ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN ASSEMBLEA 3/01678

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 477 del 08/09/2015
Firmatari
Primo firmatario: GIGLI GIAN LUIGI
Gruppo: PER L'ITALIA - CENTRO DEMOCRATICO
Data firma: 08/09/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 08/09/2015
Stato iter:
10/09/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 10/09/2015
Resoconto GIGLI GIAN LUIGI PER L'ITALIA - CENTRO DEMOCRATICO
 
RISPOSTA GOVERNO 10/09/2015
Resoconto LORENZIN BEATRICE MINISTRO - (SALUTE)
 
REPLICA 10/09/2015
Resoconto GIGLI GIAN LUIGI PER L'ITALIA - CENTRO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 10/09/2015

SVOLTO IL 10/09/2015

CONCLUSO IL 10/09/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-01678
presentato da
GIGLI Gian Luigi
testo presentato
Martedì 8 settembre 2015
modificato
Mercoledì 9 settembre 2015, seduta n. 478

   GIGLI. — Al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:
   con sentenza n. 162 del 10 giugno 2014 la Corte costituzionale ha ammesso alle fecondazione eterologa le coppie eterosessuali sterili alle quali questa procedura di procreazione medicalmente assistita era precedentemente vietata dalla legge n. 40 del 2004;
   nel caso di sterilità femminile, la fecondazione eterologa richiede che gameti femminili siano messi a disposizione da soggetti esterni alla coppia;
   il reperimento dei gameti femminili può essere teoricamente ottenuto ricorrendo ad ovociti prelevati in sovrannumero da altre donne, donati poiché non utilizzati durante procedure di procreazione medicalmente assistita omologa e crioconservati (cosiddetto egg-sharing);
   la possibilità di egg-sharing è tuttavia limitata al momento, oltre che dal numero di ovociti in sovrannumero disponibili, anche dalla scarsa diffusione delle tecniche di crioconservazione dei gameti femminili;
   ovociti per la fecondazione eterologa prodotti ad hoc, cioè indipendentemente dalle procedure di fecondazione omologa, possono altresì essere ottenuti da donazione o acquistati dietro pagamento;
   al di fuori dell'ambito familiare, la donazione di gameti, è resa però problematica dalla «indaginosità» ed invasività della procedura;
   la donna donatrice, infatti, al pari delle donne che ricorrono per sé stesse alla fecondazione omologa, deve sottoporsi a stimolazione ormonale ovarica della durata di un paio di settimane, a controlli ecografici e a un intervento chirurgico in anestesia, con evidente impegno psicologico e rischi per la salute e talora per la vita stessa (come accaduto nel 2015 ad una donna morta a Bari);
   la direttrice del Centro di procreazione medicalmente assistita di Bologna, professoressa Eleonora Porcu, ha dichiarato di recente a Il Messaggero Veneto: «a mia conoscenza non ho appreso che ci siano state gravidanze da eterologa ottenute in strutture pubbliche con il contributo di donatori volontari»;
   per quanto riguarda l'acquisto, invece, esso è giustamente vietato nel nostro Paese, al pari di ogni altra forma di commercio di parti o di costituenti del corpo umano;
   essa, infatti, lungi dall'essere una donazione, si configura poco o tanto come uno sfruttamento del bisogno di donne in condizioni più o meno disagiate;
   in data 18 febbraio 2015 tale divieto è stato esplicitamente ribadito dal Ministero della salute in risposta ad un'interrogazione a risposta immediata in Commissione affari sociali, presentata dall'interrogante (n. 5-04762);
   in tale occasione il Sottosegretario Vito De Filippo dichiarava che «ai sensi della legge 19 febbraio 2004, n. 40, articolo 12, comma 6, “Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro”. La normativa italiana non prevede distinzioni, fra forme commerciali e non, di maternità surrogata, sanzionando indistintamente ogni percorso che porti a questo tipo di gravidanza su commissione. Allo stesso modo, in forma del tutto analoga a quanto avviene per donazione di sangue ed organi, per la cessione di cellule e tessuti umani destinati a uso clinico, il quadro normativo italiano prevede la totale gratuità (legge n. 91 del 1999; decreto legislativo n. 191 del 2007, articolo 12, comma 1), escludendo anche forme di rimborso spese, e consentendo eventualmente anche assenze giustificate dal lavoro, in forma del tutto analoga»;
