ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00020

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 40 del 25/06/2013
Abbinamenti
Atto 6/00018 abbinato in data 25/06/2013
Atto 6/00019 abbinato in data 25/06/2013
Atto 6/00021 abbinato in data 25/06/2013
Atto 6/00022 abbinato in data 25/06/2013
Firmatari
Primo firmatario: GIORGETTI GIANCARLO
Gruppo: LEGA NORD E AUTONOMIE
Data firma: 25/06/2013
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ALLASIA STEFANO LEGA NORD E AUTONOMIE 25/06/2013
ATTAGUILE ANGELO LEGA NORD E AUTONOMIE 25/06/2013
BORGHESI STEFANO LEGA NORD E AUTONOMIE 25/06/2013
BOSSI UMBERTO LEGA NORD E AUTONOMIE 25/06/2013
BRAGANTINI MATTEO LEGA NORD E AUTONOMIE 25/06/2013
BUONANNO GIANLUCA LEGA NORD E AUTONOMIE 25/06/2013
BUSIN FILIPPO LEGA NORD E AUTONOMIE 25/06/2013
CAON ROBERTO LEGA NORD E AUTONOMIE 25/06/2013
CAPARINI DAVIDE LEGA NORD E AUTONOMIE 25/06/2013
FEDRIGA MASSIMILIANO LEGA NORD E AUTONOMIE 25/06/2013
GRIMOLDI PAOLO LEGA NORD E AUTONOMIE 25/06/2013
GUIDESI GUIDO LEGA NORD E AUTONOMIE 25/06/2013
INVERNIZZI CRISTIAN LEGA NORD E AUTONOMIE 25/06/2013
MARCOLIN MARCO LEGA NORD E AUTONOMIE 25/06/2013
MOLTENI NICOLA LEGA NORD E AUTONOMIE 25/06/2013
PINI GIANLUCA LEGA NORD E AUTONOMIE 25/06/2013
PRATAVIERA EMANUELE LEGA NORD E AUTONOMIE 25/06/2013
RONDINI MARCO LEGA NORD E AUTONOMIE 25/06/2013


Stato iter:
25/06/2013
Partecipanti allo svolgimento/discussione
COMUNICAZIONE GOVERNO 25/06/2013
Resoconto LETTA ENRICO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 25/06/2013
Resoconto BUTTIGLIONE ROCCO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto PAOLUCCI MASSIMO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto ALLI PAOLO IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto LOCATELLI PIA ELDA MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)
Resoconto GALLI GIAMPAOLO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto SIBILIA CARLO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto FEDRIGA MASSIMILIANO LEGA NORD E AUTONOMIE
 
INTERVENTO GOVERNO 25/06/2013
Resoconto LETTA ENRICO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 25/06/2013
Resoconto TABACCI BRUNO MISTO-CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto RAMPELLI FABIO FRATELLI D'ITALIA
Resoconto FEDRIGA MASSIMILIANO LEGA NORD E AUTONOMIE
Resoconto MIGLIORE GENNARO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto BUTTIGLIONE ROCCO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto GELMINI MARIASTELLA IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto COMINARDI CLAUDIO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto MARTELLA ANDREA PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto LOCATELLI PIA ELDA MISTO-PARTITO SOCIALISTA ITALIANO (PSI) - LIBERALI PER L'ITALIA (PLI)
Resoconto GALGANO ADRIANA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
 
PARERE GOVERNO 25/06/2013
Resoconto FRANCESCHINI DARIO MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (RAPPORTI PARLAMENTO E ATTIVITA' DI GOVERNO)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 25/06/2013

DISCUSSIONE IL 25/06/2013

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 25/06/2013

ACCOLTO IL 25/06/2013

PARERE GOVERNO IL 25/06/2013

APPROVATO IL 25/06/2013

CONCLUSO IL 25/06/2013

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00020
presentato da
GIORGETTI Giancarlo
testo di
Martedì 25 giugno 2013, seduta n. 40

