ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/00982

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 430 del 19/05/2015
Firmatari
Primo firmatario: VILLAROSA ALESSIO MATTIA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 19/05/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ALBERTI FERDINANDO MOVIMENTO 5 STELLE 19/05/2015
PESCO DANIELE MOVIMENTO 5 STELLE 19/05/2015
CANCELLERI AZZURRA PIA MARIA MOVIMENTO 5 STELLE 19/05/2015
RUOCCO CARLA MOVIMENTO 5 STELLE 19/05/2015
FICO ROBERTO MOVIMENTO 5 STELLE 19/05/2015
BUSINAROLO FRANCESCA MOVIMENTO 5 STELLE 19/05/2015
SORIAL GIRGIS GIORGIO MOVIMENTO 5 STELLE 21/05/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI delegato in data 20/05/2015
Stato iter:
22/05/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 22/05/2015
Resoconto PESCO DANIELE MOVIMENTO 5 STELLE
 
RISPOSTA GOVERNO 22/05/2015
Resoconto DELLA VEDOVA BENEDETTO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE)
 
REPLICA 22/05/2015
Resoconto VILLAROSA ALESSIO MATTIA MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

ATTO MODIFICATO IL 20/05/2015

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 21/05/2015

DISCUSSIONE IL 22/05/2015

SVOLTO IL 22/05/2015

CONCLUSO IL 22/05/2015

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-00982
presentato da
VILLAROSA Alessio Mattia
testo presentato
Martedì 19 maggio 2015
modificato
Venerdì 22 maggio 2015, seduta n. 433

