ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00104

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 350 del 16/12/2014
Abbinamenti
Atto 6/00100 abbinato in data 16/12/2014
Atto 6/00101 abbinato in data 16/12/2014
Atto 6/00102 abbinato in data 16/12/2014
Atto 6/00103 abbinato in data 16/12/2014
Firmatari
Primo firmatario: BATTELLI SERGIO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 16/12/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CARINELLI PAOLA MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2014
SIBILIA CARLO MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2014
NESCI DALILA MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2014


Stato iter:
16/12/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
COMUNICAZIONE GOVERNO 16/12/2014
Resoconto RENZI MATTEO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 16/12/2014
Resoconto OTTOBRE MAURO MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE
Resoconto DI LELLO MARCO MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)
Resoconto RAMPELLI FABIO FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Resoconto TABACCI BRUNO PER L'ITALIA - CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto PINI GIANLUCA LEGA NORD E AUTONOMIE
Resoconto PANNARALE ANNALISA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto GALGANO ADRIANA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto ALLI PAOLO AREA POPOLARE (NCD-UDC)
Resoconto BRUNETTA RENATO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto SIBILIA CARLO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto AMENDOLA VINCENZO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto LOCATELLI PIA ELDA MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)
Resoconto CURRO' TOMMASO MOVIMENTO 5 STELLE
 
PARERE GOVERNO 16/12/2014
Resoconto SCALFAROTTO IVAN SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 16/12/2014

DISCUSSIONE IL 16/12/2014

NON ACCOLTO IL 16/12/2014

PARERE GOVERNO IL 16/12/2014

VOTATO PER PARTI IL 16/12/2014

RESPINTO IL 16/12/2014

CONCLUSO IL 16/12/2014

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00104
presentato da
BATTELLI Sergio
testo di
Martedì 16 dicembre 2014, seduta n. 350