   La Camera,
   premesso che:
    il Consiglio europeo di fine giugno è sempre dedicato ad una analisi e programmazione complessiva sui temi economico-finanziari, che passa sotto la dicitura tecnica di «coordinamento ex ante delle politiche economiche». Gli ultimi incontri si sono concentrati in realtà quasi esclusivamente sui contenuto delle raccomandazioni elaborate dalla Commissione europea, organo tecnico e non politico, misure da imporre a ciascun paese, con prescrizioni precise, invasive, autoritarie da parte di Bruxelles in particolare per alcuni Paesi della zona Euro;
    prendendo le mosse dalla situazione di crisi economica e finanziaria che ormai da 7 anni attanaglia l'Europa più del resto del mondo, e che in Europa, a differenza che in altre aree, non presenta alcun segno di inversione di tendenza, il Consiglio europeo proporrà l'ennesima strategia per la crescita e la lotta contro la disoccupazione, riproponendo formule ormai già risultate inapplicate o inefficaci, perché pensate per agire all'interno dei meccanismi europei esistenti;
    mentre le istituzioni comunitarie ripetono rituali che non ingannano né i mercati, né i partner internazionali, né i comuni cittadini, da più parti si sta affermando l'idea che nulla potrà fare l'Unione europea contro la crisi economica se non partendo da una profonda e totale revisione della sua architettura istituzionale, della sua legittimazione democratica, dei suoi meccanismi decisionali e, contestualmente, delle sue linee d'azione;
    l'incapacità dell'Europa di reagire e gestire il grave momento che stiamo attraversando è andata di pari passo con l'imposizione a molti paesi di misure economiche draconiane, impedendo quindi sul fronte interno qualunque possibilità di intervento a sostegno delle economie nazionali e locali. Il risultato è lo stallo decisionale ed economico, foriero però di tensioni sociali, di crisi occupazionali, di politiche di welfare a rischio e di generale insicurezza e malcontento popolare;
    i risultati disastrosi delle politiche perseguite dalle autorità europee, con la complicità di altre organizzazioni internazionali, a partire dal FMI, nei confronti dei paesi in condizioni di maggiore difficoltà, per la fragilità della situazione debitoria, e conseguentemente più esposti agli attacchi della speculazione internazionale, sono ormai palesi ed esplicitamente contestati addirittura da alcuni degli stessi responsabili. Esemplari al riguardo appaiono le autocritiche del FMI nei confronti della strategia drammaticamente recessiva adottata per la Grecia così come gli assurdi sacrifici imposti ai risparmiatori di Cipro dove si sono incomprensibilmente trascurate le prospettive di redditività che a breve potranno essere garantite dai cospicui giacimenti di gas dell'isola;
    in Italia l'assenza di margini adeguati di manovra, per la necessità di perseguire gli obiettivi di risanamento, sta producendo una caduta verticale della domanda, sia pubblica che privata la quale, associata ad una contrazione del credito per la necessità degli istituti bancari di rispettare i nuovi più rigorosi coefficienti patrimoniali, sta innescando una spirale recessiva che si traduce:
     a) in un aumento vertiginoso delle aziende costrette a cessare l'attività, con il rischio di perdere un patrimonio unico in Europa di esperienze imprenditoriali;
     b) in una crescita costante del tasso di disoccupazione e, soprattutto, nella impossibilità delle giovani generazioni di accedere al mercato del lavoro;
     c) in una paralisi operativa delle amministrazioni locali, impossibilitate a realizzare opere infrastrutturali indispensabili;
    l'incapacità dell'Europa di realizzare una strategia coerente che sappia coniugare l'obiettivo della stabilizzazione finanziaria con la necessità di non rinunciare allo sviluppo sta alimentando una crescente e sempre più diffusa disaffezione dei cittadini europei che rischia di travolgere, oltre che il progetto di integrazione europea, la stessa legittimazione dei sistemi democratici. È largamente condiviso il giudizio per cui la persistenza dell'attuale stallo decisionale costringerà inevitabilmente l'Europa ad un ruolo marginale rispetto alle dinamiche a livello internazionale. Priva di strumenti adeguati di prevenzione e risposta alle emergenze che via via si presentano proprio per l'assenza di una visione complessiva sul suo futuro, venuto meno il terreno comune costituito dalla solidarietà europea, alterato l'equilibrio tra i diversi partner per cui il peso dei paesi del sud Europa, tra cui Italia, è fortemente ridimensionato, l'Europa suscita sentimenti di rigetto e di critica;
