ATTO CAMERA

INTERPELLANZA 2/00673

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 289 del 12/09/2014
Firmatari
Primo firmatario: SORIAL GIRGIS GIORGIO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 12/09/2014


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 12/09/2014
Attuale delegato a rispondere: PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI delegato in data 17/09/2014
Stato iter:
26/07/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 26/07/2016
Resoconto SORIAL GIRGIS GIORGIO MOVIMENTO 5 STELLE
 
RISPOSTA GOVERNO 26/07/2016
Resoconto GOZI SANDRO SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
REPLICA 26/07/2016
Resoconto SORIAL GIRGIS GIORGIO MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

SOLLECITO IL 25/11/2015

DISCUSSIONE IL 26/07/2016

SVOLTO IL 26/07/2016

CONCLUSO IL 26/07/2016

Atto Camera

Interpellanza 2-00673
presentato da
SORIAL Girgis Giorgio
testo di
Venerdì 12 settembre 2014, seduta n. 289

   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:
   secondo i dati forniti il 9 luglio scorso dallo Statistisches Bundesamt, l'Ufficio federale di statistica, per la prima volta in assoluto nella storia l'export tedesco ha raggiunto e di poco superato a luglio il valore simbolico di 100 miliardi di euro in un solo mese, questo anche andando contro alle richieste del Fondo monetario internazionale (Fmi), della Commissione europea e di economisti critici, di importare di più per sostenere i paesi dell'Ue con un'economia più debole;
   sembra che, se da un lato la Germania continui a pretendere una politica di austerity che sta indebolendo la moneta unica, dall'altra parte si avvantaggi della crisi in atto nell'euro-zona attraverso le sue esportazioni, logicamente favorite dal calo dell'euro: mentre la crisi sta investendo vari Paesi europei tra cui il nostro, i proventi della politica tedesca di export a luglio sono cresciuti dell'8,5 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, un record storico, mentre il surplus della bilancia commerciale, con 23,4 miliardi di euro, ha anch'esso raggiunto un nuovo record storico;
   in crescita sono le esportazioni tedesche nell'Eurozona, + 6,2 per cento, ma, come ovvio, soprattutto quelle in Paesi europei esterni all'area della moneta unica (economie forti tipo Polonia, Svezia, Regno Unito) che aumentano addirittura del 16 per cento, e quelle sui mercati extraeuropei salite del 7,2 per cento, con una crescita da giugno a luglio del 4,7 per cento, un tasso di aumento che è il massimo storico dal maggio 2012;
   allo stesso tempo, le importazioni tedesche sono crollate, scendendo di un sorprendente meno 1,8 per cento, ma questo non stupisce se si considera che le cifre fornite dallo Statistisches Bundesamt ribadiscono che la Germania sembra voler continuare a ignorare raccomandazioni, richieste, pressing rivoltile dal Fondo monetario internazionale, dalla Banca mondiale, da Bruxelles, dai partner nell'eurozona, per un riequilibrio del suo commercio in modo che maggiori import tedeschi aiutino i paesi più deboli dell'Unione;
   secondo l'economista Emiliano Brancaccio, intervistato a fine luglio da L'Espresso, «vale tuttora la previsione contenuta nel “monito degli economisti” che abbiamo pubblicato nel settembre scorso sul Financial Times: con le attuali politiche di austerity, la divergenza tra paesi deboli e paesi forti dell'eurozona continuerà ad ampliarsi. La politica monetaria non può affrontare da sola questa divaricazione»;
   scrive recentemente l’Huffington post «L'euro-zona è sulla rotta del Titanic. L'iceberg è sempre più vicino. Le ultime misere stime sul Pil del primo trimestre nell'euro-zona sorprendono soltanto chi crede ancora alle favole dell'austerità espansiva o degli effetti positivi della precarizzazione del lavoro. La Germania va in controtendenza perché riceve capitali a buon mercato spinti dalle difficoltà dei PIIGS e fa l'opposto di quanto raccomanda agli altri: sostiene la domanda interna di consumi e investimenti e, così, compensa il calo delle esportazioni verso i Paesi europei in stagnazione. [...] La rotta mercantilista della politica economica dettata dai conservatori teutonici e nord-europei e “raccomandata” dalla Commissione di Bruxelles è insostenibile. I dati sono inequivocabili: austerità cieca e svalutazione del lavoro deprimono l'economia reale, distruggono Pil potenziale e gonfiano il debito pubblico. Nell'euro-zona, la crisi è, per durata e profondità, peggiore di quella del ’29. Il debito pubblico medio della nostra area monetaria balza dal 65 per cento del 2008 al 95 per cento di oggi. La disoccupazione si impenna e continua a salire anche per l'anno in corso. La piaga della povertà si allarga e l'impoverimento assedia le classi medie. L'inflazione sparisce e i rischi di deflazione diventano sempre più concreti»;
   è in atto il semestre europeo di presidenza italiana e questo comporta che il Governo del nostro Paese può contribuire in modo rilevante a influenzare l'Europa e la sua politica, affinché essa svolga un ruolo positivo nella definizione, entro il 2015, di una nuova Agenda globale per lo sviluppo che ponga al centro l'equità economica e sociale tra i Paesi che ne fanno parte, valore che avrebbe dovuto essere la base dell'Unione europea, ma che sembra poter essere messo sempre più in discussione nei fatti dalla politica economica della Germania;
   fino ad ora il Governo italiano ad avviso degli interroganti non sembra aver sfruttato il ruolo chiave che la guida del semestre europeo gli conferisce: nello stesso documento programmatico del semestre italiano praticamente qualsiasi argomento veniva indicato come «una priorità» o «una questione particolarmente importante», senza arrivare a definire priorità precise e concrete, e la situazione non sembra essere cambiata, mentre invece la grave situazione economica sarebbe tale da imporre prese di posizione nette e incisive;
   dopo una campagna elettorale per le elezioni europee costruita all'insegna del cambiamento e di frasi come «Andiamo in Europa per cambiare le regole, per far sì che l'Europa sia quella delle famiglie e non quella delle banche e della burocrazia» il Presidente del Consiglio Renzi, nel discorso tenuto poi alla Camera sulle linee programmatiche del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea, ha cambiato rotta esprimendo la volontà di sottostare alla regole dell'Unione europea in tutto e per tutto con frasi come: «Noi, come Governo, abbiamo sempre detto che avremmo rispettato le regole» oppure «il rispetto delle regole non è in discussione e non vogliamo violare la regola del 3 per cento» –:
   se il Governo sia consapevole di quanto esposto in premessa e se non consideri urgente attivarsi e in che modo, anche grazie al ruolo centrale di guida del semestre europeo che il nostro Paese attualmente ricopre, per chiedere che la Germania renda conto del suo comportamento in sede europea, e per fare in modo che le regole dell’austerity vengano rimesse in discussione verso una maggiore flessibilità che dia ossigeno ad una eurozona in grave crisi economica anche a causa di quelle stesse regole che sembrano avvantaggiare soltanto la Germania.
(2-00673) «Sorial».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

esportazione comunitaria

statistica economica

politica di sostegno