   La Camera,
   premesso che:
    nella riunione ordinaria del Consiglio europeo del 18 e 19 dicembre il Consiglio europeo esaminerà gli ulteriori sforzi da compiere per favorire la crescita, l'occupazione e la competitività europea e, ove opportuno, stabilirà nuovi orientamenti in seguito alla presentazione dell'analisi annuale della crescita effettuata dalla Commissione. In tale contesto, discuterà in particolare dell'iniziativa della Commissione destinata a mobilitare 300 miliardi di euro di investimenti nel periodo 2015-2017. Nella riunione, ove opportuno, il Consiglio europeo affronterà questioni specifiche in materia di relazioni esterne alla luce degli sviluppi del panorama internazionale ed infine il presidente della Commissione e l'Alto rappresentante illustreranno le misure adottate per rispondere alla crisi dell'Ebola;
    per quanto concernente gli aspetti economici e finanziari;
    il Consiglio europeo svoltosi a Bruxelles lo scorso 23 e 24 ottobre ha sottolineato che la situazione economica ed occupazionale dell'Unione europea rimane prioritaria e che i recenti sviluppi macroeconomici sono deludenti, con una bassa crescita del PIL e livelli di disoccupazione elevati in gran parte dell'Europa nonché un'inflazione eccezionalmente bassa. Nelle conclusioni si è ancora una volta richiamata l'urgenza di attuare misure intese a favorire l'occupazione, la crescita e la competitività, ed allo stesso tempo proteggere i cittadini;
    la Commissione europea, nella sua analisi annuale della crescita 2015 (COM(2014) 902 final), che rappresenta uno dei documenti base della discussione da svolgersi in sede di Consiglio europeo, evidenzia «il rischio che persistano una crescita lenta, un'inflazione prossima allo zero e un tasso di disoccupazione elevato è in cima alle preoccupazioni. L'impatto della crisi non è solo ciclico, come mostra la debolezza della domanda aggregata, ma presenta anche un'importante componente strutturale che ha ridotto la crescita potenziale delle economie dell'Unione europea». Il documento propone un mix di politiche che consiste nel miglioramento delle dinamiche nei mercati del lavoro e diminuzione dell'elevato tasso di disoccupazione. Vi si indica, inoltre, che «Le norme sulla tutela del lavoro e le istituzioni preposte dovrebbero creare i presupposti per incentivare le assunzioni, garantendo livelli di protezione al passo con i tempi a coloro che hanno già un posto di lavoro e a chi lo sta cercando»;
    in questo contesto è il caso di richiamare come il primo degli obiettivi della strategia Europa 2020 è un tasso di occupazione nell'Unione europea del 75 per cento. Secondo gli ultimi dati Eurostat (ottobre 2014) vi sono attualmente 24,413 milioni di disoccupati nell'Unione europea, di cui 18.395 nella zona euro. Rispetto all'anno precedente (settembre 2013) la stessa Eurostat certifica che i predetti numeri sono cresciuti rispettivamente di 42.000 unità e 60.000 unità, con un netto peggioramento, inoltre, il tasso di disoccupazione, che nel 2010, anno di lancio della strategia Europa 2020, era pari a 9.6 per cento, è salito raggiungendo il picco del 10.9 per cento e si attesta ancora al 10.1 per cento (settembre 2014). Inoltre, i tassi di disoccupazione variano sensibilmente tra Stati membri: nel 2014 la forchetta spazia dal 5,1 per cento della Germania al 26,8 per cento di Spagna e Grecia. Per il 2015, anno in cui la strategia Europa 2020 arriva a metà del suo percorso, non si aspettano miglioramenti significativi ed anzi, nell'analisi annuale della crescita, la stessa Commissione europea definisce ”preoccupante” il trend dell'occupazione;
    il succitato documento, che dovrebbe essere alla base del nuovo semestre di governance europea, indica altresì che nel 2014 la crescita del PIL in termini reali nell'Unione europea dovrebbe attestarsi complessivamente all'1,3 per cento nell'Unione europeo e allo 0,8 per cento nella zona euro. Per il 2015 è previsto poi un lento incremento, pari rispettivamente all'1,5 per cento e all'1,1 per cento;
    considerando nel dettaglio la situazione italiana, secondo gli ultimi dati ISTAT (ottobre 2014) il numero di disoccupati è pari a 3 milioni 410 mila, aumenta del 2,7 per cento rispetto al mese precedente (+90 mila) e del 9,2 per cento su base annua (+286 mila). Il tasso di disoccupazione è pari al 13,2 per cento, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 1,0 punti nei dodici mesi. I disoccupati tra i 15 e i 24 anni sono 708 mila. Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni), ovvero la quota dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca di lavoro, è pari al 43,3 per cento, in aumento di 0,6 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 1,9 punti nel confronto tendenziale. Contemporaneamente il Pil italiano continua a contrarsi, con una diminuzione nel 2014 pari allo 0,3 per cento in termini reali;
