ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE 3/02036

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 574 del 22/02/2016
Ex numero atto
Precedente numero assegnato: 4/08863
Abbinamenti
Atto 3/01628 abbinato in data 23/02/2016
Atto 3/02028 abbinato in data 23/02/2016
Atto 3/02035 abbinato in data 23/02/2016
Firmatari
Primo firmatario: SPADONI MARIA EDERA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 22/02/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 22/02/2016
Stato iter:
23/02/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 23/02/2016
Resoconto FERRI COSIMO MARIA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (GIUSTIZIA)
 
REPLICA 23/02/2016
Resoconto SPADONI MARIA EDERA MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 23/02/2016

DISCUSSIONE IL 23/02/2016

SVOLTO IL 23/02/2016

CONCLUSO IL 23/02/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta orale 3-02036
presentato da
SPADONI Maria Edera
testo presentato
Lunedì 22 febbraio 2016
modificato
Martedì 23 febbraio 2016, seduta n. 575

   SPADONI. – Al Ministro della giustizia . – Per sapere – premesso che:
   la recente operazione Aemilia diretta dalla direzione distrettuale antimafia nella notte tra il 27 e il 28 gennaio 2015 ha portato al sequestro di più di 100 milioni di euro di beni e all'arresto di 117 persone, di cui 62 nella sola provincia di Reggio Emilia che viene considerata dagli inquirenti l'epicentro del radicamento della ’ndrangheta in Emilia-Romagna;
   nell'ultima relazione annuale la direzione investigativa antimafia mette in luce un sistema di criminalità organizzata radicato sul territorio e conferma il consolidarsi degli affari di camorra, ’ndrangheta e mafia in Emilia-Romagna. Nelle relazione della direzione investigativa antimafia si legge: «Numerose indagini hanno accertato il sempre maggior coinvolgimento di professionisti compiacenti nell'attuazione delle strategie economiche dei sodalizi e la diffusa tendenza a creare schermi societari per dissimulare la reale titolarità delle aziende». In questa relazione si parla inoltre degli interventi di ricostruzione post-sisma in Emilia e delle attività che vanno «dal riciclo di denaro, a investimenti in attività imprenditoriali, dal controllo dei principali traffici illeciti e di contraffazioni, ai finanziamenti usurai»;
   nel dossier 2014/2015 di Libera si dà un quadro generale dell'Emilia-Romagna attraverso alcuni numeri significativi. Tra l'agosto 2013 e il luglio 2014 sono stati sequestrati alle mafie 448 beni, per un valore di 21 milioni di euro: dati che fanno dell'Emilia-Romagna la prima del nord Italia. Per quanto riguarda il narcotraffico la media è di cinque operazioni al giorno, con il sequestro di 817 chili di sostanze stupefacenti e la denuncia di 2.718 persone. Secondo Santo Della Volpe, presidente di Libera informazione e presidente della Federazione nazionale stampa, «in Emilia-Romagna c’è un giro importante di droga, legato a gruppi mafiosi pericolosi»; nel dossier si denunciano inoltre i «reati spia», dietro cui si celano le attività dei clan: nel 2013 in Emilia-Romagna sono state 312 le denunce per estorsione, in aumento negli ultimi due anni, 399 i danneggiamenti (spesso per incendio) e almeno una cinquantina le segnalazioni di usura. Tra i reati spia rientrano anche gli illeciti nello smaltimento dei rifiuti (837) e nel ciclo del cemento (142);
