ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/08858

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 412 del 21/04/2015
Firmatari
Primo firmatario: D'INCA' FEDERICO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 21/04/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DA VILLA MARCO MOVIMENTO 5 STELLE 21/04/2015
BRUGNEROTTO MARCO MOVIMENTO 5 STELLE 21/04/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE 21/04/2015
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI delegato in data 19/10/2015
Stato iter:
22/02/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 22/02/2017
DELRIO GRAZIANO MINISTRO - (INFRASTRUTTURE E TRASPORTI)
Fasi iter:

MODIFICATO PER MINISTRO DELEGATO IL 19/10/2015

SOLLECITO IL 21/10/2015

SOLLECITO IL 22/02/2016

RISPOSTA PUBBLICATA IL 22/02/2017

CONCLUSO IL 22/02/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-08858
presentato da
D'INCÀ Federico
testo di
Martedì 21 aprile 2015, seduta n. 412

   D'INCÀ, DA VILLA e BRUGNEROTTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che:
   la trasmissione AMBIENTE ITALIA della RAI ha mandato in onda il giorno 11 aprile 2015 un servizio di Maurizio Menicucci sul MoSE, il complesso e discusso sistema di dighe mobili ideato per difendere Venezia dal fenomeno dell'acqua alta, dove emergono dubbi sulla funzionalità del sistema, costituito da 4 schiere mobili, una a Malamocco con 19 paratoie, una alla bocca di Chioggia con 18 paratoie, e 2 alla bocca di Lido con 41 paratoie, progetto realizzato per l'86 per cento con 5,5 miliardi euro di costo. In particolare si fa riferimento alla bocciatura del progetto nel 1998 da parte della (Commissione VIA nazionale) sull'impatto ambientale del MoSE: già allora si parlava di sistema datato, che si sarebbe dovuto realizzare e verificare per gradi, che fosse inutile sia per l'acqua bassa quando comunque una parte di Venezia si allaga, sia con onde troppo alte che potrebbero mandare in risonanza le paratoie oscillanti con divaricamento reciproco che annullerebbe l'effetto della barriera o potrebbero causare persino la fuoriuscita dai cardini. Infine, i costi di manutenzione dal momento che l'opera giace per la maggior parte del tempo sotto acqua marina e quindi va incontro a biodeterioramento a causa di animali e piante che possono aderirvi: è un'opera costosissima nella manutenzione, di cui non si sa nemmeno l'entità;
   le recenti vicende giudiziarie che hanno coinvolto il Consorzio Venezia Nuova, concessionario unico dello Stato e costruttore del MoSE, ipotizzano azioni di corruzione e concussione e possono destare legittimi sospetti di coinvolgimento di comportamenti illegali riscontrabili in quei soggetti, tecnici e politici, che tanto si sono spesi per la realizzazione del sistema MoSE che si è rivelata una macchina corruttiva capace di controllare il controllore, il Magistrato alle Acque, e di elargire tangenti a tutti i soggetti coinvolti, a tutti i livelli: comune di Venezia, regione Veneto, Tar, Guardia di finanza, Corte dei conti – con 35 manager e politici arrestati e oltre 100 indagati;
   Ercole Incalza, deus ex machina del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e delle grandi opere in laguna con il Governo Berlusconi, il Governo Monti, poi Letta e adesso Renzi, ha seguito da vicino la vicenda del Mose;
   in data 4 agosto 2009 le associazioni AMBIENTEVENEZIA, ASSEMBLEA PERMANENTE NO MOSE, MEDICINA DEMOCRATICA VENEZIA hanno presentato alla Corte dei conti, alla procura della Repubblica di Venezia, al Presidente della Commissione petizioni del Parlamento europeo — Bruxelles, al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti una segnalazione/esposto che si riferiva ad uno studio eseguito dalla società francese «PRINCIPIA R.D.» (società di consulenza tra le più qualificate e riconosciute autorevoli a livello mondiale per la modulazione numerica di sistemi marini complessi che interagiscono tra loro in modo ondoso) la quale, su incarico ricevuto da comune di Venezia nel 2008, dimostrava che le paratoie di sollevamento del MoSE presentano fenomeni di risonanza ovvero sono dinamicamente instabili;
