ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/05552

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 265 del 16/07/2014
Firmatari
Primo firmatario: PARENTELA PAOLO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 16/07/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
NESCI DALILA MOVIMENTO 5 STELLE 16/07/2014
DIENI FEDERICA MOVIMENTO 5 STELLE 16/07/2014
GALLINELLA FILIPPO MOVIMENTO 5 STELLE 16/07/2014
BUSTO MIRKO MOVIMENTO 5 STELLE 16/07/2014
DAGA FEDERICA MOVIMENTO 5 STELLE 16/07/2014
GAGNARLI CHIARA MOVIMENTO 5 STELLE 16/07/2014
L'ABBATE GIUSEPPE MOVIMENTO 5 STELLE 16/07/2014
SEGONI SAMUELE MOVIMENTO 5 STELLE 16/07/2014
BERNINI MASSIMILIANO MOVIMENTO 5 STELLE 16/07/2014
BARBANTI SEBASTIANO MOVIMENTO 5 STELLE 16/07/2014
TOFALO ANGELO MOVIMENTO 5 STELLE 16/07/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 16/07/2014
Stato iter:
28/11/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 28/11/2016
GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

SOLLECITO IL 22/07/2014

RISPOSTA PUBBLICATA IL 28/11/2016

CONCLUSO IL 28/11/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-05552
presentato da
PARENTELA Paolo
testo di
Mercoledì 16 luglio 2014, seduta n. 265

