ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/00785

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 350 del 16/12/2014
Firmatari
Primo firmatario: CIPRINI TIZIANA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 16/12/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
GALLINELLA FILIPPO MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2014
TRIPIEDI DAVIDE MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2014
D'UVA FRANCESCO MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2014
DADONE FABIANA MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2014
DI BATTISTA ALESSANDRO MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2014
PARENTELA PAOLO MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2014
BENEDETTI SILVIA MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2014
BERNINI MASSIMILIANO MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2014
BECHIS ELEONORA MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2014
COMINARDI CLAUDIO MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2014
CHIMIENTI SILVIA MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2014
BALDASSARRE MARCO MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2014
COLLETTI ANDREA MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2014
D'AMBROSIO GIUSEPPE MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2014
BUSINAROLO FRANCESCA MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2014
FERRARESI VITTORIO MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2014
VILLAROSA ALESSIO MATTIA MOVIMENTO 5 STELLE 16/12/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'INTERNO delegato in data 16/12/2014
Stato iter:
19/12/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 19/12/2014
Resoconto CIPRINI TIZIANA MOVIMENTO 5 STELLE
 
RISPOSTA GOVERNO 19/12/2014
Resoconto BUBBICO FILIPPO VICE MINISTRO - (INTERNO)
 
REPLICA 19/12/2014
Resoconto CIPRINI TIZIANA MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 19/12/2014

SVOLTO IL 19/12/2014

CONCLUSO IL 19/12/2014

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-00785
presentato da
CIPRINI Tiziana
testo presentato
Martedì 16 dicembre 2014
modificato
Venerdì 19 dicembre 2014, seduta n. 353