   il 19 novembre 2009 il comitato tecnico di magistratura del Magistrato alle acque di Venezia redige un documento volto a mettere in dubbio la validità dei risultati del rapporto di Principia R.D. Il documento del comitato tecnico di magistratura, che non porta alcuna evidenza di prove o risultati di calcolo che possono smentire i risultati dello studio di Principia R.D., non ha mai avuto un contraddittorio tecnico-scientifico che avrebbe verosimilmente evidenziato al suo interno errori ed incompetenze per rifiuto al confronto del Magistrato alle Acque e del Consorzio Venezia Nuova nonché per un sopraggiunto cambio dell'amministrazione comunale di Venezia avvenuto nel maggio 2010, che ha portato all'elezione di Giorgio Orsoni, arrestato il 4 giugno 2014 per lo scandalo MoSE. Fra il 1999 e il 2000 Giorgio Orsoni in qualità di avvocato chiese e ottenne, per conto di alcuni clienti, che il Tar del Veneto sospendesse il decreto con il quale due Ministri della Repubblica, Edo Ronchi (Ambiente) e Giovanna Melandri (Beni culturali), dichiaravano che il MoSE non aveva superato la valutazione di impatto ambientale;
   nella seduta del 6 settembre 2005 della X Commissione congiunta alla IV Commissione del comune di Venezia vengono presentate da De Simone, del gruppo italo-norvegese-olandese EKO-NORCONSULT-TEC che ha realizzato decine di dighe e tunnel sottomarini in tutto il mondo, soluzioni alternative a quelle pensate per il MoSE. A Rotterdam è stato realizzato un sistema composto da due sbarramenti mobili che ruotando chiudono un canale collegato al mare, questo in caso d'alta marea. Le strutture di Rotterdam, quando non sono in esercizio, sono posizionate all'asciutto, ispezionabili e manutenzionabili. Altri sistemi realizzati in Europa, sono basati su degli elementi in gomma, gonfiati per arginare le alte maree; strutture che possono essere la soluzione giusta per Venezia, considerato che già operano e sono reversibili, senza la necessità d'invasive strutture subacquee. De Simone parla del sistema del cassone autoaffondante (tipo il MoSE) ed esprime dubbi per il rischio di ribaltamento. La prima analisi deve riguardare la sicurezza, i problemi delle cerniere delle paratie mobili e costi della manutenzione del sistema MoSE. Per quanto riguarda l'impatto ambientale, le strutture mobili alternative al MoSE, non vanno a toccare lo strato di caranto presente in laguna; le strutture alternative non sarebbero ancorate al fondale mediante una struttura di cemento: non si comporterebbero rigidamente con le mareggiate ma potrebbero muoversi oscillando e adeguandosi ai flussi di marea. A Venezia, nelle tre bocche di porto, realizzare strutture mobili tipo Rotterdam verrebbe a costare circa 1,5 miliardi di euro; si è in grado di realizzare le opere in 5 anni; il costo delle manutenzioni (annuo) è di 3 milioni di euro;
   il gruppo di tecnici che nel 1998 negò per primo la valutazione di impatto ambientale al MoSE, sottolineando la pericolosità delle cosiddette «cerniere», oggi si è ricostituito per fare pressione al Governo e chiedere di rivedere tutta l'opera. Andreina Zitelli, già docente allo Iuav proprio in materia di valutazione di impatto ambientale ed ex membro della Commissione nazionale Via del MoSE, in un'intervista dichiara: «il MoSE è un progetto tecnicamente e complessivamente sbagliato», andato avanti senza confronti con altri modelli e ottenendo le autorizzazioni della regione Veneto e del Magistrato alle acque con i sistemi che la procura mette ora in luce. La commissione valutazione di impatto ambientale lavorò per diciotto mesi e concluse i lavori a dicembre del 1998. La conclusione: il MoSE ha un impatto disastroso