    dal Meeting del Global Parliamentary Network dell'OCSE, tenutosi a Parigi il 2 ottobre 2014, si evince che i contratti a tempo determinato sono utilizzati in Italia in misura sempre più crescente, rappresentano, infatti, il 70 per cento dei nuovi contratti. Questi non costituiscono, però, un automatico trampolino di lancio per forme occupazionali di tipo stabile. Il Meeting evidenzia poi come la flessibilità andrebbe associata a forme di sicurezza, così da non innescare meccanismi di precarietà che portano ad una riduzione dei salari e aumento delle disparità di reddito;
    il cosiddetto jobs act che avrebbe la pretesa di essere la proposta del Governo per affrontare il gravissimo problema della disoccupazione, giovanile innanzi tutto, proprio in risposta ai bisogni evidenziati dalla Commissione europea, non affronta il vero problema del mercato del lavoro italiano, ovvero l'offerta di lavoro, ma creando un illogico sistema a tutele crescenti precarizza l'intero impianto del lavoro in Italia, in aperta controtendenza con quanto richiesto in sede europea;
    come ricordato dal premio Nobel Stiglitz nella sua ultima lectio magistralis presso il Parlamento: da un'analisi accurata degli effetti di misure adottate per fronteggiare le crisi economiche caratterizzate da una debole domanda, si è giunti alla conclusione che la flessibilità sul lavoro non dà impulso alla domanda di beni e servizi, né aumenta la fiducia dei consumatori, proprio a causa della «instabilità» percepita dai lavoratori sul futuro. Anzi, un clima di incertezza sulle prospettive di occupazione, danneggia il «capitale umano», con gravi danni per l'economia del Paese anche a lungo termine;
    in occasione della Conferenza di alto livello sulla Carta sociale europea, occasione per affrontare su base transnazionale il problema occupazionale, tenutasi a Torino il 17 e 18 ottobre 2014 l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha ribadito che il raggiungimento degli obiettivi di natura fiscale non deve essere ottenuto a discapito delle condizioni e dei livelli occupazionali;
    si riscontra un larghissimo consenso tra studiosi nazionali ed internazionali che teorizzano come un'economia in pericolo di deflazione e appesantita dal debito dovrebbe attuare politiche di bilancio espansive finanziate dalla Banca centrale e non politiche restrittive, come quelle proposte in Italia negli ultimi anni. Tra le premesse a sostegno di questa tesi, infatti, si sottolinea che se il PIL decresce anche le entrate fiscali si riducono, e questo non può far altro che peggiorare la posizione debitoria degli Stati: la stessa Commissione europea sottolinea come le «modalità con cui gli Stati membri hanno affrontato il risanamento di bilancio non sono state molto favorevoli alla crescita. I governi hanno fatto eccessivamente leva sugli aumenti delle imposte, soluzione non ottimale nella maggior parte degli Stati membri in cui la pressione fiscale è già elevata. Sul fronte della spesa dei bilanci nazionali, gli investimenti pubblici sono stati la principale voce soggetta a tagli, nonostante il loro potenziale di sostegno alla crescita»;
    le politiche di austerità hanno prodotto la riduzione della domanda aggregata e, direttamente e indirettamente, hanno indebolito il potere d'acquisto dei lavoratori (ad esempio, riducendo la spesa per servizi pubblici, sanità e istruzione);
    misure di attuazione del cosiddetto reddito di cittadinanza sono presenti nella maggior parte dei Paesi dell'Unione europea e in molti Paesi non comunitari, anche in attuazione della risoluzione del Parlamento europeo del 20 ottobre 2010, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea l'8 marzo 2012, in cui si evidenzia il ruolo del reddito minimo nella lotta contro la povertà e la promozione di una società inclusiva in Europa [2010/2039(INI)] e viene richiesto agli Stati membri di compiere progressi reali nell'ambito dell'adeguatezza dei regimi di reddito minimo;
    nel report sull'applicazione del six pack e two pack (previsti nel contesto del Patto di Stabilità e Crescita rivisto e nel Fiscal Compact) la Commissione europea evidenzia che «l'attuazione limitata o, a volte, la mancata attuazione delle principali raccomandazioni specifiche per Paese ne ha messo in questione l'efficacia»;
