ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00039

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 102 del 22/10/2013
Abbinamenti
Atto 6/00036 abbinato in data 22/10/2013
Atto 6/00037 abbinato in data 22/10/2013
Atto 6/00038 abbinato in data 22/10/2013
Firmatari
Primo firmatario: COLONNESE VEGA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 22/10/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CARINELLI PAOLA MOVIMENTO 5 STELLE 22/10/2013
NESCI DALILA MOVIMENTO 5 STELLE 22/10/2013
SPESSOTTO ARIANNA MOVIMENTO 5 STELLE 22/10/2013
VIGNAROLI STEFANO MOVIMENTO 5 STELLE 22/10/2013
FICO ROBERTO MOVIMENTO 5 STELLE 22/10/2013
DI MAIO LUIGI MOVIMENTO 5 STELLE 22/10/2013
PINNA PAOLA MOVIMENTO 5 STELLE 22/10/2013
SIBILIA CARLO MOVIMENTO 5 STELLE 22/10/2013


Stato iter:
22/10/2013
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO PARLAMENTARE 22/10/2013
Resoconto ALLI PAOLO IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto TARANTO LUIGI PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto PINI GIANLUCA LEGA NORD E AUTONOMIE
Resoconto SIBILIA CARLO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto GALGANO ADRIANA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto LOCATELLI PIA ELDA MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)
Resoconto RICCIATTI LARA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
 
INTERVENTO GOVERNO 22/10/2013
Resoconto LETTA ENRICO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 22/10/2013
Resoconto TABACCI BRUNO MISTO-CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto BRUNO FRANCO MISTO-MAIE-MOVIMENTO ASSOCIATIVO ITALIANI ALL'ESTERO - ALLEANZA PER L'ITALIA (API)
Resoconto RAMPELLI FABIO FRATELLI D'ITALIA
Resoconto PINI GIANLUCA LEGA NORD E AUTONOMIE
Resoconto FAVA CLAUDIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto SCHIRO' GEA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto BERGAMINI DEBORAH IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto CARINELLI PAOLA MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto GOZI SANDRO PARTITO DEMOCRATICO
 
PARERE GOVERNO 22/10/2013
Resoconto LETTA ENRICO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 22/10/2013

DISCUSSIONE IL 22/10/2013

NON ACCOLTO IL 22/10/2013

PARERE GOVERNO IL 22/10/2013

RESPINTO IL 22/10/2013

CONCLUSO IL 22/10/2013

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00039
presentato da
COLONNESE Vega
testo di
Martedì 22 ottobre 2013, seduta n. 102