sugli equilibri lagunari, non garantisce funzionalità e manifesta problemi insormontabili nella gestione. Nel documento finale si legge che il MoSE «comportando un sempre più elevato numero di chiusure (delle paratoie) non è in grado di governare le maree più frequenti e medio-alte, se non a danno della portualità e dell'aperto e continuo scambio tra mare e laguna». Inoltre il progetto viene considerato tecnicamente inaffidabile: il moto ondoso fa vibrare le paratoie non garantendo una chiusura ermetica alle acque. È, infine, costosissimo. Le ultime parole del documento suonano inappellabili: il MoSE, non è «compatibile con le attuali condizioni di criticità dell'ecosistema di riferimento, comprendente la laguna, la città di Venezia, il relativo bacino scolante»;
   a Padova esiste un dipartimento universitario di ingegneria idraulica che è una delle eccellenze del nostro Paese. Lì, un gruppo di ricercatori di altissimo livello lavora da decenni proprio sulle questioni legate ai regimi idrodinamici della laguna, conoscono quell'ambiente per esperienza fisica diretta, dispongono di una eccellente modellistica matematica. Il direttore, il professor Luigi Dal Paos dichiara alla stampa nel 2014: «Noi consulenti naturali per quella grande opera, siamo stati messi all'angolo perché ci siamo rifiutati di modificare una relazione». Il Dipartimento aveva già appurato come il canale dei Petroli avesse dissestato la laguna «incrementando – dice Dal Paos – il processo erosivi della laguna centrale», portandole via 60 centimetri di fango. Sono andati avanti con i lavori senza dare risposte a nessuno, si sentivano al di sopra di tutto e di tutti, tanto che sono riusciti a procedere, senza avere alle spalle un progetto esecutivo, per stralci successivi; nessuno, al di fuori dei loro uffici, sa quale sia il reale stato di avanzamento dell'opera. Quindi, nessuno sa cosa ci sia alle bocche di porto, anche sotto il profilo politico amministrativo: l'intera operazione è stata preventivamente sottratta alle mani del comune e affidata alla regia dello Stato che a sua volta ha delegato per intero il consorzio Venezia Nuova, il consorzio, con il contributo fattivo della dirigenza del Magistrato alle acque, non ha solo preteso di scegliersi i controllori, ha anche eliminato relazioni tecniche scomode e consulenze che non erano disposte a tacere, a falsificare analisi e studi –:
   se i Ministri interrogati non ritengano opportuno, ciascuno per le proprie competenze, alla luce delle vicende giudiziarie e degli studi tecnici negativi, sottoporre a revisione il progetto complessivo del MoSE sul piano prima funzionale e poi tecnico, prima di procedere ulteriormente con il completamento dell'opera, anche in modo da comprendere dove la corruzione è intervenuta per far avanzare le decisioni e i finanziamenti di un'opera che non ha mai avuto un progetto esecutivo unitario;
   chi abbia la responsabilità scientifica di non aver dato seguito alla valutazione di impatto ambientale negativa del 1998 e quali siano implicazioni future della intrusione irreversibile rappresentata dall'affondamento degli enormi cassoni di cemento attraverso i canali di porto e a profondità definite per sempre;
   chi abbia validato la funzionalità del sistema di previsione, stabilito la quota di chiusura, fissato la batimetria delle bocche, fatto gli studi del monitoraggio ambientale, ignorando i segnali dell'innalzamento del livello marino in rapporto alla vita stimata dell'opera in 50-100 anni;
   se si intenda fare luce definitiva sui collaudi dei lavori male eseguiti e sulle responsabilità delle più recenti approvazioni da parte del Magistrato alle acque, del sistema delle cerniere e del sistema delle paratoie a rischio di risonanza e collasso. (4-08858)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 22 febbraio 2017
nell'allegato B della seduta n. 746
4-08858
presentata da
D'INCÀ Federico

