ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN ASSEMBLEA 3/02214

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 614 del 27/04/2016
Firmatari
Primo firmatario: ARTINI MASSIMO
Gruppo: MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE
Data firma: 27/04/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BALDASSARRE MARCO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 27/04/2016
BECHIS ELEONORA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 27/04/2016
SEGONI SAMUELE MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 27/04/2016
TURCO TANCREDI MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 27/04/2016
BRIGNONE BEATRICE MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 27/04/2016
CIVATI GIUSEPPE MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 27/04/2016
MAESTRI ANDREA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 27/04/2016
MATARRELLI TONI MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 27/04/2016
PASTORINO LUCA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE 27/04/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 27/04/2016
Stato iter:
28/04/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 28/04/2016
Resoconto ARTINI MASSIMO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE
 
RISPOSTA GOVERNO 28/04/2016
Resoconto GENTILONI SILVERI PAOLO MINISTRO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE)
 
REPLICA 28/04/2016
Resoconto ARTINI MASSIMO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 28/04/2016

SVOLTO IL 28/04/2016

CONCLUSO IL 28/04/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-02214
presentato da
ARTINI Massimo
testo presentato
Mercoledì 27 aprile 2016
modificato
Giovedì 28 aprile 2016, seduta n. 615

   ARTINI, BALDASSARRE, BECHIS, SEGONI, TURCO, BRIGNONE, CIVATI, ANDREA MAESTRI, MATARRELLI e PASTORINO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. – Per sapere – premesso che:
   nel 2011 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha imposto un embargo sulle armi alla Libia che è tuttora in vigore;
   un recente report delle Nazioni Unite, sottoposto all'attenzione del Consiglio di sicurezza già nel mese di gennaio 2016, e i cui contenuti sono stati in parte resi noti dalla stampa, ha rivelato come, in violazione dell'embargo internazionale, alcuni Paesi, società e soggetti privati abbiano venduto armi ed equipaggiamenti militari alle parti in conflitto;
   secondo il suddetto report, l'embargo sulle armi sarebbe stato violato nel 2011 da due società private statunitensi, da Emirati arabi uniti, Egitto e Turchia nel 2014 e 2015 e sarebbero coinvolte in traffici di armi verso la Libia anche Giordania e Sudan, una società ucraina e un intermediario italiano;
   le armi sarebbero entrate in Libia per lo più attraverso le rotte commerciali marittime e sarebbero state pagate prevalentemente in petrolio, sebbene fosse stata verificata anche la distrazione di denaro dalla Libyan central bank in favore di gruppi di opposizione armata; in particolare risulterebbero trasferimenti di ingenti somme di denaro (sei milioni di dinari libici, equivalenti a 4,2 milioni di euro) a favore del Benghazi revolutionaries shura council, legato proprio ad Ansar al-Sharia;
   secondo quanto reso noto dalla stampa, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite deciderà che azioni intraprendere contro gli Stati membri dell'Onu che hanno violato l'embargo internazionale sulle armi contro la Libia solo dopo aver valutato il nuovo rapporto sulle violazioni;
   il 31 marzo 2016, nell'ambito del forum di esperti libici per la cooperazione allo sviluppo che si è tenuto a Tunisi, l'inviato speciale dell'Onu, Martin Kobler, si è detto favorevole alla revoca dell'embargo, perché «l'esercito libico ha bisogno di questo (armi) nella sua guerra al terrorismo» e «senza sicurezza non ci sarà nessuna stabilità economica»;
   secondo quanto riportato dalla stampa libica, nei giorni precedenti il 24 aprile 2016, una nave saudita è approdata a Tobruk e ha scaricato circa 1.050 veicoli militari che sarebbero stati inviati dagli Emirati arabi uniti; in particolare, si tratterebbe di 600 veicoli leggeri (in gran parte fuoristrada pick-up armabili) e oltre 50 veicoli blindati da trasporto truppe che, in base alle evidenze fotografiche, risultano essere del modello Panthera, realizzato dalle società Minerva special purpose vehicles, con sede a Dubai, e Ares security vehicles di Abu Dhabi; tali veicoli, leggeri e blindati, sarebbero stati successivamente trasferiti al campo di Emdad delle milizie del generale Khalifa Haftar;
