ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/00765

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 341 del 29/11/2014
Firmatari
Primo firmatario: PESCO DANIELE
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 29/11/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
VILLAROSA ALESSIO MATTIA MOVIMENTO 5 STELLE 29/11/2014
RUOCCO CARLA MOVIMENTO 5 STELLE 29/11/2014
CANCELLERI AZZURRA PIA MARIA MOVIMENTO 5 STELLE 29/11/2014
BARBANTI SEBASTIANO MOVIMENTO 5 STELLE 29/11/2014
ALBERTI FERDINANDO MOVIMENTO 5 STELLE 29/11/2014
PISANO GIROLAMO MOVIMENTO 5 STELLE 29/11/2014
CASTELLI LAURA MOVIMENTO 5 STELLE 29/11/2014
SORIAL GIRGIS GIORGIO MOVIMENTO 5 STELLE 29/11/2014
D'INCA' FEDERICO MOVIMENTO 5 STELLE 29/11/2014
CASO VINCENZO MOVIMENTO 5 STELLE 29/11/2014
BRUGNEROTTO MARCO MOVIMENTO 5 STELLE 29/11/2014
CARIELLO FRANCESCO MOVIMENTO 5 STELLE 29/11/2014
CURRO' TOMMASO MOVIMENTO 5 STELLE 29/11/2014
COLONNESE VEGA MOVIMENTO 5 STELLE 29/11/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 29/11/2014
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 29/11/2014
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 01/12/2014
Stato iter:
05/12/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 05/12/2014
Resoconto ALBERTI FERDINANDO MOVIMENTO 5 STELLE
 
RISPOSTA GOVERNO 05/12/2014
Resoconto CASSANO MASSIMO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (LAVORO E POLITICHE SOCIALI)
 
REPLICA 05/12/2014
Resoconto PESCO DANIELE MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 05/12/2014

SVOLTO IL 05/12/2014

CONCLUSO IL 05/12/2014

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-00765
presentato da
PESCO Daniele
testo presentato
Sabato 29 novembre 2014
modificato
Venerdì 5 dicembre 2014, seduta n. 346