    come si evince dal Economic Dialogue del Commissario agli Affari Economici della Commissione europea Pierre Moscovici, tenutosi il 2 dicembre 2014, l'Italia si trova in una situazione di non conformità agli obblighi del Patto di Stabilità e Crescita. Contemporaneamente, la Francia ha annunciato che volontariamente non rispetterà il tetto del 3 per cento nel rapporto deficit/PIL imposto dal succitato Trattato;
    un trattato che gli Stati decidono di sottoscrivere ma che successivamente, anche volontariamente, disattendono, perde valenza anche sotto il profilo del diritto internazionale e dovrebbe essere ridiscusso perché sostanzialmente inefficace o inopportuno;
    nell'analisi annuale della crescita 2015 la Commissione individua tre pilastri principali per la politica economica e sociale dell'Unione europea nel 2015: il rilancio coordinato degli investimenti, l'impegno rinnovato verso le riforme strutturali, ivi compresa la diminuzione della burocrazia e attenzione al bilancio. In questo contesto, la Commissione europea ha anche sottolineato come le autorità nazionali e regionali abbiano un ruolo fondamentale ed ha esplicitato come gli Stati membri che godono di margine di bilancio sono chiamati a investire di più. Si sottolinea inoltre come ”i meccanismi di protezione sociale dovrebbero essere efficienti e adeguati in tutte le fasi della vita”;
    il nuovo presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, nel suo discorso di insediamento aveva promesso di lanciare un piano per la crescita da 300 miliardi di euro, svelato poi il 26 novembre 2014. Il piano consiste nell'istituire un Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) in collaborazione con la Banca europea per gli investimenti (BEI). La Commissione costituisce, quindi, una garanzia da 16 miliardi di euro provenienti dal bilancio dell'Unione europea a cui vengono poi aggiunti 5 miliardi di euro impegnati dalla BEI. Sulla base di queste garanzie, secondo le stime della Commissione europea, il fondo riuscirà ad attrarre risorse private con un effetto moltiplicatore di 1:15 arrivando a mobilitare 315 miliardi in tre anni (2015-2017);
    in base al programma lanciato dalla Commissione europea, il nuovo fondo dovrà finanziare gli investimenti strategici nelle infrastrutture, in particolare nella banda larga e nelle reti energetiche, nei trasporti, negli agglomerati industriali, nonché nell'istruzione, nella R&S, nelle energie rinnovabili e nell'efficienza energetica. Il FEIS dovrebbe inoltre sostenere il finanziamento del rischio per le PMI e le imprese a media capitalizzazione in tutta Europa al fine di superare l'attuale carenza di capitali;
    gli investimenti del FEIS verranno convogliati su una riserva di progetti a livello dell'Unione europea individuati da una task force, composta anche di personale designato dagli Stati membri;
    il Consiglio dell'economia e finanza (ECOFIN) del 9 dicembre 2014, nelle sue conclusioni definisce prioritario per l'Unione europea un migliore accesso al credito, sia attraverso la riattivazione dei prestiti bancari, inclusa la cartolarizzazione, che attraverso canali alternativi (mini bond per le PMI, crowdfunding etc.);
    al fine di rendere più efficace la lotta contro l'evasione fiscale e l'efficienza della riscossione delle imposte, il Consiglio dell'ECOFlN ha approvato un progetto di direttiva che amplia lo scambio automatico obbligatorio di informazioni tra amministrazioni fiscali;
    a partire da settembre 2014 viene adottato dall'Italia e dagli Stati membri dell'Unione europea il nuovo sistema europeo dei conti nazionali e regionali – Sec 2010 – in sostituzione del Sec 95, che inserisce nel calcolo del prodotto interno lordo anche le attività illegali quali traffico di sostanze stupefacenti, sfruttamento della prostituzione e contrabbando;
    da fonti giornalistiche si evince che non tutti i Paesi membri dell'Unione europea (ad esempio, la Francia) hanno deciso di conteggiare nel prodotto interno lordo i proventi derivanti da attività illegali;
    il Prodotto interno Lordo potenziale e l'output gap rappresentano indicatori chiave per la valutazione di eventuali aggiustamenti di bilancio degli Stati membri secondo le regole della governance economica europea;
