ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/09798

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 459 del 10/07/2015
Firmatari
Primo firmatario: VACCA GIANLUCA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 10/07/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DEL GROSSO DANIELE MOVIMENTO 5 STELLE 10/07/2015
FERRARESI VITTORIO MOVIMENTO 5 STELLE 10/07/2015
SARTI GIULIA MOVIMENTO 5 STELLE 10/07/2015
VIGNAROLI STEFANO MOVIMENTO 5 STELLE 10/07/2015
COLLETTI ANDREA MOVIMENTO 5 STELLE 10/07/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 10/07/2015
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

SOLLECITO IL 21/10/2015

SOLLECITO IL 26/07/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-09798
presentato da
VACCA Gianluca
testo di
Venerdì 10 luglio 2015, seduta n. 459

   VACCA, DEL GROSSO, FERRARESI, SARTI, VIGNAROLI e COLLETTI. — Al Ministro della giustizia . — Per sapere – premesso che:
   il 19 giugno 2015 in un articolo del quotidiano abruzzese «Il Centro» si informa circa l'esistenza di una discarica tra Chieti e Bucchianico (CH), in cui risultano essere presenti rifiuti di vario genere: dalle pile esauste ai rifiuti ospedalieri, passando per montagne di materiale disseminato lungo il versante di una collina;
   lo stesso cronista rivela: «la mega discarica non è sconosciuta alla Procura. Nel 2009 venne sequestrata dalla Guardia di Finanza di Pescara che la scoprì sorvolando la zona con un elicottero. Ma dopo sei anni nessuno l'ha mai bonificata»;
   il 23 giugno 2015: una nuova visita alla stessa discarica, posta sotto sequestro, svela decine di documenti che non furono prelevati, neppure sei anni prima quando l'area venne sequestrata in seguito ad una inchiesta sfociata in una condanna in primo grado, quindi in un ricorso in appello e infine in una causa che pende in Cassazione;
   la presenza dei documenti citati è provata da un video pubblicato dallo stesso quotidiano Il Centro e, tra questi, risulta esservi una delibera della giunta regionale della Campania, datata 2007, che dà il via libera allo smaltimento di rifiuti di ogni tipo, persino di quelli contenenti arsenico, nel sito di Pantano ad Acerra. La stampa ipotizza che nessuno degli atti furono sequestrati al tempo del processo e mai portati via;
   secondo quanto riportato dallo stesso articolo di stampa, la Procura di Chieti ha avviato un'inchiesta, anche sulla base degli articoli pubblicati dal Centro, valutando la violazione dell'articolo 256 del decreto legge 152 del 2006;
   nonostante la chiusura del processo penale in primo grado e la relativa condanna, sebbene le norme in materia ambientale prevedano che gli enti locali e la regione bonifichino i siti inquinati e potenzialmente pericolosi recuperando il costo dagli eventuali responsabili del dolo, non è mai avvenuta alcuna bonifica;
   la notte tra il 27 e 28 giugno la discarica viene avvolta dalle fiamme causate, probabilmente, da un incendio di natura dolosa. Dalle cronache si evince che, oltre al materiale presente in discarica, anche i documenti in situ siano andati persi nel rogo;
   l'incendio protrattosi almeno fino al 30 giugno, ha innalzato fumo probabilmente tossico, propagatosi per un raggio di almeno 2 chilometri;
   da notizie di stampa del primo luglio 2015 si apprende che il 12 gennaio del 2012 il giudice Patrizia Medica condanna a 8 mesi di arresto e 15 mila euro di ammenda Domenico Leombruni, la società che stoccava rifiuti pericolosi mischiandoli a quelli non pericolosi, tra i quali batterie esauste al piombo, al nichel cadmio e accumulatori, fanghi, olii esausti, farmaci scaduti, solventi diluenti e resine, nella mega discarica di Colle Marcone;
   secondo fonti giornalistiche nel dispositivo della sentenza si legge che «L'incredibile paradosso della vicenda è costituito dal fatto che le condizioni drammatiche dell'area sequestrata dalla Guardia di finanza il 10 febbraio 2009 erano state accuratamente monitorate dal Corpo Forestale dello Stato, Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale di Chieti (NIPAF) che, sin dal 14 marzo 2008 aveva trasmesso alla Procura della Repubblica di Chieti il fascicolo delle riprese fotografiche, dal quale risultava chiaramente che la Serveco S.r.l., in violazione delle prescrizioni contenute nell'autorizzazione regionale, aveva abbandonato una quantità inverosimile di rifiuti su tutta l'area pavimentata del sito di stoccaggio, nonché direttamente sul terreno, miscelando tra loro le diverse tipologie di rifiuti... L'evidenza e la gravità delle violazioni accertate non aveva però condotto all'adozione di alcun provvedimento cautelare, tanto che risultavano effettuate, in data 10 agosto 2008 ed in data 17 novembre 2008, sempre dal NIPAF di Chieti, ulteriori e sempre più eloquenti fotografie del sito, raccolte nei fascicoli fotografici trasmessi alla procura della Repubblica di Chieti ed acquisiti agli atti». E ancora: «La situazione sopra descritta si era protratta ed ulteriormente aggravata sino a quando, a seguito di un sorvolo con elicottero, la guardia di finanza sezione aerea di Pescara, aveva accertato sull'area». E l'aveva finalmente sequestrata di propria iniziativa;
   sempre da fonti di stampa si apprende che nel 2012, il giudice Patrizia Medica mise in mora la procura di Chieti scrivendo: «Rilevato altresì che anche dopo tale provvedimento non era stata svolta alcuna indagine, né assunta alcuna valida iniziativa per porre in sicurezza il sito sequestrato, dispone la trasmissione alla procura della Repubblica di Chieti di copia della sentenza, chiedendo di essere informata dell'esito del procedimento»;
   nella conclusione del dispositivo della sentenza è così formulata: «letto l'articolo 192 del decreto legislativo 152 del 2006 ordina il dissequestro del sito, condannando Leombruni a rimuovere ed avviare a recupero o smaltimento di rifiuti depositati sulla area gestita dalla Serveco S.r.l., sotto la vigilanza della polizia provinciale e del sindaco del comune di Chieti (Umberto Di Primio, ndr) che disporrà, con ordinanza, le operazioni necessarie ed il termine entro il quale provvedere alla bonifica del sito. Decorso il termine indicato nell'ordinanza sindacale, alla bonifica dell'area provvederà il sindaco di Chieti, con esecuzione in danno di Leombruni tenuto al rimborso delle spese sostenute dall'Ente» ma è evidente che la bonifica non è mai avvenuta –:
   se il Ministro intenda promuovere un'ispezione presso la procura della Repubblica di Chieti per l'eventuale esercizio dei poteri di competenza. (4-09798)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

protezione dell'ambiente

deposito dei rifiuti

rifiuti