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
   nel 1994 L'Unità spa in capo al Pds va in liquidazione;
   nella legge 11 luglio 1998, n. 224, «Trasmissione radiofonica dei lavori parlamentari e agevolazioni per l'editoria», all'articolo 4, successivamente abrogato dal decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, si legge:
    a) la corresponsione delle rate di ammortamento per i mutui agevolati concessi ai sensi dell'articolo 12 della legge 25 febbraio 1987, n. 67, e dell'articolo 1, comma 1, della legge 14 agosto 1991, n. 278, può essere effettuata anche da soggetti diversi dalle imprese editrici concessionarie, eventualmente attraverso la modifica dei piani di ammortamento già presentati dalle banche concessionarie, purché l'estinzione dei debiti oggetto della domanda risulti già avvenuta alla data della stessa e comunque prima dell'intervento del soggetto diverso. In tale evenienza, ferma restando la trasferibilità della garanzia primaria dello Stato già concessa ai sensi dell'articolo 2 della legge 8 maggio 1989, n. 177, e dell'articolo 1, comma 3, della legge 14 agosto 1991, n. 278, viene parimenti modificata in conformità la corresponsione delle rate di contributo in conto interessi a carico dello Stato;
    b) la garanzia concessa a carico dello Stato applicata per capitale, interessi anche di mora ed indennizzi contrattuali è escutibile a seguito di accertata e ripetuta inadempienza da parte del concessionario ovvero a seguito di inizio di procedure concorsuali;
   il 14 febbraio 1998 il Pds al termine degli stati generali della Sinistra, con larga maggioranza confluisce nei Democratici di Sinistra «Ds»;
   secondo le rivelazioni del servizio «Paga Pantalone» trasmesso dal programma tv Report, andato in onda il 10 maggio 2015, i debiti del Pds nel 2000 ammontavano a 82.585.000 euro con Banca nazionale del lavoro, 32.645.000 euro con Banca Imi (ora Banca Intesa) e 10.124.000 euro con Efi Banca (ora Banco Popolare), per un totale di 125.000.000 euro;
   nello stesso anno i Ds concordano con le banche creditrici la possibilità di ristrutturare il debito, caricando sui propri bilanci le rate concordate per l'estinzione della totalità del debito;
   nel 2001 i debiti ammontavano a 82.585.000 euro con Banca nazionale del lavoro, 32.645.000 euro Banca Imi (ora Banca Intesa) e 10.124.000 euro con Efi Banca (ora Banco Popolare), per un totale di 125.000.000 euro;
   nel 2007 gli immobili di proprietà dei Ds vengono trasferiti alla «Fondazione duemila» e nel 2008, dopo la trasformazione del partito Ds in una nuova compagine chiamata Pd, viene interrotto il pagamento delle rate concordate con le banche creditrici;
   nel 2007 con il decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, viene abrogato l'articolo 4 della legge 11 luglio 1998, n. 224;
   oltre che a Bologna e in Emilia-Romagna, sembra che le stesse operazioni di trasferimento con modalità analoghe siano state effettuate in altre regioni italiane e, in base all'inchiesta giornalistica, il patrimonio immobiliare trasferito sembra essere pari a circa 500 milioni di euro;
   dall'inchiesta di Report gli interpellanti vengono a conoscenza di un documento allegato alla rendicontazione contabile dei Ds datato 24 gennaio 2002, nel quale vengono indicate strane richieste di intervento «politico» e, in particolare, una frase riportata in calce nel documento conferma: «effettuare un intervento “politico” sul debito del partito derivante da mutui editoria al fine di trasferire tale debito allo Stato, il quale peraltro ne è già garante»;
   il giornalista Emanuele Stefano Bellano, nella trasmissione Report «La causa persa» chiede all'ex tesoriere dei Pds, ora senatore Sposetti, vero artefice del trasferimento degli immobili: «mi viene da pensare che questa è stata una strategia, una mossa calcolata e strategica?»; il senatore Sposetti afferma «che cosa vuole dire (...) che sono stato bravo?»; inoltre, il senatore afferma: «il debitore è morto. Se il debitore muore che succede? Il debitore è morto. Scusate, voi ragionate (...) Voi andate alla ricerca non si sa di che cosa (...) Ci sono le norme, ci sono i rogiti, ci sono le autorità preposte e in questo caso un magistrato civile ha detto: guarda signor Stato che devi pagare tu! Chiaro?»;
   ancora più grave a detta degli interpellanti sembrano queste affermazioni dell'ex tesoriere, oggi senatore del Pd, partito che detiene la maggioranza parlamentare in questo momento, quando afferma: «Se lei da una garanzia a me che mi garantisce fino al 2020 (...) cosa vuole da me (...) la garanzia l'ha data lei (...) le banche quindi vengono a cercare lei (...) è chiaro questo, non le faccia queste cose non dia garanzia (...) e non le conceda vengono a cercare lei (...) cioè se Sposetti chiede la garanzia non le conceda che vengono a cercare lei»;
   il debito risultante ad oggi sembra essere pari a 110.000.000 di euro;
   la società Nuova iniziativa editoriale spa (Nie) è editrice della testata L'Unità ed è dal 1o agosto 2014 sottoposta alla procedura di concordato preventivo innanzi al tribunale di Roma;
