ATTO CAMERA

MOZIONE 1/01609

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 782 del 20/04/2017
Abbinamenti
Atto 1/01589 abbinato in data 10/05/2017
Atto 1/01600 abbinato in data 10/05/2017
Atto 1/01601 abbinato in data 10/05/2017
Atto 1/01602 abbinato in data 10/05/2017
Atto 1/01604 abbinato in data 10/05/2017
Atto 1/01626 abbinato in data 10/05/2017
Atto 1/01627 abbinato in data 10/05/2017
Firmatari
Primo firmatario: GUIDESI GUIDO
Gruppo: LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Data firma: 20/04/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SIMONETTI ROBERTO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 20/04/2017
FEDRIGA MASSIMILIANO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 20/04/2017
ALLASIA STEFANO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 20/04/2017
ATTAGUILE ANGELO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 20/04/2017
BORGHESI STEFANO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 20/04/2017
BOSSI UMBERTO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 20/04/2017
BUSIN FILIPPO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 20/04/2017
CASTIELLO GIUSEPPINA LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 20/04/2017
GIORGETTI GIANCARLO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 20/04/2017
GRIMOLDI PAOLO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 20/04/2017
INVERNIZZI CRISTIAN LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 20/04/2017
MOLTENI NICOLA LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 20/04/2017
PAGANO ALESSANDRO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 20/04/2017
PICCHI GUGLIELMO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 20/04/2017
PINI GIANLUCA LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 20/04/2017
RONDINI MARCO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 20/04/2017
SALTAMARTINI BARBARA LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 20/04/2017
CAPARINI DAVIDE LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI 20/04/2017


Stato iter:
10/05/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO GOVERNO 10/05/2017
Resoconto MORANDO ENRICO ERRORE:TROVATE+CARICHE - (ERRORE:TROVATI+MINISTERI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 10/05/2017
Resoconto CAPEZZONE DANIELE MISTO-CONSERVATORI E RIFORMISTI
Resoconto RIZZETTO WALTER FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Resoconto ZANETTI ENRICO SCELTA CIVICA-ALA PER LA COSTITUENTE LIBERALE E POPOLARE-MAIE
Resoconto MARCON GIULIO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' - POSSIBILE
Resoconto GUIDESI GUIDO LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Resoconto TANCREDI PAOLO ALTERNATIVA POPOLARE-CENTRISTI PER L'EUROPA-NCD
Resoconto MELILLA GIANNI ARTICOLO 1-MOVIMENTO DEMOCRATICO E PROGRESSISTA
Resoconto GIORGETTI ALBERTO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto CASO VINCENZO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto FANUCCI EDOARDO PARTITO DEMOCRATICO
 
PARERE GOVERNO 10/05/2017
Resoconto MORANDO ENRICO ERRORE:TROVATE+CARICHE - (ERRORE:TROVATI+MINISTERI)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 10/05/2017

DISCUSSIONE IL 10/05/2017

NON ACCOLTO IL 10/05/2017

PARERE GOVERNO IL 10/05/2017

RESPINTO IL 10/05/2017

CONCLUSO IL 10/05/2017

Atto Camera

Mozione 1-01609
presentato da
GUIDESI Guido
testo presentato
Giovedì 20 aprile 2017
modificato
Mercoledì 10 maggio 2017, seduta n. 793

