ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/01207

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 537 del 16/12/2015
Firmatari
Primo firmatario: QUARTAPELLE PROCOPIO LIA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 15/12/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
FONTANA CINZIA MARIA PARTITO DEMOCRATICO 15/12/2015
CURRO' TOMMASO PARTITO DEMOCRATICO 21/01/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 15/12/2015
Stato iter:
22/01/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 22/01/2016
Resoconto CURRO' TOMMASO PARTITO DEMOCRATICO
 
RISPOSTA GOVERNO 22/01/2016
Resoconto DELLA VEDOVA BENEDETTO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE)
 
REPLICA 22/01/2016
Resoconto CURRO' TOMMASO PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 21/01/2016

DISCUSSIONE IL 22/01/2016

SVOLTO IL 22/01/2016

CONCLUSO IL 22/01/2016

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-01207
presentato da
QUARTAPELLE PROCOPIO Lia
testo presentato
Mercoledì 16 dicembre 2015
modificato
Venerdì 22 gennaio 2016, seduta n. 553

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:
   la crisi aperta l'aprile scorso in Burundi dalla decisione del Presidente Pierre Nkurunziza di candidarsi per un terzo mandato alla guida del Paese, non si è ancora arrestata ma, al contrario, peggiora di giorno in giorno;
   la candidatura si poneva in contrasto con la Costituzione, che prevede il limite di due mandati e viola gli accordi di Arusha, che nel 2000 hanno posto fine a una guerra civile ventennale e che sono alla base di un fragile equilibrio di tutta la regione dei Grandi laghi;
   dopo mesi di violentissimi scontri e un tentato colpo di Stato, diversi quotidiani nazionali e internazionali hanno riportato che durante gli scontri dello scorso fine settimana, hanno perso la vita circa ottantasette persone tra militanti dell'opposizione, agenti di polizia e civili;
   un'ondata di violenze innescata dal duplice attacco lanciato il 12 dicembre 2015 contro due basi dell'esercito a Bujumbura con l'obiettivo, secondo il Governo, di sequestrare armi da utilizzare per liberare gli oppositori detenuti nella prigione di Musaga;
   attacchi cui, nelle giornate di sabato e domenica, le forze burundesi hanno risposto con il pugno di ferro, dispiegando carri armati in città, stringendo d'assedio i quartieri roccaforti dell'opposizione e scatenando una repressione feroce;
   circa duecento i cadaveri ritrovati, decine dei quali, secondo le testimonianze degli abitanti della zona, sono stati abbandonati nelle strade e successivamente tumulati in fosse comuni;
   secondo fonti locali, vittime delle esecuzioni sono in grande maggioranza appartenenti all'etnia Tutsi; questa circostanza, unita alla natura e alle quantità di violenze proprie di un conflitto etnico alimenta le preoccupazioni per quello che pare delinearsi come l'inizio di un vero e proprio genocidio sulla scia di quello perpetrato in Rwanda nel 1994, che ha visto lo sterminio di ottocentomila persone appartenenti all'etnia Tutsi per mano della maggioranza Hutu;
   ad aumentare l'allarme hanno contribuito dichiarazioni di esponenti del Governo, in primis il monito del Ministro della pubblica sicurezza Alain-Guillaume Bunyoni, che, sottolineando la condizione minoritaria dei Tutsi, ha aggiunto che laddove le forze dell'ordine dovessero fallire, ci saranno comunque nove milioni di cittadini a cui sarà sufficiente dire: «fate qualcosa»; ancora più inquietante la dichiarazione del presidente del Senato Révérien Ndikuriyo nel novembre 2015, che, alla radio nazionale, ha invitato i Tutsi ad «andare al lavoro» facendo ricorso all'espressione in lingua Kirundi che durante il genocidio ruandese dal 1994 furono usate per incitare al massacro di massa nei confronti dei Tutsi;
   gli Stati Uniti dopo aver definito le elezioni presidenziali in Burundi «non credibili» e dopo che l'inviato Usa nella regione dei Grandi laghi Thomas Perriello, ha definito il Paese «sull'orlo di un conflitto armato» e «sempre più somigliante a uno Stato fallito», il Governo americano ha caldamente invitato i propri cittadini a non recarsi o a lasciare il Paese africano «il prima possibile» –:
   in un clima ormai di pieno conflitto armato, vista la riportata natura etnica delle morti di sabato 12 dicembre 2015, quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo per porre fine alle violenze, per salvaguardare la democrazia e i diritti umani e per promuovere una fase di distensione e di dialogo.
(2-01207) «Quartapelle Procopio, Cinzia Maria Fontana, Currò».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

omicidio

diritti umani

sequestro di beni