   la Nuova iniziativa editoriale spa (Nie), proprietaria della testata editoriale L'Unità dal 2001, è composta da seguenti azionisti: Matteo Fago, per euro 1.350.006 (18 per cento); Gunther reform holding spa, per euro 1.038.466 (13,98 per cento); Montevredi srl, per euro 918.242,00 (12,36 per cento); Società partecipazioni editoriali sa, per euro 129.808 (1,75 per cento); Renato Soru, per euro 115.961 (1,56 per cento); Chiara srl, per euro 81.629 (1,10 per cento); Eventi Italia srl, per 519 euro (0,01 per cento);
   da quanto appreso da fonti giornalistiche (puntata del 10 maggio 2015 del programma Report, in onda su Rai 2), il Partito democratico sembra abbia avuto un ruolo fondamentale nelle scelte gestionali della Nuova iniziativa editoriale spa (Nie). Anzi, il ruolo del Pd nell'amministrazione della società sarebbe andato ben oltre le effettive cariche societarie e amministrative avute all'interno della compagine sociale, alla quale parteciperebbe per il tramite della società Eventi Italia srl (con una partecipazione dello 0,01 per cento);
   dalle dichiarazioni rilasciate da Matteo Fago (socio di maggioranza della Nuova iniziativa editoriale spa), infatti, si apprende che il Pd avrebbe «in un modo o nell'altro» sempre imposto le proprie scelte, nonostante la partecipazione dello 0,01 per cento;
   tale ingerenza nella gestione, a fronte di una partecipazione dello 0,01 per cento, sarebbe stata resa possibile da un accordo riservato stipulato con i soci di Nuova iniziativa editoriale spa (Nie), in virtù del quale il Pd, per il tramite della Eventi Italia srl, avrebbe avuto il diritto di nominare un consigliere di amministrazione, a indicare il presidente, l'amministratore delegato e il direttore, nonché il compito di «autorizzare» l'approvazione dei bilanci e dei piani industriali della società;
   l'esistenza dell'accordo risulterebbe addirittura confermata da Matteo Orfini, attuale presidente del Pd, il quale non solo non ha ritenuto di smentirlo ma ha scaricato ogni responsabilità all'ex tesoriere del partito Antonio Misiani, che ha a sua volta ha confermato l'esistenza del patto parasociale (al fine di «tutelare il legame politico tra Partito democratico e un giornale che è la voce storica della sinistra italiana»);
   il ruolo del Pd nella gestione di Nuova iniziativa editoriale spa (Nie) è confermato anche dal decreto del tribunale di Roma del 24 marzo 2015, con il quale è stata dichiarata l'apertura della procedura di concordato preventivo, ove si legge che al fine di fronteggiare le perdite della società nell'anno 2010 «si avviava un restyling del formato del quotidiano, passando dal tabloid al berliner, concludendo un importante accordo con il Pd in relazione alla piattaforma editoriale Pdlive, che prevedeva il contributo del partito per 1,6, milioni di euro su base annua per il triennio 2013-2015, a fronte di 57.043 abbonamenti digitali giornalieri di minimo garantito. Tale contratto è stato modificato dal Pd con un notevole impatto economico e finanziario sulle prospettive di sviluppo della società»;
   l'attenzione degli interpellanti si pone sulle interviste di Report e, soprattutto, sullo scorcio riferito alle parole di Mian: «Noi ci mettemmo 3 milioni. Altri 4 milioni, che poi sono diventati 6 per la telefonata di Bersani a Miami il Natale del 2012, Natale del 2012, che lei mi ha detto “è, Bersani”. E crollava la società, non c'erano più soldi per gli stipendi, non c'era la cosa. Bersani dice “ma Maurizio bisognerebbe vedere, come si fa, dobbiamo cercare una maniera per vedere se possiamo sistemare queste cose, dobbiamo vedere come si fa, vedere (...)”. Dico “senti, guarda, io sono a Miami, che ti devo dire? Mandami qualcuno a Miami”. E lui dice “ma sì, ma sì, ma sì ti mando qualcuno a Miami, ti mando qualcuno lì”. Poi dopo ci siamo messi d'accordo: “senti è inutile che tu venga qui a Miami, tanto questi soldi ce li devo mettere”. Mi hanno detto: “grazie, grazie”»;
   parole con le quali in pratica Mian descrive come i vertici del Partito democratico, nello specifico l'ex segretario Pier Luigi Bersani, per tramite dell'attuale presidente del Partito democratico Orfini abbiano, secondo gli interpellanti, in modo scandaloso elemosinato il finanziamento della testata da parte del socio di minoranza Mian, il quale ha complessivamente versato nelle casse della testata giornalistica più di nove milioni di euro in quanto, così come si apprende dal seguito dell'intervista, era interessato ad aver degli spazi tematici all'interno della programmazione televisiva delle reti pubbliche, in particolare, a detta del giornalista di Report, per «promuovere un modello rivoluzionario di famiglia: non più moglie e marito, ma un gruppo di cinque: tre ragazze, due ragazzi e l'immancabile pastore tedesco. Dove la sessualità ha un ruolo centrale ed è praticata in una versione innovativa, programmata e promiscua e non esclude nemmeno il cane Gunther. Un modello che Mian vuole diffondere attraverso la tv»;