   il Sottosegretario De Filippo dichiarava anche che «il Ministero della salute è impegnato, altresì, nell'ambito delle proprie competenze istituzionali e in coerenza con la tradizione solidaristica del nostro Paese, a combattere ogni forma di sfruttamento del corpo umano e delle sue distinte parti anatomiche, con particolare attenzione per la procreazione umana, dove donne e bambini possono diventare soggetti grandemente vulnerabili»;
   va inoltre rammentata la risoluzione del Parlamento europeo del 10 marzo 2005, in cui si condanna il commercio degli ovociti umani, considerato una forma di sfruttamento commerciale della maternità;
   esiste peraltro in rete un'ampia offerta di ovociti a pagamento da parte di centri privati di riproduzione assistita, forse non sufficientemente contrastata (vedasi ad esempio il sito http://uteroinaffitto.com/servizi/costi);
   con una gara europea indetta a aprile 2015, con scadenza del bando il 22 maggio 2015, la regione Friuli Venezia Giulia ha inteso superare il problema del reperimento dei gameti ricorrendo a centri di riproduzione esteri;
   allo scopo la regione ha stanziato 400 mila euro per 12 mesi, con l'obiettivo di effettuare circa un centinaio di interventi;
   tenendo conto che, secondo la relazione 2015 del Ministero della salute sullo stato di applicazione della legge n. 40 del 2004, soltanto uno su sei dei cicli di fecondazione artificiale porta alla nascita di un bambino, se ne ricava che saranno necessari 24.000 euro in media, solo per l'acquisto dei gameti necessari a far nascere un figlio con la fecondazione eterologa;
   si tratta di una cifra che, se rapportata a tutto il territorio italiano, equivarrebbe a 20 milioni di euro, senza ovviamente tener conto di tutti i costi richiesti nella procedura, di quelli per la diagnostica, per l'assistenza e per le giornate lavorative perdute per una gravidanza oggettivamente a rischio;
   al bando di gara hanno risposto manifestando il loro interesse sei istituti esteri che contano anche una banca per la conservazione dei tessuti. Il gruppo più numeroso è quello iberico, Paese scelto da anni da molte coppie per la fecondazione eterologa;
   tutti gli istituti hanno dichiarato di raccogliere gameti esclusivamente da donatori volontari consapevoli e non remunerati;
   al termine dei lavori, la commissione di valutazione delle risposte al bando di gara ha rilevato che, ad eccezione di un centro ateniese, tutti gli altri sono in possesso dei requisiti di ammissione per appositi accordi di fornitura, mentre l'Ente per la gestione accentrata dei servizi condivisi (Egas, di Udine) ha approvato gli atti di gara, certificando che gli istituti individuati hanno le caratteristiche previste e dando il via libera all'azienda sanitaria per l'instaurazione dei singoli rapporti di collaborazione per la fornitura dei gameti;
   scorrendo in internet, tuttavia, si può constatare che i centri spagnoli, per esempio, costituiscono un vero e proprio cartello, con costi per chi vuole una donazione di ovuli tra i 4.000 (come ha pagato il Friuli Venezia Giulia) e i 6.500 euro con siti che favoriscono la scelta tra i diversi centri (per esempio, http://www.reproduccionasistida.org) e addirittura con l'indicazione degli sconti e delle offerte promozionali effettuate da ciascun centro, tutto con evidenti fini di lucro;
   in tali siti non vi è peraltro alcuna evidenza della gratuità nelle «donazioni» degli ovociti dei quali si propone l'acquisto;
   non essendovi evidenze documentate di maggiore propensione a forme di altruismo a rischio della salute personale nei Paesi europei, non si comprende per quali ragioni, se non per denaro, una donna spagnola o ceca dovrebbe essere disponibile, a differenza delle donne italiane, a prestarsi gratuitamente a un prelievo di ovociti sempre molto oneroso e potenzialmente anche pericoloso;
   se invece le «donatrici» straniere per l'eterologa friulana fossero state retribuite dai centri esteri privati fornitori dei gameti, magari sotto forma di un rimborso spese, si determinerebbe un aggiramento della legislazione italiana, pervenendo surrettiziamente all'acquisto di parti del corpo umano e allo sfruttamento del corpo di donne bisognose –:
   se il Ministro interrogato intenda verificare con quali strumenti sia stata accertata la presunta gratuità delle donazioni dei gameti acquistati all'estero dalla regione Friuli Venezia Giulia e per quali motivo si sia fatto ricorso a centri privati che della riproduzione assistita hanno fatto un lucroso business. (3-01678)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

procreazione artificiale