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, cui si risponde per delega della Presidenza del Consiglio dei ministri, si forniscono i seguenti elementi di risposta pervenuti dal provveditorato interregionale per le opere pubbliche Veneto – Trentino Alto Adige – Friuli Venezia Giulia (di seguito «Provveditorato interregionale»).
  In merito ai riferiti presunti danni ambientali indotti dal Mose, il provveditorato interregionale fa presente che la scelta progettuale delle barriere mobili, vincolata al mantenimento dell'area delle sezioni delle bocche, così da non alterare lo «scambio» mare-laguna, costituisce garanzia di mantenimento dell'attuale equilibrio idrodinamico e morfologico. Infatti, in occasione delle «acque alte» che si verificano ordinariamente con concomitanza di tempo perturbato, vento, moto ondoso e basse temperature, l'effetto della chiusura delle paratie sui processi ecologici lagunari è risultato trascurabile.
  In merito allo studio che il comune di Venezia aveva commissionato nel 2008 alla società Principia R.D. sul confronto tra la paratoia adottata nel sistema Mose e una sua variante proposta dall'ingegnere Di Tella, il Provveditorato interregionale precisa quanto segue.
  Quest'ultimo tipo di soluzione era stato escluso dal magistrato alle acque ben prima, sin dalle prime fasi progettuali del sistema Mose, per la ridotta riserva di sicurezza contro il ribaltamento nella fase di chiusura in presenza di corrente; per il comune di Venezia, invece, questa paratoia, tra l'altro non corredata da documenti progettuali adeguati, era apparsa migliorativa in quanto ritenuta meno soggetta a fenomeni di risonanza sub-armonica sotto razione del moto ondoso e dunque alla possibilità di relative ampie oscillazioni delle paratoie con la riduzione della tenuta idraulica della schiera e rischi di ribaltamento.
  Alla base del progetto delle opere alle bocche della laguna vi è il cosiddetto «progettone» che fu approvato nel 1982 dal consiglio superiore dei lavori pubblici (massimo organo tecnico consultivo dello Stato incardinato presso questo Ministero) e posto alla base dei successivi studi e lavori dati in concessione. Il «progettone» prevedeva che la chiusura di ogni bocca fosse realizzata con una schiera di paratoie definite «a spinta di galleggiamento» del tutto analoghe, come principio di funzionamento, a quelle attualmente in costruzione. Quando il mare cresce rispetto alla laguna, questo tipo di paratoia compensa la maggiore spinta idraulica (che agisce in direzione perpendicolare alla parete della paratoia, verso il basso) con la spinta di Archimede della sua parte immersa (che invece agisce in direzione verticale verso l'alto); per ottenere l'equilibrio dei momenti rispetto alle cerniere della paratoia, deve disporsi in modo da presentare una certa inclinazione verso la laguna.
  Nel primo periodo di lavoro del gruppo di progettazione del magistrato alle acque con il consorzio Venezia nuova furono esaminate, per la tipologia di paratoia, alcune alternative e tra queste anche quella che fu indicata come la «paratoia inversa», del tutto simile a quella a gravità dell'ingegnere Di Tella.
  Essa equilibra la spinta idraulica con una massa fissa posta all'estremità della paratoia. Anche questa soluzione richiede che la paratoia lavori inclinata in modo da eguagliare i due momenti dovuti alla spinta e alla gravità, ma questa volta l'equilibrio viene trovato inclinando la paratoia verso il mare. Se il mare cresce, la prima (quella a spinta di galleggiamento del Mose) trova il nuovo equilibrio abbassandosi, la seconda (a gravità, quella dell'ingegnere Di Tella) si alza. L'inverso succede se il mare cala di livello, le paratoie sono anche soggette all'azione del moto ondoso delle mareggiate, che le fanno «pendolare»: la prima si abbassa all'arrivo della cresta dell'onda e si alza all'arrivo del cavo; la seconda, quella a gravità, si comporta nel modo esattamente contrario, si alza con la cresta e si abbassa con il cavo.
  La paratoia del Mose, al crescere del livello del mare, aumenta la sua inclinazione verso il basso per cui una forte acqua alta la porta in posizione di maggiore sicurezza nei confronti del ribaltamento; la paratoia a gravità, che si eleva al crescere del livello del mare, si porta invece in posizione di minor sicurezza al medesimo ribaltamento.
   Anche il problema della risonanza sub-armonica è stato considerato dal Magistrato alle acque sin dalle fasi iniziali degli studi di fattibilità del progetto Mose, negli anni ’90, con studi sperimentali su modello fisico nei principali laboratori idraulici nazionali ed europei ed analisi teoriche condotte dal massimo esperto internazionale nel campo della modellazione delle interazioni fra corpo galleggianti parzialmente vincolati e campo di moto ondoso, il professor Chiang C. Mei del Massachusetts institute of technology di Boston (M.I.T. di Boston), membro del gruppo di esperti internazionali, che nel 1998 ha valutato il progetto Mose,
  Le conoscenze ed esperienze così maturate nel corso degli anni hanno consentito al Magistrato alle acque di definire la forma e le dimensioni ottimali delle paratoie, per ciascuna delle quattro bocche di porto, caratterizzare da diverso fondale, correnti ed esposizione al moto ondoso, per fronteggiare in tutta sicurezza le mareggiate di progetto, comprese quelle eccezionali, in tutte le fasi del funzionamento delle paratoie: dal sollevamento con flusso di marea entrante al ritorno sul fondale al termine della chiusura.