   PARENTELA, NESCI, DIENI, GALLINELLA, BUSTO, DAGA, GAGNARLI, L'ABBATE, SEGONI, MASSIMILIANO BERNINI, BARBANTI e TOFALO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   nel 1998, considerata la situazione di assoluta gravità della depurazione delle acque reflue in Calabria, la Presidenza del Consiglio dei ministri aveva dichiarato lo stato di emergenza anche nel settore delle acque reflue, dopo averlo già fatto per quello dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani, con ordinanza Presidenza del Consiglio dei ministri n. 2696 del 21 ottobre 1997;
   oggi, secondo il rapporto «Depurazione in Calabria: Tempo (quasi) scaduto» realizzato da Legambiente, Cittadinanzattiva e Unione nazionale dei consumatori rivela che in Calabria sono 18 gli agglomerati, che comprendono circa 90 comuni della regione, sotto procedura di infrazione dell'Unione europea perché non hanno adeguati sistemi fognari, non garantiscono un efficace sistema di depurazione o non tengono in considerazione il dimensionamento degli impianti e delle variazioni di carico legate ai flussi turistici, soprattutto nei mesi estivi;
   secondo l'ultimo censimento dell'Istat sullo stato del servizio a livello nazionale, in Calabria la provincia che ha la peggiore copertura dal servizio di depurazione è Vibo Valentia con solo il 40,9 per cento di abitanti serviti da un sistema di depurazione di tipo secondario o terziario; segue Cosenza con il 44,3 per cento e Reggio Calabria con il 48,2 per cento;
   nel 2012 l'Arpacal ha eseguito 316 controlli su 126 depuratori su un totale di oltre 700 impianti presenti in tutta la regione. In provincia di Reggio Calabria nel 2012 su 65 controlli eseguiti (31 depuratori di 25 comuni) solo il 28 per cento è risultato conforme;
   anche il quadro della depurazione calabrese che emerge dalla «Relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella Regione Calabria» della Commissione parlamentare di inchiesta, approvata nel maggio 2011, è molto critico e denuncia la grave situazione in cui versano gli impianti, dai depuratori di Gioia Tauro, di Lamezia Terme e del crotonese, alle fiumare calabre in cui i NOE hanno riscontrato diversi scarichi abusivi e l'inquinamento del litorale tirrenico. Inoltre, nel vibonese è emerso il mancato allaccio ai depuratori. Tutto questo nonostante vi sia stato un commissariamento dal 1998 al 2008 per l'emergenza ambientale;
   al primo gennaio 2016 scatteranno le sanzioni che l'Unione europea ha comminato all'Italia, con sentenza definitiva, per non aver costruito sistemi di depurazione adeguati. I comuni calabresi coinvolti dalle sanzioni sarebbero 90. Le multe saranno salate, una quota una tantum da pagare immediatamente, calcolata sulla base del prodotto interno lordo nazionale e che potrebbe essere di quasi 10 milioni euro, e una ammenda giornaliera, calcolata sulla base della mora tra la data di messa in regola e la data di esecutività della sentenza, che potrebbe andare da 11 mila a 700 mila euro al giorno. Un salasso che sembra inevitabile, considerando che città ed aggregati urbani messi sotto accusa dall'Unione a causa del sistema fognario inadeguato sono oltre 800 in tutto il Paese. La situazione più critica è nel Mezzogiorno dove non sono in regola città come Agrigento, Avellino, Benevento, Campobasso, Crotone, Isernia, Napoli, Reggio Calabria e Salerno. Nel centro, tra le città sotto accusa ci sono Chieti e Piombino, mentre al Nord Ventimiglia, Sanremo e Genova coprono praticamente tutto l'arco del golfo. A Est, Vicenza e Monfalcone;
   a Roma, in data 9 luglio 2014, come riportato da fonti stampa, si è tenuta una riunione tecnica a palazzo Chigi presso la sede della struttura di missione della Presidenza del Consiglio dei ministri contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche.
  Sempre secondo fonti stampa i lavori sono stati coordinati dal capo della struttura Erasmo D'Angelis e dal direttore Mauro Grassi a cui hanno partecipato anche la presidente facente funzioni della regione Calabria, Antonella Stasi, i rappresentati dei Ministeri, della protezione civile nazionale e delle diverse strutture anche locali competenti.
  Sul fronte della depurazione delle acque si sarebbero avviate le verifiche sulle difficoltà riscontrate nella realizzazione degli impianti che, solo una volta progettati e realizzati, consentirebbero all'Italia con diversi step, di ridurre le sanzioni attualmente previste dalla procedura d'infrazione che l'Unione europea ha aperto per il mancato rispetto della normativa sul trattamento delle acque;
