ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/00964

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 425 del 12/05/2015
Firmatari
Primo firmatario: SORIAL GIRGIS GIORGIO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 12/05/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
PESCO DANIELE MOVIMENTO 5 STELLE 12/05/2015
VILLAROSA ALESSIO MATTIA MOVIMENTO 5 STELLE 12/05/2015
ALBERTI FERDINANDO MOVIMENTO 5 STELLE 12/05/2015
CASTELLI LAURA MOVIMENTO 5 STELLE 12/05/2015
CASO VINCENZO MOVIMENTO 5 STELLE 12/05/2015
BRUGNEROTTO MARCO MOVIMENTO 5 STELLE 12/05/2015
CARIELLO FRANCESCO MOVIMENTO 5 STELLE 12/05/2015
COLONNESE VEGA MOVIMENTO 5 STELLE 12/05/2015
D'INCA' FEDERICO MOVIMENTO 5 STELLE 12/05/2015
RUOCCO CARLA MOVIMENTO 5 STELLE 12/05/2015
FICO ROBERTO MOVIMENTO 5 STELLE 12/05/2015
PISANO GIROLAMO MOVIMENTO 5 STELLE 12/05/2015
CORDA EMANUELA MOVIMENTO 5 STELLE 12/05/2015
COZZOLINO EMANUELE MOVIMENTO 5 STELLE 12/05/2015
DADONE FABIANA MOVIMENTO 5 STELLE 12/05/2015
DAGA FEDERICA MOVIMENTO 5 STELLE 12/05/2015
ZOLEZZI ALBERTO MOVIMENTO 5 STELLE 12/05/2015
D'AMBROSIO GIUSEPPE MOVIMENTO 5 STELLE 12/05/2015
DE LORENZIS DIEGO MOVIMENTO 5 STELLE 12/05/2015
DE ROSA MASSIMO FELICE MOVIMENTO 5 STELLE 12/05/2015
DEL GROSSO DANIELE MOVIMENTO 5 STELLE 12/05/2015
DELL'ORCO MICHELE MOVIMENTO 5 STELLE 12/05/2015
DI BATTISTA ALESSANDRO MOVIMENTO 5 STELLE 12/05/2015
DI BENEDETTO CHIARA MOVIMENTO 5 STELLE 12/05/2015
DI STEFANO MANLIO MOVIMENTO 5 STELLE 12/05/2015
DI VITA GIULIA MOVIMENTO 5 STELLE 12/05/2015
DIENI FEDERICA MOVIMENTO 5 STELLE 12/05/2015
D'UVA FRANCESCO MOVIMENTO 5 STELLE 12/05/2015
FERRARESI VITTORIO MOVIMENTO 5 STELLE 12/05/2015


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 12/05/2015
Attuale delegato a rispondere: PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI delegato in data 13/05/2015
Stato iter:
22/05/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RINUNCIA ILLUSTRAZIONE 22/05/2015
Resoconto VILLAROSA ALESSIO MATTIA MOVIMENTO 5 STELLE
 
RISPOSTA GOVERNO 22/05/2015
Resoconto DE MICHELI PAOLA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
REPLICA 22/05/2015
Resoconto VILLAROSA ALESSIO MATTIA MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

ATTO MODIFICATO IL 20/05/2015

DISCUSSIONE IL 22/05/2015

SVOLTO IL 22/05/2015

CONCLUSO IL 22/05/2015

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-00964
presentato da
SORIAL Girgis Giorgio
testo presentato
Martedì 12 maggio 2015
modificato
Venerdì 22 maggio 2015, seduta n. 433

