ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/01137

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 511 del 27/10/2015
Firmatari
Primo firmatario: ARTINI MASSIMO
Gruppo: MISTO-ALTERNATIVA LIBERA
Data firma: 27/10/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SEGONI SAMUELE MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 27/10/2015
BALDASSARRE MARCO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 27/10/2015
BARBANTI SEBASTIANO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 27/10/2015
BECHIS ELEONORA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 27/10/2015
MUCCI MARA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 27/10/2015
PRODANI ARIS MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 27/10/2015
RIZZETTO WALTER MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 27/10/2015
TURCO TANCREDI MISTO-ALTERNATIVA LIBERA 27/10/2015
PISICCHIO PINO MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO 27/10/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA DIFESA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA DIFESA delegato in data 27/10/2015
Stato iter:
30/10/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 30/10/2015
Resoconto ARTINI MASSIMO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA
 
RISPOSTA GOVERNO 30/10/2015
Resoconto ROSSI DOMENICO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (DIFESA)
 
REPLICA 30/10/2015
Resoconto ARTINI MASSIMO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 30/10/2015

SVOLTO IL 30/10/2015

CONCLUSO IL 30/10/2015

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-01137
presentato da
ARTINI Massimo
testo presentato
Martedì 27 ottobre 2015
modificato
Venerdì 30 ottobre 2015, seduta n. 513

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, per sapere – premesso che:
   in Afghanistan sono entrate in azione anche milizie che fanno riferimento allo Stato islamico di Abu Bakr al-Baghdadi e il ritiro delle forze internazionali doveva avvenire entro fine 2015, ma la debolezza del Governo di Kabul e dell'esercito regolare è tale da rimettere in discussione la scelta americana;
   il Presidente degli Stati Uniti ha chiesto ai partner occidentali impegnati in Afghanistan, tra i quali l'Italia, di prolungare la loro presenza fino al 2017;
   la missione in Afghanistan prevede l'impiego di 727 uomini della Resolute Support Mission, la precedente missione Nato che subentra alla precedente Isaf e che è volta a favorire la transizione e l'integrazione regionale del Paese e, connessa alla prima, vi è la Eupol, diretta al monitoraggio e all'addestramento per la ricostruzione delle forze di polizia locale;
   il Governo ha dichiarato di star vagliando l'ipotesi di lasciare gli italiani in Afghanistan per un altro anno, la Spagna ha ritirato il contingente di Herat prevedendo che i militari spagnoli siano soltanto 20, impegnati presso il quartier generale di Kabul;
   i 570 spagnoli rientrati in Spagna erano incaricati della «force protection», cioè della difesa della base e dell'annesso aeroporto da eventuali attacchi, in modo da consentire agli italiani (727) di condurre le attività di addestramento e di «mentoring» delle forze afghane in sicurezza;
   il contingente spagnolo è costituito anche dal personale dell'Ejército del Aire che garantisce le operazioni dell'aeroporto e che gestisce l'ospedale Role 2E della base, nonché un'unità logistica di supporto;
   con il ritiro degli spagnoli, agli italiani non resta che procedere nelle operazioni senza aiuti ed infatti, dal 15 ottobre 2015, il 5 reggimento di fanteria della brigata Aosta, che ha recentemente sostituito la brigata Julia, ha assunto la responsabilità della vigilanza e della sicurezza della base di Camp Arena;
   con la maggior parte del personale del contingente italiano adesso dedicato al ruolo di «force protection», si è assistito alla trasformazione della missione che, da finalità esclusivamente di addestramento e «mentoring» delle forze afghane, dunque «non combat», si è trasformata in una sorta di «difesa del bastione»;
   sembra chiaro agli interpellanti che lo scopo è quello di affiancare gli americani in una missione che dovrà difendere alcune città chiave dell'Afghanistan per evitare che la sconfitta della coalizione a guida americana venga «certificata» prima che si tengano le elezioni presidenziali statunitensi del novembre 2016, lasciando credere all'opinione pubblica italiana che si tratta ancora di una missione di addestramento;
   se si fosse voluto garantire lo stesso livello di funzionalità della base e, soprattutto, la sicurezza degli stessi militari italiani, sarebbe stato necessario incrementare il contingente inviando tanto personale in più quanto ne ritirano gli spagnoli, ma ciò avrebbe comportato un enorme incremento dei fondi da assegnare a quella che è, ancora oggi, la missione più costosa condotta dalle Forze armate italiane, dal momento che nel Consiglio dei Ministri del 12 ottobre 2015 è stata autorizzata, dal 1o ottobre 2015 al 31 dicembre 2015, la spesa di 58.617.770 euro per la partecipazione di personale militare alla missione della Nato in Afghanistan, denominata Resolute Support Mission (RSM), e per la proroga della partecipazione alla missione Eupol Afghanistan;
   per continuare a impegnare l'Italia in quella che appare agli interpellanti una fallimentare avventura, dal momento che chi doveva fare la cosiddetta «Force Protection» si è ritirato prima di dell'Italia, il Governo dovrebbe almeno garantire la sicurezza ai soldati, assumendosi la responsabilità di aumentare il contingente a Herat fino ad almeno 900 militari, soglia ritenuta minima per consentire al contingente di essere in grado di difendersi autonomamente e per evitare di piangere nuovi morti;
   i talebani stanno riconquistando numerosi distretti in Afghanistan e si stanno pericolosamente avvicinando anche a Herat e hanno già annunciato di volersi concentrare nel colpire proprio le basi della coalizione;
   l'avanzata talebana verso Herat segue due direttrici: a sud stanno combattendo per la conquista di Shindand (provincia di Herat), già sede della base avanzata italiana «La Marmora», dopo aver già catturato la base di Baia Baluk (sempre a sud, nella provincia di Farah) che le forze italiane avevano ceduto a quelle afghane; a est di Herat, le milizie talebane stanno combattendo per Tulak (provincia di Ghor), dopo aver conquistato il 18 ottobre 2015 il distretto di Gormach (provincia di Baghdis), il 30 settembre il distretto di Khald Safed (Farah) a maggio il distretto di Jawand (provincia di Baghdis). Le province di Herat, Bagdis, Ghor e Farah rientrano tutte nell'aree di competenza del Train Advise Assist Command West a comando italiano;
   sarebbe gravissimo trovarsi di fronte a una nuova strage e, nell'eventuale ritiro delle truppe italiane dall'Afghanistan, il Governo italiano dovrebbe garantire una difesa adeguata del contingente rientrante, magari chiedendo un intervento di supporto della Nato –:
   quale sia l'utilità per il nostro Paese di una presenza militare in Afghanistan e se non convenga il ritiro del contingente italiano dall'Afghanistan entro ottobre 2015 o, comunque, entro la fine del 2015, a fronte di un mancato incremento dello stesso che consenta ai nostri uomini di operare in sicurezza.
(2-01137) «Artini, Segoni, Baldassarre, Barbanti, Bechis, Mucci, Prodani, Rizzetto, Turco, Pisicchio».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

personale militare

integrazione regionale

politica commerciale