ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE 3/01818

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 515 del 04/11/2015
Firmatari
Primo firmatario: GALGANO ADRIANA
Gruppo: SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Data firma: 04/11/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MONCHIERO GIOVANNI SCELTA CIVICA PER L'ITALIA 04/11/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'INTERNO
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'INTERNO delegato in data 04/11/2015
Stato iter:
10/11/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 10/11/2015
Resoconto BUBBICO FILIPPO VICE MINISTRO - (INTERNO)
 
REPLICA 10/11/2015
Resoconto GALGANO ADRIANA SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 10/11/2015

SVOLTO IL 10/11/2015

CONCLUSO IL 10/11/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta orale 3-01818
presentato da
GALGANO Adriana
testo presentato
Mercoledì 4 novembre 2015
modificato
Martedì 10 novembre 2015, seduta n. 518

   GALGANO e MONCHIERO. – Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali . – Per sapere – premesso che:
   un provvedimento interdittivo (sulla base della normativa antimafia), firmato dal prefetto di Perugia Antonella Miro, è stato notificato il 26 ottobre 2015 alla Gesenu, società di raccolta rifiuti costituita nel 1980, per metà del comune umbro (il socio pubblico rappresenta infatti il 45 per cento), specializzata nella gestione dei servizi per la nettezza urbana e già nell'occhio del ciclone per un'inchiesta della magistratura che riguarda 16 indagati;
   l'atto fa riferimento ad un presunto pericolo di infiltrazioni nella gestione dell'attività di impresa, riguardante sia soci privati sia le partecipazioni societarie che Gesenu ha in altre società di gestione ambientale in Sicilia, a Catania e a Messina;
   nello specifico, tutto ha origine nel mese di maggio 2015, allorché la prefettura di Catania emette un provvedimento antimafia interdittivo a carico del consorzio Simco (con sede a Motta Sant'Anastasia), costituito da 4 società, fra cui Gesenu spa; all'interno di Simco si evidenziava la presenza della società Oikos spa, già qualche mese prima raggiunta da un medesimo provvedimento emesso dalla stessa prefettura di Catania per rapporti con società ritenute vicine ad ambienti criminali mafiosi;
   come già accennato, altra vicenda inquietante sarebbe quella che vede Gesenu coinvolta in una società con sede a Messina (Tirrenoambiente), protagonista quest'ultima di delitti maturati in contesti di criminalità: episodi sicuramente allarmanti che probabilmente saranno oggetto anche di attività investigativa da parte dei magistrati penali;
   il fatto più grave è che Gesenu avrebbe assunto numerosi lavoratori a Catania (esattamente il 5,27 per cento della sua forza lavoro, appartenente all'area criminale Santapaola), pregiudicati per gravissimi reati, quali associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, rapina e associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti;
   oltre ai 29 dipendenti sopradetti, spuntano accuse mirate sui vertici aziendali: nelle carte utilizzate per emettere il provvedimento ostativo preventivo la prefettura cita l'inchiesta in corso da parte della procura di Catania sulla gestione dell'isola ecologica di Mascalucia-Messanunziata (zona ad alta densità mafiosa, così come rilevato nelle relazioni al Parlamento) con tanto di richiesta di rinvio a giudizio avanzata nei confronti di dirigenti della Gesenu per vari reati, tra cui l'associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti; secondo la ricostruzione accusatoria, avrebbero gestito ingenti quantità di rifiuti, trasportandoli con mezzi non autorizzati, falsificando i documenti e smaltendoli in siti non idonei;
   tra le motivazioni che hanno concorso all'emissione della misura interdittiva c’è anche la presenza di Manlio Cerroni (che possiede il 45 per cento di Gesenu), nominato perfino dal pentito dei casalesi Carmine Schiavone e finito ai domiciliari nel 2014 per la vicenda di Malagrotta, nonché quella di Carlo Noto la Diega (che possiede il 10 per cento di Gesenu), anche lui indagato per fatti riconducibili allo smaltimento illecito di rifiuti, nell'ambito di Viterbo Ambiente;
   è noto, come è stato giustamente rilevato dal presidente Catiuscia Marini, quale sia il ruolo di Gesenu nella titolarità di molti contratti di servizio in essere nella regione, non solo per ciò che riguarda tutto il sistema di raccolta dei rifiuti e di pulizia delle città, ma anche per l'attività di gestione in capo a questa società degli impianti di trattamento dei rifiuti;
   per queste ragioni, non può che destare viva preoccupazione la notizia di un'interdittiva prefettizia antimafia all'azienda che metterebbe a serio rischio la continuità e la praticabilità di un servizio fondamentale per la comunità –:
   se intendano avviare un'attenta riflessione in merito al provvedimento adottato dal prefetto di Perugia, che ha confermato l'acquisizione di «molteplici congruenti elementi per ritenere sussistente il pericolo di infiltrazione mafiosa in Gesenu spa», in modo da contribuire a fare chiarezza, in tempi rapidi, su eventuali responsabilità e garantire dunque, ad ogni livello, trasparenza e legalità;
   se intendano, per quanto di competenza, individuare e, di conseguenza, adottare tutte le iniziative possibili per tutelare la centralità e la funzionalità del servizio di raccolta dei rifiuti, di pulizia delle città e di gestione dello smaltimento dei rifiuti stessi, nonché difendere la storia industriale ed i livelli occupazionali dell'azienda (riducendo al minimo le difficoltà legate agli effetti dell'interdittiva prefettizia). (3-01818)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

mafia

gestione dei rifiuti

edificio per uso industriale