   La Camera,
   premesso che:
    in occasione del Consiglio europeo dell'1-2 marzo 2012 è stato firmato, da tutti gli Stati membri dell'Unione europea ad eccezione di Regno Unito e Repubblica Ceca, il Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance nell'Unione economica e monetaria, il cosiddetto Fiscal Compact;
    la governance economica europea aveva già iniziato a dotarsi di strumenti volti alla riduzione dei debiti dei Paesi membri in occasione della costituzione economica e monetaria: al fine di rafforzare il percorso d'integrazione monetaria intrapreso nel 1992 con la sottoscrizione del trattato di Maastricht, il quale prevedeva che non fossero superati, nel corso di un normale ciclo economico, i limiti del 3 per cento del prodotto interno lordo, per il deficit (o indebitamento netto) e il 60 per cento per il debito, si proseguì, nel 1997, con la firma del Patto di stabilità e di crescita (PSC), costituito da una risoluzione del Consiglio europeo e da due regolamenti del Consiglio del 7 luglio dello stesso anno che ne precisavano gli aspetti tecnici sul controllo della situazione di bilancio e del coordinamento delle politiche economiche e sull'applicazione della procedura d'intervento in caso di deficit eccessivi;
    con questo patto, a ciascun Stato membro veniva richiesto di conseguire un saldo di bilancio strutturale corrispondente al proprio obiettivo a medio termine (MTO) nazionale, oppure un saldo in rapida convergenza verso di esso (con una correzione annuale del saldo strutturale pari almeno a 0,5 punti percentuali di prodotto interno lordo come benchmark). Per tutti i Paesi che non l'hanno raggiunto, era richiesto un più elevato aggiustamento nelle fasi positive del ciclo economico, così da avere maggiore flessibilità in quelle negative. Per i Paesi lontani dal raggiungimento dell'obiettivo di medio periodo, i regolamenti europei richiedevano invece manovre correttive anche nelle fasi negative del ciclo, benché con uno sforzo più limitato rispetto al benchmark dello 0,5 per cento;
    con la seconda riforma del patto di stabilità e crescita nel 2011, è stato poi inserito un ulteriore requisito per gli Stati membri che non hanno raggiunto l'MTO e che presentino un livello di debito che ecceda il 60 per cento del prodotto interno lordo: assicurare una velocità di convergenza maggiore verso il proprio MTO (maggiore dello 0,5 per cento del prodotto interno lordo come benchmark nelle fasi positive del ciclo);
    il PSC è stato poi integrato al fine di introdurre margini di flessibilità per l'adozione di riforme strutturali e investimenti pubblici per un limite massimo dello 0,75 per cento del prodotto interno lordo di deviazione complessiva che si ottiene cumulando le due clausole concernenti le riforme e gli investimenti. Il Six Pack del 2011 ha previsto un'ulteriore clausola (eventi eccezionali) che permette deviazioni rispetto al percorso di raggiungimento dell'obiettivo di medio termine;
    il trattato sul Fiscal Compact arrivò in seguito alla dichiarazione dei Capi di Stato e di Governo dell'Eurozona, adottata il 9 dicembre 2011, a cui aderirono anche altri nove Stati membri (Bulgaria, Danimarca, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, e Ungheria; Svezia e Repubblica Ceca che poi, però, non firmò il trattato) in cui si prevedeva l'adozione di una serie di obiettivi e misure che rafforzassero la disciplina di bilancio e il coordinamento delle politiche economiche in base alle proposte formulate nel rapporto presentato dal Presidente Van Rompuy in attuazione del mandato Consiglio europeo del 26 ottobre 2011 per il rafforzamento economico dell'Unione;
    il nuovo trattato è stato negoziato e stipulato al di fuori del quadro istituzionale dell'Unione europea e delle procedure previste per la modifica dei Trattati, anche per le diverse divergenze che portarono, come già detto, Regno Unito e Repubblica Ceca a non firmare il documento;
    l'articolo 16 dello stesso trattato, però, stabilisce che entro cinque anni dall'entrata in vigore, sulla base di una valutazione della sua attuazione, verranno fatti i passi necessari, in conformità con le disposizioni dei Trattati dell'Unione europea, allo scopo di incorporare le norme del trattato intergovernativo nella cornice giuridica dell'Unione europea;
    tra i punti principali del trattato, si ricorda, innanzitutto, la cosiddetta «regola aurea», secondo la quale il bilancio dello Stato deve essere in pareggio o in attivo. Il bilancio è considerato in pareggio o in attivo qualora il disavanzo strutturale dello Stato è pari all'obiettivo a medio termine specifico per Paese come stabilito dal Patto di stabilità con un deficit che non ecceda lo 0,5 per cento del prodotto interno lordo. Le parti contraenti devono assicurare la convergenza verso il rispettivo obiettivo a medio termine, il cui arco temporale è proposto dalla Commissione tenendo conto i rischi di sostenibilità del Paese interessato. I progressi nel percorso di convergenza sono valutati, come precisato dall'ultima versione del progetto, sulla base di un esame del bilancio che includa l'analisi delle spese al netto delle misure discrezionali in materia di entrate, in linea con le disposizioni del Patto di stabilità come modificate dal Six Pack;