   La Camera,
   premesso che:
    il 24 e 25 ottobre si terrà a Bruxelles la riunione dei Capi di Stato e di Governo (Consiglio europeo), che sarà incentrata su e-economia, innovazione e servizi, crescita, competitività e occupazione, unione bancaria e monetaria, e dunque sull'Agenda digitale e in particolare sulla competitività, l'occupazione e la crescita per promuovere l'occupazione giovanile e il finanziamento dell'economia, nonché sui progressi nel completamento dell'Unione economica e monetaria dell'Unione europea, in particolare l'unione bancaria;
    vale la pena precisare in primis che a seguito delle tragedie accadute nei pressi delle coste di Lampedusa nel mese di ottobre del 2013 sarebbe stato quantomeno auspicabile attendersi l'aggiornamento del calendario del 24 e 25 ottobre del Consiglio europeo con l'introduzione all'ordine del giorno della questione dei flussi di migranti in entrata e/o in transito in Italia;
    anche in questo caso il Governo ha dimostrato di non saper intraprendere una propria azione finalizzata a sensibilizzare le istituzioni europee e gli Stati membri in ordine alla politica di accoglienza e di asilo dei migranti che si è rivelata totalmente inefficace. Infatti, l'obiettivo prioritario del Governo doveva e deve essere quello di mantenere alto il livello d'attenzione sul settore Mediterraneo, al fine di sviluppare una politica comune dell'immigrazione tesa ad assicurare l'equo trattamento dei cittadini dei paesi terzi soggiornanti negli Stati membri e contrastare la tratta degli esseri umani come stabilito dall'articolo 79 TFUE;
    lo sviluppo a livello europeo di un mercato unico del digitale rappresenta una delle priorità dell'Agenda digitale europea nell'ambito delle iniziative Europa 2020. In considerazione dei ritardi manifestatisi a livello di Stati membri nell'ambito di tale programma che per il 2020 richiede che il 100 per cento della popolazione europea sia raggiunta da una connessione di almeno 30 megabit/secondo ed almeno il 50 per cento con velocità di 100 megabit/secondo è necessario concentrare gli sforzi per assicurare una copertura della banda larga e ultra-larga che sia in linea con gli obiettivi prefissati a livello europeo nella considerazione che l'accesso alla rete Internet libero e gratuito sia una precondizione per il riconoscimento di una piena cittadinanza europea digitale;
    come dimostrato dallo scoreboard sui progressi dell'Agenda digitale europea dedicato all'Italia, il nostro Paese vede una copertura della reti NGA (con velocità di connessione di almeno 30Mbps) pari al 14 per cento delle abitazioni contro una media europea del 53,8 per cento mentre la penetrazione della fibra ultraveloce (ad almeno 100 Mbps) appare del tutto marginale. È importante sottolineare come 10 punti percentuali in più nel tasso di penetrazione della banda larga porterebbero ad un aumento dell'1,5 per cento del PIL. L'Italia risulta non in linea con gli altri paesi europei in relazione al tasso di penetrazione della banda larga e ultra larga ed è ragionevole attendersi che non sarà in grado di rispettare gli impegni assunti a livello europeo senza importanti investimenti anche pubblici nel settore;
    il Governo italiano appare in grave ritardo nell'attuazione dell'Agenda digitale italiana istituita con decreto-legge 18 ottobre 2012 n. 179 non essendo stato ancora emanato lo Statuto dell'istituenda Agenzia per l'Italia digitale e non essendo stati emanati i decreti attuativi dell'Agenda digitale italiana;
    l'alfabetizzazione informatica della cittadinanza costituisce una delle priorità strategiche dell'Agenda digitale europea ed anche sotto questo profilo si registrano significativi ritardi del nostro Paese. Come ricordato nella giornata di lunedì 21 ottobre in occasione del II Italian Digital Agenda Annual Forum dalla Vicepresidente della Commissione europea responsabile per l'Agenda digitale Neelie Kroes 4 italiani adulti su 10 non hanno mai avuto accesso ad Internet;
    altra priorità strategica dell'Agenda digitale europea è la creazione di un mercato unico dei contenuti digitali. Da questo punto di vista le iniziative adottate dalla Commissione in materia di utilizzo degli orphan works e di licenze transfrontaliere per la diffusione dei contenuti a livello paneuropeo appaiono andare nella giusta direzione ma è necessario rafforzare ulteriormente tali strumenti per consentire un accesso sempre più diffuso ai contenuti creativi superando le ripartizioni dei mercati nazionali a vantaggio dei cittadini europei;