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
   il Presidente del Consiglio dei ministri Renzi, la scorsa settimana, davanti alla platea della Borsa italiana, avrebbe garantito che «nelle prossime settimane» troverà realizzazione il provvedimento «per le sofferenze delle banche italiane», cioè la bad bank per alleggerire gli istituti dal peso di crediti bloccati;
   Renzi si sarebbe limitato a dire che il Governo sta «negoziando con l'Unione europea sui dettagli», nonostante gli fosse stato richiesto di spiegare tale operazione anche da Gian Maria Gros-Pietro, vicepresidente dell'Abi, che chiedeva maggiori dettagli;
   nel frattempo, la scorsa settimana, Banca d'Italia, lavorando insieme al Ministero dell'economia e delle finanze e alla Presidenza del Consiglio dei ministri sul progetto, ha affidato senza gara, con procedura negoziata per l'urgenza che caratterizza la definizione del progetto, al consulente Boston consulting group l'affidamento di un servizio di consulenza finalizzato alla costituzione di un’asset management company per la gestione delle sofferenze bancarie, ovvero la bad bank, pagando 379.500 euro iva esclusa;
   una bad bank di sistema è una società che, usando denaro pubblico, si farebbe carico di aiutare gli istituti di credito a liberarsi dalle sofferenze, assumendosi la gestione dei loro crediti anomali, cioè i prestiti difficili o impossibili da recuperare, come quelli che attualmente sembrerebbero ingolfare i bilanci delle banche italiane;
   il Ministro dell'economia e delle finanze Pier Carlo Padoan, in una recente intervista a la Repubblica, ha confermato che il Governo sta «esaminando varie opzioni, anche tenendo conto delle implicazioni sulle regole europee sugli aiuti di Stato» e riflettendo sul modo in cui «introdurre degli strumenti che vanno sotto il nome generico di bad bank»;
   la Commissione europea, sia pure con qualche perplessità, non avrebbe opposto pregiudiziali all'ipotesi di una bad bank di sistema italiana;
   secondo fonti di stampa, prima della crisi economica i crediti in sofferenza all'interno dei bilanci delle banche italiane ammontavano a circa 42 miliardi di euro, mentre oggi si conta un'ammontare di 183 miliardi di euro; se si considera anche che molti debitori non sono ancora tecnicamente insolventi ma rischiano di diventarlo in tempi più o meno stretti, l'insieme delle sofferenze diventa una frana capace di seppellire il sistema bancario: il totale di tutti i prestiti cosiddetti «deteriorati» arriva, infatti, a 315 miliardi di euro, ovvero il 16,6 per cento dei crediti concessi complessivamente dagli istituti;
   in un recentissimo paper del Fondo monetario internazionale riportato da Il Sole 24 ore, si mostra che solo Irlanda, Cipro e Grecia hanno rapporti fra sofferenze e prestiti maggiori del nostro; sempre il Fondo monetario internazionale calcola che, dato il modesto ritmo di uscita dei crediti deteriorati dal bilancio delle banche italiane (nel 2013 solo il 7 per cento), il peso delle sofferenze sul portafoglio prestiti continuerà a crescere fino al 2019, frenando inevitabilmente la propensione a concedere nuovi prestiti;
   se questa operazione della bad bank andrà in porto, anche se si verificherà l'ipotesi, che già circola, appoggiata da Padoan, che il Ministero dell'economia e delle finanze abbia una quota di minoranza, mentre della maggioranza si dovrebbero fare carico le banche interessate, un costo da pagare ci sarà comunque: se il valore dei crediti trasferiti nella bad bank è più basso dei soldi che verranno effettivamente recuperati in futuro, la perdita iniziale potrebbe ricadere anche sullo Stato;
   e tutto questo anche se la montagna di crediti in sofferenza è stata creata anche per scelte sbagliate delle banche, che, con poche cautele, hanno prestato soldi alle loro cerchie clientelari;
   invece, per quanto riguarda il risultato sperato, ovvero che le banche finalmente ricomincino ad erogare credito all'economia reale, è d'obbligo sempre e comunque il condizionale; infatti, anche se le banche venissero risanate completamente, la fine del credit crunch non sarebbe affatto certa;
   durante la sua audizione del 26 marzo 2015 presso le Commissioni riunite finanze, bilancio e politiche dell'Unione europea della Camera dei deputati, il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, ha detto che la Banca centrale europea «guarda con molto favore a iniziative per ridurre il peso delle partite deteriorate nei bilanci delle banche in modo da liberare risorse» a beneficio delle imprese, riferendosi alla possibile nascita di una bad bank di sistema per liberare dalle sofferenze gli istituti di credito;
