ATTO CAMERA

MOZIONE 1/01386

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 689 del 10/10/2016
Abbinamenti
Atto 1/01346 abbinato in data 10/10/2016
Atto 1/01384 abbinato in data 10/10/2016
Atto 1/01385 abbinato in data 10/10/2016
Atto 1/01387 abbinato in data 11/10/2016
Atto 1/01388 abbinato in data 11/10/2016
Atto 1/01389 abbinato in data 11/10/2016
Atto 1/01390 abbinato in data 11/10/2016
Atto 6/00261 abbinato in data 11/10/2016
Atto 6/00262 abbinato in data 11/10/2016
Atto 6/00263 abbinato in data 11/10/2016
Firmatari
Primo firmatario: PIRAS MICHELE
Gruppo: SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 10/10/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DURANTI DONATELLA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/10/2016
GALLI CARLO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/10/2016
SCOTTO ARTURO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 10/10/2016


Stato iter:
11/10/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 11/10/2016
Resoconto MADIA MARIA ANNA MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (SEMPLIFICAZIONE E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE)
 
DICHIARAZIONE VOTO 11/10/2016
Resoconto FAENZI MONICA MISTO-ALLEANZA LIBERALPOPOLARE AUTONOMIE ALA-MAIE-MOVIMENTO ASSOCIATIVO ITALIANI ALL'ESTERO
Resoconto MAESTRI ANDREA MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-POSSIBILE
Resoconto RIZZETTO WALTER FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Resoconto CIRIELLI EDMONDO FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Resoconto FAUTTILLI FEDERICO DEMOCRAZIA SOLIDALE - CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto MONCHIERO GIOVANNI SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Resoconto MOLTENI NICOLA LEGA NORD E AUTONOMIE - LEGA DEI POPOLI - NOI CON SALVINI
Resoconto BINETTI PAOLA AREA POPOLARE (NCD-UDC)
 
INTERVENTO GOVERNO 11/10/2016
Resoconto MADIA MARIA ANNA MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (SEMPLIFICAZIONE E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE)
 
DICHIARAZIONE VOTO 11/10/2016
Resoconto PIRAS MICHELE SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Resoconto VITO ELIO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto COZZOLINO EMANUELE MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto FIANO EMANUELE PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 10/10/2016

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 10/10/2016

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 11/10/2016

ACCOLTO IL 11/10/2016

PARERE GOVERNO IL 11/10/2016

DISCUSSIONE IL 11/10/2016

APPROVATO IL 11/10/2016

CONCLUSO IL 11/10/2016

Atto Camera

Mozione 1-01386
presentato da
PIRAS Michele
testo presentato
Lunedì 10 ottobre 2016
modificato
Martedì 11 ottobre 2016, seduta n. 690