    le recenti rilevazioni sullo scandalo Datagate hanno dimostrato l'importanza e la centralità del tema della cybersicurezza per la tutela dell'indipendenza e della sovranità dei paesi europei a fronte dell'illegittima captazione di dati dei propri cittadini da parte delle autorità statunitensi in spregio al diritto e alle convenzioni internazionali. Sotto tale profilo è opportuno dare nuovo impulso a livello europeo alle iniziative adottate sul fronte della cybersicurezza giungendo in tempi brevi all'approvazione della proposta di direttiva COM(2013)48 del 7 febbraio 2013 e adottando iniziative volte ad una sempre più forte integrazione e coordinamento tra le autorità degli Stati membri competenti in materia;
    il nuovo quadro regolamentare proposto dalla Commissione europea in materia di telecomunicazioni nello scorso mese di settembre con l'intento di giungere alla creazione di un mercato unico delle telecomunicazioni ha proposto una serie di dubbi circa il rispetto del principio della net neutrality che deve essere, al contrario, incentivato e garantito al fine di consentire a tutti i cittadini un accesso alla rete libero ed efficiente nel rispetto del principio di non discriminazione;
    nell'ambito dell'Agenda digitale europea è necessario dare nuovo impulso per un utilizzo massivo degli open data e dei dati pubblici, anche attraverso la revisione della direttiva del 2003, consentendo l'accesso gratuito per tutti ad ogni notizia avente rilevanza pubblica circa i paesi membri e le istituzioni europee, con particolare riferimento all'accesso alle informazioni ambientali;
    è altresì necessario giungere ad una revisione organica della disciplina comunitaria in materia di protezione del diritto d'autore sulle reti di comunicazione elettronica per allineare la disciplina con le possibilità in termini di creazione di contenuti rese possibili dallo sviluppo delle nuove tecnologie, intervenendo, in particolare, sulla disciplina delle eccezioni e limitazioni in modo da giungere all'introduzione di un fair use sul modello di quanto previsto nella disciplina nordamericana;
    nella attuale società dell'informazione telematica si rende sempre più urgente garantire la diffusione di libri scolastici in via digitale o a poco costo per la didattica nelle scuole e le università perché ciò consentirebbe da un lato l'alleggerimento delle spese a carico delle famiglie già particolarmente oberate di spese e tasse e dall'altro produrrebbe sicuramente una spinta per l'economia che potrebbe adoperare elaborati di scuole ed università per lanciare nuovi prodotti commerciali e idee innovative sul mercato, nonché concorrerebbe a promuovere una vivacità industriale nel settore digitale;
    nel marzo 2013 i giovani disoccupati nella zona UE sono pari a 5,7 milioni, di cui 3,6 milioni nella zona Euro;
    secondo i dati ISFOL in Italia la disoccupazione dei giovani sotto i 24 anni è pari al 35,5 per cento, mentre Germania, Austria e Paesi Bassi hanno mantenuto una percentuale inferiore al 10 per cento;
    ciò che maggiormente preoccupa è la crescita costante della percentuale di giovani tra i 15 ed i 24 anni privi di occupazione e che non partecipano a nessun ciclo di formazione ed istruzione – i cosiddetti NEET – che secondo dati ISFOL sono 7,5 milioni ovvero il 12,9 per cento su base europea;
    tale situazione pone l'esigenza di rappresentare i nostri partners europei una seria e complessiva proposta politica che sia volta alla pianificazione di iniziative utili al superamento della crisi occupazionale attraverso non più rinviabili politiche di sviluppo sostenibile, poiché il limitarsi a mere iniziative di carattere incentivante in favore di disoccupati o singole categorie di lavoratori, correrebbe il rischio di divenire un semplice palliativo a fronte della cronicità della patologia;
