ATTO CAMERA

MOZIONE 1/01572

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 772 del 03/04/2017
Firmatari
Primo firmatario: VARGIU PIERPAOLO
Gruppo: CIVICI E INNOVATORI
Data firma: 03/04/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MONCHIERO GIOVANNI CIVICI E INNOVATORI 03/04/2017
MATARRESE SALVATORE CIVICI E INNOVATORI 03/04/2017
MOLEA BRUNO CIVICI E INNOVATORI 03/04/2017
MAZZIOTTI DI CELSO ANDREA CIVICI E INNOVATORI 03/04/2017
DAMBRUOSO STEFANO CIVICI E INNOVATORI 03/04/2017
LIBRANDI GIANFRANCO CIVICI E INNOVATORI 03/04/2017
QUINTARELLI GIUSEPPE STEFANO CIVICI E INNOVATORI 03/04/2017
MUCCI MARA CIVICI E INNOVATORI 03/04/2017
GALGANO ADRIANA CIVICI E INNOVATORI 03/04/2017
OLIARO ROBERTA CIVICI E INNOVATORI 03/04/2017
BOMBASSEI ALBERTO CIVICI E INNOVATORI 03/04/2017


Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Mozione 1-01572
presentato da
VARGIU Pierpaolo
testo di
Lunedì 3 aprile 2017, seduta n. 772

