ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN ASSEMBLEA 3/02163

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 602 del 05/04/2016
Firmatari
Primo firmatario: LIUZZI MIRELLA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 05/04/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DELL'ORCO MICHELE MOVIMENTO 5 STELLE 05/04/2016
CASTELLI LAURA MOVIMENTO 5 STELLE 05/04/2016
TERZONI PATRIZIA MOVIMENTO 5 STELLE 05/04/2016
BUSTO MIRKO MOVIMENTO 5 STELLE 05/04/2016
DAGA FEDERICA MOVIMENTO 5 STELLE 05/04/2016
DE ROSA MASSIMO FELICE MOVIMENTO 5 STELLE 05/04/2016
MANNINO CLAUDIA MOVIMENTO 5 STELLE 05/04/2016
MICILLO SALVATORE MOVIMENTO 5 STELLE 05/04/2016
ZOLEZZI ALBERTO MOVIMENTO 5 STELLE 05/04/2016
VALLASCAS ANDREA MOVIMENTO 5 STELLE 05/04/2016
CRIPPA DAVIDE MOVIMENTO 5 STELLE 05/04/2016
DA VILLA MARCO MOVIMENTO 5 STELLE 05/04/2016
DELLA VALLE IVAN MOVIMENTO 5 STELLE 05/04/2016
FANTINATI MATTIA MOVIMENTO 5 STELLE 05/04/2016
CANCELLERI AZZURRA PIA MARIA MOVIMENTO 5 STELLE 05/04/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 05/04/2016
Stato iter:
06/04/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 06/04/2016
Resoconto LIUZZI MIRELLA MOVIMENTO 5 STELLE
 
RISPOSTA GOVERNO 06/04/2016
Resoconto GALLETTI GIAN LUCA MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
 
REPLICA 06/04/2016
Resoconto LIUZZI MIRELLA MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 06/04/2016

SVOLTO IL 06/04/2016

CONCLUSO IL 06/04/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-02163
presentato da
LIUZZI Mirella
testo presentato
Martedì 5 aprile 2016
modificato
Mercoledì 6 aprile 2016, seduta n. 603

