ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/06646

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 502 del 14/10/2015
Firmatari
Primo firmatario: VALENTE SIMONE
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 14/10/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BATTELLI SERGIO MOVIMENTO 5 STELLE 14/10/2015
MANTERO MATTEO MOVIMENTO 5 STELLE 14/10/2015


Commissione assegnataria
Commissione: VII COMMISSIONE (CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITA' CULTURALI E DEL TURISMO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITA' CULTURALI E DEL TURISMO delegato in data 14/10/2015
Stato iter:
03/12/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 03/12/2015
Resoconto D'ONGHIA ANGELA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ISTRUZIONE, UNIVERSITA' E RICERCA)
 
REPLICA 03/12/2015
Resoconto VALENTE SIMONE MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 14/10/2015

SOLLECITO IL 21/10/2015

DISCUSSIONE IL 03/12/2015

SVOLTO IL 03/12/2015

CONCLUSO IL 03/12/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-06646
presentato da
VALENTE Simone
testo di
Mercoledì 14 ottobre 2015, seduta n. 502

   SIMONE VALENTE, BATTELLI e MANTERO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo . — Per sapere – premesso che:
   il Teatro dell'Opera Giocosa nasce a Genova nel 1956 come «Centro culturale sperimentale lirico sinfonico» acquisendo in breve tempo un posto di primo piano nel panorama artistico italiano; principio cardine del suo statuto è la promozione di allestimenti dal grande valore storico e culturale che nel 1975 gli consente di conseguire lo status di Ente Morale. Nel 1996 addirittura, la regione Liguria riconosce all'ente la qualifica di «istituzione culturale di interesse regionale» per poi essere successivamente incluso nel novero delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale (ONLUS);
   con decreto dell'allora Ministro Urbani del 26 novembre 2003 il Teatro dell'Opera Giocosa viene riconosciuto come «teatro di tradizione» (importante qualifica prevista dalla legge n. 800 del 1967), essendo stato uno dei rari e singolari teatri italiani ad aver dato particolare impulso alle locali tradizioni artistiche e musicali. Difatti, i teatri italiani che possono vantarsi di questo titolo sono in tutto una ventina e tra questi rientra il Teatro dell'Opera Giocosa, l'unico per quanto concerne la regione Liguria;
   l'attività dell'ente si rivolge prevalentemente ad un pubblico del circondario savonese pur tuttavia registrando ogni anno anche una buona presenza di spettatori di altre città liguri e soprattutto di stranieri che contribuiscono a sottolineare l'importanza turistica dell'attività e la forte valenza attrattiva che esso possiede; per non sottovalutare poi la capacità di questo teatro di attirare un numero sempre maggiore di spettatori giovani di età compresa tra i 27 e 45 anni;
   in effetti da diversi anni una delle principali attività consiste proprio nella promozione all'interno degli istituti scolastici di Savona e provincia della cultura operistica presso le giovani generazioni al fine di accendere e alimentare negli studenti la curiosità e l'interesse per l'opera lirica contribuendo in tal modo a creare un pubblico giovane attento e partecipe;
   per quanto concerne i rapporti con l'università risulta che l'ente ha avviato la collaborazione con numerosi atenei italiani al fine di formare e specializzare neolaureati nel campo dell'organizzazione teatrale tramite l'attivazione di stage dove i tirocinanti vengono coinvolti attivamente alla vita lavorativa e alla produzione degli spettacoli;
   con la nuova assegnazione delle risorse a valere sul fondo unico per lo spettacolo, a seguito dell'entrata in vigore della legge 1o luglio 2014 (che ha dettato nuovi criteri di ripartizione) tutti gli enti liguri e in primis, il suddetto Teatro, sono stati fortemente penalizzati;
   la nuova legge, per la cui redazione il ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo si è avvalso della società esterna denominata Struttura Consulting Srl (società di consulenza con sede legale a Roma), ha ridefinito i requisiti minimi dei soggetti richiedenti, la tempistica e la modalità di invio delle domande nonché il sistema di valutazione, ma ha avuto, secondo gli interroganti, effetti fortemente discriminatori per questa realtà teatrale che dopo sessant'anni di stimata attività subisce una pesante decurtazione contributiva rispetto agli anni precedenti;
   il meccanismo generato dalla nuova legge per definire le assegnazioni risulta inadatto alla corretta e quanto più accurata valutazione dell'attività globale di un teatro, in quanto basato prevalentemente su criteri quantitativi e numerici;
   in particolare, con decreto direttoriale 31 luglio 2015, n. 949, all'articolo 2 (teatri di tradizione) al Teatro dell'Opera Giocosa si assegnano 375.847.00 euro come contributi fondo unico spettacolo per l'anno 2015;
   nel caso dell'Opera Giocosa si è verificata una decurtazione di 65 mila euro per il 2015, a questa somma si aggiunge la cifra di 25 mila euro tolti dal bilancio riferito all'anno 2014 e che hanno posto a serio rischio la programmazione autunnale;
   appare del tutto evidente come il nuovo regolamento non determini risultati apprezzabili, in termini di estensione del pluralismo, di efficienza ed efficacia dell'intervento pubblico nonché di corretta valutazione della qualità artistica e per il Teatro in questione ciò si traduce in una seria difficoltà nel mantenere in vita un regolare palinsesto e una stabile programmazione considerati condizione necessaria per soddisfare i parametri previsti dalle nuovi regole ministeriali (che impongono ai teatri di tradizione la presentazione di un certo numero di titoli annuali e un certo numero di repliche);
   si segnala a tal proposito che il 20 luglio 2015 la compositrice Silvia Colasanti, componente della commissione consultiva musica che doveva valutare le assegnazioni per i teatri di tradizione, si è dimessa dall'incarico motivando la propria decisione nella scarsa efficacia del nuovo regolamento che lascia poco spazio all'aspetto qualitativo nella valutazione; in effetti, fino all'entrata in vigore del suindicato decreto, un soggetto operante nel settore che possedeva i requisiti richiesti, rientrava nei parametri, godeva di una stabile programmazione, poteva accedere regolarmente al fondo; con l'entrata in vigore delle nuove regole, invece, si sono verificate una serie di preoccupanti incongruenze ed anomalie –:
   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno assumere iniziative, per quanto di competenza, affinché sia revocato il succitato decreto direttoriale 31 luglio 2015, n. 949, e siano riviste le procedure di distribuzione delle risorse destinate allo spettacolo dal vivo ponendo attenzione all'elaborazione dei dati forniti ed eliminando evidenti e non giustificate discrezionalità. (5-06646)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 3 dicembre 2015
nell'allegato al bollettino in Commissione VII (Cultura)
5-06646