   La Camera,
   premesso che:
    il Governo Berlusconi, con il decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010, in considerazione della necessità e dell'urgenza di emanare provvedimenti per il contenimento della spesa pubblica, derivante dallo stato particolarmente preoccupante nel quale versavano i conti dello Stato, dispose – per il triennio 2010-2013 – il blocco della contrattazione e delle retribuzioni, per tutto il comparto della pubblica amministrazione, sia per gli adeguamenti stipendiali che per gli aumenti retributivi collegati all'anzianità di ruolo e alle progressioni di carriera comunque denominate, escludendo ogni possibilità successiva di recupero;
    nonostante diversi atti parlamentari, presentati già a partire dalla XVI legislatura, che chiedevano la rimozione del blocco, il blocco medesimo è stato prorogato con decreto del Presidente della Repubblica n. 112 del 2013, grazie alla previsione di cui al decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito con modificazioni, dall'articolo 1, comma 1, della legge 15 luglio 2011, n. 111, che autorizzava la possibilità di estensione del blocco fino al 2014;
    la vulnerabilità della fonte condusse il legislatore a trasfondere tale disposizione in una fonte di rango primario (legge 27 dicembre 2013, n. 147 – legge di stabilità 2014 –);
    il predetto decreto del Presidente della Repubblica n. 122/13 escludeva, per il periodo 2013-2014, qualsiasi incremento della «vacanza contrattuale» attribuiva nel 2010. Consentiva, tuttavia, la possibilità, per il periodo 2015-2017, il riconoscimento della vacanza contrattuale «secondo le modalità ed i parametri individuati dai protocolli e dalla normativa vigente»;
    prima ancora di dare esecuzione a tale possibilità, e nelle more del giudizio pendente innanzi alla Consulta (il tribunale di Roma, in funzione di giudice del lavoro, con ordinanza del 27 novembre 2013, ed il tribunale di Ravenna, in funzione di giudice del lavoro, con ordinanza del 1o marzo 2014, variamente motivate, sollevavano la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 9, commi 1, 2-bis, 17, primo periodo e 21 ultimo periodo, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito con modificazioni dall'articolo 1, comma 1, della legge 30 luglio 2010, n. 122 e dell'articolo 16, comma 1, lettere b) e c) del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito con modificazioni, dall'articolo 1, comma 1, della legge 15 luglio 2011, n. 111), con l'articolo 1, comma 254, legge 23 dicembre 2014, n. 190 – legge di stabilità 2015 – si disponeva la sospensione delle procedure negoziali, per la parte economica, fino al 31 dicembre 2015 e il «congelamento» (comma 255 dello stesso articolo) dell'indennità di vacanza contrattuale fino al 2018, ancorata ai valori vigenti al 31 dicembre 2013;
    la Corte costituzionale, con sentenza n. 178 del 2015 sopra citate dichiarava l'illegittimità sopravvenuta dalle ultime disposizioni della legge di stabilità 2015 sopra citate poiché in contrasto con l'articolo 39 della Costituzione;
    in particolare, nelle motivazioni si è dato rilievo alla notevole importanza che per il pubblico impiego, riveste il contratto: esso riguarda sia l'aspetto economico (nelle sue componenti sia fondamentali che accessorie), che i diritti e gli obblighi pertinenti al rapporto di lavoro, nonché materie relative alle relazioni sindacali;
    in passato, il trattamento economico del pubblico impiego, godeva di incrementi, correlati al tasso di inflazione programmata, mentre oggi il contratto è bloccato da sette anni, i quali hanno, tra l'altro, coinciso con la fase apicale della crisi economica e sociale più lunga ed intensa che il Paese ricordi e che ha prodotto un impoverimento generalizzato del Paese, del ceto medio e della classe lavoratrice in particolare;
    il ruolo giocato in questo senso da scelte politiche e normative di carattere depressivo come il blocco contrattuale è di tutta evidenza, così come l'effetto sociale drammatico prodotto dalla stagione dei «tagli lineari» della spending review e dell'austerità in generale;
    nonostante la decisione della Corte costituzionale, ad oggi, nessun contratto è stato rinnovato. Le politiche depressive adottate in questi anni hanno prodotto il risultato di diffondere una condizione di pesante malessere, inquietudine ed incertezza sul futuro, anche nel settore del pubblico impiego, compreso quello delicatissimo delle Forze armate e di pubblica sicurezza e dei vigili del fuoco, frequentemente caratterizzato da nuclei familiari monoreddito e con figli a carico;
