ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN ASSEMBLEA 3/01550

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 443 del 16/06/2015
Firmatari
Primo firmatario: CHIMIENTI SILVIA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 16/06/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
COMINARDI CLAUDIO MOVIMENTO 5 STELLE 16/06/2015
CIPRINI TIZIANA MOVIMENTO 5 STELLE 16/06/2015
DALL'OSSO MATTEO MOVIMENTO 5 STELLE 16/06/2015
LOMBARDI ROBERTA MOVIMENTO 5 STELLE 16/06/2015
TRIPIEDI DAVIDE MOVIMENTO 5 STELLE 16/06/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI delegato in data 16/06/2015
Stato iter:
17/06/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 17/06/2015
Resoconto CHIMIENTI SILVIA MOVIMENTO 5 STELLE
 
RISPOSTA GOVERNO 17/06/2015
Resoconto POLETTI GIULIANO MINISTRO - (LAVORO E POLITICHE SOCIALI)
 
REPLICA 17/06/2015
Resoconto COMINARDI CLAUDIO MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 17/06/2015

SVOLTO IL 17/06/2015

CONCLUSO IL 17/06/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-01550
presentato da
CHIMIENTI Silvia
testo presentato
Martedì 16 giugno 2015
modificato
Mercoledì 17 giugno 2015, seduta n. 444

   CHIMIENTI, COMINARDI, CIPRINI, DALL'OSSO, LOMBARDI e TRIPIEDI. Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali . — Per sapere – premesso che:
   il 31 maggio 2010 viene emanato il decreto-legge n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, recante «Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica»;
   per quanto concerne il pubblico impiego, il suddetto decreto-legge ha determinato il congelamento dei trattamenti economici per tre anni, con la finalità del contenimento delle spese, mediante l'articolo 9, comma 21, in base al quale le retribuzioni del personale interessato sono state escluse tanto dai meccanismi di adeguamento di cui all'articolo 24 della legge n. 448 del 1998, quanto dall'applicazione degli aumenti retributivi, i cosiddetti «scatti» e «classi di stipendio», collegati all'anzianità di ruolo, quanto, addirittura, dal riconoscimento dei benefici economici correlati alle progressioni di carriera, senza possibilità successiva di recupero;
   la misura in oggetto, che avrebbe dovuto essere temporanea e dettata dall'emergenza finanziaria attraversata dal nostro Paese con la crisi dell'euro, è stata, però, puntualmente riconfermata di anno in anno dai Governi successivi: il Governo Monti e il Governo Letta hanno, infatti, provveduto al congelamento dei salari in applicazione dell'articolo 16, comma 1, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 111 del 2011, che ha previsto di prorogare di un anno, ovvero al 2014, le citate disposizioni restrittive;
   il Governo, mediante il decreto del Presidente della Repubblica 4 settembre 2013, n. 122, ha disposto la proroga fino al 31 dicembre 2014 delle misure previste dall'articolo 9 del decreto-legge n. 78 del 2010;
   il Governo Renzi, dopo aver dichiarato di non disporre dei 4 miliardi di euro necessari per sbloccare gli stipendi nel 2015, ha prorogato per tutto il 2015 il blocco economico della contrattazione nazionale e del contratto collettivo nazionale nel pubblico impiego;
   conseguentemente all'effetto della legge n. 190 del 2014, la legge di stabilità per il 2015, viene estesa fino al 2018 l'efficacia della norma in base alla quale l'indennità di vacanza contrattuale rimanga quella in godimento al 31 dicembre 2013 e viene prorogato fino al 31 dicembre 2015 il blocco degli automatismi stipendiali relativo al solo personale non contrattualizzato, ferma restando l'esclusione dal blocco dei magistrati;
   a tutt'oggi le buste paga dei 3,3 milioni di dipendenti pubblici restano, quindi, ferme al 2010, con una perdita pro capite che è stata quantificata, secondo i calcoli della Cgil, in una somma vicina ai 4 mila euro l'anno, pari al 14,6 percento del salario reale;
   secondo l'Istat, invece, nel biennio 2011-2012 si è registrata una perdita del potere d'acquisto delle retribuzioni contrattuali del settore pubblico di oltre cinque punti percentuali, mentre per il 2013 le retribuzioni contrattuali hanno subito un'ulteriore riduzione in termini reali, salendo fino ad una media di oltre il 13 per cento negli anni successivi;
   alla perdita pro capite legata al mancato rinnovo dei contratti del pubblico impiego va anche aggiunto l'aumento della pressione tributaria sulle famiglie, due fattori che hanno comportato l'attuale depressione economica e una maggiore caduta del potere di acquisto degli stessi stipendi;
   nel novembre 2014, a seguito della proroga del blocco dei contratti e dei salari da parte del Governo Renzi, i sindacati del pubblico impiego hanno deciso di fare ricorso al tribunale di Roma, affinché sollevasse una questione di legittimità costituzionale sul congelamento degli stipendi; il giudizio è stato rinviato alla Corte costituzionale, che dovrà esprimersi il 23 giugno 2015;
   la questione di illegittimità costituzionale dell'articolo 9, commi 1 e 17, del decreto-legge n. 78 del 2010, nonché dell'articolo 16, comma 1, del decreto-legge n. 98 del 2011, per contrasto con gli articoli 2, 3, 35, 36, 39 e 53 della Costituzione è stata sollevata dal tribunale di Roma, che ha espresso il seguente parere: «la sospensione della possibilità di negoziare anche solo in ordine ad incrementi retributivi, viene a determinare, indirettamente, un'anomala interruzione dell'efficacia delle disposizioni vigenti in materia (...) e, quindi, del valore dell'autonomia negoziale riservata alle parti nell'ambito della contrattazione collettiva, interruzione determinata a causa dell'esclusiva e affatto peculiare posizione dello Stato-datore di lavoro. (...); conseguentemente, l'inibizione prolungata della contrattazione in ordine all'adeguamento dei trattamenti retributivi può sollevare il legittimo dubbio di una conseguente violazione del principio di proporzionalità e sufficienza della retribuzione»;
   come riportato da Il Fatto Quotidiano in data 5 giugno 2015, nel caso in cui il ricorso venisse accolto dalla Corte costituzionale e il blocco dei contratti dei 3,3 milioni di dipendenti pubblici venisse dichiarato illegittimo, la memoria dell'Avvocatura dello Stato, depositata dall'avvocato Vincenzo Rago in data 4 giugno 2015, arriva a parlare di un «onere conseguente alla contrattazione di livello nazionale, per il periodo 2010-2015, relativo a tutto il personale pubblico, non inferiore a 35 miliardi di euro, con un effetto strutturale di circa 13 miliardi di euro, a decorrere dal 2016» –:
   quali iniziative il Governo intenda intraprendere per sospendere e/o revocare, a partire dal secondo semestre 2015, il blocco economico della contrattazione nazionale e delle tornate contrattuali del contratto collettivo nazionale dei pubblici dipendenti interessati dal decreto-legge n. 78 del 2010 e successive proroghe e, al contempo, quali iniziative intenda intraprendere, di concerto con le organizzazioni sindacali del pubblico impiego, al fine di attuare il recupero dei trattamenti economici e degli aumenti retributivi dovuti per le tornate contrattuali e non goduti per effetto del blocco di cui in premessa. (3-01550)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

contratto collettivo

indennita' e spese

blocco dei salari