ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN ASSEMBLEA 3/02303

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 633 del 07/06/2016
Firmatari
Primo firmatario: MATARRESE SALVATORE
Gruppo: SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Data firma: 07/06/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
PIEPOLI GAETANO DEMOCRAZIA SOLIDALE - CENTRO DEMOCRATICO 07/06/2016
VARGIU PIERPAOLO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 07/06/2016
DAMBRUOSO STEFANO SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 07/06/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 07/06/2016
Stato iter:
08/06/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 08/06/2016
Resoconto MATARRESE SALVATORE SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
 
RISPOSTA GOVERNO 08/06/2016
Resoconto GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
 
REPLICA 08/06/2016
Resoconto MATARRESE SALVATORE SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 08/06/2016

SVOLTO IL 08/06/2016

CONCLUSO IL 08/06/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-02303
presentato da
MATARRESE Salvatore
testo presentato
Martedì 7 giugno 2016
modificato
Mercoledì 8 giugno 2016, seduta n. 634

   MATARRESE, PIEPOLI, VARGIU e DAMBRUOSO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   il recente rapporto «Dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio (2015)» dell'Ispra ed il rapporto di Legambiente «Ecosistema rischio 2016 – Monitoraggio sulle attività nelle amministrazioni comunali per la mitigazione del rischio idrogeologico» evidenziano un quadro puntuale e preoccupante del pericolo al quale è sottoposta la popolazione italiana che vive in zone a rischio da dissesto idrogeologico;
   la mappatura delle zone a rischio elaborata dall'Ispra risulta di particolare importanza per la prevenzione e la mitigazione del fenomeno del dissesto idrogeologico. Attualmente, sono 7.145 (oltre l'88 per cento del totale) i comuni nei quali sono presenti aree a pericolosità idraulica e 1.640 i comuni nei quali sono state perimetrate aree esposte a pericolo di frana, 1.607 quelli in cui sono presenti aree a pericolosità idraulica. La superficie delle zone perimetrate corrisponde in totale a quasi il 16 per cento dell'intero territorio nazionale;
   il rapporto di Legambiente, invece, al quale si riferisce il seguito della presente interrogazione, riporta dati che, per quanto ancora parziali, evidenziano maggiormente il pericolo evidente al quale sono sottoposti milioni di cittadini italiani che vivono proprio in alcune delle aree perimetrate e rischiose;
   in particolare, i dati del suddetto rapporto sono stati ricavati dalle risposte ai questionari inviati a 6.174 amministrazioni comunali nelle quali sono state perimetrate aree a rischio di dissesto idrogeologico. Allo stato sono 1.444 i comuni che hanno risposto al questionario di «Ecosistema rischio» tra giugno e dicembre 2015 (il 23 per cento dei comuni a rischio d'Italia), evidenziando situazioni di particolare criticità;
   da quanto si evince dai dati del rapporto, 7 milioni di cittadini vivono quotidianamente in zone esposte al pericolo di frane o alluvioni;
   il dato riferito ai cittadini che vivono in aree a rischio desta particolari preoccupazioni se si considera che «nel 48 per cento dei comuni intervistati sono meno di 100 le persone presenti in aree a rischio; nel 24 per cento dei casi questo numero è compreso fra le 100 e le 1.000 unità e nel 6 per cento delle situazioni sale nella fascia fra 1.000 e 10.000 persone. Per quel che riguarda i comuni più grandi e densamente popolati fra quelli che hanno partecipato all'indagine, sono 15 quelli in cui la popolazione residente in aree a rischio è compresa fra 10.000 e 50.000, 3 quello in cui è compresa fra 50.000 e 100.000: Genova, Ferrara e Reggio Emilia e 3 quelli in cui sono presenti oltre 100.000 persone in zone esposte a pericolo: Roma, Napoli e Rimini (...)»;
   la dimensione del rischio al quale è sottoposto il nostro Paese è data dall'intensa urbanizzazione delle zone soggette a pericolo di frane e alluvioni: in 1.075 comuni (il 77 per cento del totale analizzato dal report) sono presenti abitazioni in aree golenali, in prossimità degli alvei e in aree a rischio frana, e nel 29 per cento dei casi (401 comuni) in tali zone sono presenti addirittura interi quartieri. Nel 51 per cento dei comuni campione dell'indagine in aree a rischio sono presenti fabbricati industriali;
   nel 18 per cento dei comuni intervistati, invece, sono state costruite in aree a rischio idrogeologico strutture sensibili come scuole e ospedali e nel 25 per cento dei casi in aree a rischio sono state costruite strutture ricettive turistiche o strutture commerciali;
   un dato decisamente preoccupante è quello che testimonia l'eccessiva e recente antropizzazione delle aree a rischio, soprattutto negli ultimi dieci anni e nonostante i pericoli evidenti. Infatti, nell'ultimo decennio, sono stati costruiti edifici in aree a rischio nel 10 per cento dei comuni intervistati (146 fra quelli intervistati) e solo il 4 per cento delle amministrazioni ha intrapreso interventi di delocalizzazione di edifici abitativi e l'1 per cento di insediamenti industriali;