    la compressione salariale e – dunque – dei consumi e degli stili di vita consolidati delle famiglie di lavoratori ha determinato nelle Forze armate una fenomenologia già da tempo visibile e percepita nel resto del Paese, ovvero che le dinamiche interne al comparto oggi aderiscono in maniera plastica a quelle del resto della società: alla base vi è una regressione tangibile e grave nelle condizioni materiali di vita, al vertice il consolidamento di una condizione di relativo privilegio;
    la stessa legge n. 244 del 2012 di riforma e riordino dello strumento militare esplica i suoi effetti in chiave riduttiva – meno 50.000 unità in forza – principalmente sul personale – militare e civile della difesa, in ossequio all'obiettivo dichiarato di liberare risorse per gli investimenti, già sbilanciate ben oltre la quota del 25 per cento, cui sembrerebbe volgere la citata legge ben considerando le risorse complessive allocate per tale esigenze tra il Ministero della difesa e il Ministero dello sviluppo economico, nello sviluppo, nella produzione ed acquisizione di sistemi d'arma. Logica conseguenza anche di una scelta di politica industriale orientata in maniera decisa all'implementazione dell'industria nazionale degli armamenti a discapito del valore umano delle Forze armate e del loro impiego in ambiti di civile necessità;
    allo stato attuale si assiste per i presentatori del presente atto a uno dei più classici paradossi: da una parte, un eccesso retorico di esaltazione del ruolo e della «specificità» delle Forze armate, delle Forze dell'ordine e dei vigili del fuoco, dall'altra, la diminuita retribuzione in termini reali, la carenza cronica di alloggi per il personale, i veicoli di servizio fermi a causa della carenza di carburante, il sacrificio operato sulle condizioni di sicurezza nelle quali questi lavoratori si trovano ad operare;
    a questo stato di cose si aggiungano gli effetti della riforma previdenziale del 2012, dunque gli effetti sull'assegno pensionistico derivanti dal passaggio al sistema contributivo; va fatta, inoltre, l'ovvia constatazione che l'inferiore gettito contributivo derivante dal blocco degli adeguamenti stipendiali andrà ulteriormente ad influire sull'entità degli assegni medesimi;
    occorre perciò ripensare e cambiare, per il comparto difesa-sicurezza e soccorso pubblico e, più in generale, per il pubblico impiego, le politiche fin qui adottate, operando in maniera tale da riconnettere la prospettiva della ripresa economica alla ripresa dei consumi e ad un recupero tangibile sul terreno delle condizioni di vita e economiche dei lavoratori italiani, compresi i dipendenti militari e civili del comparto difesa-sicurezza e soccorso pubblico;
    per questo appare per i presentatori del presente atto insufficiente quanto previsto dalla legge 28 dicembre 2015, n. 208 (legge di stabilità 2016), che ha stanziato 510,5 milioni di euro per il 2016 per un contributo straordinario pari a 960 euro su base annua alle forze di polizia, del corpo nazionale dei vigili del fuoco e delle forze armate e per il riconoscimento dell'impegno profuso al fine di fronteggiare le eccezionali esigenze di sicurezza nazionale e soltanto 300 milioni, a partire dal 2016 per il rinnovo del contratto del pubblico impiego, compreso il comparto difesa e sicurezza;
    nel Documento di economia e finanza (Def) 2016 non viene fatta nessuna menzione delle risorse da destinare per sbloccare i contratti dei dipendenti pubblici, mentre nella Nota di aggiornamento al Def si legge che «Dopo 6 anni di blocchi resi necessari dalla drammaticità della crisi, si procederà al rinnovo dei contratti nel pubblico impiego con l'obiettivo di valorizzare il merito e favorire l'innalzamento della produttività, in modo da contribuire all'aumento dell'efficienza della pubblica amministrazione», salvo poi non indicare alcuna cifra,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative per ottemperare a quanto previsto nella sentenza della Corte Costituzionale n. 178 del 2015 che sancisce il diritto dei lavoratori pubblici al rinnovo dei contratti collettivi nazionali;
   a destinare al rinnovo dei contratti nel pubblico impiego, in particolare con riferimento ai comparti dei vigili del fuoco, delle forze dell'ordine e delle forze armate, una adeguata e congrua dotazione finanziaria tenuto conto che da 8 anni ai lavoratori della pubblica amministrazione è negato l'adeguamento dei contratti.
(1-01386) «Piras, Duranti, Carlo Galli, Scotto».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

indennita' e spese

contratto

sicurezza pubblica