ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/07126

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 532 del 30/11/2015
Firmatari
Primo firmatario: MORETTO SARA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 30/11/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MARTELLA ANDREA PARTITO DEMOCRATICO 30/11/2015


Commissione assegnataria
Commissione: II COMMISSIONE (GIUSTIZIA)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 30/11/2015
Stato iter:
20/07/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 20/07/2017
Resoconto FERRI COSIMO MARIA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (GIUSTIZIA)
 
REPLICA 20/07/2017
Resoconto MORETTO SARA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 30/11/2015

SOLLECITO IL 14/06/2017

DISCUSSIONE IL 20/07/2017

SVOLTO IL 20/07/2017

CONCLUSO IL 20/07/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-07126
presentato da
MORETTO Sara
testo di
Lunedì 30 novembre 2015, seduta n. 532

   MORETTO e MARTELLA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il 7 agosto 2015, Stefano Borriello, un giovane detenuto di soli 29 anni, viene trasportato in gravi condizioni dal carcere di Pordenone presso la struttura ospedaliera della città dove, poco dopo l'arrivo, decede «per arresto cardiaco»;
   da informazioni acquisite dagli interroganti, in base alla ricostruzione degli eventi, risulta che il Borriello in quella giornata, sin dalla mattina ed in quelle precedenti sia stato seguito dal servizio sanitario del carcere in quanto accusava uno stato di malessere;
   la mamma del giovane è stata avvisata della morte del figlio tre ore dopo la chiamata al 118 e due ore dopo il decesso in ospedale, verificandosi con ciò da parte del personale responsabile una non completa ottemperanza alle procedure, previste dall'articolo 44 della legge n. 354 del 1975 e dell'articolo 63 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000;
   il sostituto procuratore di Pordenone, dottor Matteo Campagnaro ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo a carico di ignoti, affidando al consulente tecnico d'ufficio dottor Renzo Fiorentino il compito di presentare, entro 60 giorni dall'esame autoptico, la relazione sulle cause della morte;
   ad oggi, a distanza di oltre 100 giorni dall'esame autoptico, non è stata depositata alcuna relazione né tantomeno è stata richiesta formalmente, e quindi quantificata, una proroga dei termini, determinando di fatto un'assoluta incertezza sui tempi di presentazione di questo importante documento;
   Antigone, associazione di riferimento nazionale per i diritti e le garanzie del sistema penale, oltre ad aver denunciato questi ritardi, ha effettuato, attraverso i suoi osservatori, un sopralluogo al carcere di Pordenone, dal quale sarebbe emerso che all'interno della struttura il servizio medico non è garantito h24 ma soltanto sino alle ore 21.00, che esiste un'unica infermeria per tutto il carcere è che non vi è presenza di defibrillatori;
   la famiglia è quindi, a tutt'oggi, all'oscuro delle cause del decesso –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle suddette circostanze e se non ritenga opportuno, in base alle proprie competenze accertare se, eventualmente, si siano verificate pregiudizievoli inosservanze di procedure e norme rispetto al caso descritto in premessa;
   se non ritenga altresì opportuno verificare la sussistenza delle eventuali inadeguatezze sanitarie denunciate da Antigone, per porvi eventualmente immediato rimedio e più in generale, se non intenda appurare le condizioni complessive dell'istituto penitenziario di Pordenone, la condizione di chi vi opera all'interno, anche in riferimento ad eventuali carenze di personale, nonché le condizioni degli stessi detenuti, anche per valutare l'opportunità, attraverso il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, di assumere iniziative per disporre misure migliorative in merito. (5-07126)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 20 luglio 2017
nell'allegato al bollettino in Commissione II (Giustizia)
5-07126