   nel «Primo rapporto trimestrale sulle aree settentrionali» per la Presidenza della commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno mafioso a cura dell'Osservatorio sulla criminalità organizzata dell'università degli studi di Milano si legge che «la provincia di Reggio Emilia costituisce l'epicentro della ’ndrangheta nella regione, in particolare nel capoluogo, ove l'organizzazione criminale calabrese ha creato negli anni una vera e propria enclave». La ’ndrangheta cutrese rappresenta la principale presenza criminale sul territorio, a cui si affiancano i Dragone, i Nicoscia e gli Arena originari di Isola di Capo Rizzuto. In questo report si afferma come negli anni si è assistito ad un vero e proprio processo di spopolamento della cittadina del crotonese a dispetto di una crescita di cutresi trasferitisi nel reggiano. Alla presenza della ’ndrangheta dei Grande Aracri si affiancano numerose ’ndrine provenienti da diverse aree della Calabria e attive sul territorio provinciale: i Farao-Marincola di Cirò Marina (Crotone), i Martino e i Mattace originari di Cutro (Crotone), i Barbaro di Platì (Reggio Calabria), i Nirta-Strangio di San Luca (Reggio Calabria), i Mancuso di Vibo Valentia (Vibo Valentia), i Bellocco di Rosarno (Reggio Calabria), i Gallo di Gioia Tauro (Reggio Calabria), i Muto di Cetraro (Cosenza);
   secondo l'Osservatorio sulla criminalità organizzata Reggio Emilia rappresenta una realtà davvero peculiare, dato anche che le vicissitudini della cosca Grande Aracri in Calabria vi hanno comportato violenti effetti, producendo fatti di sangue in sé estranei al tipico modus operandi della criminalità calabrese nella regione. Infine, si riscontra sul territorio la presenza di clan riconducibili alla camorra: in particolare i Casalesi e il clan Belforte originario di Marcianise (Caserta);
   il tribunale di Reggio Emilia, guidato negli ultimi quattro anni dal presidente Francesco Maria Caruso, è notevolmente sottodimensionato rispetto alle stesse previsioni del Ministero della giustizia, secondo cui l'organico dei magistrati dovrebbe essere aumentato dalle tre alle sei unità; in proporzione, anche il relativo personale amministrativo, le cui relative carenze organiche possono portare a inevitabili rallentamenti nella predisposizione degli atti afferenti i procedimenti, necessita di essere incrementato;
   dai dati statistici trasmessi dal dottor Barbuto, attuale direttore dell'organizzazione giudiziaria, emerge che il tribunale di Reggio Emilia è tra i sei più gravati d'Italia per il rapporto tra giudici e cittadini residenti;
   un numero molto elevato di persone coinvolte nell'inchiesta Aemilia, anche se ancora non quantificabile, sarà processato a Reggio Emilia, in quanto i reati attribuiti sarebbero stati commessi in tale provincia;
   a dicembre 2014, ancora prima dell'operazione Aemilia, il presidente Caruso già lamentava la mancanza in organico di tre giudici, un sostituto procuratore e di personale di cancelleria. Secondo il presidente Caruso per avere un'idea della situazione del tribunale di Reggio Emilia è sufficiente pensare che per ogni magistrato la media è di 22 mila e 500 residenti quando il rapporto dovrebbe essere di uno a undicimila;
   il presidente Caruso sottolinea l'immediata urgenza di incrementare l'organico dei tribunale di Reggio Emilia sia in previsione del maxi processo per ’ndrangheta, sia in vista della gestione delle numerose attività imprenditoriali sequestrate. Secondo Caruso «bisognerà organizzare il tribunale in modo da garantire un processo in tempi rapidi, con la massima velocità ma anche con la massima attenzione e scrupolo, un processo che si prospetta di notevoli dimensioni anche per la qualità dei temi affrontati, il reato di associazione mafiosa con tutte le sue sfumature e modi di manifestazione, il concorso esterno in associazione mafiosa, certamente è un processo complesso» –:
   quali iniziative, per quanto di competenza, saranno intraprese dal Governo per l'attuazione di quegli aumenti di organico di magistratura e di cancelleria che lo stesso Ministero della giustizia considera necessari;
   quali iniziative intraprenderà il Ministro interrogato e quale sarà la tempistica necessaria, vista l'estrema urgenza di intervento, per far fronte a questa problematica affinché con l'aumento di organico minimo previsto sia assicurata una modalità efficace di amministrazione della giustizia nel territorio di Reggio Emilia e provincia. (3-02036)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

mafia

penuria di manodopera

criminalita' organizzata