ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/01374

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 626 del 17/05/2016
Firmatari
Primo firmatario: PANNARALE ANNALISA
Gruppo: SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 17/05/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SCOTTO ARTURO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 17/05/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA delegato in data 17/05/2016
Stato iter:
10/06/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 10/06/2016
Resoconto PANNARALE ANNALISA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
 
RISPOSTA GOVERNO 10/06/2016
Resoconto TOCCAFONDI GABRIELE SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ISTRUZIONE, UNIVERSITA' E RICERCA)
 
REPLICA 10/06/2016
Resoconto PANNARALE ANNALISA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 10/06/2016

SVOLTO IL 10/06/2016

CONCLUSO IL 10/06/2016

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-01374
presentato da
PANNARALE Annalisa
testo presentato
Martedì 17 maggio 2016
modificato
Venerdì 10 giugno 2016, seduta n. 635

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
   il sistema universitario italiano vive una situazione di profonda difficoltà, tanto da poter parlare di «università in declino» in conseguenza di quelle che risultano per gli interpellanti scellerate politiche attuate nel nostro Paese dal 2008 in avanti. Per la prima volta, infatti, negli oltre 150 anni di storia unitaria, il numero degli studenti universitari si riduce, dal 2003-2004 al 2014-2015, di oltre 66.000 unità, con una flessione del 20,4 per cento. Inoltre, secondo stime del Cun, il nostro sistema universitario statale, negli ultimi sette anni, ha perso oltre 12.000 docenti, (circa il 17,2 per cento) a causa delle drastiche riduzioni del fondo di finanziamento ordinario e del blocco del turn-over, dato che non ha equivalenti in nessun altro settore della pubblica amministrazione;
   le misure previste dalla legge di stabilità del 2015, nonostante alcuni segnali di attenzione, non invertono la rotta: si insiste nei tagli al Ffo per la gran parte delle università statali e si prevedono misure occasionali ed ancora indefinite per il reclutamento e che, al di là di ogni giudizio di merito, sono troppo modeste ed occasionali per invertire la tendenza;
   la riduzione del corpo docente e la ormai cronica mancanza di finanziamenti nazionali per la ricerca rendono improbo assolvere in condizioni paritarie sul territorio i compiti affidati dagli articoli 9, 33 e 34 della Costituzione all'università statale. Un autorevole e dettagliato rapporto della Fondazione RES dimostra come le misure di riduzione della spesa penalizzino particolarmente il Sud ma colpiscano anche atenei del Centro e del Nord, e concentrino le scarse risorse in pochissimi atenei. Dunque, assieme alla nota ed imbarazzante negazione del diritto allo studio, dovuta alla carenza di sostegno economico ai capaci e meritevoli privi di mezzi, ne consegue l'impossibilità di garantire la continuità delle conoscenze ed un efficiente impiego delle strutture;
   in tale quadro, la dignità dei docenti è gravemente mortificata e la frequente denigrazione mediatica del loro lavoro incide sulle motivazioni che dovrebbero animare la missione della ricerca e della carriera accademica. Di contro, la necessaria crescita della qualità e della trasparenza nel reclutamento richiederebbe una maggiore responsabilizzazione ed un più diffuso controllo dell'intera comunità accademica, laddove invece la selezione è determinata da criteri finanziari che mettono in competizione gli atenei e favoriscono logiche localistiche;
   al blocco delle carriere, che comporta la decurtazione degli stipendi medi, a sua volta dovuta al tardivo ingresso in ruolo, e della mobilità interuniversitaria – altro aspetto esiziale per la libera circolazione della conoscenza – si aggiunge l'intollerabile differenza di trattamento rispetto alle altre categorie non contrattualizzate del pubblico impiego. Se, infatti, la docenza universitaria ha, senza alcuna riluttanza, contribuito al risanamento dei conti pubblici, accettando il blocco degli stipendi per il periodo 2011-2014, non si capisce perché soltanto ai docenti universitari di ruolo sia stato negato il riconoscimento ai fini giuridici degli anni di blocco. Così come altrettanto inspiegato è il criterio in base al quale ai soli docenti universitari nel 2015 sia stato reiterato il blocco degli scatti stipendiali, riconosciuto a tutte le altre categorie non contrattualizzate, in ordine temporale ai dipendenti di organi costituzionali (Camera, Senato, Corte Costituzionale), magistrati, avvocati dello Stato, insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado, forze armate e forze dell'ordine, medici delle aziende sanitarie, personale delle carriere prefettizia e diplomatica, enti di ricerca, personale della pubblica amministrazione;