   sempre durante l'audizione alla Camera dei deputati, il presidente della Banca centrale europea, promotore del quantitative easing, ha anche affermato che nel 2014 è stata portata a termine un'operazione di scrutinio e pulizia dei bilanci delle banche che erano «malate» per via del peso dei crediti deteriorati; nonostante ciò, le banche non hanno ricominciato a erogare prestiti all'economia reale, anzi, quando è stata la volta della prima operazione «tltro», non avendo vincoli in tal senso, hanno utilizzato tutte le risorse messe a disposizione per speculazioni finanziarie, come ricordato dallo stesso Draghi;
   secondo l'economista Marco Onado, «negli Stati Uniti, il premio Nobel Joseph Stiglitz denuncia che con una distribuzione del reddito così squilibrata come quella attuale, ci vorranno almeno 13 anni per tornare al pieno impiego: figurarsi in Europa dove la ripresa è ancora più stentata. Ma nell'agenda politica questi temi non entrano, se non sotto forma di mere dichiarazioni di principio: basta guardare alle campagne presidenziali di Stati Uniti e Francia, per capire che tutti si muovono allineati e coperti dietro una strategia basata solo sull'arma monetaria e che ha come unico corollario certo il salvataggio delle banche. Il resto è solo speranza. E i banchieri centrali sono i veri signori della crisi»;
   mentre il credit crunch colpisce soprattutto le piccole imprese, una recente analisi del centro studi Unimpresa su dati della Banca d'Italia ha mostrato che il peso delle sofferenze bancarie è legato, soprattutto, ai grandi prestiti che difficilmente vengono rimborsati: su tre rate non onorate, due sono relative a crediti di alto importo: il 66,1 per cento del totale dei crediti difficili da riscuotere (107 miliardi di euro) si riferisce a finanziamenti superiori a 500 mila euro, mentre il 33,9 per cento (54,9 miliardi di euro) fa capo a crediti compresi tra i 250 mila e i 500 mila euro. In una platea di oltre 1,2 milioni di clienti in ritardo sui pagamenti, su appena 457 soggetti pesano sofferenze per 20,3 miliardi. Detto in altri termini, oltre il 66 per cento dei crediti dubbi si riferiscono a una piccolissima percentuale di debitori: il 3,9 per cento del totale;
   Diego Valiante, responsabile della ricerca su mercati finanziari, Centre for European policy studies di Bruxelles, ha scritto su Il fatto quotidiano che la bad bank «è un intervento con cui si separano gli attivi che hanno poche probabilità di recupero da quelli che hanno ancora un valore di mercato. La banca con gli asset tossici, la bad bank appunto, è mantenuta in vita di solito tramite garanzie statali, in attesa che questi attivi recuperino un valore di mercato. È la principale alternativa alla nazionalizzazione diretta delle banche durante una grave crisi finanziaria, come nell'autunno del 2008 (...) La proposta di una bad bank in questo contesto macroeconomico ha il sapore di una minestra riscaldata, con la quale si pospone un intervento risolutivo nel breve e si salvano elegantemente un po’ tutti quelli che quell'ignoto meccanismo di autoconservazione nel nostro Paese conoscono molto bene. Si salvano, pertanto, i principali azionisti delle banche italiane, che si contano oramai sulle dita di una mano, da una pesante svalutazione di capitale scaricata in gran parte sui cittadini tramite le garanzie statali sul capitale della bad bank. Si salva il management, che ricicla se stesso mettendo in curriculum la capacità (più politica che manageriale) di aver protetto gli azionisti dalla diluizione del capitale e i creditori più importanti da perdite eccessive nella ristrutturazione della banca. Si salva il Governo, che diventa paladino dell'italianità del sistema bancario, limitando nell'arco della sua breve legislatura l'impatto di una ristrutturazione del sistema bancario sul costo del debito pubblico. La patata bollente passerà intanto al prossimo Esecutivo. Si salva una parte della classe politica, che sulle commistioni con la governance delle banche ha costruito la sua intoccabilità»;
   il beneficio più evidente dell'operazione bad bank, su cui preme Banca d'Italia, sarebbe quello strettamente legato al credit crunch, ovvero la stretta creditizia verso famiglie e imprese: eliminare dai bilanci delle banche i crediti in sofferenza potrebbe significare ridare ossigeno alle banche e, quindi, liberare risorse che potrebbero andare a finanziare famiglie e imprese, soltanto che non ci sono garanzie che questo poi avverrà;