   tra i comuni in cui si è costruito in aree a rischio idrogeologico nell'ultimo decennio, nell'88 per cento dei casi sono state urbanizzate aree a rischio di esondazione o a rischio di frana con la costruzione di abitazioni (in 128 comuni su 146), nel 14 per cento dei casi in tali aree sono sorti addirittura interi quartieri (in 20 comuni). Nel 38 per cento dei casi l'edificazione recente ha riguardato fabbricati industriali (55 comuni). Nel 12 per cento dei casi (17 comuni), invece, sono state costruite di recente in aree a rischio idrogeologico strutture sensibili come scuole e ospedali, nel 18 per cento (26 comuni) strutture ricettive e nel 23 per cento (33 comuni) strutture commerciali;
   il rapporto evidenzia, altresì, il forte ritardo delle attività finalizzate all'informazione dei cittadini sul rischio e i comportamenti da adottare in caso di emergenza. L'84 per cento dei comuni, infatti, ha un piano di emergenza che prende in considerazione il rischio idrogeologico, ma solo il 46 per cento lo ha aggiornato e solo il 30 per cento dei comuni intervistati ha svolto attività di informazione e di esercitazione rivolte ai cittadini;
   c’è da evidenziare ancora una volta, purtroppo, che solo nel 2015 frane e alluvioni hanno causato nel nostro Paese 18 vittime, 1 disperso e 25 feriti, con 3.694 persone evacuate o rimaste senzatetto in 19 regioni, 56 province, 115 comuni e 133 località; secondo l'Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica (Irpi) del Cnr, nel periodo 2010-2014 le vittime sono state 145 con 44.528 persone evacuate o senzatetto, con eventi che si sono verificati in tutte le regioni italiane, nella quasi totalità delle province (97) e in 625 comuni, per un totale di 880 località colpite;
   la situazione delineata dai due rapporti desta preoccupazione e, malgrado vi sia la percezione da parte dei cittadini di una certa inerzia da parte delle istituzioni nel porre in essere atti concreti alla risoluzione della problematica evidenziata, risulta invece evidente l'impegno del Governo in carica che, nel corso della XVII legislatura e facendo seguito agli impegni assunti in sede di approvazione degli atti di indirizzo del Parlamento, ha individuato risorse da destinare al contrasto del dissesto idrogeologico ed ha adottato misure e provvedimenti che hanno interessato la disciplina della governance, il coordinamento e la gestione degli interventi, nonché le risorse finanziarie da allocare;
   nel documento di economia e finanza 2016 si sottolinea, a supporto ulteriore del contrasto al fenomeno del rischio da dissesto idrogeologico, che «entro il 2017 per completare l'azione di sostegno alla sostenibilità ambientale è in fase di definizione un provvedimento legislativo (green act) contenente misure finalizzate alla decarbonizzazione dell'economia, all'efficienza nell'utilizzo delle risorse, alla protezione e al ripristino degli ecosistemi naturali e alla finanza per lo sviluppo (...)»;
   è altresì evidente, purtroppo, che i processi di individuazione dei rischi e degli interventi da realizzare, di individuazione delle risorse da impiegare e di predisposizione dei provvedimenti normativi da adottare, necessitano tutti di tempi molto lunghi per essere completati e, purtroppo, sempre troppo spesso a questi si aggiungono elementi ostativi all'effettiva esecuzione dei lavori che sembrerebbero attribuibili alla scarsa capacità di gestione e di spesa delle risorse da parte delle regioni e degli enti preposti e che quasi mai risultano immediate per problemi di natura diversa;
   di contro, si verifica spesso che siano le regioni a lamentare carenza di risorse e ritardi nei finanziamenti da parte dello Stato. Singolare, ad esempio, è il caso della regione Puglia che, secondo quanto si evince da propri comunicati stampa, avrebbe invocato più collaborazione da parte del Governo chiedendo 2,3 miliardi di euro a fronte di un fabbisogno evidenziato proprio dal sistema Rendis (Repertorio nazionale degli interventi per la difesa del suolo) per interventi di mitigazione del fenomeno del dissesto idrogeologico su progetti immediatamente cantierizzabili;
   compito dello Stato è sicuramente quello di individuare tutti gli elementi ostativi all'effettivo impiego delle risorse al fine di rimuoverli e di consentire l'immediata esecuzione degli interventi più urgenti, così da poter mettere in sicurezza le aree di rischio individuate e dare risposte concrete ai cittadini che richiedono soluzioni immediate a problemi di questa entità –:
   quale sia lo stato di attuazione della programmazione e della pianificazione degli interventi per il contrasto al fenomeno del rischio da dissesto idrogeologico in Italia, quali siano le risorse disponibili e gli elementi maggiormente ostativi all'impiego immediato e concreto delle risorse individuate da parte delle regioni e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di rimuoverli per accelerarne la spesa. (3-02303)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

infrastruttura turistica

comune

idrogeologia