ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00037

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 102 del 22/10/2013
Abbinamenti
Atto 6/00036 abbinato in data 22/10/2013
Atto 6/00038 abbinato in data 22/10/2013
Atto 6/00039 abbinato in data 22/10/2013
Firmatari
Primo firmatario: MIGLIORE GENNARO
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 22/10/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
RICCIATTI LARA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/10/2013
PANNARALE ANNALISA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/10/2013
DI SALVO TITTI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/10/2013
AIELLO FERDINANDO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/10/2013
AIRAUDO GIORGIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/10/2013
BOCCADUTRI SERGIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/10/2013
BORDO FRANCO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/10/2013
COSTANTINO CELESTE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/10/2013
DURANTI DONATELLA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/10/2013
FARINA DANIELE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/10/2013
FAVA CLAUDIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/10/2013
FERRARA FRANCESCO DETTO CICCIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/10/2013
GIORDANO GIANCARLO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/10/2013
FRATOIANNI NICOLA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/10/2013
KRONBICHLER FLORIAN SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/10/2013
LACQUANITI LUIGI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/10/2013
LAVAGNO FABIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/10/2013
MARCON GIULIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/10/2013
MATARRELLI TONI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/10/2013
MELILLA GIANNI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/10/2013
NARDI MARTINA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/10/2013
NICCHI MARISA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/10/2013
PAGLIA GIOVANNI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/10/2013
PALAZZOTTO ERASMO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/10/2013
PELLEGRINO SERENA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/10/2013
PIAZZONI ILEANA CATHIA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/10/2013
PILOZZI NAZZARENO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/10/2013
PIRAS MICHELE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/10/2013
PLACIDO ANTONIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/10/2013
QUARANTA STEFANO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/10/2013
RAGOSTA MICHELE SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/10/2013
SANNICANDRO ARCANGELO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/10/2013
SCOTTO ARTURO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/10/2013
ZAN ALESSANDRO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/10/2013
ZARATTI FILIBERTO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 22/10/2013


Stato iter:
22/10/2013
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO PARLAMENTARE 22/10/2013
Resoconto ALLI PAOLO IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto TARANTO LUIGI PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto PINI GIANLUCA LEGA NORD E AUTONOMIE
Resoconto SIBILIA CARLO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto GALGANO ADRIANA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto LOCATELLI PIA ELDA MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)
Resoconto RICCIATTI LARA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
 
INTERVENTO GOVERNO 22/10/2013
Resoconto LETTA ENRICO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 22/10/2013
Resoconto TABACCI BRUNO MISTO-CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto BRUNO FRANCO MISTO-MAIE-MOVIMENTO ASSOCIATIVO ITALIANI ALL'ESTERO - ALLEANZA PER L'ITALIA (API)
Resoconto RAMPELLI FABIO FRATELLI D'ITALIA
Resoconto PINI GIANLUCA LEGA NORD E AUTONOMIE
Resoconto FAVA CLAUDIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto SCHIRO' GEA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto BERGAMINI DEBORAH IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto CARINELLI PAOLA MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto GOZI SANDRO PARTITO DEMOCRATICO
 
PARERE GOVERNO 22/10/2013
Resoconto LETTA ENRICO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 22/10/2013

DISCUSSIONE IL 22/10/2013

NON ACCOLTO IL 22/10/2013

PARERE GOVERNO IL 22/10/2013

RESPINTO IL 22/10/2013

CONCLUSO IL 22/10/2013

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00037
presentato da
MIGLIORE Gennaro
testo di
Martedì 22 ottobre 2013, seduta n. 102