    la quantificazione dell'output gap è diversa tra le organizzazioni internazionali: la scorsa primavera, mentre la Commissione stimava un output gap 2014 per l'Italia del -3,6 per cento, l'OCSE stimava un -5,1 per cento, la Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza 2014, prodotta dal Governo italiano, la stima era del -4,3 per cento;
    frequenti sono le revisioni dell'output gap, vista l'incertezza nel calcolare stime nella fase di instabilità economica attuale;
    il regolamento (UE) n. 549/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio del 21 maggio 2013 relativo al sistema europeo dei conti nazionali e regionali nell'Unione europea, nei principi di base del Sec 2010, indica che: «Le attività illegali sono considerate operazioni quando tutte le unità partecipanti intervengono consensualmente»;
    secondo l'ultimo rapporto mondiale sugli abusi sessuali pubblicato dalla Fondazione Scelles, la maggior parte delle donne che nel mondo si prostituisce si trova alle dipendenze di uno sfruttatore;
    secondo l'organizzazione mondiale della sanità la tossicodipendenza è una malattia che spinge l'individuo in maniera più o meno coatta ad assumere dosi sempre crescenti di droghe;
    lo Stato potrebbe perdere interesse a controllare e vigilare le suddette attività, in quanto l'eventuale eliminazione di tale attività illegale provocherebbe automaticamente una diminuzione del prodotto interno lordo;
    la Raccomandazione del Consiglio sul programma nazionale di riforma 2014 dell'Italia e che formula un parere sul programma nazionale di stabilità 2014 indica che «La corruzione continua a incidere pesantemente sul sistema produttivo dell'Italia e sulla fiducia nella politica e nelle istituzioni»;
    da fonti giornalistiche si evincono ennesimi fenomeni di corruzione e infiltrazioni mafiose in merito a opere quali il MOSE, l'Expo di Milano, nonché le recenti indagini in merito a «Mafia Capitale», solo per citarne alcuni;
   per quanto concernente le questioni di rilevanza internazionale:
    la crisi finanziaria mondiale e il crescente affermarsi di nuove economie emergenti pongono importanti sfide politiche, economiche, sociali, culturali e ambientali, inclusi i problemi interni, per tutte le parti coinvolte; per affrontare tali sfide è necessario, perciò, intraprendere un'azione collettiva e unitaria a livello di Unione europea e forgiare alleanze per promuovere e mantenere la pace, la sicurezza, il progresso sociale, la prosperità, la diversità culturale, nonché la democrazia, lo Stato di diritto e il rispetto per i diritti umani;
    a seguito dell'aggravarsi della crisi ucraina, l'Unione europea, gli Stati Uniti e altri Paesi hanno emanato pacchetti di sanzioni nei confronti della Federazione russa. In risposta alle suddette sanzioni, il 7 agosto 2014 le autorità russe hanno disposto un embargo annuale su svariate tipologie di prodotti agroalimentari. Il nostro Paese risulta il terzo più danneggiato di tutta l'Unione europea dalle sanzioni imposte dalla Federazione Russa come ritorsione e le conseguenze si stanno facendo pesantemente sentire non soltanto in termini di mancate esportazioni, ma anche di indebolimento della struttura della rete commerciale e della distribuzione, con conseguente chiusura di aziende e perdita di occupati;
    sono 121 i Paesi in tutto il mondo che hanno già riconosciuto lo Stato di Palestina nei confini del 1967, secondo quanto previsto dalle citate risoluzioni delle Nazioni Unite, con Gerusalemme est quale sua capitale. Sono 8 i Paesi membri dell'Unione europea che hanno già reputato necessario questo riconoscimento anche come strumento di pressione per far recedere Israele dalla politica delle colonie e per riprendere il percorso di pace. L'Italia ha già votato a favore della risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni che riconosce la Palestina come Stato osservatore delle Nazioni Unite e si è espressa da sempre sulla posizione ”due Popoli due Stati”, così come fa l'Unione europea fin dal 1980;
    per quanto concernente la crisi dell'Ebola:
    in base all'ultimo rapporto dell'organizzazione mondiale della sanità (OMS), del 10 dicembre 2014, si legge che a quella data sono stati riportati 17942 casi di contagio da Ebola (EVD) e vi sono stati 6388 decessi certificati. L'OMS afferma altresì che in Guinea e Sierra Leone i contagi continuano ad aumentare;
    l'Unione europea, a seguito degli impegni presi nell'ultimo Consiglio europeo, ha stanziato più di 1 miliardo di euro per fronteggiare la crisi, ha attivato misure di controllo per i viaggiatori provenienti dalle zone a rischio e si è adoperata per coordinare l'aiuto da fornire direttamente in loco,

