, le lotte sul terreno tra fazioni rivali e l'interruzione di servizi essenziali sulla popolazione civile, in particolare i bambini, le donne e altri gruppi vulnerabili;
    con la legge n. 118 del 2013 l'Italia ha ratificato il Trattato sul commercio delle armi dell'ONU, entrato in vigore a dicembre 2014, vincolandosi in tal modo agli impegni ivi contenuti. Tra le altre obbligazioni, il Trattato (Arms Trade Treaty – ATT) all'articolo 6 comma 3, prevede il divieto di autorizzare il trasferimento di armi convenzionali nel caso in cui, in fase di valutazione della richiesta, vi sia conoscenza che i materiali potrebbero essere utilizzati per commettere crimini contro l'umanità, violazioni delle convenzioni di Ginevra del 1949 o attacchi diretti a obiettivi o soggetti civili. L'Unione europea ha supportato e coadiuvato l'ONU nel processo negoziale che ha portato alla firma del predetto trattato e, attraverso la decisione del consiglio 2013/768/PESC finanzia il supporto tecnico necessario ad implementare l'accordo stesso per gli Stati che lo richiedano;
    l'Unione europea da lungo tempo promuove il controllo sulle esportazioni di armi. Nel 1998 è stato sottoscritto da tutti gli Stati dell'Unione un protocollo mirante a stabilire i principi da rispettarsi nell'esportazione di armi, incluso la produzione di un report annuale che ciascuno Stato membro deve stilare sui proventi e sulle destinazioni della vendita di armi. Il protocollo è stato poi rafforzato ed esteso nel suo campo di applicazione attraverso la posizione comune 2008/944/PESC e due decisioni del Consiglio 2009/1012/PESC e 2012/711/PESC;
    nel luglio 2015 è stato presentato il report «Completare l'Unione economica e monetaria dell'Europa» che mira a creare un coordinamento più stretto delle politiche economiche, sviluppare meccanismi concreti per coordinare e far convergere le politiche economiche e infine modificare la governance economica nella zona euro. Si prevede un percorso in tre fasi: la prima, senza modificare i trattati, intende promuovere la convergenza delle politiche fiscali completando l'Unione finanziaria e rafforzando la responsabilità democratica. Nella seconda fase, di completamento dell'Unione monetaria, si prevede l'istituzione di benchmark comuni e l'istituzione di un Tesoro per l'area euro. Infine la fase finale (entro il 2025) che prevede profonde modifiche di governance attraverso la revisione dei Trattati;
    l'unione fiscale non risolverebbe le asimmetrie macroeconomiche e gli squilibri generati dall'introduzione della moneta unica in Paesi con caratteristiche e dinamiche economiche molto diverse tra loro. Inoltre una unione fiscale non appare una ipotesi credibile nemmeno nel lungo periodo, per la resistenza dimostrata dagli Stati Membri a condividere i rischi o ad adottare misure efficaci contro elusione fiscale delle multinazionali;
    la creazione del Ministro delle finanze «europeo» causerebbe un'ulteriore cessione di sovranità nazionale all'Europa e perdita del controllo democratico sulle decisioni economiche;
    urge la necessità di politiche «anticicliche» efficaci per uscire dalla crisi, per combattere la disoccupazione, nonché la povertà che ormai è a livelli record, e per rilanciare la crescita e gli investimenti. Questi ultimi però richiedono ingenti investimenti pubblici che mal si conciliano con le politiche di austerità;
    le attuali regole del Patto di stabilità, rafforzandosi nel fiscal compact impediscono agli Stati di realizzare i necessari investimenti pubblici a sostegno dell'economia reale e della domanda interna, che risultano impraticabili per via dei vincoli di bilancio;
    le priorità imposte dal fiscal compact, quali ad esempio il pareggio di bilancio, contraddistinto da sciagurate politiche di austerità o riforme strutturali deleterie, nonché da privatizzazioni e dalla svendita del patrimonio pubblico, come ad esempio il fondo privatizzazioni in Grecia e la riforma delle banche popolari in Italia. A tutto ciò si aggiunge la volontà di attrarre investimenti privati – ad esempio attraverso il FEIS (cosiddetto Piano Juncker) – e l'ulteriore sviluppo dei mercati finanziari – come l'iniziativa CMU – che avranno quale unica conseguenza quella di ritardare la ripresa economica e, aumentando le ineguaglianze socio-economiche, non risolveranno i problemi di disoccupazione e di povertà;