   La Camera,
   sentite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri;
   premesso che:
    il Consiglio europeo del 24-25 ottobre 2013, in base all'ordine del giorno provvisorio, discuterà di economia digitale, innovazione e servizi, politica economica e sociale, con particolare riferimento alle misure per combattere la disoccupazione giovanile e sostenere le piccole e medie imprese, futura architettura dell'Unione Economica e Monetaria, con particolare riguardo agli sviluppi dell'unione bancaria e della politica dell'immigrazione;
    è positiva l'inclusione nell'ordine del giorno delle questioni relative alle politiche sociali, alla disoccupazione giovanile e all'immigrazione. È tuttavia necessario che su questi temi siano definite, nelle conclusioni del Consiglio europeo, misure effettive e scadenze certe e non, come avvenuto in precedenti riunioni, impegni generici e non vincolanti;
    secondo i dati Eurostat pubblicati il 1o ottobre 2013 più del 23 per cento dei giovani al di sotto dei 25 anni è disoccupato, con punte di oltre il 40 per cento in paesi quali l'Italia e la Spagna;
    questi dati inaccettabili dimostrano l'inadeguatezza del sistema di governance economico europeo sinora definito, incentrato sull'inasprimento dei vincoli di finanza pubblica e privo di una strategia organica e credibile per il rilancio della crescita e dell'occupazione;
    secondo il monito degli economisti pubblicato il 23 settembre 2013 sul Financial Times, la crisi economica in Europa continua a distruggere posti di lavoro. Alla fine del 2013 i disoccupati saranno 19 milioni nella sola zona euro, oltre 7 milioni in più rispetto al 2008: un incremento che non ha precedenti dal secondo dopoguerra e che proseguirà anche nel 2014. La crisi occupazionale affligge soprattutto i paesi periferici dell'Unione Economica e Monetaria europea, dove si verifica anche un aumento eccezionale delle sofferenze bancarie e dei fallimenti aziendali. La Germania e gli altri paesi centrali dell'eurozona hanno invece visto crescere i livelli di occupazione. Il carattere asimmetrico della crisi è una delle cause dell'attuale stallo politico europeo;
    la crisi sta rivelando una serie di contraddizioni nell'assetto istituzionale e politico dell'Unione Economica e Monetaria europea. Le Autorità europee hanno compiuto scelte che, contrariamente agli annunci, hanno contribuito all'inasprimento della recessione e all'ampliamento dei divari tra i paesi membri dell'Unione. Esse, hanno preferito aderire alla fantasiosa dottrina dell’«austerità espansiva», secondo cui le restrizioni dei bilanci pubblici avrebbero ripristinato la fiducia dei mercati sulla solvibilità dei paesi dell'Unione, favorendo così la diminuzione dei tassi d'interesse e la ripresa economica. Come ormai rileva anche il Fondo Monetario Internazionale, oggi sappiamo che in realtà le politiche di austerity hanno accentuato la crisi, provocando un tracollo dei redditi superiore alle attese prevalenti;
    una stretta violenta su entrata e spesa, che affonda le spese pubbliche d'investimento e comunque produttive, ha effetti depressivi sia sul breve che sul medio termine. È da considerare più efficace un percorso di stabilizzazione del debito più selettivo, stabile e controllato. Il Trattato di Lisbona non ha funzionato perché rimaneva l'asimmetria tra controllo della moneta e il vuoto delle politiche fiscali, bancarie e di bilancio comunitario;
    tuttavia le Autorità europee stanno commettendo un nuovo errore. Esse appaiono persuase dall'idea che i paesi periferici dell'Unione potrebbero risolvere i loro problemi attraverso le cosiddette «riforme strutturali». Tali riforme dovrebbero ridurre i costi e i prezzi, aumentare la competitività e favorire quindi, una ripresa trainata dalle esportazioni e una riduzione dei debiti verso l'estero. Questa tesi coglie alcuni problemi reali, ma è illusorio pensare che la soluzione prospettata possa salvaguardare l'unità europea. Le politiche deflattive attuate in Germania (tra il 2000 e il 2010 ha visto la mancata crescita dei salari nominali nell'ordine del 15 per cento, ossia inferiore rispetto alla crescita salariale media dell'eurozona) e altrove, per far accrescere l'avanzo commerciale hanno, di fatto, contribuito per anni, unitamente ad altri fattori, all'accumulo di enormi squilibri nei rapporti di debito e credito tra i paesi della zona euro. Il riassorbimento di tali squilibri richiederebbe un'azione coordinata da parte di tutti i membri dell'Unione. Pensare che i soli paesi periferici debbano farsi carico del problema significa pretendere da questi una caduta dei salari e dei prezzi di tale portata da determinare un crollo ancora più accentuato dei redditi e una violenta deflazione da debiti, con il rischio concreto di nuove crisi bancarie e di una desertificazione produttiva di intere regioni europee;