   questa incomprensibile penalizzazione si traduce in un danno ingentissimo a livello individuale, più grave per i giovani professori e ricercatori, stimato tra i 50.000 euro ed i 100.000 euro. Il mancato riconoscimento a fini giuridici di cinque anni di attività lavorativa effettivamente svolta si trascina per tutta la carriera e si riverbera su pensioni e liquidazioni già soggette, per via di altre note misure relative al passaggio al regime contributivo, a pesanti decurtazioni. Va infine ricordato che un cospicuo ridimensionamento salariale e, quindi, un contenimento della spesa, era stato già operato dalla legge n.  240 del 2010 con la cancellazione della ricostruzione di carriera nei passaggi di fascia a seguito di positivi esiti concorsuali. Il nuovo regime giuridico comporta dinamiche salariali molto rallentate e, dato l'ingresso medio in ruolo non prima dei quarant'anni, la pratica impossibilità di raggiungere le classi stipendiali più elevate;
   è evidente che siamo di fronte ad una palese discriminazione a danno dei decenti universitari, che ha suscitato nel corso del 2015 una petizione al Presidente della Repubblica promossa dal professore C. Ferraro del Politecnico di Torino e sottoscritta da circa 12.000 professori e ricercatori;
   a parere degli interpellanti la situazione sarebbe sanabile attraverso il riallineamento in 6 anni delle classi/scatti a quelle che sarebbero state le condizioni in assenza di blocco, una misura apparentemente poco onerosa, in quanto i costi sarebbero assorbiti dalla minor incidenza dei salari attuali rispetto a quelli dei professori e ricercatori che andranno in quiescenza col nuovo regime giuridico della legge n.  240 del 2010;
   in assenza di segnali del Ministro interpellato e di impegni specifici nella legge di stabilità 2016, che pure ha assegnato all'IIT assieme all'Università Statale di Milano, al Politecnico di Milano ed all'Università Bicocca di Milano, ben 1,5 miliardi di euro in 10 anni per il progetto Human Technopole, ne è seguita la diffusa richiesta di sospensione della seconda tornata della valutazione della qualità della ricerca (VQR), fino a che non cessasse la discriminazione giuridica. Sebbene la protesta sia stata progressivamente attenuata per la preoccupazione di molti docenti di salvaguardare dipartimenti e atenei posti in competizione per il Ffo, essa ha segnalato un disagio senza precedenti nella storia repubblicana –:
   quale sia la ratio dell'attuale regime giuridico per cui solamente ai docenti universitari nel 2015 sia stato reiterato il blocco degli scatti stipendiali e soltanto ad essi – a differenza di tutte le altre categorie non contrattualizzate del pubblico impiego – sia stato negato il riconoscimento ai fini giuridici degli anni di blocco dal 2011 al 2014;
   che cosa il Ministro interpellato intenda fare per risolvere tale discriminazione, atteso che il 17 marzo 2016 si è svolto un incontro tra la conferenza dei rettori delle università italiana e lo stesso Ministro interpellato durante il quale il tema, assieme ad altri, risulta essere stato affrontato, e quali siano i suoi orientamenti rispetto al riconoscimento ai fini giuridici del periodo 2011-2014 ed anche ai fini economici a partire dal 1o gennaio 2015;
   se non ritenga possibile sanare la situazione, predisponendo il sopracitato riallineamento in 6 anni delle classi/scatti a quelle che sarebbero state le condizioni in assenza di blocco, una misura peraltro a giudizio degli interpellanti poco onerosa, in quanto i costi sarebbero assorbiti dalla minor incidenza dei salari attuali rispetto a quelli dei professori e ricercatori che andranno in quiescenza con il nuovo regime giuridico posto dalla legge n.  240 del 2010.
(2-01374) «Pannarale, Scotto».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

riduzione dei salari

personale di ricerca

politica salariale