ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE 3/01365

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 392 del 16/03/2015
Ex numero atto
Precedente numero assegnato: 4/06320
Abbinamenti
Atto 3/01067 abbinato in data 17/03/2015
Atto 3/01361 abbinato in data 17/03/2015
Atto 3/01362 abbinato in data 17/03/2015
Atto 3/01363 abbinato in data 17/03/2015
Firmatari
Primo firmatario: SORIAL GIRGIS GIORGIO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 16/03/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Attuale delegato a rispondere: PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI delegato in data 16/03/2015
Stato iter:
17/03/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 17/03/2015
Resoconto MANZIONE DOMENICO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (INTERNO)
 
REPLICA 17/03/2015
Resoconto SORIAL GIRGIS GIORGIO MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 17/03/2015

DISCUSSIONE IL 17/03/2015

SVOLTO IL 17/03/2015

CONCLUSO IL 17/03/2015

Atto Camera

Interrogazione a risposta orale 3-01365
presentato da
SORIAL Girgis Giorgio
testo presentato
Lunedì 16 marzo 2015
modificato
Martedì 17 marzo 2015, seduta n. 393

   SORIAL. – Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno . – Per sapere – premesso che:
   secondo un'inchiesta giornalistica pubblicata di recente, nelle serre della provincia siciliana di Ragusa lavorerebbero cinquemila donne, quasi tutte di origine rumena, vivendo segregate in campagna come schiave e subendo ogni genere di violenza sessuale sotto ricatti di vario tipo e nella più completa omertà da parte degli abitanti del luogo;
   in quella che viene chiamata la «città delle primizie», uno dei distretti ortofrutticoli più importanti d'Italia con circa 3.000 aziende agricole di piccola e media dimensione, nel 2011 risultavano regolarmente registrati 11.845 migranti, ma sembrerebbe che una stima reale di quelli che lavorano nelle serre oscilli tra 15 mila e 20 mila;
   dopo i tunisini degli anni ’80, dal 2007 sono arrivati i nuovi migranti rumeni e, soprattutto, le rumene, disposte a lavorare per metà salario, così è nato il distretto del doppio sfruttamento: agricolo e sessuale;
   Giuseppe Nicosia, sindaco di Vittoria, ammette che: «Se non ci fossero i migranti, la nostra agricoltura si bloccherebbe. C’è una buona integrazione, ma la violenza sulle donne è un peso sulla coscienza di tutti. Un fenomeno disgustoso, anche se in regressione»;
   il sacerdote Don Beniamino Sacco, che per primo ha denunciato questa situazione, che secondo lui è diffusa «soprattutto nelle piccole aziende a conduzione familiare», tre anni fa ha mandato in carcere un padrone sfruttatore e da allora subisce minacce;
   è stato avviato da poco il progetto Solidal transfert, un pulmino che permette ai braccianti di spostarsi senza dipendere dai padroni, perché, come sottolinea Giuseppe Scifo della Flai-Cgil, lo sfruttamento lavorativo è facilitato anche dall'isolamento che nella maggior parte dei casi sfocia nella vera a propria segregazione e permette ai padroni di ricattare sessualmente le donne anche in cambio di beni primari come l'acqua;
   Alessandra Sciurba, ricercatrice dell'Università di Palermo, spiega che le donne sono costrette ad accettare queste condizioni «per tenere unita la famiglia», visto che nelle serre alle donne è permesso di vivere coi figli, mentre in altri lavori come la badante questo non è possibile e questo comporta che a vivere in condizioni disumane nelle serre ci siano anche molti minori;
   una ricerca condotta dall’«Associazione diritti umani» rivela che «ci sono abitazioni piccole e senza infissi», con letti di cartoni, cucine col fornelletto a gas, buchi nel soffitto che fanno passare l'acqua piovana, mura erose dall'umidità in cui proliferano i miceti, che causano patologie come l'asma soprattutto in soggetti di tenera età, prima perfettamente sani. Il tutto «nel totale disinteresse del locatario», anzi c’è chi ha anche il coraggio di chiedere fino a 300 euro al mese per una di queste casupole;
   sia Emergency che Medici senza frontiere sono intervenuti nella zona, come se si trattasse di un posto di guerra e non un distretto produttivo;
   non è casuale che Vittoria sembra sia anche il primo comune in Italia per numero di aborti in proporzione al numero di abitanti da parecchi anni e le donne che usufruiscono di questo servizio siano per la maggior parte le giovani rumene che lavorano come braccianti, rimaste incinte a causa degli abusi subiti;
   questa situazione ha portato anche ad un anormale allungamento dei tempi di attesa, rendendo impossibile in molti casi l'aborto entro i tre mesi previsti dalla legge, incentivando strutture abusive che, sotto cospicuo pagamento, praticano l'aborto senza averne competenza, con gravi rischi per la salute delle donne –:
   se il Governo sia a conoscenza dei gravi fatti esposti in premessa e in che modo intenda attivarsi per attuare un serio e completo monitoraggio della situazione, nonché quali azioni intenda intraprendere per fare sì che simili inaccettabili situazioni di reale schiavitù non siano più presenti nel nostro Paese. (3-01365)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

manodopera agricola

malattia

aborto