  Mi riferisco all'interrogazione parlamentare con cui l'onorevole Valente, unitamente ad altri colleghi, chiede se il Ministero non intenda rivedere il decreto direttoriale 31 luglio 2015 n. 949 in relazione ai nuovi criteri di ripartizione delle risorse a valere sul Fondo unico per lo spettacolo – F.U.S., che vedono tutti gli enti liguri e in primis il teatro di Genova fortemente penalizzati.
  L'interrogazione si riferisce all'applicazione data al decreto ministeriale 1o luglio 2014 recante «nuovi criteri per l'erogazione e modalità e l'anticipazione di contributi allo spettacolo dal vivo, a valere sul F.U.S. di cui alla legge 30 aprile 1985, n. 163», che prevede un nuovo sistema di ripartizione del F.U.S. che, modificando completamente le basi di calcolo e di valutazione dei fenomeni riferiti agli eventi di spettacolo, ha in effetti comportato variazioni notevoli nell'assegnazione dei contributi rispetto al passato o addirittura il rigetto di non poche domande.
  Tale innovazione è stata imposta dall'articolo 9, comma 1, del decreto-legge 8 agosto 2013, n. 91, convertito con modificazioni in legge 7 ottobre 2013, n. 112, e come ogni profonda rivisitazione di criteri di distribuzione di risorse ha incontrato il favore e il disfavore degli interessati. Sottolineo come tale «riforma» è stata per molti anni suggerita e voluta dalla stragrande maggioranza degli operatori dello spettacolo, che vivevano come eccessivamente discrezionale la potestà delle Commissioni consultive e dell'Amministrazione nel ripartire il Fondo unico per lo spettacolo: si esigevano nuovi principi e nuovi criteri idonei a rendere più oggettiva e trasparente la procedura di assegnazione. In tal senso, buona parte del contributo assegnato a ciascun singolo organismo è determinato in base a calcoli impersonalmente effettuati da un sistema, ma ciò sulla base di dati offerti, in concorso tra loro, da tutti gli interessati.
  Questa materializzazione affidata ai cosiddetti algoritmi non poteva – benché abbia sottratto all'Amministrazione la pur lamentata ampia discrezionalità – non generare modifiche anche consistenti negli equilibri cui i vari settori dello spettacolo erano assuefatti. Ad esempio, mentre in passato la cosiddetta base quantitativa (elementi finanziari-organizzativi di un progetto artistico) poteva dalla Commissione competente essere moltiplicata per un fattore che andava da 0 a 3, e quindi con amplissimo e discrezionale raggio di azione, attualmente le Commissioni consultive possono agire, posto che un progetto non incontri il totale disfavore sul piano artistico, conferendo a quest'ultimo un punteggio di soli 30 punti su un totale massimo di 100. Da questa configurazione derivano sia le pur necessarie bocciature, imposte dalla necessità di una selezione senza la quale il contributo dello Stato si atteggerebbe come elargizione a pioggia e parcellizzata, sia modifiche profonde nella misura del medesimo.
  Vorrei comunque precisare come la maggior parte dei soggetti richiedenti nell'esercizio 2015 hanno registrato un aumento di contributo, circostanza che, pur a fronte dei necessari respingimenti, sta solo a significare una maggiore capacità selettiva del sistema e delle Commissioni consultive.