   La Camera,
   premesso che:
    l'Aids, o sindrome da immunodeficienza acquisita, ha rappresentato un vero flagello negli anni ottanta e novanta del secolo scorso, causando decine di milioni di morti, oltre che in Europa e in USA, nei continenti africano e asiatico dove la penetrazione del virus ha trovato minor contrasto per effetto della debolezza dei sistemi sanitari;
    l'epidemiologia dell'Aids continua peraltro a far paura anche in questo nuovo secolo: nel 2005, si sono registrati nel mondo 2,3 milioni di morti, che sono scesi a 1,7 nel 2011 e a 1,6 milioni nel 2013;
    ancora oggi si calcola che il numero totale degli ammalati nel mondo oscilla intorno ai 35 milioni di individui, di cui soltanto 15 milioni avrebbero accesso alle terapie garantite dai farmaci antivirali;
    ancora molto lontano appare dunque l'obiettivo enunciato dall'Organizzazione mondiale della sanità che mira all'eradicazione del contagio entro il 2030;
    altrettanto lontano purtroppo appare anche il traguardo «90, 90, 90», proposto da Ban Ki Moon alla conferenza sull'Aids svoltasi nella città sudafricana di Durban nel luglio 2016, che prevede di raggiungere percentuali del 90 per cento di pazienti consapevoli dell'avvenuto contagio, mira a consentire al 90 per cento dei malati l'accesso alle terapie e punta alla riduzione della carica virale nel 90 per cento dei pazienti;
    la patologia, sostanzialmente a trasmissione ematica e attraverso il liquido spermatico (oltre che verticalmente, nel corso della gravidanza), è stata nei primi due decenni di diffusione tragicamente associata all'utilizzo «sporco» di droghe per via iniettiva e ai rapporti sessuali non protetti, in particolare nella sfera della omosessualità;
    nei primi decenni di diffusione della malattia, anche le trasfusioni di sangue non testato hanno comportato il contagio di particolari categorie di pazienti (talassemici, politrasfusi);
    la particolare via di trasmissione della malattia le ha conferito uno specifico stigma sociale che ha determinato forti difficoltà nella diagnosi precoce che pure, sin dall'inizio, si è dimostrata fondamentale per garantire il contenimento della diffusione del contagio insieme ad una migliore prognosi per il paziente;
    la drammatica prognosi dell'Aids al suo esordio e il rischio della diffusione epidemica in tutti gli strati della popolazione ha comportato che i Paesi occidentali abbiano stanziato importanti risorse per la prevenzione, per l'educazione dei comportamenti e per il trattamento dei malati e che, contestualmente, si sia fatto un grande sforzo di ricerca scientifica che ha introdotto nel mercato farmaci antiretrovirali sempre più raffinati ed efficaci, in grado di «cronicizzare» la patologia, allungando notevolmente il lasso di tempo intercorrente tra la conversione ematica e la comparsa dei sintomi della malattia e modificandone radicalmente, in senso positivo, la prognosi;
    il sostanziale cambiamento del decorso della malattia ha purtroppo avuto come effetto secondario non desiderato l'abbassamento del livello di allarme sociale nei confronti della patologia e, conseguentemente, la riduzione delle attività di educazione a corretti comportamenti sociali e sessuali e la minor attenzione alla diagnosi precoce, ancora oggi fondamentale per il miglior controllo terapeutico della malattia;
    in tal senso, la Kaiser Family Foundation ha lanciato l'allarme sul complessivo stanziamento Mondiale di risorse economiche per la lotta contro l'Aids che si sarebbe ridotto dagli 8,6 miliardi di euro del 2014 ai 7,5 miliardi di euro del 2015;
    l’European centre for disease prevention and control ha recentemente pubblicato un report sulle attività di prevenzione e di trattamento dell'Aids in 55 Paesi europei e dell'Asia centrale, dimostrando i sostanziali progressi nella diagnosi e nel trattamento della patologia, ma anche sottolineando come un paziente su sette sia oggi sieropositivo senza sapere di esserlo e, conseguentemente, senza poter iniziare il trattamento terapeutico in grado di differire notevolmente la comparsa dei sintomi della malattia;
    in Italia, secondo l'Istituto superiore di sanità, nel 2015 sono state segnalate 3.444 nuove diagnosi da infezione da Hiv, il 10 per cento in meno rispetto alle 3.850 del 2014. L'Italia è tredicesima in Europa in termini di incidenza delle nuove diagnosi;
    in Italia, la riduzione dei nuovi casi (l'incidenza è intorno a 1,4 per centomila), si accompagna al decremento del numero dei morti/anno (attualmente intorno ai 700/800 decessi/anno), mentre aumenta la prevalenza (intorno al 6,1 per centomila) e cresce l'età media dei soggetti colpiti, che sfiora i 40 anni;
    in Italia (come nel resto del mondo occidentale), è nel frattempo cambiata anche la modalità prevalente di contagio. Nel 1985, solo l'8 per cento della trasmissione di sieropositività avveniva attraverso la via sessuale, attualmente le percentuali di contagio per via sessuale raggiungono l'85,5 per cento e riguardano principalmente la sfera dei rapporti eterosessuali;
    in Italia, l'attuale sistema di raccolta dei dati epidemiologici sull'HIV e sull'Aids, che prevede due differenti percorsi per l'afferenza delle informazioni parrebbe essere alla base di una sottostima dei dati complessivi sulla patologia, che è stata denunciata dallo stesso Istituto superiore di sanità;
    come già ricordato dai parlamentari Ilaria Capua e Pierpaolo Vargiu, in una interrogazione parlamentare, presentata nel 2015 al Ministero della salute, «la letteratura scientifica internazionale è concorde nel sottolineare come la diagnosi precoce della sieropositività rappresenti un momento fondamentale della lotta all'HIV e alla patologie correlate, in quanto consente l'immediato inizio di un trattamento farmacologico mirato a mantenere condizioni ottimali del paziente per il tempo più lungo possibile»;
    «in particolare in Italia, i virologi sono concordi nell'adottare un approccio terapeutico « test and treat», con intervento immediato al riconoscimento della sieropositività, avendo ormai abbandonato la prassi di dare inizio al trattamento terapeutico anti HIV sulla base del superamento della soglia nella conta delle cellule Cd4»;
    «i dati dello studio Ecdc purtroppo confermano come nel 2013, neppure la metà dei soggetti a rischio nei Paesi europei testati sia stato effettivamente sottoposto a test diagnostico e come ben il 47 per cento dei soggetti diagnosticati sia stato riconosciuto in fase avanzata, con conseguente riduzione dell'efficacia del trattamento sanitario»;
    nel contesto della citata interrogazione parlamentare, veniva altresì sottolineata l'urgenza di introdurre anche nel nostro Paese l'utilizzo dei kit di autodiagnosi dell'Aids, a basso costo, in vendita diretta presso le farmacie al pubblico, a tutti i soggetti maggiorenni che ne facessero richiesta;
    tale pronta disponibilità e immediata accessibilità dei kit autodiagnostici consente di superare con facilità il pregiudizio sociale che, ancora oggi esiste intorno alla malattia, rendendo assai difficile l’outing del paziente sieropositivo e rischiando di ritardare drammaticamente il momento della diagnosi;
    seppure in ritardo rispetto agli altri Paesi europei, dal dicembre del 2016 il kit di autodiagnosi è finalmente in vendita nelle farmacie italiane, fornendo un significativo aiuto all'emersione del fenomeno della mancata diagnosi di sieropositività (tali casi in Francia sarebbero circa 30.000, quelli italiani tra i 10 e i 20.000) e consentendo così il miglior controllo della diffusione del contagio e il trattamento precoce della positività;
    appare assolutamente evidente come la diffusione dell'utilizzo dei kit da autodiagnosi debba andare di pari passo con il rafforzamento della risposta sanitaria specifica, che consenta l'accertamento definitivo della sieropositività e la sua gestione terapeutica;
    uno sforzo particolare va effettuato nella sistematicità dell'approccio diagnostico in gravidanza, a tutela delle madri e del feto, al fine di eradicare completamente la trasmissione verticale della sieropositività che, purtroppo, non è completamente scomparsa neppure nel nostro Paese;
    parallelamente, si è purtroppo ridotta la sensibilità verso la necessità di azioni di regolamentazione dell'attività di prostituzione maschile e femminile, con il rischio che l'assenza di sistematici controlli sanitari nel settore, associata all'alta incidenza di sieropositività in alcune fasce di offerta e alla elevata richiesta di rapporti non protetti, mantenga comunque abnormemente alta la progressione dei nuovi contagi;
    appare invece importantissimo il rafforzamento delle attività di prevenzione primaria, attraverso la corretta informazione sulle modalità di trasmissione del virus, che indirizzino verso comportamenti sessuali corretti e, in particolare, sulla protezione dei rapporti che si realizzano nel mondo della prostituzione;
    tale azione di prevenzione rischia di restare estremamente difficoltosa sino a quando non verrà regolamentata l'attività di prostituzione, con la realizzazione di un rigoroso sistema di controlli sanitari, a garanzia del soggetto che si prostituisce, ma anche dei fruitori di tale attività;
    tale considerazione ha senz'altro particolare rilievo nel nostro Paese dove si stima che quasi il 95 per cento dell'attività di prostituzione sia esercitata da donne straniere clandestine, circa il 50 per cento delle quali provenienti dai Paesi africani, che presentano più elevata diffusione della sieropositività HIV;
    secondo Richard Horton e Pamela Das, rispettivamente direttore e direttore esecutivo della prestigiosa rivista scientifica « Lancet», con la regolamentazione dell'attività di prostituzione, le nuove infezioni potrebbero complessivamente ridursi nei prossimi 10 anni in una percentuale variabile tra il 33 e il 46 per cento,