  Il medesimo Provveditorato interregionale comunica altresì che gli effetti del moto ondoso appaiono meno preoccupanti di allora in quanto dal 2012 tutte e tre le bocche sono state attrezzate con dighe che intercettano il moto ondoso di scirocco; restringimenti di bocca realizzati su precisa richiesta del comune di Venezia che aveva subordinato l'avvio della costruzione del Mose al ripristino della capacità dissipativa delle bocche lagunari del 1875, prima degli interventi di realizzazione dei moli foranei.
  Riguardo sempre allo studio di «Principia» commissionato dal comune di Venezia, richiamato nell'interrogazione, il provveditorato interregionale fa presente che il Magistrato alle acque ha sottoposto nel 2009 detto studio di Principia ad esperti nazionali ed internazionali, quali:
   il professor C. C. Mei (ford professor of engineering, M.I.T. di Boston);
   la professoressa Paola Malanotte (professore ordinario di oceanografia, M.I.T. di Boston);
   il professor David Parks (professore ordinario di ingegneria meccanica, M.I.T. di Boston);
   il professor Gerarhard Jirka (all'epoca direttore dell'Istituto di idrodinamica, Università di Karlsruhe, Germania);
   il professor Rafael Bras (all'epoca rettore di «The Henry Samueli school of engineering» – University of California, Irvine);
   il professor Claudio Datei (all'epoca ordinario di costruzioni idrauliche, Università di Padova);
   il professor Luigi Da Deppo (ordinario di costruzioni idrauliche, Università di Padova);
   il professor Sandro Stura (ordinario di costruzioni marittime, Università di Genova).
  Tutti gli esperti coinvolti hanno esaminato, ciascuno per le proprie specifiche competenze, i problemi sollevati dallo studio «Principia» ed hanno concluso l'infondatezza degli stessi in quanto, come evidenziato ad esempio dal professor C.C. Mei nella sua relazione di ottobre 2009, basati sui risultati di uno studio teorico con modello matematico troppo semplificato e quindi non in grado di riprodurre la complessità dei fenomeni che invece il Magistrato alle acque ha potuto riprodurre utilizzando come banco di prova i modelli fisici. Il professor C.C. Mei ha dimostrato che le oscillazioni sub armoniche (citate da Principia) vengono ampiamente eliminate nell'analisi numerica quando il sistema viene studiato considerando la corretta geometria dello stesso, la vera configurazione del canale di bocca e della laguna e gli effetti di smorzamento, propri del sistema, e non con un approccio semplificato.
  In particolare, i professori del Massachusetts Institute of Technology di Boston si sono così espressi: in conclusione, riteniamo che le dimostrazioni risultanti dagli studi precedentemente condotti con modelli matematici e fisici abbiano condotto ad un valido e sicuro progetto del sistema di barriere.
  In merito agli scenari di crescita del livello del mare, il Provveditorato interregionale informa che la vita utile del Mose e di un secolo; periodo ordinariamente assunto per tutte le opere d'ingegno umano ed è progettato per svolgere la sua funzione di evitare gli allagamenti per un periodo sufficientemente lungo durante il quale si avrà tempo per sviluppare eventuali altre soluzioni, sulla base dell'effettiva evoluzione degli scenari prospettati. Per orizzonti temporali così lunghi e per la complessità del sistema climatico accoppiato alla dinamica degli oceani, a parere del provveditorato interregionale, risulta arduo formulare previsioni attendibili sulla crescita del livello del medio mare mentre, invece, si possono adottare scenari ragionevoli per le specifiche applicazioni ingegneristiche, che possano comunque garantire un sufficiente livello di protezione.
  Il Provveditorato interregionale precisa che, a titolo esemplificativo, il livello del mare dal 1966 ad oggi è cresciuto di 5 centimetri, misura questa del tutto simile a quella riscontrata nel secolo scorso in tutto l'alto Adriatico e cioè di 11 centimetri al secolo. Le barriere mobili del sistema Mose, unitamente agli interventi di protezione ambientale già realizzati negli anni dal Magistrato alle acque, conferiscono all'ambito lagunare una notevole capacità adattativa, peraltro segnalata da diversi organismi internazionali, tra i quali, ad esempio il World watch institute, che nel rapporto annuale State of the World 2006, giudica il progetto Mose, assieme alle barriere olandesi, quale modello esemplare per contrastare i crescenti rischi di allagamento delle zone costiere per effetto del cambiamento climatico.
  In merito poi alla possibilità di una «revisione» del progetto Mose, prospettata dagli Interroganti, si evidenzia che l'opera è attualmente in avanzata fase di realizzazione. Infatti l'attuale stato di avanzamento degli interventi per ciascuna bocca di Porto, fornito dal citato Provveditorato interregionale, è il seguente (aggiornamento al 30 giugno 2016):
   Bocca di Lido – Treporti: avanzamento sul totale lavori 98 per cento;
   Bocca di Lido – S. Nicolò: avanzamento sul totale lavori 96 per cento;
   Bocca di Malamocco: avanzamento sul totale lavori 95 per cento;
   Bocca di Chioggia: avanzamento sul totale lavori 90 per cento;
   Paratoie e connettori: avanzamento sul totale lavori 82 per cento;
   Impianti avanzamento: sul totale lavori 49 per cento;
   Jack up: avanzamento sul totale lavori 95 per cento;
   Totale medio opere alle bocche 88 per cento.