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   in Umbria e a Perugia è allarme ’ndrangheta: l'Umbria, considerata da sempre non a rischio rispetto al fenomeno mafioso, sta diventando terreno molto fertile per la proliferazione di questa forma di criminalità organizzata che sembra stia generando un vero e proprio inquinamento dell'economia locale, avvantaggiandosi della crisi economica e della ricaduta che questa ha sulle piccole e medie imprese;
   il 10 dicembre 2014 è partita un'importante operazione di polizia che ha interessato l'Umbria: «Estorsioni, minacce, intimidazioni e violenze nei confronti degli imprenditori locali, soprattutto del settore edile. Agivano così i 61 arrestati appartenenti a una vera e propria “holding criminale” collegata alla ’ndrangheta umbra che opera a Perugia da 6 anni e “interessata al mercato della green economy”, come ha spiegato il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti. Le cellule operavano prevalentemente nella zona del perugino, ma allungavano i loro tentacoli anche ad alcune province toscane, laziali, marchigiane, emiliane e lombarde, fino a sconfinare in Germania, ed erano legate alla cosca Farao-Marincola di Cirò Marina (Crotone), radicata anche nel Varesotto. I clan locali, però, tenevano contatti anche con la mafia albanese, soprattutto per quanto riguarda il traffico di droga e lo sfruttamento della prostituzione. Le forze dell'ordine, dopo aver arrestato i 61 membri dell'organizzazione, stanno procedendo con il sequestro di beni mobili e immobili che, si pensa, siano il frutto dell'attività malavitosa del clan, per un valore stimato che supera i 30 milioni di euro; le misure cautelari, emesse su richiesta della procura distrettuale antimafia di Perugia, considerano i reati di associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, danneggiamento, bancarotta fraudolenta, truffa, trasferimento fraudolento di valori, con l'aggravante delle finalità mafiose, fino all'associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e sfruttamento della prostituzione. Un'organizzazione che si era “infiltrata nel tessuto economico locale”, come si legge in una nota dei Carabinieri del Ros che hanno condotto l'operazione “Quarto Passo”, mostrando quanto la malavita calabrese stia conquistando il territorio nazionale, dopo essersi ormai da anni stabilita anche nel nord Italia» (www.ilfattoquotidiano.it del 10 dicembre 2014);
   la coincidenza ha voluto che l'operazione di polizia cadesse proprio a seguito della conferenza tenutasi a Perugia il 28 novembre 2014 su «Mafia e droga, allarme Umbria. Espansione del fenomeno delle infiltrazioni nel territorio e collegamenti con le organizzazioni del narcotraffico» cui ha partecipato anche il presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere Rosy Bindi;
   il fenomeno, dunque, non è dunque nuovo: già nella relazione annuale della direzione nazionale antimafia per il periodo 1o luglio 2011-30 giugno 2012, si legge quanto segue: «è (...) evidente l'elevata appetibilità che le aree del centro nord d'Italia, caratterizzate da contesti ricchi e sedi di importanti crocevia per lo spaccio delle sostanze stupefacenti (emblematico è, a tale proposito, il caso di Perugia) rivestono»;
   in effetti, pur se non paragonabile alle grandi città (Roma, Milano e Torino), il capoluogo perugino, con il suo relativo benessere e un'ampia popolazione universitaria, come emerge dal dossier «La droga in Umbria» del 2014 dell'associazione Libera, è una piazza interessante per le organizzazioni criminali che trovano nella città un mercato «ricco» per la cessione degli stupefacenti, ma anche per «avviare» altre attività illecite;
   come è evidenziato nella relazione della commissione d'inchiesta della regione Umbria su «Infiltrazioni mafiose in Umbria, metodologie di controllo, prevenzione e lotta alla criminalità organizzata» del 27 settembre 2012 «emerge con chiarezza che la situazione umbra manifesta i segni di infiltrazioni criminali di stampo mafioso nell'economia legale e si ricollega pienamente a quanto è affermato nell'ultima relazione della Direzione investigativa antimafia (DIA) (febbraio 2012), laddove si sottolinea che la nuova strategia delle organizzazioni criminali di stampo mafioso è l'espansione delle attività al di fuori del contesto territoriale del mezzogiorno, non nella forma classica del controllo pieno, di dominio, del territorio ma nella ricerca di impieghi ed attività utili al riciclaggio di enormi quantità di denaro liquido provenienti dal traffico di droga, armi ed esseri umani»;
   la criminalità organizzata, secondo la commissione d'inchiesta, agisce in Umbria non con le forme note dell'organizzazione mafiosa volta al controllo del territorio, quanto piuttosto «nel contesto di una finanziarizzazione dell'economia»;
   la relazione della commissione precisa che: «L'Umbria, sotto tale aspetto, non ha anticorpi sviluppati e un vigile controllo sociale nei confronti del fenomeno criminale mafioso, e nemmeno l'abitudine a tenere alta la guardia dell'attenzione e del sospetto. Perciò l'Umbria corre il rischio di essere un campo fertile in cui infiltrarsi, acquisire patrimoni, attività con forte flusso di cassa, per operare il riciclaggio dei proventi delle attività mafiose condotte in altre parti (audizione n. 1). Emerge dalle audizioni che l'assenza di comprovati fenomeni di radicamento ingenera nell'opinione pubblica, nelle organizzazioni sociali ed economiche e anche nel sistema istituzionale, un atteggiamento di sottovalutazione del fenomeno delle infiltrazioni malavitose. Di fronte alle inchieste giudiziarie che evidenziavano un fenomeno in espansione, davanti alle stesse segnalazioni giornalistiche, è prevalsa a lungo l'idea di considerarli episodi isolati, intrusioni in un contesto sano che restava totalmente refrattario all'infiltrazione. Alcuni dei soggetti auditi, pur senza giungere a posizioni negazioniste, hanno manifestato un'esplicita sottovalutazione del rischio di infiltrazione»;
   proprio nel 2011 si sono verificati numerosi eventi «sentinella» comprovanti infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto perugino: è nota l'operazione Apogeo del 14 settembre 2011 condotta nelle province di Perugia, Caserta, Ancona, Firenze, Padova e Pesaro nel corso della quale i carabinieri del Raggruppamento operativo speciale dell'Arma dei carabinieri (Ros) e i militari del Gruppo d'investigazione sulla criminalità organizzata (Gico) della Guardia di finanza di Perugia e Firenze hanno concluso un importante intervento nei confronti di un'organizzazione criminale dedita alla truffa aggravata, al riciclaggio, alla bancarotta fraudolenta, all'emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, con l'aggravante del metodo mafioso;