impegna il Governo:

   per quanto concernente gli aspetti economici e finanziari:
    a) ad utilizzare il ruolo di Presidenza più efficacemente di ciò che è stato fatto sino ad ora impegnando il Consiglio ad identificare la priorità del prossimo semestre di governance economica europea, come pure dei successivi, nel raggiungimento degli obiettivi posti dalla strategia Europa 2020, primo tra tutti un livello di occupazione del 75 per cento in un'economia che sia realmente intelligente, sostenibile e solidale;
    b) a richiedere una revisione sostanziale del Fiscal compact, dei così detti Six pack e two pack e delle altre disposizioni fiscali contenute nei Trattati, che dovrebbe tendere a superare i rigidi requisiti attualmente esistenti, a contemplare l'istituzione di un sistema unico di indebitamento come gli eurobond e a far ripartire la domanda aggregata in modo da rilanciare sviluppo sostenibile e occupazione con tutti i mezzi a disposizione, ivi inclusa una politica fiscale espansiva con investimenti in infrastrutture e sulla green economy;
    c) a non considerare in nessun caso come vincolante l'obiettivo di medio termine;
    d) a proporre in sede europea un pacchetto di riforme coordinate che miri, nel contesto della strategia Europa 2020 e della rinascita industriale europea, a strutturare un pacchetto di azioni più incisive volte in particolare ad agire sull'offerta di lavoro qualificata da parte delle imprese e quindi finalizzata a creare maggiore occupazione, con un'attenzione particolare alla creazione di posti di lavoro per i giovani, mantenendo al contempo un elevato livello di protezione del lavoratore;
    e) a concordare con gli altri Stati membri che si converga perché gli obiettivi del prossimo semestre di governance economica, come del programma pluriennale, siano non tanto il rispetto di parametri numerici, quanto più investimenti volti a mantenere un elevato livello di protezione sociale che accompagni il cittadino durante tutta la durata della vita, facendo sì che le risorse statali siano convogliate sui servizi al cittadino, prima fra tutti l'assistenza sanitaria di qualità attraverso strutture sanitarie efficienti puntando anche sulla sanità elettronica (eHealth), un sistema formativo realmente inclusivo, l'adozione di politiche di sostegno economico delle persone che vivono al di sotto della soglia di povertà relativa mediante l'istituzione di strumenti come il reddito di cittadinanza ed infine un sistema previdenziale equo;
    f) a rivedere i progetti da segnalare alla task force Commissione-BEI perché siano scelti nel modo più condiviso possibile sia a livello statale che tra Stati membri, adoperandosi affinché i Parlamenti nazionali ed i cittadini stessi, attraverso esempi di democrazia diretta, abbiano la possibilità di definire quali siano i progetti più meritevoli e utili evitando di finanziare opere responsabili del depauperamento del territorio ma concentrandosi su progetti ad elevato valore aggiunto e con un impatto capillare;
    g) ad agire perché si istituisca un altro fondo di investimento finanziato dagli Stati per l'implementazione delle politiche strutturali e di infrastrutture immateriali di cui l'Unione europea avrebbe bisogno, adoperandosi affinché i fondi siano stanziati in particolare dagli Stati membri che godono di margine di bilancio oltre che anche attraverso un'inversione della politica economica e monetaria volta a rilanciare la produzione, tenendo conto in particolare dei bisogni della maggioranza degli Stati dell'eurozona e non della minoranza di essi;
    h) ad individuare misure concrete da adottarsi per incrementare il livello di democratizzazione del processo decisionale europeo, in particolare attraverso un migliore e più attivo coinvolgimento dei Parlamenti nazionali e perché i principi di sussidiarietà e proporzionalità siano rispettati;
    i) ad assumere iniziative per introdurre in sede europea nuovi strumenti di sostegno del credito a famiglie e imprese, con un'attenzione particolare alle PMI, nonché per incentivare l'impiego di quelli già operativi, anche attraverso l'istituzione di un fondo di garanzia europeo, e contemporaneamente sottolineare la necessità che il rilancio del credito non sia occasione per diminuire i requisiti di resilienza bancaria o i relativi controlli;
    j) a predisporre una disciplina separata per le banche che investono nell'economia reale e le banche che investono nell'economia finanziaria al fine di agevolare gli investimenti in economia reale senza arrecare pregiudizi di natura giuridica o economica alle banche che investono prevalentemente in economia reale;
    k) a definire congiuntamente con gli altri Stati membri misure volte ad assicurare una maggiore trasparenza e scambio di informazioni in materia fiscale, al fine di contrastare la pianificazione fiscale aggressiva nonché l'erosione del gettito fiscale dovuta allo spostamento dei profitti delle imprese multinazionali in giurisdizioni fiscali diverse da quelle in cui viene realizzato effettivamente il reddito, al solo scopo di evitare o diminuire la loro tassazione;