  Il Provveditorato interregionale riferisce, inoltre, che per quanto riguarda le strutture principali del «sistema»:
   tutti i cassoni previsti per le tra bocche sono stati regolarmente affondati e quindi muniti di cerniera femmina;
   presso la bocca di Lido – Treporti è stata installata la schiera delle paratoie, con esecuzione di prove funzionali che hanno dato esito favorevole;
   tutte le paratoie restanti sono in fase di realizzazione presso le officine meccaniche e le relative consegne dei manufatti sono iniziate nel settembre 2015 e proseguono con regolarità;
   Tutte le cerniere maschio sono state ultimate in previsione degli assemblaggi sulle paratoie.

  Con specifico riguardo alle opere afferenti alla Bocca di porto di Lido Treporti, ovvero la prima barriera mobile completata, il provveditorato interregionale fa presente di avere approvato, alla fine del 2015, lo studio denominato «B-15.1/II – Bocca di Lido – Treporti: verifiche di funzionalità della barriera». A tale riguardo il medesimo provveditorato fornisce le seguenti precisazioni.
  Lo scopo del citato studio è quello di effettuare: prove in bianco, test di funzionalità, verifica delle procedure, raccolta e analisi di dati di monitoraggio, al fine di acquisire pratica operativa e di iniziare la formazione di personale dedicato, per il periodo compreso tra l'ultimazione delle singole opere e l'ultimazione dell'intero sistema Mose. Tra le predette attività rientrano:
   le attività di monitoraggio idrodinamico durante i test di sollevamento della barriera di Treporti;
   la gestione e manutenzione della barriera di Treporti;
   l'acquisizione di un software di gestione dei dati di monitoraggio topografico e la omogeneizzazione della strumentazione per il monitoraggio dei cedimenti dei cassoni delle quattro barriere del Mose.