    l'articolo 3 del trattato sul Fiscal compact stabiliva infatti che gli Stati contraenti potessero temporaneamente deviare dall'obiettivo a medio termine o dal percorso di aggiustamento solo nel caso di circostanze eccezionali, ovvero eventi inusuali che sfuggono al controllo dello Stato interessato e che abbiano rilevanti ripercussioni sulla situazione finanziaria della pubblica amministrazione, oppure in periodi di grave recessione, a patto che tale disavanzo non infici la sostenibilità di bilancio a medio termine;
    in base all'articolo 4 dello stesso trattato, si introduceva l'obbligo, per le parti, di ridurre immediatamente il valore del debito pubblico al ritmo di un 1/20 all'anno, qualora il rapporto debito pubblico/prodotto interno lordo superasse la soglia del 60 per cento. Il ritmo di riduzione di 1/20 all'anno del debito pubblico deve inoltre tenere conto di alcuni fattori rilevanti, quali la sostenibilità dei sistemi pensionistici e il livello di indebitamento del settore privato;
    simili regole di austerità, decise in un momento di gravissima crisi economica come quella che si è attraversata a partire dal 2009 e le cui conseguenze si fanno ancora sentire in molti Paesi europei, tra cui il nostro, hanno causato esclusivamente un aggravamento delle condizioni economiche dei Stati che hanno aderito al trattato;
    l'Italia, oggi, a causa di queste regole che hanno portato alle note misure montiane di «lacrime e sangue» di contenimento della spesa pubblica e di tagli indiscriminati, soprattutto alle politiche sociali, si ritrova con un tasso di disoccupazione altissimo (la media del tasso di disoccupazione dei giovani si attesta intorno al 40 per cento e quella del tasso di disoccupazione generale intorno al 12 per cento) e la crescita più lenta d'Europa, a fronte della pressione fiscale più alta d'Europa. Secondo quanto riportato in alcuni studi di settore, negli ultimi 15 anni, il risultato fiscale emerso dalla comparazione con la media europea è costantemente peggiorato: se nel 2000 sui contribuenti italiani gravava una pressione fiscale pari a quella media presente nell'Unione europea, oggi il carico fiscale è maggiore di circa 900 euro. Per le imprese, inoltre, la pressione fiscale in assoluto la più alta d'Europa, con un differenziale di 21 punti sopra la media europea;
    la carenza di lavoro e l'altissima pressione fiscale, congiuntamente alla contrazione delle politiche sociali, hanno generato, nel nostro Paese, una rapida diffusione di situazioni di disagio ed indigenza, con oltre 4 milioni di individui in povertà assoluta e l'11,9 per cento della popolazione in gravi difficoltà economiche;
    a ciò si sono aggiunte le circostanze eccezionali del sisma e dell'enorme flusso di migranti che hanno sicuramente impegnato ulteriori risorse che, seppur svincolate dai «paletti» europei grazie alla richiesta di flessibilità, hanno richiesto uno sforzo importante alla casse del bilancio statale. Mentre, però, per quanto riguarda il sisma, l'evento è effettivamente di natura imprevedibile e non controllabile, e il Governo impegnerà un miliardo di euro all'anno, secondo quanto riportato nel documento di economia e finanza 2017, l'emergenza del flusso migratorio sarebbe, invece, anche determinata dalle politiche adottate dall'attuale Governo e da quello precedente in tema di immigrazione, che anziché adottare misure ed iniziative immediate che bloccassero tali flussi, hanno incentivato le partenze dai Paesi di origine e transito degli immigrati con il miraggio di una accoglienza indiscriminata che costerà, secondo quanto riportato dalle stesse previsioni governative, ben 4,6 miliardi solo nel 2017;
    sono note le resistenze di molti Paesi europei che non vogliono partecipare alla redistribuzione dei migranti e, nonostante l'imposizione, da parte dell'Europa, al soccorso indiscriminato - a volte addirittura favorito dalle operazioni comuni - i costi sono, quasi per intero, sostenuti dal nostro Paese. Lo stesso documento di economia e finanza 2017 riporta che a fronte di una spesa di 4,6 miliardi, i contributi dell'Unione europea sono solo di 91 milioni;
    a latere del Fiscal Compact, si procedette con la modifica dell'articolo 136 del TFUE che ha previsto l'istituzione di un meccanismo permanente di stabilità (MES o ESM, European Stability Mechanism), detto anche Fondo salva-Stati, che costituisce l'altro pilastro del nuovo sistema di governance economica europea. Il MES ha sostituito gli altri strumenti di stabilizzazione finanziaria quali l’European financial stabilisation mechanism (EFSM) e l’European financial stability facility (EFSF), istituiti originariamente fino al 31 dicembre 2012, e poi prorogati fino al 30 giugno 2013;
    la modifica al suddetto articolo 136 è stata approvata con decisione del Consiglio europeo del 24-25 marzo 2011, secondo la procedura semplificata di revisione dei trattati, con cui si è aggiunto il seguente paragrafo: «Gli Stati membri la cui moneta è l'euro possono istituire un meccanismo di stabilità da attivare ove indispensabile per salvaguardare la stabilità della zona euro nel suo insieme. La concessione di qualsiasi assistenza finanziaria necessaria nell'ambito del meccanismo sarà soggetta a una rigorosa condizionalità»;