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   in alcuni Stati, come gli Stati Uniti d'America, il Governo si astiene dallo stipulare contratti di derivati, soprattutto in seguito all'aver accertato i gravissimi rischi nei quali è possibile incorrere. L'Italia al contrario – come si apprende da fonti stampa – sembrerebbe essere il maggior utilizzatore di strumenti derivati;
   nella seduta della Camera dei deputati di giovedì 15 marzo 2012, n. 605, il Sottosegretario di Stato pro tempore, Marco Rossi Doria, in risposta ad un’ interrogazione parlamentare, ha dichiarato che, alla data sopraddetta, il nozionale complessivo di strumenti derivati a copertura di debito emessi dalla Repubblica italiana ammontava a circa 160 miliardi di euro, a fronte di titoli in circolazione, al 31 gennaio 2012, per 1.624 miliardi di euro. All'epoca, quindi, il nozionale ammontava a circa il 10 per cento dei titoli in circolazione; «degli strumenti derivati in essere», affermava il Sottosegretario di Stato pro tempore per l'istruzione, l'università e la ricerca, «circa 100 miliardi erano interest rate swap, 36 miliardi cross currency swap, 20 swaption e 3,5 miliardi degli swap ex ISPA»;
   secondo fonti giornalistiche, nei primi otto anni di utilizzo degli strumenti derivati le finanze pubbliche hanno beneficiato di quasi 8 miliardi di euro di guadagni, mentre a partire dal 2006 la tendenza si è invertita e le perdite sono state sempre più consistenti. Da elaborazioni di la Repubblica e Financial Times (svolte sulla base di una relazione del Tesoro sul debito pubblico, inviata alla Corte dei conti a inizio 2013), emerge che un rilevante numero di derivati (del valore di 31 miliardi di euro), ristrutturati nel 2012, ha generato circa 8 miliardi di euro di minusvalenze di mercato. Le perdite si sono concretizzate nell'ipotesi di scadenze o risoluzione anticipata;
   l'intenzione del Governo sembra essere quella di permettere che, in futuro, vengano predisposte delle garanzie su «conti ad hoc», immunizzando dal rischio le banche. Infatti, nel caso in cui l'Italia andasse in default, le banche riceverebbero automaticamente le liquidità poste a garanzia, di fatto qualificandosi come creditori privilegiati rispetto ai detentori di titoli pubblici (buoni del tesoro poliennali), che ormai in gran parte sono in possesso di investitori italiani;
   è doveroso precisare che nell’«eurozona» solo Portogallo ed Irlanda hanno posto in essere accordi di garanzia bilaterale sul «debito» e l'Italia potrebbe essere la terza in ordine cronologico di adesione al sistema prescritto;
   dopo la rivalutazione delle quote azionarie di Banca d'Italia, che di fatto ha generato circa 7 miliardi di euro di plusvalenze per pochi istituti bancari, bilanciate solo da un miliardo di euro di maggiori entrate fiscali e dopo la deducibilità ai fini Irap delle «perdite» sui crediti in 5 anni (rispetto ai 18 originari) che ha consentito alle sei principali banche di ricevere ulteriori sgravi per 514 milioni di euro, sembra eccessivo concedere alle banche un ulteriore privilegio visto che, contemporaneamente, agli italiani – in piena crisi economica – è stato chiesto l'ennesimo sacrificio pur consci che il livello di tassazione effettiva sfiora ormai il 55 per cento del prodotto interno lordo;
   non si dispone di dati ufficiali dai quali sia possibile evincere il valore nozionale degli strumenti derivati sottoscritti fino ad oggi dallo Stato italiano, l'ammontare dei flussi di cassa in entrata e uscita, con quali banche siano stati sottoscritti, quale sia il capitale di riferimento, quale tipologia tecnica e quale il valore complessivo delle garanzie che verranno eventualmente stipulate relativamente ad operazioni in strumenti derivati –:
   se si reputi necessario ed urgente assumere iniziative al fine di evitare che lo Stato italiano sia gravato da ingiustificati ed eccessivi oneri economici connessi all'eccessiva mole di strumenti derivati sottoscritti ed alla concessione di garanzie connesse ad operazioni in strumenti derivati;
   quale sia il valore nozionale degli strumenti derivati sottoscritti fino ad oggi dallo Stato italiano, l'ammontare dei flussi di cassa in entrata e uscita, con quali banche siano stati sottoscritti e quali siano il capitale di riferimento e la tipologia tecnica;
   se si intendano fornire e pubblicare i dati ufficiali del valore complessivo e della tipologia delle garanzie che verranno stipulate relativamente alle operazioni in strumenti derivati ed i dati ufficiali relativi al valore complessivo degli strumenti derivati sottoscritti, alla loro precisa composizione, all'identità delle banche e degli intermediari finanziari con i quali sono stati sottoscritti, ai reali profili di rischio insito nei contratti e nell'assunzione delle sopraddette garanzie;
   se possano essere suffragate le ipotesi già formulate dal Der Spiegel nel 2012 secondo cui a Helmut Kohl sarebbe stato segnalato da esperti che l'Italia abbia usato contratti derivati per raggiungere i criteri imposti dalla creazione della moneta unica;
   quali iniziative si intendano adottare, anche a livello normativo, per aumentare al massimo la trasparenza in relazione agli strumenti finanziari derivati presenti nel portafoglio del Ministero dell'economia e delle finanze;
   se si preveda l'inserimento di una clausola che obblighi gli istituti finanziari beneficiari delle eventuali garanzie finanziarie reali previste da Basilea III, recepite dalla Banca centrale europea e dalla Banca d'Italia, a utilizzare l'ingente iniezione di liquidità che ne deriverebbe a favore di investimenti nell'economia reale, con particolare riferimento alle piccole/medie imprese.
(2-00765) «Pesco, Villarosa, Ruocco, Cancelleri, Barbanti, Alberti, Pisano, Castelli, Sorial, D'Incà, Caso, Brugnerotto, Cariello, Currò, Colonnese».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

banca

contratto di lavoro

esazione delle imposte