    il 25 febbraio è stato presentato a Bruxelles il cosiddetto Pacchetto unione dell'energia, ovvero la Comunicazione della Commissione (COM(2015) 80 final) «Una strategia quadro per un'Unione dell'energia resiliente, corredata da una politica lungimirante in materia di cambiamenti climatici». La Comunicazione definisce 15 punti di azione attraverso i quali raggiungere gli obiettivi di «migliorare la sicurezza, la sostenibilità e la competitività dell'approvvigionamento energetico». La strategia continua a essere incentrata sui combustibili fossili, mantiene il nucleare come elemento del mix energetico e non esplora appieno il potenziale dell'energia rinnovabile;
    il 25 febbraio scorso è stata altresì presentata a Bruxelles la Comunicazione COM(2015)82 final «Raggiungere l'obiettivo del 10 per cento di interconnessione elettrica. Una rete elettrica europea pronta per il 2020» volta a fissare gli obiettivi per l'interconnessione elettrica tra gli Stati membri senza però analizzare appieno l'impatto economico ambientale che la connessione comporterebbe;
    autorevoli ricerche, citate tra l'altro dalla Deutsche Bank, stimano che, oltre all'indubbio valore di sostenibilità ambientale, le fonti di energia rinnovabile hanno anche un potenziale economico rilevante. Infatti mentre il costo dell'energia elettrica continua a salire, quello dell'energia solare scende, con entrambi i trend che sembrerebbero confermati per gli anni a venire. A fronte di ciò, però, l'Unione europea continua a investire le risorse disponibili in energie non rinnovabili;
    nell'ottobre 2014 i leader dei 28 Paesi membri dell'Unione hanno raggiunto un accordo sul pacchetto energia e clima che prevede per il 2030: il taglio delle emissioni di CO2 del 40 per cento rispetto ai livelli del 1990 e una quota del raggiungimento del 27 per cento di produzione da fonti energetiche rinnovabili, entrambi target vincolanti a livello dell'Unione, mentre resta indicativo l'obiettivo del 27 per cento in materia di efficienza energetica,

impegna il Governo:

   a) a promuovere con gli altri Capi di Stato e di Governo la concentrazione delle risorse dell'Unione destinate alla lotta al terrorismo per migliorare la sicurezza interna dei cittadini europei attraverso il potenziamento sia delle reti di intelligence nazionale che del coordinamento e della collaborazione tra reti di intelligence, anche formando corpi d’élite, incluso a livello di Unione europea, che utilizzino appieno e sviluppino le capacità tecnico-operative attuali;
   b) a impegnarsi per concordare modalità efficaci per rafforzare le frontiere esterne dell'Unione, inclusa quella italiana, in modo da massimizzare la sicurezza senza ledere in alcun modo i diritti delle persone e preservando al contempo la libertà di circolazione interna all'Unione. In particolare vanno affinate le misure atte a rendere efficaci i controlli, incluso ciò che concerne i flussi migratori in entrata;
   c) ad attivarsi, con coerente severità, nelle opportune sedi, per la costruzione di una rete di intelligence che monitori le rotte dei traffici illeciti che finanziano il terrorismo internazionale al fine di definire efficaci azioni operative transnazionali;
   d) a proporre l'elaborazione di un piano europeo per la sicurezza cibernetica quale utile strumento per il contrasto al terrorismo internazionale nel rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini europei quali privacy e libertà di espressione, come riconosciuti nella Carta dei diritti dell'Unione europea e dalla giurisprudenza, anche recente, della Corte di giustizia dell'Unione;
   e) a definire un piano d'azione condiviso con gli altri Stati membri volto a contrastare il radicalismo e la propaganda jihadista attraverso il coinvolgimento attivo dei Paesi in cui si incentra il radicalismo e degli attori internazionali maggiormente interessati, quali la Lega Araba e l'Unione Africana, stabilendo con questi piani rivolti a uno sviluppo sostenibile di lungo periodo per questi Paesi miranti in primo luogo a incrementare il benessere sociale e la diffusione della cultura;
   f) a rappresentare nel consesso europeo la necessità di monitorare il movimento dei foreign terrorist fighters attraverso controlli effettivi delle frontiere e l'attivazione di sistemi di rilevazione che evidenzino le criticità e i «buchi» nel sistema delle norme di sicurezza e nell'emissione dei documenti di viaggio;
   g) ad attivarsi per l'adozione di norme comuni per il congelamento immediato di fondi o altri asset finanziari o risorse economiche di individui, gruppi o enti che finanziano, direttamente o indirettamente i foreign terrorist fighters;