   quanto disposto dall'articolo 155 del decreto legislativo n. 152 del 2006, il quale afferma chiaramente che «Le quote di tariffa riferite ai servizi di pubblica fognatura e di depurazione sono dovute dagli utenti anche nel caso in cui manchino impianti di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi. Il gestore è tenuto a versare i relativi proventi, risultanti dalla formulazione tariffaria definita ai sensi dell'articolo 154, a un fondo vincolato intestato all'Autorità d'ambito, che lo mette a disposizione del gestore per l'attuazione degli interventi relativi alle reti di fognatura ed agli impianti di depurazione previsti dal piano d'ambito», appare grave a parere degli interroganti, che tali interventi di fognatura e depurazione in molti comuni tuttora non siano stati effettuati;
   numerose sono le segnalazioni in Calabria che ogni giorno arrivano da molti i bagnanti e turisti in questo periodo estivo i quali denunciano sia sul versante jonico che tirrenico la presenza di schiuma in mare, macchie nere galleggianti e liquami di ogni tipo. La Guardia costiera è impegnata in questi giorni a rispondere a centinaia di segnalazioni dei cittadini ed a prelevare campioni al fine di esaminarli;
   da notizie stampa, proprio in questi giorni è emerso che sei depuratori sono stati sequestrati dal personale della guardia costiera di Vibo Valentia nel corso di controlli compiuti in provincia di Catanzaro. Il sequestro è stato disposto dal sostituto procuratore di Lamezia Terme, Santo Melidona. I depuratori sequestrati sono quelli di Nocera Terinese, San Pietro a Maida ed i quattro impianti di Serrastretta. Nel corso dei controlli è emerso il malfunzionamento dei depuratori, con problemi relativi allo smaltimento dei fanghi;
   la procura di Castrovillari ha sottoposto a sequestro penale preventivo l'impianto di depurazione del comune di Mirto Crosia, sito in località Pantano Martucci in quanto è stato accertato il cattivo funzionamento del sistema di depurazione delle acque, anche a causa di problemi riscontrati alle vasche di sedimentazione e al sistema di clorazione, ovvero alla parte finale del ciclo depurativo;
   l'ultima inchiesta portata a termine dagli uomini del Corpo forestale dello Stato mette nuovamente in luce la cattiva gestione in otto comuni dello Jonio Cosentino (Corigliano, Bocchigliero, Caloveto, Rossano, Campana, Terravecchia, Longobucco e Paludi) sono infatti stati trovati depuratori mal funzionanti, il che ha portato all'emissione di 27 avvisi di garanzia. Quello che maggiormente stupisce, a parere degli interroganti, è che l'inchiesta segue quella dello scorso anno denominata «Calipso» e che questi nuovi avvisi di garanzia si aggiungono a quelli emanati in quell'occasione quando i militari diedero delle precise prescrizioni agli amministratori pubblici che puntualmente sono state disattese;
   le indagini della procura della Repubblica continuano anche per l'impianto di depurazione del Corace a Catanzaro, dove si effettuavano operazioni poco corrette con lo smaltimento abusivo di fanghi dalle vasche direttamente nel fiume Corace;
   tutto ciò a parere degli interroganti provoca un impatto sul territorio negativo in termini ambientali, salutari, turistici ed economici –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
   quali iniziative urgenti di competenza il Ministro interrogato intenda porre in essere per affrontare il grave problema per la salute e per l'ambiente messo in evidenza dal ricorso presentato dalla Commissione europea contro l'Italia relativamente al trattamento delle acque reflue urbane al fine di scongiurare l'avvio una nuova procedura d'infrazione, che potrebbe comportare per lo Stato italiano l'applicazione in caso di condanna di sanzioni pecuniarie;
   se intenda chiarire dettagliatamente quale piano programmatico si è delineato nell'ambito della riunione tecnica svolta a Palazzo Chigi insieme ai funzionari della regione Calabria;
   se e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere, considerata la grave situazione in cui versano gli impianti di depurazione e i numerosi scarichi abusivi scoperti da privati cittadini e dal NOE in Calabria;
   se non ritenga opportuno promuovere diverse e precise ispezioni del comando Carabinieri per la tutela dell'ambiente per controllare la regolarità sullo smaltimento dei fanghi derivanti dai depuratori;
   se risulti agli atti quali provvedimenti adottò, allora, il commissario delegato e per quali motivi non siano emersi miglioramenti;
   se non ritenga urgente rafforzare le politiche ambientali per la tutela e la gestione sostenibile delle risorse idriche attraverso il monitoraggio, la valutazione dello stato, la definizione degli obiettivi e infine il programma di misure da attuare;
   se non ritenga opportuno assumere ogni iniziativa di competenza per stabilire in sede europea che le spese per interventi di messa a norma degli impianti di depurazione non siano sottoposte alle norme relative al patto di stabilità. (4-05552)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Lunedì 28 novembre 2016
nell'allegato B della seduta n. 710
4-05552
presentata da
PARENTELA Paolo