    in riferimento a Youth Employment Package, la raccomandazione del Consiglio dell'Unione europea del 22 aprile 2013 è quella di «identificare l'autorità pubblica pertinente incaricata di istituire e gestire il sistema di garanzia per i giovani e di coordinare le partnership a tutti i livelli e in tutti i settori (...), garantire che i giovani abbiano pieno accesso alle informazioni in merito ai servizi e al sostegno disponibili potenziando la collaborazione tra servizi per l'impiego, fornitori di orientamento professionale, etc...». Orbene in Italia è oramai da tempo necessaria una riforma dei medesimi centri per l'impiego, da tempo relegati ad un ruolo marginale e privi della necessaria efficienza. Sarà pertanto opportuno addivenire al più presto ad una loro riforma che ne assicuri la centralità del ruolo così come richiesto dall'Europa, pena il concreto rischio di ritrovarci di fronte all'ennesima occasione persa;
    in riferimento al terzo punto all'ordine del giorno (UEM), vale la pena riferire che a seguito della crisi finanziaria della Grecia e alla luce delle condizioni critiche di Irlanda, Portogallo e di altri Paesi dell'Eurozona, ai primi di maggio del 2010, l'ECOFIN ha provveduto a istituire un perverso meccanismo transitorio di stabilizzazione finanziaria, l'EFSF e l'EFSM, che ha contribuito a innalzare ulteriormente il livello di indebitamento di tutti gli altri Stati dell'Eurozona, tra cui l'Italia;
    infatti nella nota di aggiornamento del Documento di economia e finanze 2013 si rinviene che l'Italia per gli anni 2011-2012 ha versato in forma di prestiti agli stati dell'UEM (bilaterali e attraverso EFSF) rispettivamente 23.118 e 36.932 miliardi di euro;
    a tali ingenti esborsi, sono seguiti ulteriori versamenti sotto forma di anticipazione pro quota degli Stati membri delle zona Euro in relazione ai primi 80 miliardi da versare a fronte dei 700 miliardi di capitale del fondo salva-stati previsto dal Mes che ha sostituito il meccanismo temporaneo di stabilizzazione, e ciò comporterà per l'Italia il pagamento iniziale di cinque rate annuali e ciascuna delle quali è quantificabile in 2.866 miliardi di euro, di cui le prime quattro quote per gli anni 2012-2013 sono state già versate in via anticipata dall'Italia che è tenuta ancora al versamento della quota di 2.866 miliardi per l'anno 2014;
    i suddetti versamenti sono autorizzati da emissione di titoli di Stato a medio-lungo termine e a quanto sopradescritto deve essere aggiunto il versamento degli importi superiori a chiamata nel senso che il governatorato del Mes può chiedere agli Stati membri dell'eurozona il versamento del capitale autorizzato non versato e gli Stati si sono impegnati incondizionatamente e irrevocabilmente a versare entro sette giorni tali somme che per l'Italia ammonta a 120 miliardi di euro;
    tale meccanismo non presenta, tra l'altro, alcun meccanismo di disdetta o recesso per gli Stati membri;
    appare evidente che esiste peraltro in tale meccanismo una elevatissima probabilità per il sorgere di obblighi di ulteriori versamenti supplementari nel caso che un membro del Mes fosse insolvente;
    infatti gli altri Stati dell'eurozona ancora solvibili dovrebbero effettuare pagamenti più elevati, al fine di ripianare le perdite in misura proporzionale; non vi è dubbio alcuno, dunque, che tale sistema ha in sé un processo irreversibile che conduce ad un effetto domino poiché comporta una collettivizzazione dei debiti degli altri Stati; una tale dittatura finanziaria, oltre ad aver sottratto ogni sovranità politica ed economica ai singoli Stati dell'eurozona, e dunque ad imporre scelte macroeconomiche che condizionano negativamente le future generazioni – e preoccupanti appaiono le dichiarazioni del presidente del FMI (che partecipa in quota al Mes) che ipotizza un prelievo forzoso del 10 per cento dai conti correnti – non potrà che arrecare fame e miseria in particolare per il nostro Paese già gravemente indebitato; il percorso poi già tracciato di creazione di un'Unione bancaria costituisce un vero e proprio dato preoccupante poiché tende a costruire un'Europa delle banche a tutto discapito di un'Europa dei popoli in quanto persegue tre obiettivi precisi: in primis di spezzare il nesso tra banche e Stati, promuovere la ricapitalizzazione degli istituti creditizi, ovvero le banche private, attraverso l'utilizzo dei fondi salva-Stati ai sensi e per gli effetti dell'articolo 15 del trattato Mes, e centralizzare il controllo dei poteri degli istituti bancari attraverso la BCE;
    tanto ritenuto e premesso la Camera dei deputati,