  Detto studio, secondo le informazioni fornite dal provveditorato interregionale, prevede:
   Prove di sollevamento della barriera di Treporti e monitoraggio dati idrodinamici.
  Durante le attività di gestione e manutenzione delle opere è prevista l'esecuzione di prove di sollevamento delle paratoie della barriera di Treporti, nel corso delle quali saranno anche acquisiti dati idrodinamici nell'intorno della barriera. Il controllo delle condizioni idrodinamiche si rende necessario per approfondire la conoscenza del comportamento delle paratoie sotto l'azione del moto ondoso e del dislivello di marea.
  Durante le prove saranno svolte delle verifiche per valutare la funzionalità complessiva, a livello di barriera, di quanto realizzato: ad esempio, si potrà iniziare a testare il comportamento dell'intera schiera di paratoie anche in presenza di moto ondoso e correnti significative.
  Per quanto attiene alle prove di sollevamento delle paratoie di Treporti, è previsto un numero minimo di prove pari a 9. Ulteriori prove potranno essere eseguite ove specificatamente richieste dal provveditorato interregionale concedente in rapporto alle risultanze di quelle minime previste.
  Le prove di sollevamento della barriera saranno finalizzate allo studio di diversi aspetti e precisamente: verifica delle sollecitazioni trasmesse alle cerniere, verifica del comportamento della barriera sotto l'azione del moto ondoso. In particolare si prevedono le seguenti elaborazioni minime: analisi delle oscillazioni e del moto ondoso, analisi del dislivello mare-laguna sul l'assetto delle paratoie, ricostruzione con modello idrodinamico del campo di velocità della corrente attorno alle paratoie e verifica dell'effetto della corrente sulla velocità di emersione.