impegna il Governo:

1) a potenziare le attività di prevenzione della diffusione della sieropositività da Hiv e di tutte le malattie a trasmissione sessuale, rafforzando le azioni divulgative sulle modalità di contagio e sottolineando la assoluta necessità di protezione dei rapporti sessuali a rischio;
2) a valutare l'opportunità, anche per motivi di carattere sanitario correlati alla attuale recrudescenza di incidenza delle malattie a trasmissione sessuale, di assumere iniziative normative per la regolamentazione e per la sorveglianza sanitaria dell'attività di prostituzione;
3) a promuovere l'informazione sulla necessità della diagnosi precoce della condizione di sieropositività, incentivando l'utilizzo dei kit di autodiagnosi disponibili in farmacia che, grazie alla loro facile disponibilità ed elevata attendibilità, consentono di intercettare anche quella fascia di popolazione a rischio che – a causa di pregiudizi culturali e sociali difficili da superare – non entra in contatto con le strutture sanitarie;
4) ad assumere iniziative per rendere routinaria e sistematica l'attività di screening della Hiv positività nel corso delle varie fasi della gravidanza;
5) ad assumere iniziative, per quanto di competenza, volte a potenziare non solo il sistema sanitario della presa in carico del paziente sieropositivo, ma anche e soprattutto le strutture socio sanitarie che ne devono fiancheggiare le attività esistenziali, al fine di garantire la miglior inclusione sociale del paziente sieropositivo, ma anche la correttezza dei suoi comportamenti nella circoscrizione di qualsiasi rischio di contagio;
6) a garantire l'adeguata dotazione e diffusione su tutto il territorio nazionale delle strutture di degenza e cura che consentano la gestione ottimale del paziente ammalato di Aids con la prevenzione e il trattamento tempestivo di tutte le possibili complicanze;
7) ad assumere iniziative per potenziare ogni attività di ricerca scientifica e di collaborazione medica con le autorità sanitarie internazionali e con quelle dei Paesi con maggior incidenza e prevalenza della malattia per favorire le attività di educazione e prevenzione che circoscrivano la diffusione del virus Hiv, per favorire la diagnosi precoce e per garantire l'accesso alle cure del maggior numero possibile di pazienti sieropositivi e ammalati;
8) ad unificare ed omogeneizzare i percorsi di raccolta delle informazioni su Hiv positività e Aids che hanno come riferimento l'Istituto superiore di sanità.
(1-01572) «Vargiu, Monchiero, Matarrese, Molea, Mazziotti Di Celso, Dambruoso, Librandi, Quintarelli, Mucci, Galgano, Oliaro».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

malattia

statistica della sanita'

AIDS