impegna il Governo:

   a porre con forza ed autorevolezza al prossimo Consiglio europeo del 24 e 25 ottobre la necessità di discutere in via prioritaria la questione migranti in Italia che continua a provocare una tragedia umanitaria sotto gli occhi di tutto il mondo;
   a richiedere misure per combattere i trafficanti che sfruttano la migrazione verso le coste italiane e garantire effettivamente il controllo dei flussi e la trasparenza nelle procedure di arrivo e di ritorno;
   ad assicurare il pieno godimento dei diritti umani e sociali specialmente attraverso il rafforzamento delle strutture di garanzia dei diritti dei migranti;
   a proporre ai paesi dell'Unione europea l'attuazione del programmi finalizzati allo sviluppo dei paesi di origine affinché, nel sostenere la stabilità macroeconomica, si contribuisca alla creazione di mercati regionali integrati nel Mediterraneo;
   ad integrare l'Accordo di partenariato riguardo al quadro finanziario dei fondi pluriennali 2014-2020 al fine di far approvare e stanziare dall'Unione europea fondi europei per favorire gli investimenti nella banda larga e ultra larga, in materia di spettro radio e alfabetizzazione informatica in linea con gli obiettivi dell'Agenda digitale europea;
   a promuovere la graduale abolizione dei libri scolastici stampati e, quindi la loro gratuità, con l'accessibilità via internet formato digitale e la diffusione e la creazione di libri digitali e materiali didattici multimediali ed interattivi per reti di scuole e di università in una logica prioritariamente di diffusione gratuita e condivisione open source su piattaforma aperte, nonché l'accesso gratuito a biblioteche pubbliche digitali anche ai fini del miglioramento della ricerca e innovazione;
   a promuovere strumenti volti a garantire l'insegnamento a distanza via Internet su tutto il territorio degli Stati europei;
   a promuovere nell'ambito delle iniziative europee per la creazione di un mercato unico delle telecomunicazioni il rispetto del principio della net neutrality e di non discriminazione nell'accesso alla rete Internet;
   a promuovere e rafforzare le iniziative volte a favorire la circolazione transfrontaliera di contenuti creativi;
   a promuovere un rafforzamento delle iniziative europee in materia di open data e di accesso alle informazioni in particolare con riferimento alle informazioni ambientali;
   a promuovere una revisione organica delle disposizioni in materia di protezione del diritto d'autore sulle reti di comunicazione elettronica introducendo il fair use in uso nel modello nordamericano;
   ad adottare i decreti attuativi dell'Agenda digitale italiana dando nuovo impulso alla stessa;
   a rafforzare la politica dell'Unione europea in materia di cybersicurezza favorendo la collaborazione tra paesi membri e nel rispetto del diritti fondamentali dei cittadini coinvolti;
   a promuovere strumenti di partecipazione e democrazia elettronica e diretta che consentano ai cittadini europei di partecipare attivamente al processo democratico a livello europeo;
   a creare una tariffa unica a livello europeo per la connessione a Internet e dunque ad allineare in via immediata tutte le tariffe di connessione a Internet e telefoniche a quella unica europea;
   a introdurre per l'Italia il reddito di cittadinanza, allineandosi finalmente a tutti i paesi europei sviluppati, in favore di tutti coloro che sono in cerca di una prima occupazione o di coloro che hanno perso un posto di lavoro al fine di far sì che tale fascia di popolazione non resti indietro rispetto agli altri;
   a reperire le risorse per l'introduzione del reddito di cittadinanza dai fondi strutturali del piano pluriennale 2014-2020 attraverso la riprogrammazione dell'Accordo di partenariato con la Commissione europea e a reperire le risorse nazionali in deroga al Patto di stabilità e sulla governance (Fiscal compact);
   a rivedere e rinegoziare nelle opportune sedi europee il Trattato di Maastricht ed il Fiscal compact ed al fine di introdurre un «nuovo patto fiscale» che garantisca agli Stati membri una programmazione economica su base pluriennale e non vincolata al bilancio annuale, al fine di garantire il benessere dei cittadini ed il pieno sviluppo della persona umana;
   escludere le risorse derivanti dal cofinanziamento nazionale o regionale degli interventi relativi alle politiche di coesione dalle regole del Patto di stabilità. In questo modo il nostro Paese potrà impegnare integralmente i 30 miliardi residui relativi al periodo 2007-2013 senza necessità di reperire 2 miliardi necessari per assicurare la copertura finanziaria. Le risorse residue devono essere integralmente utilizzate entro il 2015 e assumono un carattere strategico per consentire il superamento della crisi, specie se finalizzate ad obiettivi concreti quali il sostegno all'occupazione, la formazione e il sostegno alle attività produttive;