  Con l'atto di sindacato ispettivo in discussione è stato posto all'attenzione il caso di Stefano Borriello, deceduto il 7 agosto 2015 mentre era detenuto presso la Casa circondariale di Pordenone.
  Dalle informazioni acquisite dalla competente articolazione ministeriale, consta che la Procura della Repubblica di Pordenone ha iscritto un procedimento penale, finalizzato all'accertamento delle cause del decesso e di eventuali responsabilità.
  Secondo quanto riferito dall'ufficio giudiziario, le indagini hanno consentito di accertare come, in data 7 agosto 2015, il personale di polizia penitenziaria addetto alla sorveglianza nella sezione di detenzione aveva visto il Borriello accasciarsi al suolo non appena uscito dal bagno della camera detentiva, intervenendo prontamente a soccorrerlo, unitamente al personale infermieristico, che ha praticato ogni attività rianimatoria, anche con l'ausilio del defibrillatore in dotazione all'istituto.
  Stefano Borriello era stato, quindi, trasportato in ospedale, dove ne veniva constatato il decesso alle ore 21.04.
  Dagli atti in possesso dell'amministrazione penitenziaria, risulta che, nei giorni precedenti, il detenuto, al quale era stato diagnosticato un herpes zoster, era stato costantemente monitorato dai sanitari. Il 6 agosto 2015, il medico in servizio lo aveva visitato alle ore 9.15, consultandosi con il neurologo dell'ospedale, per concordare i dosaggi della terapia. In quello stesso giorno, il detenuto era poi tornato alle ore 12.15, 13.40 e 16.15 in infermeria, dove gli venivano riscontrati valori normali, pur in presenza di una leggera tachicardia.
  Così ricostruiti i fatti, la consulenza tecnica disposta dal pubblico ministero ha individuato quale causa della morte un'infezione batterica contratta circa una settimana prima del decesso, dovuta ad acquisizione di batteri ambientali generici.
  Pur rilevando che il 6 agosto 2015 il Borriello avrebbe potuto essere sottoposto ad un esame obiettivo più completo, il consulente ha, tuttavia, escluso che tempestiva somministrazione di cure antibiotiche dedicate sarebbe stata di sicura efficacia al fine di evitare il decesso.
  Alla luce di siffatte valutazioni, il Pubblico Ministero ha ritenuto di avanzare richiesta di archiviazione, in quanto non sarebbe stata raggiunta la prova che, ove ricoverato il giorno 6 agosto, il Borriello avrebbe potuto evitare la morte.
  Nel rigettare la richiesta di archiviazione, il giudice per le indagini preliminari, con provvedimento del 27 settembre 2016, ha disposto un supplemento di indagini, all'esito delle quali il pubblico ministero ha nuovamente avanzato richiesta di archiviazione, ritenendo sostanzialmente immutato ed inidoneo a sostenere l'accusa in giudizio il compendio investigativo acquisito.
  Allo stato, dunque, la vicenda è rimessa all'apprezzamento del giudice cui saranno trasmessi gli atti all'esito della notifica della richiesta ai congiunti della persona offesa, che potranno formulare opposizione all'archiviazione, prospettando in quella sede ogni elemento utile alla rivalutazione dei fatti.
  In attesa delle determinazioni dell'autorità giudiziaria e sul versante degli accertamenti amministrativi, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha riferito che la struttura penitenziaria di Pordenone è dotata di un defibrillatore e che sono ivi garantiti i servizi medici ed infermieristici, attraverso i quali il Borriello è stato assistito e tempestivamente soccorso.
  L'amministrazione penitenziaria ha, altresì, specificato che il ritardo con il quale sono stati avvisati i prossimi congiunti del Borriello è derivato dalla difficoltà di contattare telefonicamente i familiari, i quali sono stati informati alle ore 23.00 solo dopo numerose ricerche e tentativi risultati infruttuosi.
  Date le risultanze emerse in sede amministrativa ed in attesa delle decisioni del giudice penale, non si ritiene possano residuare spazi per immediati interventi da parte del Ministero sul caso specifico.