    l'assenza di una equilibrata strategia politica che accompagni la prosecuzione del processo di risanamento finanziario con una credibile prospettiva di crescita e di avanzamento del processo di integrazione, salvaguardando la legittimazione dei processi decisionali e garantendo il coinvolgimento dei cittadini europei nelle scelte da assumere, ha indotto le istituzioni europee e molti dei più importanti partner ad ancorarsi con una rigidità esasperata al rispetto di regole che hanno alimentato una visione burocratica e formale dell'Europa;
    la crisi profondissima, non soltanto economico-finanziaria, che sta attraversando l'Europa potrà essere superata soltanto con una radicale inversione di tendenza che sappia rimettere in moto dinamiche di cambiamento profondo negli assetti istituzionali e nei procedimenti decisionali, oltre che nelle strategie politiche, partendo dalla constatazione che la dimensione statuale non è più sufficiente per fronteggiare una competizione che a livello globale è esasperata dal massiccio intervento di concorrenti che si muovono senza vincoli e remore;
    gli ultimi dati sulla disoccupazione rilevati dall'Istat sono a dir poco allarmanti: nel primo trimestre 2013 il tasso di disoccupazione; è salito al 12,8 per cento, toccando il massimo storico dal 1977; ancor più critico il tasso di disoccupazione giovanile dei 14-25 enni che ha raggiunto il 40,5 per cento, anche questo il livello più alto da 36 anni;
    tale trend negativo rimarca l'impellente urgenza di un cambiamento di rotta nelle strategie decisionali per accrescere l'occupabilità, come peraltro già rilevato nelle conclusioni della Conferenza internazionale del lavoro 2012, che ha posto l'attenzione sull'urgenza di promuovere politiche macroeconomiche a favore dell'occupazione e incentivi fiscali che supportino una maggiore domanda aggregata ed aumentino gli investimenti produttivi, potenziando la capacità di creare posti di lavoro e l'accesso al credito;
    nello specifico il rapporto della Commissione sull'occupazione giovanile ha evidenziato l'improrogabile esigenza, per promuovere e mantenere posti di lavoro dignitosi e produttivi per i giovani, di invertire la tendenza, poiché le politiche macroeconomiche finora attuate sono risultate inefficaci e deboli, non creando un adeguato numero di posti di lavoro in generale e per i giovani in particolare;
    priorità assoluta, pertanto, devono rivestire gli interventi di riduzione del costo del lavoro, agendo sul cuneo fiscale, che oramai grava in maniera oltremodo non tollerabile sui lavoratori e sulle aziende e costituisce il principale ostacolo alla ripresa economico-produttiva del nostro sistema, nonché alla crescita occupazionale;
    è dei giorni scorsi il segnale di pericolo lanciato dalla Corte dei conti sulla pressione fiscale «effettiva» nel nostro Paese, balzata a quota 53 per cento;
    detassazione e decontribuzione rappresentano, quindi, la conditio sine qua non per ridare competitività alle nostre imprese, al momento sottostanti ad una global tax rate tra le più alte d'Europa, addirittura due volte superiore a quella di Slovenia e Gran Bretagna;
    nulla potrà cambiare in meglio finché non ci metteremo seriamente a lavorare per un'Europa dei popoli e delle regioni, fondata sulle persone e sulle loro culture e identità, anziché sull'aridità del mercato e della finanza. Oggi l'Europa è a un bivio: o si va verso una vera integrazione del nucleo centrale dei paesi che la formano, cioè verso un vero Stato federale d'Europa, verso quella che chiamiamo da tempo l'Europa dei popoli, oppure si va verso un veloce declino, manovra recessiva dopo manovra recessiva;
    nel 1989 il nostro Paese, con legge costituzionale, decise di consentire un referendum di indirizzo, il quale prevedeva che fosse dato al Parlamento europeo il mandalo di attuare la trasformazione delle Comunità europee in un'effettiva Unione, dotata di un Governo responsabile verso il Parlamento. Nella stessa occasione si affidò al Parlamento europeo il mandato di redigere un progetto di Costituzione europea, da sottoporre direttamente alla ratifica degli organi competenti degli Stati membri. Quindi si voleva creare un'Europa che avesse una Costituzione e non solo trattati e che, dunque, fosse di tipo federale e non una mera associazione di Stati. Tutto ciò non è mai avvenuto. Non si comprende come il popolo non sia mai più stato chiamato a pronunciarsi su questi temi, come se avesse dato una delega in bianco, senza poter decidere su temi come l'entrata nell'euro, o sull'obbligo costituzionale di pareggio di bilancio, sul fiscal compact o sul meccanismo europeo di stabilità, decisioni che condizioneranno la nostra politica economica per anni, con pesanti ripercussioni sulle future generazioni,