   LIUZZI, DELL'ORCO, CASTELLI, TERZONI, BUSTO, DAGA, DE ROSA, MANNINO, MICILLO, ZOLEZZI, VALLASCAS, CRIPPA, DA VILLA, DELLA VALLE, FANTINATI e CANCELLERI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   in Basilicata, nella provincia di Potenza, è situato il centro oli di Viggiano Eni. Una delle principali attività del centro è la produzione di composti, azotati derivanti dalla desolforazione del petrolio, utilizzati in agricoltura;
   il petrolio estratto in Basilicata è di scarsissima qualità, altamente inquinante e la sua produzione copre appena il 6 per cento del fabbisogno nazionale;
   per estrarre il petrolio lucano bisogna trivellare fino a 4 chilometri di profondità. Tale attività produce sostanze tossiche e cancerogene, fortemente inquinanti e pericolose per la popolazione e l'ambiente, quali idrocarburi pesanti, diossina, acidicanti vari, bario, berillio e anche isotopi radioattivi come l'americio 249. Inoltre, le estrazioni sono anche motivo dell'inquinamento irreversibile delle falde acquifere e delle sorgenti del bacino idrico del fiume Agri, un insieme di circa 700 sorgenti che si trovano proprio nell'area della Concessione Val d'Agri;
   le attività estrattive o di reiniezione o di desolforizzazione vengono realizzate in prossimità di una diga lucana, lo sbarramento del Pertusillo, nonostante siano noti i rischi sismici e di raffinazione. In tali località, oltretutto, spesso si registrano morie di pesci proprio dove si rilevano anche alte concentrazioni di idrocarburi, di acidificanti e di inquinanti in generale;
   la zona della Val d'Agri, secondo alcuni documenti venuti in possesso della professoressa dell'Università della California, Maria Rita D'Orsogna, negli anni ’90, è stata una delle tre aree al mondo dove si sono sperimentate per la prima volta tecniche di perforazione simili all'attuale ed invasivo fracking, con acidificazione elevata delle acque del Pertusillo. Secondo uno studio dell'Usgs (United States geological survey), agenzia governativa statunitense, l'acidificazione delle acque dolci è la principale causa sospetta per l'improvvisa moria di carpe, trote e persici;
   il portavoce del MoVimento 5 Stelle al Senato della Repubblica Vito Petrocelli, a settembre del 2013, ha presentato una denuncia alla Commissione europea con richiesta di infrazione per violazione della direttiva europea sull'acqua;
   nel centro di desolforazione del Cova di Viggiano, che è al centro della concessione mineraria Val d'Agri, si sono registrate numerose «sfiammate» oggetto di molti atti parlamentari del MoVimento 5 Stelle ai quali sono sempre seguite risposte rassicuranti da parte delle istituzioni e degli enti preposti;
   l'estrazione di petrolio in generale, ma soprattutto quello lucano che è ad altissima concentrazione di zolfo, significa un'inevitabile immissione in atmosfera di idrogeno solforato. Il processo di Claus ne elimina solo il 95-97 per cento, la restante parte viene immessa in aria da un inceneritore a fiammella costante come quello del centro oli di Viggiano. Le fiammate, che da settembre del 2013 interessano costantemente il centro lucano e spaventano la popolazione locale, creano anche diffuse patologie allergiche, cardio-respiratorie e irritazioni a mucose nasali e agli occhi. La causa delle patologie appena citate è l'idrogeno solforato che ha visto in Val d'Agri anche l'abbandono delle terre coltivate e la fine della pastorizia;
   in una ricerca curata dall'università della Basilicata, pubblicata dall’international journal food science and technology, risulta che nel miele prodotto nella Val D'Agri si trovano alti tassi di benzeni ed alcoli. Nessuno acquista più i prodotti agricoli, né le carni, né il latte degli allevamenti del posto, che registrano anche sterilità negli allevamenti di ovini;
   l'Organizzazione mondiale della sanità consiglia di fissare il limite di rilascio di idrogeno solforato a 0,005 parti per milione; negli Stati Uniti, il Governo federale raccomanda addirittura un limite di 0,001 parti per milione;
   in Italia, il limite massimo di rilascio di idrogeno solforato, secondo quanto stabilito dal decreto ministeriale del 12 luglio 1990, recante le «Linee Guida per il contenimento delle emissioni degli impianti industriali e la fissazione dei valori minimi di emissione», è di 5 parti per milione per l'industria non petrolifera e di 30 parti per milione per quella petrolifera. In Italia i valori raccomandati dall'Organizzazione mondiale della sanità sono superati di 6.000 volte;
   con l'approvazione di una risoluzione del MoVimento 5 Stelle in Commissione ambiente alla Camera di deputati due anni fa, anche l'Italia avrebbe dovuto equiparare i limiti di emissioni a quelli forniti dall'Organizzazione mondiale della sanità, ma nulla è stato fatto;
   nel citato studio della professoressa D'Orsogna si segnalano due incidenti rilevanti avvenuti in Basilicata nel 2002 e nel 2005 che hanno riguardato il centro oli di Viggiano. Incidenti gravissimi, sui quali non sono stati mai forniti i dati relativi all'emissione dell'idrogeno solforato;