   il 26 aprile 2016 le autorità di Malta hanno rifiutato l'attracco alla petroliera battente bandiera indiana Distya Ameya, noleggiata da un'azienda degli Emirati arabi uniti per prelevare greggio dal porto di Marsa al Hariga, a Tobruk; secondo quanto riferito dal sito internet informativo libico «Al Wasat», la nave avrebbe dovuto caricare il petrolio estratto dai giacimenti di Messla e Sarir, nella Libia orientale, per portarlo a Malta e consegnarlo alla compagnia Dsa consultancy fzc, registrata negli Emirati arabi uniti; il transponder della petroliera è spento dal 21 aprile 2016 e l'ultimo segnale è stato inviato a poche miglia nautiche di distanze dal confine tra Egitto e Libia; l'ambasciatore libico presso l'Onu, Ali al Dabbash, ha denunciato il fatto che «il Governo di riconciliazione nazionale subisce la vendita illegale di greggio libico»; parlando all'agenzia di stampa libica «al Tadhamoun», il diplomatico ha spiegato che «il Governo deve affrontare il tentativo della petroliera Distya Ameya battente bandiera indiana e proveniente dagli Emirati arabi uniti di prelevare greggio dal porto di Marsa al Hariga»; il 25 aprile 2016 l'ente petrolifero libico Noc ha definito «illegale» questa vendita e ha riferito il caso al Consiglio di presidenza guidato dal premier Fayez al-Sarraj;
   non si può escludere che il greggio trasportato dalla Distya Ameya, che, secondo fonti di stampa, ammonterebbe a circa 650.000 barili, possa essere stato inviato negli Emirati arabi uniti in cambio di armamenti;
   secondo alcune fonti di stampa, i veicoli militari recentemente giunti a Tobruk sarebbero destinati per un'offensiva anti-Isis su Sirte che dovrebbe essere condotta dalle milizie del generale Haftar; tuttavia tali milizie risultano attualmente impiegate soprattutto in combattimenti a Derna, Bengasi e Adjabiya (a sud di Bengasi); ufficialmente si tratta di operazioni anti-Isis, ma le forze di Haftar risultano combattere anche le milizie che si oppongono all'Isis;
   un esempio chiaro del fatto che la lotta all'Isis viene invocata da parte delle forze di Haftar per coprire operazioni condotte contro altri gruppi che si oppongono al Governo di Tobruk è rappresentato dal teatro di Derna, dove le forze di Haftar continuano a lanciare attacchi aerei e terrestri, sebbene l'Isis abbia abbandonato il centro abitato da tempo e sia stata espulsa anche dalla periferia, tra il 20 e il 21 aprile 2016, dalle forze del Consiglio della shura dei mujaheddin di Derna; a questo proposito, il 25 aprile 2016, il Consiglio della shura dei mujaheddin di Derna, tramite il proprio portavoce, Mohamed al Mansuri, ha accusato le forze di Tobruk, guidate da Haftar, di aver ucciso un numero imprecisato di civili attraverso raid aerei indiscriminati. Mansuri, inoltre, ha accusato le forze di Haftar di aver permesso la fuga dei miliziani dell'Isis dal distretto 400, sobborgo orientale di Derna, affermando che «gli aerei da guerra di Haftar hanno consentito alla colonna di Daesh di fuggire per 800 chilometri attraverso il deserto senza mai sfiorarli; al contrario, hanno attaccato i civili in città»; Ali Hassi, il portavoce di Ibrahim Jadhran, capo della Petroleum facilities guard, avrebbe fatto una simile denuncia il 24 aprile 2016 dalla città di Ajdabiya; a Bengasi le forze di Haftar combattono anche contro quelle del Consiglio dei rivoluzionari di Bengasi e ci sarebbe anche il caso di 150 famiglie intrappolate nella zona della baia di Mreysa dalle forze di Tobruk che i rivoluzionari non riescono a recuperare via nave per gli attacchi aerei di Haftar;
   il generale Haftar ha adottato una posizione ambigua verso il Governo di al-Serraj, definendo «golpisti» i metodi con cui il Consiglio di presidenza del Premier si è insediato a Tripoli e sostenendo che «parte della popolazione chiede la formazione di un consiglio militare», ha più volte dichiarato di non voler entrare nelle questioni politiche e di essere disposto a sostenere qualsiasi Governo di unità che otterrà la fiducia del Parlamento di Tobruk, ma ha anche ammonito che «non resterà a guardare se il processo politico porterà il Paese negli abissi»;
   il 1o aprile 2016 sono entrate in vigore le sanzioni dell'Unione europea contro coloro che, in Libia, si oppongono al Governo al-Serraj (divieto di ingresso nell'Unione europea e di congelamento dei beni e fondi che si trovano in Europa); tali sanzioni hanno colpito il Primo ministro di Tripoli Khalifa al-Gweil, il Presidente del General national congress di Tripoli, Nouri Abusahmain, e il Presidente della House of representatives di Tobruk, Aguila Saleh; tuttavia, non è stato interessato dalle sanzioni il generale Khalifa Haftar, nonostante sia pressoché unanimemente indicato come il principale ostacolo alla piena affermazione dell'autorità del Government of national accord su tutta la Libia;
   al momento attuale il Governo di al-Serraj non risulta ancora in grado di controllare il territorio con le forze di cui dispone, come dimostrato dalla richiesta di aiuti internazionali per la protezione degli impianti petroliferi minacciati dall'Isis, e il rafforzamento militare di attori potenzialmente ostili al Government of national accord potrebbero portare a un rapido mutamento nell'equilibrio delle forze in teatro e alimentare una nuova guerra civile su vasta scala –:
   quali iniziative diplomatiche il Governo intenda adottare nei confronti dei Paesi ritenuti responsabili di violazioni dell'embargo sulle armi alla Libia e/o di acquisto illecito di petrolio libico. (3-02214)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

nave cisterna

commercio di armi

petrolio greggio