impegna il Governo:

   a reperire le occorrenti risorse da destinare alla riduzione del costo del lavoro, concretizzando interventi di detassazione ed al contempo di decontribuzione per lavoratore e datore di lavoro a cui lo stato deve sostituirsi nel garantire i contributi, affinché sia garantito l'ammontare del futuro trattamento pensionistico;
   ad attuare, nell'ottica di creare un'occupazione stabile e di qualità, politiche di flexicurity volte a coniugare le esigenze di flessibilità sentite dal mondo imprenditoriale con il bisogno di certezza del posto di lavoro richieste dai giovani – e meno giovani – inoccupati o disoccupati;
   a sostenere ed incentivare l'imprenditoria giovanile, fornendo garanzie certe di accesso al credito agevolato per i giovani under trentacinque anni che intendano avviare un'attività in proprio;
   contemporaneamente, ad attivarsi affinché sia consentito l'utilizzo di tutti i margini disponibili di manovra per realizzare una inversione di tendenza del ciclo economico a livello europeo al fine di sostenere una più solida e duratura ripresa. È ormai evidente che senza l'attivazione di risorse di entità consistenti non si produrrà quella massa critica di manovra necessaria per segnare una svolta. A tal fine, occorre in particolare disporre che:
    a) le risorse del cofinanziamento sia nazionale che regionale delle risorse per le politiche di coesione siano escluse dal patto di stabilità;
    b) le risorse stanziate, nell'ambito dei quadro finanziamo pluriennale 2014-2020, in corso di definizione, per interventi a favore dell'occupazione, specie giovanile, e a sostegno della ripresa, con particolare riguardo alle attività manifatturiere, possano essere al più presto impegnate nella massima misura possibile;
   a promuovere in occasione del Consiglio Europeo del 27 e 28 giugno prossimo, come elemento dirimente per permettere all'Unione europea di rispondere efficacemente alle urgenze determinate dalla crisi economica, occupazionale e sociale, la necessità dell'immediato avvio di una profonda revisione dell'architettura istituzionale europea, volta alla realizzazione di un'Unione Politica Federale, sulla base degli esiti di una consultazione popolare referendaria che coinvolga tutti i popoli europei nei limiti dei vincoli derivanti dagli ordinamenti costituzionali dell'Italia e degli altri Stati membri.
(6-00020)
(Testo modificato nel corso della seduta)  «Giancarlo Giorgetti, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Matteo Bragantini, Buonanno, Busin, Caon, Caparini, Fedriga, Grimoldi, Guidesi, Invernizzi, Marcolin, Molteni, Gianluca Pini, Prataviera, Rondini».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

politica occupazionale

accesso all'occupazione

creazione di posti di lavoro

lavoro giovanile

Consiglio europeo