    l) ad assumere iniziative per rafforzare le forme e gli strumenti di collaborazione e cooperazione nell'Unione europea tra le competenti autorità amministrative e agenzie fiscali, implementando ed agevolando in particolar modo lo scambio reciproco di informazioni e di dati acquisiti durante lo svolgimento di verifiche e controlli di qualunque genere, anche attraverso lo sviluppo di strumenti telematici di acquisizione e trasmissione dei dati nonché l'attivazione di controlli multilaterali;
    m) ad assumere iniziative per introdurre misure comuni di contrasto ai «paradisi fiscali» nonché in materia di scambio automatico di informazioni ed eliminazione del segreto bancario, sia nell'Unione europea che a livello internazionale, anche al fine di armonizzare la normativa prevista dalle diverse convenzioni tra Stati e garantire pertanto una uniformità di disciplina a livello globale;
    n) a promuovere misure volte ad uniformare i regimi fiscali nazionali anche in materia di imposte sui redditi delle persone fisiche e delle società, garantendo un'uniformità del livello di tassazione mediante l'introduzione di aliquote medie, determinate in base alle aliquote applicate nei singoli Stati membri, attuabili compatibilmente con i vincoli di bilancio dei singoli Stati membri attraverso adeguate tolleranze ed in ogni caso entro un limite massimo di prelievo stabilito congiuntamente;
    o) ad assumere iniziative in sede europea, per migliorare le metodologie per la stima del prodotto interno lordo potenziale e dell’output gap, così da addivenire a stime uniformi evitando di essere fuorvianti particolarmente in un momento di alta instabilità economica come quello attuale;
    p) ad assumere iniziative per non inserire elementi distorsivi nel calcolo del prodotto interno lordo che rendano antieconomica la lotta alle attività illegali e contemporaneamente a non considerare come attività svolte ”consensualmente” attività realizzate in uno stato di coercizione o sostanziale incapacità di volere, quali la prostituzione e l'assunzione di sostanze stupefacenti;
    q) ad assumere iniziative, anche in sede di Unione europea, finalizzate a rendere trasparenti i bilanci di qualsiasi istituzione, ivi comprese quelle del Governo e quelle locali, nonché a promuovere l'adozione di tali iniziative presso gli altri organi costituzionali;
    r) ad assumere iniziative, anche in sede di Unione europea, finalizzate a rendere pubblici i dettagli degli appalti commissionati da qualsiasi istituzione, ivi comprese quelle del Governo e quelle locali, nonché a promuovere l'adozione di tali iniziative presso gli altri organi costituzionali;
    s) a introdurre l'uso obbligatorio dell'utilizzo di ”Open Data”, per qualsiasi documento ed in particolare per i bilanci di qualsiasi istituzione, ivi comprese quelle del Governo e quelle locali, nonché promuoverne l'utilizzo da parte degli altri organi costituzionali;
   per quanto concernente le questioni di rilevanza internazionale:
    a) a predisporre, nel corso dell'ultimo Consiglio europeo del semestre italiano, una seria strategia di politica estera dell'Unione più flessibile e adeguata nel rispondere alle minacce e alle sfide emergenti in settori quali la sanità, l'energia, i cambiamenti climatici, l'accesso all'acqua o il processo di desertificazione, fattori che spingono le popolazioni coinvolte verso altri Paesi e che si legano inevitabilmente all'aumento dei flussi migratori, attraverso l'adozione di misure e proposte per la riduzione dell'impatto ambientale e del consumo delle risorse, per una cooperazione allo sviluppo che non sia sinonimo di sostentamento, per la risoluzione di conflitti non basata sul solito interventismo militare;
    b) a richiedere, in ordine alle vigenti sanzioni nei confronti della Russia, le più ampie garanzie a tutela dei consumatori italiani e degli interessi produttivi nazionali proponendo nel contempo, in sede di Consiglio europeo, di rivedere le decisioni di politica estera e internazionale, con particolare riguardo alla crisi russo-ucraina, che incidono, seppur indirettamente, sui cittadini e sul tessuto produttivo nazionale;
    c) ad adoperarsi, in sede di Consiglio europeo, affinché si possa giungere a un condiviso riconoscimento pieno e formale da parte di tutti i Paesi membri della Unione europea dello Stato di Palestina nei confini del 1967 secondo le risoluzioni delle Nazioni Unite;
   per quanto riguardo la crisi dell'Ebola:
    a) a promuovere un coordinamento degli sforzi degli Stati membri per incrementare gli stanziamenti economici e per migliorare ed accrescere le strutture specializzate e gli operatori sanitari impiegati in loco a sostegno degli Stati più colpiti dall'epidemia di Ebola;
    b) a definire, congiuntamente con gli altri Stati membri, il rafforzamento delle misure di controllo in corrispondenza dei punti di ingresso internazionale, porti ed aeroporti, direttamente o indirettamente (attraverso scali intermedi) collegati con gli Stati ove i focolai dell'infezione sono più virulenti.
(6-00104) «Battelli, Carinelli, Sibilia, Nesci».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

prodotto interno lordo

paese membro

sistema europeo di contabilita'