    una prima versione del trattato istitutivo del MES, sulla base della modifica all'articolo 136 del TFUE, è stata firmata dagli Stati membri della zona euro l'11 luglio 2011; tenuto conto della predisposizione del Fiscal Compact e dell'esigenza di rafforzare il meccanismo alla luce delle tensioni sui mercati del debito sovrano, il 2 febbraio 2012 è stato firmato un nuovo Trattato poi sottoposto a ratifica: in base all'articolo 1 del Trattato, il MES è costituito dalle parti contraenti quale organizzazione finanziaria internazionale con l'obiettivo istituzionale di «mobilizzare risorse finanziarie e fornire un sostegno alla stabilità». A questo scopo è conferito al MES il potere di raccogliere fondi con l'emissione di strumenti finanziari o la conclusione di intese o accordi finanziari o di altro tipo con i propri membri, istituzioni finanziarie o terzi;
    il capitale totale sottoscritto fu pari a 700 miliardi di euro, di cui 80 miliardi di capitale versato dagli Stati membri della zona euro e una combinazione di capitale richiamabile impegnato e di garanzie degli Stati membri della zona euro per un importo totale di 620 miliardi di euro;
    la ripartizione delle quote di ciascuno Stato membro al capitale del MES fu basata, analogamente all'EFSF, sulla quota di partecipazione al capitale della BCE: il nostro Paese, avendo una quota di capitale BCE pari al 12,49 per cento, partecipò al 17,86 per cento, per un totale di 125,395 miliardi di euro, pari all'8 per cento del prodotto interno lordo; in base al DEF 2012, l'Italia, tra il 2012 e il 2014 avrebbe versato nel capitale del MES 14 miliardi di euro annui. Ugualmente, nel triennio 2015-2019, il contributo resterebbe di 14 miliardi di euro all'anno;
    il MES, simile nel suo funzionamento al Fondo monetario internazionale, è attivo da luglio 2012 ed ha una capacità effettiva di prestito pari a 500 miliardi di euro. Uno Stato membro del MES può rivolgere una richiesta di assistenza finanziaria al presidente del consiglio dei governatori che assegna alla Commissione europea, di concerto con la Bce, il compito di valutare: l'esistenza di un rischio per la stabilità finanziaria della zona euro nel suo complesso o dei suoi Stati membri, a meno che la BCE non abbia già presentato un'analisi al riguardo; la sostenibilità del debito pubblico (valutazione da effettuarsi insieme al Fondo monetario internazionale, se opportuno e possibile); le esigenze finanziarie effettive o potenziali del membro del MES interessato;
    considerata la partecipazione dell'Italia al MES e considerata la situazione patrimoniale di molte banche italiane, tra cui 114 sarebbero a rischio a causa delle sofferenze presenti nei propri bilanci, non si comprende perché il Governo abbia proceduto alla ricapitalizzazione di Monte dei Paschi di Siena con i fondi dei soli contribuenti italiani o abbia dovuto chiedere l'autorizzazione alle Camere, a dicembre dello scorso anno, per contrarre maggior debito per 20 miliardi di euro da usare «a scopo precauzionale» per intervenire nelle banche e salvare i risparmiatori;
    l'applicazione meccanica dei vincoli esterni, con obiettivi di bilancio irrealizzabili, ha palesemente fallito. La politica di austerity, che ne è la diretta conseguenza, ha portato miseria in alcuni Paesi come la Grecia, ha compromesso, come già detto, prospettive di crescita e piena occupazione di altri, fra cui l'Italia, ma soprattutto ha indebolito l'Unione europea, la sua capacità di integrare e far convergere i Paesi aderenti, portandola al concreto rischio di dissoluzione;
    inoltre, si è gravemente intaccato il sistema dello Stato sociale che, smantellato, da un lato, dalla crisi finanziaria e, dall'altro, dallo svuotamento di sovranità statale ad opera dell'integrazione europea, ha lasciato un pericoloso vuoto che non è stato colmato da una adeguata struttura europea;
    le politiche keynesiane che hanno permesso la crescita e l'accrescimento del benessere degli Stati del Novecento dimostrano la fondatezza della teoria secondo la quale, in caso di congiuntura economica sfavorevole, gli Stati debbano mettere in campo delle politiche economiche espansive, favorendo gli sgravi fiscali e il sostegno ai contribuenti in difficoltà, attraverso un vasto programma di politiche sociali. Proprio quelle politiche che l'Europa ha contribuito a disfare, imponendo, come contropartita, misure di austerity che sono state criticate, non soltanto da economisti di fama mondiale, ma anche dallo stesso Fondo monetario internazionale;
    quindi, in presenza di crisi sistemiche, sembra evidente che solo l'uso della spesa pubblica, secondo una linea di politica espansiva, può limitare gli effetti di contrazione della domanda privata, poiché spetta allo Stato intervenire in momenti di recessione economica per non rischiare il crack inoltre, è necessario che le politiche economiche concentrino più risorse nel settore dell'economia reale, specie nello sviluppo dell'industria e nel sostegno alla realtà manifatturiera tipica del nostro tessuto economico, piuttosto che nel sistema bancario che si ritrova ora in condizioni patrimoniali disastrose, con grande rischio di contagio, anche grazie alla gestione dissennata da parte dei vertici orientata solo al profitto dei grandi speculatori,