  Il Ministero sta vagliando con viva attenzione non solo le numerosissime istanze di accesso agli atti, non solo le doglianze e le critiche formalmente pervenute a seguito della pubblicazione dei risultati, non solo i ricorsi pervenuti in numero inusitato, ma anche le raccomandazioni, i suggerimenti e le preoccupate critiche provenienti dal Parlamento.
  Ogni riforma meritevole di questo nome, quale quella recata dal decreto ministeriale 1o luglio 2014, può determinare soddisfatti e insoddisfatti, ed inevitabili sono le critiche di chi, in ragione di nuovi criteri basati su qualità della proposta artistica e oggettività delle capacità produttive (e non più sulla storicità del contributo) – ha visto decrescere le risorse assegnate.
  Vorrei evidenziare che si tratta di criteri che tendono a riequilibrare il sistema, a rendere cioè più equa la distribuzione del F.U.S., tagliando i ponti con un passato che vedeva nel canone della storicità la sua matrice politica di fondo. In questo modo si rilegittima il F.U.S come un fondo per lo sviluppo del settore e dell'economia a questi connessa, più che al mantenimento di posizioni consolidate negli anni.
  E infatti, grazie alle nuove regole, molti organismi hanno visto incrementare il finanziamento statale, come le decine di teatri ed associazioni musicali, o le nuove compagnie di danza che hanno visto finalmente premiato il loro lavoro. Molti di questi soggetti, fino al 2014, erano esclusi dal F.U.S., per un sistema di regole che premiava, appunto, la storicità.
  Non bisogna nemmeno trascurare che nel 2015, proprio in vista dell'entrata in vigore di questa riforma, le risorse del Fondo unico per lo spettacolo dei settori prosa, musica e danza sono state incrementate per dare maggiore sostanza a un provvedimento non dettato da esigenze di austerity, bensì dalla necessità di un ripensamento radicale di come lo Stato interviene nel settore dello spettacolo, favorendo progettualità e innovazione, in una logica di sviluppo sociale, culturale ed economico.
  E ciò è stato operato non più per un solo anno, ma valutando progetti triennali. Le Commissioni tutte hanno reso un lavoro non facile applicando le nuove disposizioni ed assumendosi la responsabilità di scegliere non più in base solo ad una storia, ma anche sulle reali capacità e qualità delle istituzioni.
  Concludendo, per tanti anni è stato chiesto dalla stragrande maggioranza degli operatori un sistema più equo, non legato solo al cumulo dei contributi, dove valesse la quantità realmente messa in campo e l'offerta culturale e soprattutto ci fossero metodi di comparazione matematici che servano a rendere oggettivamente confrontabili l'operato dei diversi soggetti dello spettacolo, per evitare disparità di trattamento. I risultati ottenuti sembrano andare in questa direzione.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

arti dello spettacolo

organizzazione culturale

usi e costumi