  Il quesito posto dagli interroganti consente di affrontare il tema generale dell'assistenza sanitaria ai detenuti che, nel quadro delle riflessioni e delle elaborazioni compiute in seno agli Stati generali dell'esecuzione penale, assume un rilievo prioritario e centrale nel panorama delle politiche, messe in atto nel corso degli ultimi anni dal Dicastero, volte al miglioramento complessivo delle condizioni di vita all'interno degli istituti di detenzione.
  Con il passaggio al servizio sanitario delle competenze in ambito carcerario di diagnosi e cura, l'amministrazione penitenziaria è impegnata nella promozione, sul territorio, della collaborazione tra Regioni ed ASL per la realizzazione di presidi sanitari adeguati ai bisogni delle persone detenute, alla luce delle Linee guida in materia di modalità di erogazione dell'assistenza sanitaria negli istituti penitenziari per adulti, approvate dalla Conferenza unificata in data 22 gennaio 2015, opportunamente diffuse alle articolazioni periferiche ed alla magistratura.
  In particolare, al fine di sperimentare e di implementare il modello di assistenza sanitaria nelle carceri attraverso l'adozione della telemedicina, sono state adottate specifiche iniziative in attuazione dell'accordo, sottoscritto il 4 agosto 2016, con Federsanità ed ANCI, coinvolgendo le diverse istituzioni interessate nella definizione di un modello innovativo di gestione della salute all'interno degli istituti di pena che prevede, tra l'altro, l'adozione di un diario clinico informatizzato e la realizzazione di una piattaforma in grado di dialogare con le strutture del Servizio sanitario nazionale onde assicurare completezza e tempestività di comunicazione sulle condizioni di salute dei detenuti. Il progetto, in fase avanzata di realizzazione, vedrà a breve l'avvio delle prime sperimentazioni su base regionale.
  Quanto al segnalato problema delle scoperture d'organico presso la Casa circondariale di Pordenone, pur evidenziandosi che la questione non pare incidere sul caso relativo alla morte di Stefano Borriello, si osserva che, al gennaio 2017, risultano in servizio presso l'istituto 45 dipendenti a fronte di un organico pari a 56.
  Anche la situazione della Casa circondariale potrà, comunque, trovare giovamento dalle nuove assunzioni, ormai imminenti.
  Infatti, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 19 ottobre 2016 l'Amministrazione penitenziaria è stata autorizzata ad assumere n. 887 unità di agenti vincitori di concorso: il decreto- legge n. 244 del 30 dicembre 2016 (decreto «milleproroghe»), convertito in legge, ha previsto la proroga, sino al dicembre 2017, della validità delle graduatorie dei concorsi banditi ai sensi dell'articolo 2199 del codice dell'Ordinamento militare, pubblicate in data non anteriore al 1o gennaio 2012.
  Tale intervento normativo consentirà all'Amministrazione di attingere a tali graduatorie per avviare le procedure finalizzate all'assunzione, nell'anno in corso, di 887 unità che andranno a colmare, in parte, il vuoto in organico del corpo di Polizia penitenziaria.
  Nella medesima prospettiva del miglioramento dei modelli di organizzazione ed in attuazione del nuovo regolamento introdotto con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 giugno 2015, che ha ridisegnato l'intero apparato del Ministero della giustizia, sono in corso di emanazione diversi decreti ministeriali, relativi, tra l'altro, alla rimodulazione della dotazione organica dei ruoli della polizia penitenziaria prevista dall'articolo 44 del decreto legislativo n. 95 del 29 maggio 2017, adottato in attuazione della delega di cui alla legge 7 agosto 2015, n. 124 per il riordino della carriera delle forze di polizia, nonché per l'adozione delle misure per la definizione dei criteri e delle priorità di assegnazione delle sedi di servizio del personale del Corpo di Polizia penitenziaria, in attuazione del decreto del Ministro della giustizia 2 marzo 2016.
  Si tratta di iniziative che dimostrano la costante attenzione riservata dal Governo al tema dell'adeguamento delle risorse umane del Corpo di polizia penitenziaria, che intende migliorare le condizioni di lavoro negli istituti, garantirne maggior sicurezza ed assicurare un miglior trattamento per le persone detenute.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

servizio sanitario

detenuto

relazione