   appare ancora più scandaloso, sempre ad avviso degli interpellanti, il fatto che la testata giornalistica L'Unità, che fino al 2014 ha preso il contributo dello Stato come organo informativo del partito politico Democratici di sinistra, ora Partito democratico, attuale partito di Governo, il cui segretario e Presidente del consiglio dei ministri, Matteo Renzi, ha più volte affermato di voler attuare una vera lotta all'evasione fiscale, sia stato finanziato dallo stesso Mian grazie a risorse, inizialmente occultate al fisco, per le quali sempre Report ricorda: «Veri sono invece i 130 milioni che il suo padrone Maurizio Mian incassa vendendo la ditta farmaceutica di famiglia, l'Istituto Gentili di Pisa, all'americana Merck. Maurizio Mian sfrutta poi lo scudo fiscale e fa rientrare in Italia il tesoretto depositato in Liechtenstein. Crea una fondazione con sede alle Bahamas e vi pone come beneficiario il cane Gunther. Con i soldi di questa fondazione nel 2012 acquista le azioni de L'Unità. E diventa il socio di maggioranza del giornale fondato da Antonio Gramsci»;
   dalle interviste pubblicate da Report sembra dedursi che la stessa partecipazione del gruppo Veneziani e Pessina nella procedura di concordato, diretta all'acquisizione della testata giornalistica, sarebbe stata previamente concordata con il Pd;
   vi sarebbero state poi anche attività di dispersione del patrimonio aziendale, al fine di fuggire ad eventuali esecuzioni dei creditori, e che sarebbero state poste in essere nell'anno 2007 attraverso la costituzione di un'apposita fondazione (nella quale sarebbero confluiti i beni della società);
   inoltre, è emerso che la compagine sociale sarebbe composta da soci (nel servizio si fa riferimento alla Gunther reform holding spa) beneficiari dello scudo fiscale; circostanza questa inaccettabile ove si considerino i contributi pubblici ricevuti dal giornale;
   a tutto ciò si aggiunge il rischio che il debito della società finisca per gravare sui conti pubblici. Al riguardo, sempre dal servizio di Report si è appresa dell'emissione di tre decreti ingiuntivi da parte del tribunale di Roma (per complessivi 95 milioni di euro) che avrebbero condannato al pagamento del debito de L'Unità la Presidenza del Consiglio dei ministri. Circostanza questa che, se confermata, sarebbe davvero intollerabile considerato che L'Unità, al pari di altri giornali, ha già ricevuto contributi pubblici per milioni di euro –:
   se confermino i fatti in premessa, in particolare l'esistenza di decreti ingiuntivi a carico della Presidenza del Consiglio dei ministri per debiti relativi a L'Unità ed in generale il rischio che l'esposizione debitoria della società Nuova iniziativa editoriale spa (Nie), editrice della testata L'Unità, possa finire per gravare sui conti pubblici;
   se tale soluzione, qualora confermata, possa configurarsi come illecito aiuto di Stato e, quindi, comportare una sanzione da parte dell'Unione europea;
   se ritengano che possa sussistere una responsabilità pubblica in merito all'esposizione debitoria della testata giornalistica L'Unità e, conseguentemente, il rischio che tale esposizione possa gravare sulle casse dello Stato;
   se siano a conoscenza del patto parasociale che è stato stipulato dal Pd per la gestione interna della Nuova iniziativa editoriale spa (Nie);
   se siano a conoscenza delle richieste, riportate nel documento riservato richiamato in premessa, in quanto nella sezione «Interventi da avviare subito con effetti di medio periodo entro il 2004», al punto 1, si legge «effettuare un intervento “politico”, sul debito del partito derivante da mutui editoria al fine di trasferire tale debito allo Stato, il quale peraltro ne è già garante», e di quali ne siano gli eventuali esiti;
   se al Governo risulti quale sia il valore totale degli immobili trasferiti in capo a fondazioni o società immobiliari, che secondo l'inchiesta di Report, ammonterebbero a circa 500 milioni di euro;
   se la «Fondazione duemila», proprietaria dell'immobiliare «Porta di castello», riceva fondi pubblici nazionali o europei;
   se non intendano intervenire repentinamente sulla vigente normativa per porre fine alla possibilità per cittadini, società e partiti politici insolventi di nascondere e distrarre l'eventuale patrimonio aggredibile da parte dei creditori per trovare ristoro attraverso le fondazioni, eludendo in questo modo gli obblighi contrattuali;
   se, anche in seguito alle dichiarazioni rese dal senatore Sposetti, che, ad avviso degli interpellanti, documenterebbero la premeditazione delle azioni finalizzate alla costruzione dello strumento per la distrazione dei beni immobiliari, non intendano valutare se sussistano i presupposti di fatto e di diritto per rivalersi sul Partito democratico, che, tra l'altro, rappresenta il partito di maggioranza che sostiene il Governo;
   se possano confermare l'importo totale del debito ad oggi, che sembra essere pari a 110.000.000 di euro;
   se, qualora il Governo facesse ricorso avverso i decreti ingiuntivi e qualora tale ricorso fosse accolto, non ritengano che i crediti in sofferenza che ne deriverebbero possano rientrare tra quelli assegnati alla cosiddetta bad bank, al cui progetto il Governo sta lavorando, con ciò nuovamente trasferendo tale debito allo Stato.
(2-00982) «Villarosa, Alberti, Pesco, Cancelleri, Ruocco, Fico, Businarolo, Sorial».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

partito politico

debito

conseguenza economica