    occorre esser consapevoli che proseguendo con le politiche di «austerità» e affidando il riequilibrio alle sole «riforme strutturali», il destino dell'euro sarà segnato e, l'esperienza della moneta unica si esaurirà, con ripercussioni sulla tenuta del mercato unico europeo. In assenza di condizioni per una riforma del sistema finanziario e della politica monetaria e fiscale, che dia vita a un piano di rilancio degli investimenti pubblici e privati e contrasti le sperequazioni tra i redditi e tra i territori e risollevi l'occupazione nelle periferie dell'Unione, ai decisori politici non resterà altro che una scelta cruciale tra modalità alternative di uscita dall'euro;
    occorre, anche, dare attuazione effettiva ed immediata alla «Iniziativa per l'occupazione giovanile (YEI)», in modo da anticipare le prime erogazioni già alla fine del 2013. A tale scopo, è necessario definire il piano nazionale dell'Italia quanto prima;
    è altresì necessario che l'Italia, come gli altri Stati membri, dia una rapida attuazione alla Garanzia per i giovani e alla Alleanza europea per apprendistato, affinché si possano ottenere risultati già nel primo semestre del 2014;
    il Consiglio europeo dovrebbe esprimersi sulla comunicazione della Commissione europea relativa alla dimensione sociale dell'UEM presentata il 2 ottobre scorso. Le azioni prospettate in tale comunicazione risultano del tutto inadeguate e anacronistiche rispetto alla gravità e drammaticità delle tensioni sociali determinate dalla crisi economica esplosa nel 2008 e, confermano, l'incapacità delle Istituzioni dell'Unione di definire soluzioni dirimenti e sistemiche al riguardo;
    in particolare, la proposta di predisporre uno scoreboard sociale, basato su un numero limitato di indicatori, quali il tasso di disoccupazione e la sua evoluzione, il tasso di NEET (Not in Education, Employment nor Training) e di disoccupazione giovanile, il reddito disponibile delle famiglie, il tasso di povertà nella popolazione in età da lavoro, le disuguaglianze, da allegare alla «Analisi annuale della crescita», appare sterile e suscettibile di produrre una burocratizzazione ulteriore, senza con ciò offrire adeguate e risolutive risposte alle tensioni sociali sempre più drammatiche;
    a questo scopo, il meccanismo, prospettato dal decreto-legge n. 76 del 2013, in attesa della definizione del riordino sul territorio nazionale dei servizi per l'impiego, appare del tutto inadeguato;
    anche la proposta di una rinnovata azione in campo occupazionale, attraverso la promozione della mobilità del lavoro, è palesemente obsoleta e fallimentare;
    analoghe considerazioni valgono anche per le proposte relative al rafforzamento del dialogo sociale che in sé nulla aggiunge alla capacità di dare soluzione ai problemi sociali reali e si traduce in formalismo consultivo che non attenua i gravi difetti in termini di democraticità e trasparenza dell'azione delle Istituzioni europee;
    è alquanto preoccupante che, nelle discussione preparatorie del Consiglio europeo, i rappresentanti di alcuni Stati membri abbiano proposto, per un verso, di attuare un coordinamento rafforzato delle politiche relative ai mercati del lavoro e dei prodotti e all'efficienza della pubblica amministrazione e, per altro verso, abbiano sottolineato che la dimensione sociale non dovrebbe distrarre i Governi degli Stati membri dall'esigenza di affrontare e risolvere i propri problemi strutturali;
    questa posizione – che il Governo dovrebbe stigmatizzare e contrastare con forza – sembra volta a riaffermare un approccio basato sulla mera stabilizzazione delle finanze pubbliche e dei mercati finanziari, i cui effetti fallimentari sono lapalissiani;
    la realizzazione della «Agenda digitale 2020» è uno strumento fondamentale, sul piano qualitativo e quantitativo, per rilanciare durevolmente la crescita e soprattutto l'occupazione nell'Unione europea, mediante la creazione di nuove figure lavorative e l'ammodernamento delle infrastrutture delle comunicazioni;
    tuttavia, a fronte della centralità strategica della «Agenda digitale 2020», le azioni sinora prospettate a livello europeo e nazionale appaiono carenti nell'organizzazione degli strumenti attuativi. In particolare, appare statica, e conseguentemente inadeguata, la direzione dell'Agenzia per l'Italia digitale, con il rischio che il nostro Paese perda o non utilizzi in maniera efficace e tempestiva gli stanziamenti a essa destinati nell'ambito del bilancio dell'Unione;
    non è accettabile che, a fronte della drammaticità degli eventi di Lampedusa, il Consiglio europeo si limiti ad esprimere «profonda tristezza» e continui a considerare l'immigrazione come un epifenomeno della povertà e della guerra, senza adottare una tabella di marcia che contempli misure precise e puntuali e scadenze certe e vincolanti;
    il Consiglio europeo dovrà inserire l'immigrazione nella propria agenda politica quale punto stabile e prioritario;
    il Consiglio europeo dovrebbe esprimere apprezzamento per l'approvazione del pacchetto legislativo che introduce il meccanismo unico di vigilanza bancaria (Single Supervisory Mechanism, SSM), come primo passo per la realizzazione di un'autentica unione bancaria;
    il Consiglio europeo dovrebbe pronunciarsi sulla preparazione del prossimo vertice dei Capi di Stato e di Governo dedicato al «Partenariato orientale», che si svolgerà a Vilnius il 28 e 29 novembre 2013,