   h) ad attivarsi in sede europea per sbloccare l’impasse relativo all'approvazione della direttiva sul Passenger name record (PNR) per la registrazione dei passeggeri sui voli nell'area Schengen i cui dati personali dovranno essere utilizzati esclusivamente per le finalità connesse a indagini penali o a operazioni di intelligence criminale, nel pieno rispetto delle norme vigenti in materia di tutela della privacy;
   i) a ridiscutere e definire un piano concreto da stilare sulla base dell'esperienza degli ultimi mesi, inteso a rendere efficaci le ricollocazioni già stabilite dai precedenti Consigli europei e a rivedere i criteri di selezione dei migranti da ricollocare e i presupposti su cui questi vengono mandati in altri Stati membri;
   j) a promuovere in sede europea quanto previsto dall'accoglimento della mozione n. 1-00605 del 18 dicembre 2014, ovvero l'impegno a revisionare l'accordo di Dublino III (regolamento n. 604/2013) tra l'altro istituendo punti adibiti alla richiesta d'asilo direttamente sui territori di partenza dei migranti, nonché corridoi umanitari per questi ultimi;
   k) a promuovere in sede europea l'adozione di norme per l'utilizzo di visti di ingresso per motivi umanitari;
   l) a richiedere all'Unione europea di farsi garante dei diritti posti a fondamento dell'Unione stessa nella predisposizione e gestione dei centri, o approcci, hotspot, e i relativi funzionari di supporto;
   m) a fare in modo che gli accordi dell'Unione con i Paesi di transito e di origine dei migranti siano incentrati sulla costituzione di un rapporto dialettico e collaborativo e non creino nuovi ostacoli per coloro che necessitano di protezione internazionale. Al contempo, a evitare di stringere accordi con Paesi che non hanno istituzioni democratiche o che violano i diritti umani. In questa chiave è altresì necessario potenziare le relazioni diplomatiche sia dell'Unione europea che degli Stati membri, per fronteggiare la crisi;
   n) a riavviare il progetto di creazione di un efficace Sistema europeo comune di asilo;
   o) a farsi promotore in sede europea della proposta di condizionare i tre miliardi di euro di aiuti alla Turchia a: 1) l'avvio di una missione dell'Unione europea in ambito PSDC tesa al monitoraggio della frontiera turco/siriana al fine di assicurare che effettivamente non vi sia passaggio del foreign fighters e l'esecuzione dell'embargo sulle armi e della compravendita di petrolio con Daesh; 2) l'immediato cessate il fuoco nei confronti dei curdi e delle loro organizzazioni, nonché la fine della repressione poliziesca nelle città del Kurdistan turco; 3) la riapertura del negoziato e del dialogo di pace con il PKK; 4) l'avvio di una inchiesta indipendente sulle stragi di Soruc (21 Luglio 2015), Ankara (10 ottobre 2015) e dell'assassinio del Presidente dell'Ordine degli avvocati di Diyarbakir Tahir Elci (28 novembre 2015) assicurando alla giustizia mandanti, complici ed esecutori; 5) la riapertura dei valichi tra la Turchia e la regione siriana del Rojava al fine di far affluire, sotto controllo internazionale, il necessario aiuto umanitario alla popolazione siriana;
   p) a promuovere e sostenere iniziative finalizzate alla revoca del reiterato regime di sanzioni alla Russia in scadenza a gennaio 2016, per evitare che vengano colpiti ancora più duramente gli interessi nazionali;
   q) ad attivarsi perché sia adottato ogni intervento necessario, in sede europea, al fine di garantire maggiori risorse per risarcire le imprese e i produttori europei danneggiati dall'embargo russo, prevedendo misure eccezionali per fronteggiare la situazione congiunturale venutasi a creare;
   r) ad attivare tutti gli opportuni canali diplomatici affinché l'alleato americano receda da ogni tipo di pressione o ingerenza in ordine a decisioni che devono essere assunte esclusivamente in ambito europeo, quali quelle che riguardano il regime sanzionatorio nei confronti della Russia;
   s) a stabilire in sede di Consiglio europeo le modalità per dare piena attuazione all'articolo 6, comma 3, del Trattato sul commercio delle armi dell'ONU (Arms Trade Treaty – ATT) e in particolare ad applicarle in connessione al conflitto in Yemen, prescrivendo in tal modo il divieto di autorizzare il commercio, il transito e il trasferimento di armi convenzionali come bombe o missili verso gli Stati coinvolti in conflitti, sui quali prolifera il terrorismo internazionale o a rischio di guerra civile, individuati come a rischio dall'ONU;
   t) a promuovere una normativa più puntuale, stringente ed efficace che renda effettivo per tutti gli Stati membri lo «stop» totale alla vendita di armi ai Paesi in conflitto o a quelli direttamente o indirettamente legati al terrorismo internazionale;