  Risposta. — Con riferimento alle interrogazioni in esame, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  I servizi di fognatura e depurazione, unitamente al servizio di acquedotto, costituiscono, nel loro complesso, il servizio idrico integrato (di seguito Sii) così come definito dal Codice dell'Ambiente, secondo il quale esso «è costituito dall'insieme dei servizi pubblici di captazione, adduzione e distribuzione di acqua ad usi civili di fognatura e di depurazione delle acque reflue».
  Al riguardo, si evidenzia come la piena realizzazione del sistema di governance del servizio idrico integrato e la realizzazione degli interventi sui sistemi fognari e depurativi, finalizzati (anche) al superamento del contenzioso comunitario, siano processi strettamente interconnessi tra loro.
  La mancata piena attuazione del Sii, in molte regioni interessate dal contenzioso europeo, tra cui la Calabria, ha messo in evidenza le difficoltà delle Amministrazioni locali nell'adeguare la dotazione infrastrutturale; in particolare si è manifestata l'incapacità progettuale, finanziaria e di spesa nella realizzazione degli interventi fognari e depurativi necessari all'adeguamento alla normativa europea di settore (direttiva 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane).
  In Calabria, tale mancata attuazione comporta l'esistenza di criticità organizzative, gestionali ed infrastrutturali, con grave pregiudizio al territorio di riferimento e ai cittadini calabresi.
  Particolarmente grave appare la situazione in 13 dei 141 agglomerati interessati dal contenzioso comunitario per mancata conformità dei sistemi fognari e depurativi ai requisiti fissati dalla direttiva 91/271/CEE.
  Al momento, la regione Calabria è sottoposta a monitoraggio continuo da parte degli uffici del Ministero dell'ambiente e dell'autorità per l'energia elettrica il gas e il sistema idrico, in quanto diffidata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 maggio 2015 poiché, alla data del 31 dicembre 2014, non aveva ancora provveduto ad individuare l'ente di Governo d'ambito. Pertanto, la regione sta provvedendo a dare attuazione agli obblighi di cui alla suddetta diffida: in particolare, con delibera del 12 giugno 2015, ha identificato l'autorità idrica della Calabria (Aic) e, contestualmente, proposto al consiglio regionale il disegno di legge regionale recante «Istituzione dell'ente di governo d'ambito per il servizio idrico integrato “Autorità idrica della Calabria”; con delibera del 27 luglio 2015 ha disciplinato il funzionamento dell'Ente d'ambito e con decreto dirigenziale del 14 ottobre 2015 sono state avviate le azioni propedeutiche all'affidamento del servizio idrico integrato.
  Per accelerare gli interventi di adeguamento degli agglomerati ai requisiti stabiliti dalla direttiva «Acque reflue urbane», il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha adottato una serie di iniziative, di carattere sia economico che legislativo, tra cui la delibera CIPE n. 60 del 30 aprile 2012 con la quale sono stati assegnati oltre un miliardo e 643 milioni di euro per finanziare 183 interventi nel settore idrico e volti a risolvere le situazioni di maggiore criticità nel Sud del Paese. Questi interventi hanno rilevanza strategica anche perché possono consentire all'Italia di uscire dalle procedure di infrazione in materia di trattamento delle acque reflue urbane.
  A tal fine, sono stati sottoscritti accordi di programma quadro rafforzati tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero dello sviluppo economico e le diverse regioni interessate, tra cui quello con la regione Calabria sottoscritto in data 5 marzo 2013.
  In particolare, per la regione Calabria sono stati assegnati circa 160 milioni di euro per 16 interventi finalizzati a risolvere le criticità in 15 agglomerati – 13 dei quali interessati dalla citata procedura d'infrazione – e nei comuni della fascia costiera vibonese. Sulla base di quanto recentemente comunicato dalla regione Calabria, i 13 agglomerati oggetto della procedura d'infrazione dovrebbero raggiungere la conformità ai requisiti della direttiva 91/271/CEE entro il 2018/2019.
