ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN ASSEMBLEA 3/01496

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 425 del 12/05/2015
Firmatari
Primo firmatario: BRUNETTA RENATO
Gruppo: FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 12/05/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
GELMINI MARIASTELLA FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 12/05/2015
PALESE ROCCO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 13/05/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI delegato in data 12/05/2015
Stato iter:
13/05/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 13/05/2015
Resoconto PALESE ROCCO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
 
RISPOSTA GOVERNO 13/05/2015
Resoconto POLETTI GIULIANO MINISTRO - (LAVORO E POLITICHE SOCIALI)
 
REPLICA 13/05/2015
Resoconto PALESE ROCCO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 13/05/2015

DISCUSSIONE IL 13/05/2015

SVOLTO IL 13/05/2015

CONCLUSO IL 13/05/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-01496
presentato da
BRUNETTA Renato
testo presentato
Martedì 12 maggio 2015
modificato
Mercoledì 13 maggio 2015, seduta n. 426

   BRUNETTA, GELMINI e PALESE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   la sentenza della Corte costituzionale n. 70 del 10 marzo-30 aprile 2015 ha dichiarato l'illegittimità della norma che ha escluso, per gli anni 2012 e 2013, l'applicazione della perequazione automatica per i trattamenti pensionistici di importo complessivo superiore a tre volte il trattamento minimo Inps; disposizione voluta dal Ministro Fornero, Governo Monti, e contenuta all'interno del decreto «salva-Italia» (articolo 24, comma 25, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201);
   la perequazione automatica delle pensioni è stata introdotta per la prima volta con la legge n. 153 del 1969 (articolo 19), al fine di adeguare il potere di acquisto delle pensioni all'aumento del costo della vita, nel rispetto degli articoli 36 e 38 della Costituzione, che prevedono l'adeguatezza dell'assegno pensionistico alle esigenze di vita di chi lo riceve;
   nella sentenza di censura della «norma Fornero», la Corte costituzionale ha ritenuto che tale diritto sia stato «irragionevolmente sacrificato nel nome di esigenze finanziarie non illustrate in dettaglio»; nel dispositivo, si specifica che «la censura relativa al comma 25 dell'articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011, se vagliata sotto i profili della proporzionalità e adeguatezza del trattamento pensionistico, induce a ritenere che siano stati valicati i limiti di ragionevolezza e proporzionalità, con conseguente pregiudizio per il potere di acquisto del trattamento stesso e con irrimediabile vanificazione delle aspettative legittimamente nutrite dal lavoratore per il tempo successivo alla cessazione della propria attività». Ne consegue che sono «intaccati i diritti fondamentali connessi al rapporto previdenziale, fondati su inequivocabili parametri costituzionali: la proporzionalità del trattamento di quiescenza, inteso quale retribuzione differita (articolo 36 Costituzione) e l'adeguatezza (articolo 38)». Quest'ultimo diritto – afferma la sentenza – «è da intendersi quale espressione certa, anche se non esplicita, del principio di solidarietà di cui all'articolo 2 Cost. e al contempo attuazione del principio di eguaglianza sostanziale di cui all'articolo 3, secondo comma, Cost.»;
   ne deriva che i pensionati italiani che sono stati privati dell'adeguamento del loro assegno, con riferimento agli anni 2012 e 2013, devono essere risarciti. Non solo: anche gli assegni relativi agli anni 2014 e 2015 devono essere rideterminati, comprendendo nella base di calcolo quell'adeguamento che fino al 30 aprile 2015 non era stato considerato.
   il costo di quest'operazione per lo Stato può superare i 15 miliardi di euro. Solo la perequazione persa nei due anni di blocco cosiddetto Fornero (2012 e 2013), infatti, ammonta a 8,2 miliardi di euro (calcoli Inas-Istituto nazionale assistenza sociale-Emilia Romagna). Ma a questi bisogna aggiungere altri 3,9 miliardi di euro per il 2014 e il 2015 (fonte: «salva Italia»). Totale: 8,2 + 3,9 + 3,9 = 16 miliardi di euro tondi;
   ma c’è di più: queste cifre non sono incluse nel quadro macroeconomico del documento di economia e finanza, appena approvato dal Parlamento. Per quanto fosse a tutti noto il ricorso pendente presso la Corte costituzionale, nessuno stanziamento in caso di sentenza negativa è stato fatto dal Governo. Le previsioni di finanza pubblica sono, quindi, alla luce dei nuovi sviluppi, tutte da rivedere;
   e sono da rivedere e da riportare all'attenzione delle Camere al più presto, pena l'apertura di una procedura di infrazione nei confronti del nostro Paese da parte della Commissione europea, che obietterà al Governo la non corrispondenza tra i numeri del documento di economia e finanza e la realtà economica del Paese;
   questi 16 miliardi di euro, che equivalgono a un punto di prodotto interno lordo italiano, devono passare al più presto dalle casse pubbliche a quelle dei pensionati, per rispettare la sentenza della Corte costituzionale. E i conti pubblici, che ad oggi non tengono conto di questo elemento, devono essere tutti rifatti. Sembrerebbe un'annotazione solo contabile. Ed, invece, a parere degli interroganti dimostra l'avventurismo di questo Governo. Non si può dimenticare, infatti, che solo qualche mese fa, per esigenze prevalentemente elettorali, il Governo ha distribuito a pioggia circa 10 miliardi di euro sotto forma di bonus al suo potenziale elettorato;
   il Governo ha già annunciato un decreto-legge volto a risolvere la questione, da esaminarsi, per motivi politici, dopo le prossime scadenze elettorali, parlando di restituzione «selettiva e parziale», una tantum; fonti del Ministero dell'economia e delle finanze annunciano una soluzione compatibile con l'obiettivo programmatico del 2,6 per cento, per non scardinare la manovra di bilancio già predisposta; «se si dovesse ripristinare totalmente l'indicizzazione, l'Italia si troverebbe a violare simultaneamente il vincolo del 3 per cento, l'aggiustamento strutturale e la regola del debito», ha dichiarato il Ministro Padoan;
   la questione non potrà essere liquidata con una restituzione «selettiva e parziale», e quel che è grave è che l'attuale Esecutivo del Presidente del Consiglio dei ministri Renzi ha già utilizzato tutti i margini a sua disposizione, tanto che, se il rispetto del limite del 3 per cento nel rapporto deficit/prodotto interno lordo era già in bilico, oggi si può dire che è nei fatti già superato;
   a questo punto, a parere degli interroganti il «tesoretto» annunciato dal Governo, in particolare per «lanciare» la campagna utile alle imminenti elezioni regionali ed amministrative, se mai ci sia stato, dati i fatti, sicuramente ora non è più a disposizione –:
   quali siano la soluzione tecnica allo studio del Governo, i tempi previsti e l'impatto sui conti pubblici di un piano di recupero integrale dei trattamenti pensionistici, in grado di assicurare il ripristino immediato dei criteri di proporzionalità, adeguatezza ed equità delle prestazioni previdenziali facenti capo a tutti i pensionati interessati, così come determinato dalla sentenza della Corte costituzionale.
(3-01496)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

procedura CE d'infrazione

pensionato

prodotto interno lordo