   nel mese di febbraio 2015, la direzione distrettuale antimafia di Potenza ha aperto un'indagine sul centro oli di Viggiano. Ad inizio dicembre 2015, 37 persone hanno ricevuto un avviso di garanzia per traffico illecito di rifiuti e disastro ambientale. Tra gli indagati figuravano nove dipendenti dell'Eni, una decina di imprenditori, quattro ex dirigenti dell'Arpab, funzionari regionali e della provincia di Potenza, varie società del settore ambientale e due rappresentanti di Tecnoparco;
   l'inchiesta ha toccato tutto il «sistema rifiuti» della Basilicata. Molti funzionari regionali e Arpab indagati per la vicenda del centro oli erano anche rinviati a giudizio per disastro ambientale nella vicenda Fenice, inceneritore di San Nicola di Melfi, nato vent'anni fa e a servizio della Fiat di Melfi;
   i fatti hanno dimostrato che l'attività di estrazione petrolifera in Basilicata ha prodotto ingenti danni e malattie. Dal 2001 al 2013, scrivono i magistrati contabili, la regione e i 12 comuni dell'area estrattiva si sono redistribuiti un miliardo e 158 milioni di euro, «ma l'85 per cento se n’è andato in spesa corrente anziché in investimenti anziché per lo sviluppo e il lavoro. E solo il 7 per cento è andato alla ricerca e all'innovazione»;
   il 4 giugno 2014 l'ex Ministro Guidi in visita in Basilicata sponsorizzava la necessità di utilizzare al meglio le risorse indigene del territorio. Il Presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi nel mese di luglio 2014 manifestava la volontà di raddoppiare le estrazioni in Basilicata;
   nel mese di ottobre 2014 il Governo, durante la discussione del decreto-legge «sblocca Italia», presenta un emendamento, poi ritirato, volto ad autorizzare la costruzione dell'infrastruttura «Tempa Rossa» per portare a Taranto il petrolio che verrà poi commercializzato;
   per la realizzazione del progetto della Total «Tempa Rossa», inoltre, è previsto un 12 per cento in più di emissioni diffuse, dato confermato dai tecnici di Arpa Puglia;
   da fonti stampa si apprende che nel mese di novembre 2014, l'ex Ministro dello sviluppo economico Guidi, intercettata telefonicamente, aveva tentato di far approvare l'emendamento prima citato che avrebbe avvantaggiato il suo compagno, possessore di una società di ingegneria che avrebbe partecipato alla gara di progettazione ed esecuzione dei lavori di Tempa Rossa dal valore di circa 2,5 milioni di euro. Il 31 marzo 2016 a seguito dello scandalo, Eni interrompe le attività al centro oli di Viggiano ed il Ministro dello sviluppo economico si dimette;
   sono tre i filoni di indagine dell'inchiesta Eni: il primo, affidato ai carabinieri del nucleo operativo ecologico, riguarda l'impianto Eni di Viggiano. Questa parte dell'indagine riguarda, unicamente, presunti illeciti nella gestione dei rifiuti. Il secondo filone di indagine, seguito dagli agenti della squadra mobile della Polizia di Stato, ha al centro l’iter che ha portato all'autorizzazione del giacimento Tempa Rossa della Total. A questi primi due filoni si è poi aggiunto un terzo che riguarda l'indagine sul porto di Augusta;
   da stralci di ordinanze diffuse a mezzo stampa si legge che i dirigenti dell'impianto Eni coinvolti «erano consapevoli dei problemi emissivi» del centro, ma «cercano di ridurre il numero di comunicazioni sugli sforamenti invece di incidere direttamente sulla causa del malfunzionamento o dell'evento» allo scopo di «non allarmare gli enti di controllo»;
   sempre da fonti stampa si apprende che i vertici dell'impianto Eni «qualificavano in maniera del tutto arbitraria e illecita» rifiuti pericolosi come «non pericolosi», utilizzando quindi un «trattamento non adeguato» degli stessi scarti e «notevolmente più economico», e dati sulle emissioni in atmosfera «alterati»;
   nell'indagine sono state poste agli arresti domiciliari dai carabinieri per la tutela dell'ambiente sei persone, funzionari e dipendenti del centro oli di Viggiano (Potenza) dell'Eni e l'ex sindaca del Partito democratico di Corleto Perticara, Rosaria Vicino, perché ritenuti responsabili, a vario titolo, di «attività organizzate per il traffico e lo smaltimento illecito di rifiuti»;
   il 31 marzo 2016, il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, durante la conferenza stampa sull'inchiesta ha dichiarato: «Dispiace rilevare che per risparmiare denaro ci si riduca ad avvelenare un territorio con meccanismi truffaldini»;
   da fonti stampa si apprende che, secondo i pubblici ministeri, grazie all'alterazione dei codici rifiuto, l'azienda centro oli di Viggiano ha risparmiato fino a 100 milioni di euro sui costi di smaltimento. Anche le emissioni in atmosfera, sistematicamente in eccesso, venivano alterate –:
   di quali informazioni sia in possesso sui fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di prevenire il rischio di danno ambientale, a tal fine anche valutando la revisione della disciplina normativa in tema di reimmissione delle acque emunte nel sottosuolo al fine di garantire la sicurezza ambientale, evitando le violazioni che risultano – secondo fonti di stampa – ripetutamente avvenute nel caso di specie. (3-02163)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

terreno abbandonato

inquinamento atmosferico

prevenzione dell'inquinamento