Legislatura: 17Seduta di annuncio: 189 del 13/03/2014
Primo firmatario: GIORDANO SILVIA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 13/03/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma GRILLO GIULIA MOVIMENTO 5 STELLE 13/03/2014 MANTERO MATTEO MOVIMENTO 5 STELLE 13/03/2014 DALL'OSSO MATTEO MOVIMENTO 5 STELLE 13/03/2014 CECCONI ANDREA MOVIMENTO 5 STELLE 13/03/2014 BARONI MASSIMO ENRICO MOVIMENTO 5 STELLE 13/03/2014 LOREFICE MARIALUCIA MOVIMENTO 5 STELLE 13/03/2014 SPADONI MARIA EDERA MOVIMENTO 5 STELLE 13/03/2014 DI BENEDETTO CHIARA MOVIMENTO 5 STELLE 13/03/2014 DI VITA GIULIA MOVIMENTO 5 STELLE 13/03/2014 CASTELLI LAURA MOVIMENTO 5 STELLE 13/03/2014
Ministero destinatario:
- MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 13/03/2014
SOLLECITO IL 11/03/2015
SILVIA GIORDANO, GRILLO, MANTERO, DALL'OSSO, CECCONI, BARONI, LOREFICE, SPADONI, DI BENEDETTO, DI VITA e CASTELLI. —
Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il caso di Valentina M. 28 anni, costretta ad abortire in un bagno dell'ospedale «Sandro Pertini» di Roma, dopo 15 ore di dolori lancinanti, assistita solo dal marito perché tutto il personale sanitario in servizio si sarebbe dichiarato obiettore di coscienza, dimostra, ancora una volta, quanto sia necessario un intervento integrativo e migliorativo della legge n. 194 del 22 maggio 1978;
il caso è accaduto a poche ore dalla condanna che l'Unione europea aveva inflitto all'Italia proprio per la difficoltà di esecuzione della pratica dell'aborto;
il Consiglio d'Europa condanna l'Italia con un documento nel quale si legge: «a causa dell'elevato e crescente numero dei medici obiettori di coscienza, l'Italia viola i diritti delle donne che, alle condizioni prescritte dalla legge 194 del 1978, intendono interrompere la gravidanza». Un'accusa molto grave che verte su due punti: la violazione dei diritti delle donne e l'influente numero dei medici obiettori;
i dati pubblicati dal Ministero, sul numero di personale sanitario che si dichiara obiettore di coscienza, servono a far riflettere sulle difficoltà per le madri di poter ottenere la giusta assistenza per la pratica dell'aborto in strutture sanitarie pubbliche. La media italiana del personale obiettore di coscienza è del 71 per cento con punte di gran lunga superiori in regioni come la Campania che conta l'84 per cento di ginecologi obiettori e il 77 per cento di anestesisti obiettori, come la Basilicata che ha l'85,2 per cento di ginecologi obiettori e il 63,4 per cento di anestesisti obiettori, oppure come la Sicilia che ha l'80,6 per cento di ginecologi obiettori e il 78,1 per cento di anestesisti obiettori;
questi dati purtroppo rendono ancor più difficile debellare il fenomeno dell'aborto clandestino, intensificando, di contro, l'induzione al ricorso di questa pratica clandestina in violazione dei principi della legge n. 194 del 1978 nata, appunto, con lo scopo di evitarli anche per tutelare dai pericoli che ne conseguono;
non si capisce per quale motivo il personale sanitario, tornando al succitato caso romano, abbia continua ad operare senza rispettare il comma 3 dell'articolo 9 della legge n. 194 del 1978 che lo esonera dall'esercizio di attività e procedure direttamente e specificatamente necessarie all'interruzione di gravidanza e alle attività ausiliare, ma non lo esonera dall'assistenza antecedente e conseguente all'intervento;
inoltre, il medesimo articolo prosegue con un principio fondamentale nell'interpretazione dell'obiezione di coscienza che deve guardare anche al pericolo di vita della madre nell'esercizio della pratica di aborto: «l'obiezione di coscienza non può essere invocata dal personale sanitario, ed esercente le attività ausiliarie quando, data la particolarità delle circostanze, il loro personale intervento è indispensabile per salvare la vita della donna in imminente pericolo»;
l'intervento, auspicato dal legislatore, per salvaguardare la vita umana indipendentemente dall'età anagrafica, è rafforzato anche dalla precisazione successiva che esonera questi casi dalla revoca di obiezione di coscienza nei confronti degli operatori sanitari che si rendono partecipi della salvaguardia dei diritti delle donne;
la legge, quindi, non è stata rispettata nel caso avvenuto nell'ospedale «Sandro Pertini» di Roma e non viene rispettata altre ventimila volte, ovvero il numero di aborti illegali calcolati dal Ministero della sanità con stime mai più aggiornate dal 2008, quarantamila, forse cinquantamila, presumendo quelli reali che restano nel buio delle stanze della morte;
le donne respinte dalle istituzioni tornano al silenzio e al segreto, come quarant'anni fa. Alcune muoiono, altre diventano sterili, ma nessuno ne parla;
il caso di Valentina pone anche la questione di una riflessione sulla legge n. 40 del 19 febbraio 2004, che le vieta l'accesso alla fecondazione assistita e alla diagnosi pre-impianto; di fatto, essendo affetta da una malattia rara, ella è costretta a dover decidere per una interruzione di gravidanza quando scopre della malattia della figlia che portava in grembo –:
quali iniziative intenda adottare o siano state già avviate al fine di garantire, presso tutte le strutture pubbliche sanitarie del territorio italiano, nel rispetto delle competenze istituzionali territoriali, che vengano rispettati i diritti delle donne affinché casi come quelli di Valentina non abbiano più a ripetersi, nel rispetto delle normative nazionali europee sulla base delle quali l'Italia è già stata condannata;
se intenda promuovere iniziative per l'integrazione della legge n. 194 del 1978 attraverso l'introduzione di norme che regolino la presenza di personale sanitario obiettore di coscienza senza creare per questo ingenti pericoli alle donne che si trovano nelle condizioni, previste dalla legge, di estrema necessità all'interruzione della gravidanza. (4-04005)
SIGLA O DENOMINAZIONE:L 1978 0194
EUROVOC :diritti della donna
professione sanitaria
obiezione di coscienza
applicazione della legge
aborto