   u) ad interpretare l'articolo 7 del Trattato sul commercio delle armi dell'ONU considerando che il potenziale impatto di ogni trasferimento di armamenti alla coalizione a guida sunnita mette in pericolo la pace e la sicurezza e che le armi possano essere usate per commettere o facilitare gravi violazioni del diritto internazionale umanitario o dei diritti umani;
   v) a porre in essere ogni iniziativa affinché l'UEM (Unione economica e monetaria) non si limiti ad essere uno sterile sistema di regole ma sostenga, nel quadro del bilancio dell'Unione, lo sviluppo e la coesione sociale in coerenza con i principi di uguaglianza e solidarietà tra gli Stati membri affrontando gli squilibri, le divergenze strutturali e le emergenze finanziarie direttamente connesse all'Unione monetaria, in un'ottica di cooperazione e solidarietà, senza compromettere le sue funzioni tradizionali di finanziamento delle politiche comuni;
   w) a promuovere le opportune modifiche al fine di accrescere il controllo democratico delle decisioni prese nell'Eurozona;
   x) ad attuare ogni iniziativa volta a arrestare le attuali fallimentari politiche neoliberiste e di austerità, che si basano sulla svendita di asset strategici e di rilevante utilità sociale, ovvero le politiche di privatizzazione, e sull'assurdo assunto che politiche di austerità possano rilanciare l'economia di un Paese;
   y) a intraprendere ogni iniziativa atta al superamento di una moneta comune che non sia permeabile alle differenti specificità economiche dei Paesi facenti parte dell'Eurozona attraverso l'avvio di negoziati tra i Paesi dell'Eurozona per lo smantellamento concordato e controllato della moneta unica o in alternativa, qualora non si trovi un accordo in tal senso, a prevedere nei trattati una procedura mirante a introdurre il diritto di recedere unilateralmente dalla partecipazione alla moneta unica e pertanto a riacquisire la piena sovranità monetaria, l'autonomia fiscale e monetaria degli Stati membri;
   z) a intraprendere ogni iniziativa volta a superare i vincoli posti dal fiscal compact, in primo luogo l'anacronistico e deleterio vincolo del 3 per cento nel rapporto deficit-PIL e a sostituire i target numerici con obiettivi macroeconomici e sociali basati su indicatori qualitativi che tengano conto del benessere sociale dei cittadini e che siano capaci di misurare lo sviluppo economico integrando nella analisi fattori ambientali e sociali, quali il Genuine Progress Indicator (GPI) o il benessere equo e sostenibile (BES), così come già previsto nella mozione n. 1/00951 a prima firma Busto, al fine di rilanciare l'economia del Paese, nonché aumentare l'occupazione, e infine sospendere la partecipazione dell'Italia al Meccanismo europeo di stabilità finanziaria (EMS);
   aa) a sostenere in sede europea l'obbligatorietà, per tutti i Paesi membri, di adottare politiche di sostegno economico delle persone che vivono al di sotto della soglia di povertà relativa, mediante l'istituzione di strumenti come il reddito di cittadinanza;
   bb) ad attivarsi per la ridiscussione dell'obiettivo minimo di efficienza energetica da raggiungere entro il 2030, innalzandolo ad almeno il 30 per cento, incrementando significativamente il numero delle riqualificazioni energetiche degli edifici pubblici;
   cc) nell'ambito delle prerogative a esso riservate, a impegnarsi per rimandare il raggiungimento dell'obiettivo minimo di interconnessione dell'energia elettrica tra gli Stati fissato al 10 per cento alla previa creazione di adeguate reti di trasmissione dell'energia prodotta localmente, al fine di favorire la programmazione di impianti di generazione distribuita da fonti energetiche rinnovabili e di smart grid;
   dd) ad agire, per quanto di competenza, al fine di escludere espressamente la possibilità di concedere qualsiasi forma di incentivazione, inclusi gli aiuti di Stato, alla produzione di energia da fonti non rinnovabili e contestualmente a riaffermare il divieto di qualsiasi pratica di fracking per l'estrazione di gas.
(6-00187) «Battelli, Luigi Di Maio, Fraccaro, Nesci, Petraroli, Vignaroli, Crippa, Brescia, Del Grosso, Di Battista, Manlio Di Stefano, Grande, Scagliusi, Sibilia, Spadoni, Basilio, Paolo Bernini, Corda, Frusone, Tofalo, Cariello, Caso, Castelli, D'Incà, Sorial, Nicola Bianchi, Carinelli, De Lorenzis, Dell'Orco, Liuzzi, Paolo Nicolò Romano, Spessotto».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

energia rinnovabile

politica commerciale comune

commercio di armi