   operare una generale razionalizzazione dei servizi per l'impiego, attraverso una riforma complessiva delle strutture esistenti valorizzando e ampliando la centralità delle strutture pubbliche a partire dal ruolo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, evitando le duplicazioni e le sovrapposizioni di funzione attraverso un chiaro riparto delle funzioni stesse tra strutture centrali e periferiche;
   porre in essere, attraverso opportuni strumenti normativi, una drastica riduzione della pressione fiscale per le aziende che creano posti di lavoro a tempo indeterminato;
   favorire lo sviluppo e progetti per l'occupazione giovanile in settori che operano nella sostenibilità e con tecnologie a basso impatto ambientale;
   a richiedere una cospicua anticipazione dei fondi strutturali 2014-2020 destinati all'Italia per la soluzione del problema dell'occupazione giovanile;
   a reperire le risorse e i fondi occorrenti, in deroga al patto di stabilità, da destinare alla riduzione del costo del lavoro al fine di rendere competitive le imprese italiane sul piano internazionale; e al fine di una riduzione della pressione fiscale;
   a sospendere in via immediata ogni ulteriore rata di versamento al fondo salva-Stati, Mes, a causa dell'ingentissima esposizione debitoria dell'Italia, sia in ordine agli impegni derivanti dall'anticipazione della quota italiana per i primi 80 miliardi sia in ordine alle eventuali richieste di versamenti a chiamata;
   a richiedere di inserire all'interno del trattato Mes una clausola che consenta l'uscita dal fondo salva-Stati dell'eurozona a mezzo di una disdetta o recesso;
   a promuovere un fondo di garanzia e gli strumenti più opportuni, anche a mezzo di sostegno comunitario, in favore delle famiglie più bisognose ed in particolare delle imprese giovanili;
   ad attuare una sinergia tra i paesi membri finalizzata a modificare lo statuto della Banca centrale europea affinché diventi prestatore di ultima istanza;
   valutare l'opportunità di «europeizzare» il debito pubblico degli Stati membri dell'Unione europea, mediante l'emissione di Eurobond;
   richiedere l'introduzione della legge bancaria Glass-Steagall volta a contenere la speculazione da parte degli intermediari finanziari e i panici bancari, attraverso una netta separazione tra attività bancaria tradizionale e attività bancaria di investimento, e conseguentemente provvedere alla separazione tra banche commerciali e banche d'investimento, al fine di impedire che l'economia reale sia direttamente esposta al pericolo di eventi negativi di natura prettamente finanziaria;
   ridiscutere il debito pubblico e le modalità di saldo dello stesso, analizzandone le cause in profondità, ponendo la seria intenzione di prevenire la sua formazione in quanto questa (la formazione del debito) si ponga a totale svantaggio dei cittadini;
   a ricercare, in accordo con gli altri Stati membri, strumenti comuni finalizzati a debellare efficacemente il fenomeno dell'elusione e dell'evasione fiscale internazionale;
   a promuovere accordi bilaterali o multilaterali tra paesi membri e paesi extra UE al fine di agevolare il rientro, nei paesi di origine, dei capitali esportati illegalmente;
   ad adottare una soluzione di tassazione armonizzata sulle rendite finanziarie in accordo con tutti gli Stati membri;
   ad adottare più opportuni accorgimenti al fine di rendere più attraente l'investimento nell'economia reale rispetto a quello puramente finanziario;
   ad adottare misure e regolamenti internazionali contro la speculazione finanziaria;
   a promuovere, nelle sedi istituzionali dell'Unione europea e delle Organizzazioni internazionali, l'istituzione di una Black List, nella quale inserire gli Stati aventi un regime fiscale privilegiato, al fine di evitare l'elusione delle disposizioni indicate nel decreto ministeriale 23 gennaio 2002, decreto ministeriale del 21 novembre 2001 e decreto ministeriale del 4 maggio 1999.
(6-00039) «Colonnese, Carinelli, Nesci, Spessotto, Vignaroli, Fico, Luigi Di Maio, Pinna, Sibilia».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

protezione del consumatore

zona euro

lavoro giovanile

lotta contro la criminalita'

accordo bilaterale

disoccupazione giovanile

parita' di trattamento

politica comunitaria

politica occupazionale