  Attività di monitoraggio.
  Tali attività prevedono, in estrema sintesi:
    la fornitura e installazione di strumenti – raccolta ed elaborazione dati idrodinamici alla barriera di Preporti: in particolare, saranno acquisiti e analizzati dati di marea, moto ondoso, velocità della corrente;
    il monitoraggio della qualità dell'acqua immagazzinata all'interno delle paratoie e successivamente rilasciata in laguna durante le operazioni di sollevamento della barriera di Treporti;
    le misure accelerometriche durante le operazioni di sollevamento della barriera di Treporti.
  Nell'ambito delle attività di monitoraggi si prevede di sperimentare l'utilizzo di un sistema «waver radar» o similare per monitorare (tramite l'analisi dei dati basata su algoritmi di imaging) in tempo reale, i parametri che caratterizzano lo stato del mare: lunghezza, periodo, direzione delle onde dominanti, altezza d'onda significativa, intensità e direzione del campo di corrente superficiale. L'importo per la suddetta attività è allocato nel quadro economico tra le somme a disposizione;
  Gestione e manutenzione della barriera e della conca di Treporti.
  Le attività comprendono l'applicazione dei piani di manutenzione delle opere civili e degli impianti, unitamente alle procedure di manutenzione adottate. Il riferimento è costituito dai piani di manutenzione dei progetti esecutivi approvati delle opere in argomento, dai corrispondenti fascicoli informazione, e dalle procedure di manutenzione emesse nell'ambito di altro studio «B.7.20/II», già in corso.
  Gestione operativa della barriera durante le movimentazioni delle paratoie.
  Le prove di sollevamento della barriera di Treporti saranno realizzate simulando l'applicazione delle procedure operative sviluppate nell'ambito dello studio «B.7.20» per quanto di competenza del Gestore dell'esercizio e del Gestore delle operazioni comandate e della manutenzione.
  Manutenzione delle opere della barriera di Treporti.
  Le opere previste nel progetto esecutivo della barriera di Lido – Treporti sono suddivise in 12 work breakdown structure (WBS), suddivise a loro volta in 54 work breakdown element (WBE).
  Nell'ambito dello studio, sarà svolta la manutenzione della barriera di Treporti applicando i piani di manutenzione ed i fascicoli informazione dei progetti esecutivi approvati delle WBE prese in carico. Il provveditorato interregionale sottolinea altresì che, in linea generale, le attività manutentive previste dai piani di manutenzione dei progetti esecutivi approvati comprendono azioni di tipo prevalentemente ispettivo.
  Omogeneizzazione del sistema di monitoraggio dei cedimenti dei cassoni delle quattro barriere.
  Durante i lavori di posa in opera dei cassoni di soglia e di spalla delle quattro barriere del sistema Mose, ciascuna barriera è stata dotata di apposita strumentazione (elettrolivelle, profilometri e misuratori di giunto) per il monitoraggio dei cedimenti dei cassoni.
  Il citato Provveditorato interregionale inoltre riferisce che i cedimenti differenziali tra cassoni adiacenti potrebbero sia comportare la riduzione del traferro tra le paratoie di estremità, e, in casi estremi, la possibilità di interferenza, sia mettere in crisi il sistema di giunti (Gina + Omega), nel caso i cedimenti superassero il campo di lavoro degli Omega posti in opera.
  A valle del completamento della posa dei cassoni di barriera del sistema Mose, è pertanto prevista la continuazione del monitoraggio periodico dell'assetto topografico degli stessi, nell'ambito delle relative attività di manutenzione.
  Durante i lavori di completamento delle barriere, tale monitoraggio è eseguito – a carico dell'impresa – da topografi con stazioni totali di alta precisione, utilizzando capisaldi esterni ed interni alla barriera, con il supporto di dati rilevati da appositi sensori (elettrolivelle, profilometri e sensori di giunto), previsti nei rispettivi progetti esecutivi.
  Dopo il termine degli interventi di posa e completamento cassoni, via via che si procederà con la presa in carico delle opere ultimate, le attività di monitoraggio, controllo e validazione dati dovranno rientrare nelle competenze del soggetto gestore.
  Operativamente, i sensori integrati nei cassoni forniscono informazioni (registrate in continuo) che vengono utilizzate dai topografi per verifiche/conferme delle misure topografiche periodicamente eseguite.
  Ad ogni monitoraggio topografico segue la fase di verifica dei risultati delle misure ottenute con quelle rilevate in continuo dai sensori.
  Il riscontro di differenze oltre le soglie dovute alle precisioni strumentali comporta un'ulteriore verifica delle misure topografiche e strumentali o addirittura la ripetizione di alcune misure da parte dei topografi.
  Infine, il provveditorato interregionale fa presente che l'attività di verifica, monitoraggio e controllo del «comportamento del sistema» – anche al fine di valutare ed apportare eventuali «correttivi» che si rendessero necessari e/o consigliabili – sarà estesa alle bocche di porto di Malamocco e Chioggia ad ultimazione della posa delle paratoie.
  Le operazioni medesime, sulle quali il citato Provveditorato interregionale opera la propria attività istituzionale di alta sorveglianza, troveranno conclusione entro il mese di dicembre 2017 con la redazione dei rapporti finali.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasportiGraziano Delrio.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

impatto ambientale

studio d'impatto

protezione dell'ambiente