  È opportuno, inoltre, evidenziare che, al fine di accelerare la realizzazione degli interventi necessari all'adeguamento dei sistemi di collettamento, fognatura e depurazione in ordine all'applicazione della direttiva 91/271/CE, la Presidenza del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministero dell'ambiente, ha attivato, per la Regione Calabria, la procedura di commissariamento relativamente a 5 interventi a servizio di 11 agglomerati, per un importo pari a euro 27,3 milioni.
  Si segnala, altresì, che la nuova programmazione 2014-2020 dei Fondi sviluppo e coesione (Fsc) destinati all'ambiente, nella sezione programmatica «Risorse idriche e interventi di depurazione» prevede 606 milioni di euro, 434 dei quali al Mezzogiorno, necessari a risolvere il pesante contenzioso comunitario in materia di acque reflue e a colmare i ritardi nel campo della depurazione, partendo da quelle regioni del Centro-Sud dove non vi è ancora un servizio idrico a regime.
  L'attività svolta dal Governo e dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per ridurre le infrazioni europee sta ottenendo risultati importanti. Ciò è stato possibile grazie ad un continuo concerto interministeriale, attraverso intensi contatti con i Servizi della Commissione europea e le amministrazioni nazionali, nonché attraverso l'azione di stimolo nei confronti delle amministrazioni locali.
  Sotto il profilo delle attività di prevenzione, si evidenzia che la legge del 22 maggio 2015, n. 68 recante «Disposizioni in materia di delitti contro l'ambiente», ha introdotto nel libro II del codice penale il Titolo VI-bis dedicato interamente ai delitti contro l'ambiente.
  Si segnala, altresì, la recente approvazione della legge 28 giugno 2016 n. 132 che istituisce un sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente, finalizzato ad armonizzare da un punto di vista qualitativo e quantitativo le attività delle agenzie sul territorio, nonché a realizzare un sistema integrato di controlli coordinati dall'istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale (I.S.P.R.A.).
  Inoltre, l'ultima campagna estiva condotta dai carabinieri del comando per la tutela dell'ambiente, in coordinamento con il Ministero, ed incentrata sulla tutela delle acque, si è rivolta alla verifica del corretto funzionamento dei depuratori comunali e degli impianti di trattamento acque reflue industriali, degli stabilimenti balneari, dei villaggi turistici e dei cantieri navali. In questo caso, a fronte di 563 controlli, si sono verificati 105 casi di non conformità, con 188 persone segnalate in ambito penale con 77 sanzioni. Sono stati 26 i sequestri per oltre 26 milioni e 600 mila euro. Le 21 sanzioni amministrative elevate a 14 soggetti sono state invece di un valore complessivo di oltre 174 mila euro.
  Poiché della questione sono interessate anche altre amministrazioni, e si è in attesa di ricevere ulteriori elementi, questo Ministero continuerà a tenersi informato per quanto di competenza, anche al fine di valutare un'eventuale coinvolgimento di altri soggetti istituzionali.
  Da ultimo, nel ricordare l'impegno profuso dal Governo nella richiesta all'Europa di maggiore flessibilità, anche per investire nella prevenzione ambientale, si segnala che con l'articolo 1 comma 707 della legge n. 208 del 2015 (legge di stabilità 2016) viene stabilito che a decorrere dall'anno 2016 cessano di avere applicazione le disposizioni concernenti la disciplina del patto di stabilità interno degli enti locali, e viene imposto agli enti il pareggio di bilancio nel solo saldo finale di competenza, pertanto, dal 2016, gli enti locali devono conseguire un saldo non negativo, in termini di competenza, tra le entrate finali e le spese finali.
  Sulla base delle informazioni esposte, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, a conoscenza delle criticità segnalate, monitora costantemente e con la massima attenzione la situazione ed è impegnato ad intraprendere e portare avanti tutte le azioni di competenza volte alla risoluzione delle problematiche e a sollecitare le Regioni per far sì che le stesse pongano in essere tutto quanto necessario per il superamento delle criticità e per il raggiungimento del pieno rispetto della normativa comunitaria e nazionale.

Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mareGian Luca Galletti.

Classificazione EUROVOC:
SIGLA O DENOMINAZIONE:

DL 2006 0152

EUROVOC :

prevenzione dell'inquinamento

Calabria

fanghi di depurazione

protezione delle acque

protezione dell'ambiente

procedura CE d'infrazione

inquinamento delle coste

risorse idriche