impegna il Governo:

   a) ad assicurare che l'Italia utilizzi una quota significativa dei 6 miliardi di euro, destinati, negli anni 2014-2015, ai giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni che non sono occupati né stanno seguendo corsi di istruzione o formazione (NEET), nei paesi con tassi di disoccupazione giovanile superiori al 25 per cento;
   b) ad avviare, al fine di utilizzare efficacemente le risorse in questione, programmi operativi nazionali incentrati sulla diminuzione consistente della disoccupazione giovanile per giovani di età tra i 15 e i 24 anni, senza con ciò tralasciare l'esigenza non più rinviabile di affrontare in modo dirimente la situazione dei disoccupati di lungo periodo e, in ogni caso, di età superiore ai 24 anni;
   c) a procedere contestualmente ad una riforma dei centri per l'impiego per rendere più efficace il loro operato;
   d) a contrastare con intransigenza le posizioni espresse da alcuni Stati membri al fine di stabilire un coordinamento rafforzato delle sole politiche relative ai mercati del lavoro e dei prodotti e all'efficienza della pubblica amministrazione, con il solo obiettivo di focalizzare l'azione europea e nazionali alla soluzione dei problemi strutturali relativi alla stabilità delle finanze pubbliche;
   e) ad affermare il carattere prioritario e non subordinato degli interventi strutturali in materia sociale, con l'obiettivo di ridurre le disuguaglianze sociali, la povertà, l'esclusione sociale, la solitudine della popolazione in età avanzata;
   f) ad adoperarsi affinché il Consiglio europeo dichiari la complessiva inadeguatezza delle soluzioni prospettate nella comunicazione della Commissione europea sulla dimensione sociale dell'UEM, che appaiono obsolete e si sono, nel tempo, dimostrate fallimentari;
   g) a sostenere la rapida approvazione ed attuazione delle misure per la realizzazione di un'effettiva e completa Unione bancaria europea che includa un sistema centralizzato di vigilanza anche sulle banche di importanza nazionale e regionale, ma anche:
    1) un quadro comune sugli strumenti nazionali di risanamento e di risoluzione delle crisi degli enti creditizi;
    2) un fondo di garanzia europeo unico dei depositi bancari;
    3) la creazione di un'Autorità europea unica e di un fondo unico di risoluzione per la gestione delle crisi bancarie;
   h) a promuovere in tutte le sedi opportune gli accordi di partenariato orientale rafforzando i rapporti politici, economici e commerciali fra l'Unione ed i paesi orientali, richiedendo particolare attenzione e trasparenza negli accordi finanziari-commerciali e, soprattutto, ponendo come condizione di partenariato il rispetto dei diritti inviolabili dell'uomo;
   i) a far sì che il Consiglio europeo richieda a Commissione e Consiglio affari generali proposte per:
    1) sollecitare un maggior impegno di tutti gli Stati membri per il reinsediamento, ovvero il trasferimento, con l'assistenza ed a seguito di procedure di selezione da parte dell'Unher, di gruppi di rifugiati dai paesi di transito o di prima accoglienza agli Stati che offrono programmi di inserimento. Ciò allo scopo di offrire vie legali e sicure di accesso all'Europa per le persone in fuga da guerre e persecuzioni;
    2) prevedere la possibilità, per i richiedenti asilo, di presentare la domanda presso le sedi diplomatiche degli Stati membri UE nei paesi di transito (con conseguente emissione di visto ai richiedenti la cui domanda non risulti manifestamente infondata e procedure d'asilo nel paese membro al quale è stata rivolta la domanda);
    3) istituire una figura di «coordinatore europeo sul soccorso in mare», specializzato sia in diritto internazionale dei rifugiati che in diritto internazionale marittimo, che rafforzi i collegamenti in tale ambito tra gli Stati membri, i paesi di transito dei migranti e l'Organizzazione marittima internazionale (Imo/Omi).
(6-00037) «Migliore, Ricciatti, Pannarale, Di Salvo, Aiello, Airaudo, Boccadutri, Franco Bordo, Costantino, Duranti, Daniele Farina, Fava, Ferrara, Giancarlo Giordano, Fratoianni, Kronbichler, Lacquaniti, Lavagno, Marcon, Matarrelli, Melilla, Nardi, Nicchi, Paglia, Palazzotto, Pellegrino, Piazzoni, Pilozzi, Piras, Placido, Quaranta, Ragosta, Sannicandro, Scotto, Zan, Zaratti».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

disoccupazione giovanile

Consiglio europeo

zona euro

alleggerimento del debito

asilo politico

politica occupazionale

mercato del lavoro