   secondo Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente alla Sda della Bocconi, una bad bank a partecipazione pubblica, in Italia, sarebbe «una cattiva idea. Anzi, pessima, in queste condizioni di contesto: non è affare dello Stato costituire banche o enti affini», perché se il Governo vuole davvero aiutare le banche a smobilizzare i crediti deteriorati, «la cosa più efficace che può fare è agire sui processi della giustizia civile, riducendo drasticamente tempi e complessità dei contenziosi» e intervenendo «sulle condizioni tecnologiche e normative che migliorano la trasparenza e l’accountability dei bilanci aziendali»; per di più, sempre secondo il professore Carnevale Maffè, «aiutare banche fragili, senza serie prospettive di competitività sostenibile a medio-lungo termine, rischia di essere accanimento terapeutico e di avere l'indesiderabile effetto di prolungare la crisi del credito all'economia reale». Mentre gli istituti più grandi e solidi «sanno provvedere meglio da soli, utilizzando soluzioni di mercato e in competizione tra loro», come sta già facendo Unicredit;
   le associazioni dei consumatori sono del tutto contrarie all'ipotesi della bad bank: il Codacons annuncia battaglia e ricorsi in sede europea parlando di «ennesimo regalo alle banche, verso cui lo Stato corre ogni volta in soccorso scaricando come al solito i costi finali sui cittadini contribuenti», «una follia», perché «l'efficiente funzionamento del sistema bancario dovrebbe essere garantito prima di tutto dalle autorità di vigilanza, cui spetta il compito di controllare le banche e il loro corretto operato»;
   secondo Adusbef e Federconsumatori «se il Governo ed il Ministro dell'economia e delle finanze Padoan non dovessero pretendere un'equa retribuzione sulla garanzia statale prestata alla bad bank per cartolarizzare prestiti allegri spesso erogati ad amici e compari ai quali le banche hanno affidato prestiti incauti, lasciando scoperte proprio quelle sofferenze causate dalla crisi sistemica prodotta dai banchieri, sarebbe un vero e proprio regalo di Stato, che cercheremo di contrastare in tutte le sedi». «Sarebbe inaccettabile», prosegue la nota, «premiare gratis istituti di credito e banchieri che hanno sbagliato, in buona parte, a concedere fidi con criteri privi dei requisiti prudenziali nella corretta gestione del credito e del risparmio» –:
   se il Governo sia consapevole dei problemi relativi all'operazione di costituzione della bad bank e in che modo abbia intenzione di adoperarsi per far sì che, nel caso questa operazione venisse messa in atto, la perdita finanziaria iniziale non ricada anche sullo Stato e, dunque, sulle tasche dei cittadini;
   se il Governo non abbia intenzione, nel caso in cui si ponesse in atto con o senza bad bank un'operazione di risanamento delle banche dai crediti «malati» da parte dello Stato, di selezionare gli istituti di credito meritori di questo intervento, in modo da premiare i comportamenti virtuosi e allo stesso tempo evitare di spendere risorse per realtà bancarie che hanno messo in atto scelte sbagliate, con poche cautele, prestando fondi alle proprie cerchie clientelari;
   in che modo il Governo intenda attivarsi per garantire, visto il precedente comportamento delle banche in tal senso, che, qualora avvenisse il risanamento degli istituti di credito per opera dello Stato, questo comporti davvero come diretta conseguenza la fine del credit crunch e, dunque, il ritorno al finanziamento dell'economia reale;
   di quali elementi disponga il Governo circa l'affidamento del delicato compito di costruire un’asset management company per la gestione delle sofferenze bancarie ad una realtà esterna, la Boston consulting group, nonché in ordine ai criteri secondo cui è stata effettuata la selezione, visto che l'affidamento è avvenuto senza gara;
   se il Governo non consideri, altresì, importante promuovere processi di ristrutturazione finanziaria e di rafforzamento patrimoniale, necessari per una parte ampia del sistema imprenditoriale italiano, rilanciando finalmente gli investimenti produttivi.
(2-00964) «Sorial, Pesco, Villarosa, Alberti, Castelli, Caso, Brugnerotto, Cariello, Colonnese, D'Incà, Ruocco, Fico, Pisano, Corda, Cozzolino, Dadone, Daga, Zolezzi, D'Ambrosio, De Lorenzis, De Rosa, Del Grosso, Dell'Orco, Di Battista, Di Benedetto, Manlio Di Stefano, Di Vita, Dieni, D'Uva, Ferraresi».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

banca

erogazione di prestito

spese bancarie