   l'organizzazione, che si presume collegata al clan dei Casalesi, anche in quel caso, aveva sede a Perugia. Risulta confermata la presenza della ’ndrangheta in provincia di Perugia e, dopo i fatti dell'indagine Apogeo, anche la presenza della camorra, con alcune evidenze anche nella provincia di Terni;
   dal rapporto Ecomafie 2014 emerge un quadro poco rassicurante sulla penetrazione delle associazioni criminali nel tessuto economico e sociale umbro;
   anche il problema della diffusione delle sostanze stupefacenti è strettamente collegato alla criminalità organizzata: la commissione regionale ha precisato che «La situazione umbra, specie nella zona urbana perugina, desta forte preoccupazione. Perugia è al centro di una rete di smercio che copre un'area molto più vasta della regione. La provenienza dei morti per overdose, in numero eccezionalmente elevato, indica che la dimensione del fenomeno abbraccia anche le regioni vicine. Questa caratteristica attira in Umbria, soprattutto a Perugia, organizzazioni criminali di varia provenienza, che si dividono il mercato. Nella relazione della Procura nazionale antimafia l'Umbria è segnalata per una presenza particolarmente numerosa di quelle che la DIA chiama mafie “alloctone”: albanesi, nigeriane, magrebine. È facile ipotizzare legami con le organizzazioni criminali che in Italia detengono tale mercato»;
   nei primi sei mesi del 2014 il bilancio dell'attività della Guardia di finanza del comando provinciale di Perugia è stato di otto chili tra hashish e marijuana, otto etti di cocaina e 661 grammi di eroina; finora sono state 14 le persone finite in manette per spaccio e 51 i denunciati;
   e infine, secondo l'ordinanza di custodia cautelare – in riferimento alla recente operazione di polizia del 10 dicembre 2014 –, «il Gip di Perugia scrive che sarebbe riduttivo definire l'associazione come “un'articolazione periferica della struttura criminale calabrese” ma si tratterebbe di “un'autonoma associazione composta da soggetti residenti in Umbria da oltre un decennio” che operano autonomamente ed in via esclusiva in Umbria, conservando sempre un “basso profilo” criminale, al fine di non attirare sull'organizzazione l'attenzione delle forze dell'ordine in un territorio, quale quello umbro, a torto ancora ritenuto da taluni “isola felice” ed invece in via di progressiva “mafizzazione”. Gli imprenditori, secondo quanto raccolto dalle indagini, erano spesso costretti a emettere false fatture per coprire pagamenti illeciti o addirittura cedere le proprie imprese agli indagati o a loro prestanome che, dopo aver “spolpato” l'azienda, ne provocavano la bancarotta fraudolenta. Vittime di truffa anche i fornitori di materiali edili i cui prodotti venivano poi rivenduti a ricettatori calabresi proprietari di imprese che li reimpiegavano per costruire edifici in Umbria, Toscana e Calabria. Una parte dell'organizzazione, che faceva capo a Francesco Pellegrino, rubava materiale edile e macchine operatrici nelle Marche, per rivenderle sul mercato legale o a ditte calabresi. I proventi delle attività illegali, si legge nella nota del Ros, “sono stati reimpiegati per acquistare beni immobili ed attività commerciali nel settore dell'intrattenimento e del fotovoltaico, anche intestati a prestanome”, per “dissimulare la reale riconducibilità dei beni alla cosca”. Beni che i militari dell'Arma hanno quantificato in 30 milioni di euro». (www.ilfattoquotidiano.it);
   il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, dopo essersi complimentato con i carabinieri, spiega come «questa operazione conferma gli interessi della criminalità organizzata verso la green economy»;
   ed infatti la Direzione nazionale antimafia nel proprio rapporto annuale rappresentava l'Umbria come crocevia della droga, terra di «integrazione criminale», campo di gioco per più etnie che intessono rapporti con «soggetti italiani residenti nella regione» per trattare affari illegali e «covo freddo» di camorra e ’ndrangheta, che reinvestono i capitali provento delle attività criminali, lavando in Umbria il denaro sporco;
   nell'agosto del 2013 la prima firmataria del presente atto di sindacato ispettivo denunciò con un intervento alla Camera dei deputati le infiltrazioni nella «felice Umbria» delle organizzazioni malavitose e del narcotraffico;
   le recenti vicende di cronaca giudiziaria hanno dato ragione alla prima firmataria del presente atto di sindacato ispettivo facendo emergere, ad avviso degli interpellanti, una sostanziale sottovalutazione – anche da parte della politica nazionale nonché un'insufficiente attenzione – e conoscenza da parte delle istituzioni competenti del fenomeno e del suo impatto sulla società e nell'economia del territorio umbro che per le sue caratteristiche appare fortemente «appetibile» alle organizzazioni criminali –:
   se il Ministro interpellato sia al corrente dei fatti esposti e delle conclusioni della relazione della commissione d'inchiesta della regione Umbria su «Infiltrazioni mafiose in Umbria, metodologie di controllo, prevenzione e lotta alla criminalità organizzata» del 27 settembre 2012 e della relazione annuale 2014 della Direzione nazionale antimafia che evidenziano importanti elementi di fragilità e di esposizione al rischio infiltrazioni in Umbria, e se intenda promuovere, nell'ambito delle proprie competenze, azioni non solo di controllo e repressione del fenomeno, ma anche di prevenzione;
   quali iniziative, alla luce delle recenti vicende giudiziarie che coinvolgono sempre più spesso l'Umbria e la città di Perugia, il Ministro interpellato intenda adottare con urgenza, nell'ambito delle proprie competenze, per contribuire alla prevenzione dei tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata in Umbria e per rafforzare l'azione di contrasto, anche con ulteriori strumenti di controllo e il coinvolgimento delle istituzioni locali, alla penetrazione e al radicamento delle associazioni criminali sul territorio della regione Umbria, in particolare nei settori degli investimenti immobiliari e commerciali, delle operazioni finanziarie e dei traffici illeciti di sostanze stupefacenti, scongiurando il rischio di inquinamento dell'economia locale e dell'illecito arricchimento delle organizzazioni malavitose e di una «mafizzazione» del territorio.
(2-00785) «Ciprini, Gallinella, Tripiedi, D'Uva, Dadone, Di Battista, Parentela, Benedetti, Massimiliano Bernini, Bechis, Cominardi, Chimienti, Baldassarre, Colletti, D'Ambrosio, Businarolo, Ferraresi, Villarosa».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

mafia

traffico di stupefacenti

stupefacente