impegna il Governo:

1) a farsi promotore, per quanto di propria competenza, in tutte le opportune sedi europee, di una revisione totale del trattato del Fiscal compact, in occasione della scadenza dei cinque anni al termine dei quali si dovrà negoziare l'inserimento di questo accordo all'interno del quadro costituzionale europeo, nonché di una revisione totale della normativa europea riguardante la governance economica e monetaria al fine di:
  a) rivedere tutti i parametri stabiliti dal patto di stabilità e crescita e dal Fiscal compact, congiuntamente ai vincoli sulla finanza pubblica stabiliti dal Trattato di Maastricht, in modo da tenere maggiormente conto dello stato delle diverse economie europee e del loro impatto sociale e sulla crescita dei vari Paesi, in assenza, di una politica fiscale convergente fra i diversi membri dell'Unione;
  b) rivedere, in particolare modo, i parametri del 3 per cento, del rapporto deficit/prodotto interno lordo, e del 60 per cento per il debito pubblico e rinegoziare gli obiettivi di medio termine;
  c) prevedere, in caso di recessione economica grave, un'interpretazione maggiormente estensiva delle cosiddette «circostanze eccezionali» che permettono uno scostamento dagli obiettivi di medio termine, eliminando l'obbligo di contenere il disavanzo per non inficiare la sostenibilità di bilancio di medio termine, al fine di permettere, agli Stati colpiti, di attuare le necessarie politiche anticicliche per contenere le conseguenze della crisi e aiutare più velocemente la ripresa;
  d) prevedere dei meccanismi di flessibilità più ampi per i Paesi che, per posizione geografica, sono maggiormente coinvolti nell'emergenza del fenomeno migratorio e si impegnano nel contrasto effettivo all'immigrazione irregolare anche mediante il presidio dei confini terrestri, marittimi ed aerei per impedire l'ingresso di immigrati irregolari ed il rimpatrio dei cittadini di Paesi terzi privi dei requisiti per il soggiorno;
  e) prevedere un meccanismo automatico di intervento del fondo «Salva-Stati» quando la situazione patrimoniale dei maggiori istituti di credito del Paese necessiti di intervento statale tramite risorse pubbliche nazionali, dal caso della ricapitalizzazione fino alla sottoposizione a risoluzione dell'istituto, con particolare riguardo alla protezione dei risparmiatori.
(1-01609) «Guidesi, Simonetti, Fedriga, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caparini, Castiello, Giancarlo Giorgetti, Grimoldi, Invernizzi, Molteni, Pagano, Picchi, Gianluca Pini, Rondini, Saltamartini».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

zona euro

prodotto interno lordo

paese membro